INTENZIONALITÀ E SISTEMI INTENZIONALI: DIMENSIONE ONTOLOGICA ED ERMENEUTICA
3. STATI INTENZIONALI E ATTI LINGUISTICI: LE TESI DI JOHN SEARLE
Volgiamo ora la nostra attenzione alla teoria elaborata da John Searle nel volume Della Intenzionalità201.
Searle condivide la definizione generale dell’intenzionalità come proprietà di stati ed eventi mentali caratterizzati dalla direzionalità verso oggetti e stati di cose. Come Husserl, egli ritiene che non tutti gli stati ed eventi mentali siano intenzionali in questo senso: lo sono le credenze, i timori, le speranze e i desideri, ad esempio, ma non l’euforia o l’ansia senza oggetto.
Se uno stato S è intenzionale, sostiene Searle, è possibile chiedersi a cosa sia relativo S, di cosa è o per cosa sta S. D’altronde, sottolinea, l’intenzionalità non coincide con la consapevolezza né in intensione né in estensione: sono possibili stati intenzionali non consapevoli, e stati consapevoli non intenzionali202.
Quanto al rapporto tra stati intenzionali e oggetti e stati di cose nel mondo, Searle ritiene di poter utilizzare il modello elaborato per gli atti linguistici: infatti, gli stati intenzionali rappresentano così come rappresentano gli atti linguistici, per quanto questa strategia non ammonti alla riduzione dell’intenzionalità al linguaggio, avendo l’operazione teorica essenzialmente un valore euristico203.
Stati intenzionali e atti linguistici sono connessi sotto quattro profili. In primo luogo, quanto alla distinzione tra contenuto proposizionale e forza illocutiva: anche per gli stati intenzionali, infatti, è possibile distinguere il contenuto rappresentativo dal modo psicologico (desiderio, timore, credenza). In secondo luogo, vale anche per gli stati intenzionali la nozione di direzione di adattamento (fit): credenze e affermazioni possono essere vere o false ed hanno una direzione
principles that specify certain ways of using the concept as rational (or specify certain other ways of using the concept as irrational) would determine what we could call— to adapt a term from Frege […]—the concept’s cognitive
significance” (p. 64).
201 SEARLE, John R., Della Intenzionalità. Un Saggio Di Filosofia Della Conoscenza, Milano, Bompiani, 1985. Si
vedano anche:SEARLE, John R., Intentionality And Method, “Journal of Philosophy”, Vol. 78, 1981, pp. 720-732; SEARLE, John R., Intentionality And Its Place In Nature, “Synthese”, Vol. 61, 1984, pp. 3-16; SEARLE, John R., What
Is An Intentional State?, “Mind”, Vol. 88, 1979, pp. 74-92. Sulla teoria dell’intenzionalità di Searle si segnalano:
BUONGIORNO, Federica, Fenomenologia In 'Prima' E In 'Terza' Persona: Searle E Dennett Critici Di Husserl, “Rivista Internazionale di Filosofia e Psicologia”, Vol. 5, N. 3, 2014, pp. 267-288; BILGRAMI, Akeel, Realism Without
Internalism: A Critique Of Searle On Intentionality, “Journal of Philosophy”, Vol. 86, 1989, pp. 57-72; FOTION, Nick,
John Searle, Acumen, Teddington, 2000; GOZZANO, Simone, Storia e Teorie Dell'intenzionalità, Roma, Laterza, 1997,
pp. 119-125. HIRSTEIN, William, On Searle, Wadsworth/Thomson Learning, Belmont, 2001; LEPORE, Ernest; VAN
GULICK, Robert (a cura di), John Searle and His Critics, Oxford; Cambridge (MA), Blackwell, 1991; REGNER, Jan,
Mind in the World: A Brief Introduction to Searle's Concept of Intentionality, “Forum Philosophicum: International
Journal of Philosophy”, Vol. 7, 2002, pp. 193-204.
202 SEARLE, John, Della Intenzionalità, cit., pp. 11-4. 203 Ivi pp. 14-23.
67
di adattamento da mente a mondo; desideri e intenzioni possono essere realizzati, ed hanno una direzione di adattamento da mondo a mente. Inoltre, lo stato intenzionale è la condizione di sincerità degli atti illocutivi con un contenuto proposizionale: sebbene non costituisca contraddizione in senso logico, vi è comunque qualcosa di anomalo nell’esecuzione di un atto linguistico con il quale si neghi la sussistenza del corrispondente atto intenzionale, come accade, ad esempio, con l’enunciazione “sta piovendo ma non credo che stia piovendo”. Infine, la nozione di condizioni di soddisfazione si applica in entrambi i casi laddove vi sia una direzione di adattamento: l’atto linguistico sarà soddisfatto se e solo se lo stato psicologico espresso è soddisfatto e le condizioni di soddisfazione sono le medesime.
Più in particolare, ogni stato intenzionale può essere analizzato in un contenuto intenzionale e un modo psicologico: qualora il contenuto sia una intera proposizione, e vi sia direzione di adattamento, il contenuto intenzionale determina le condizioni di soddisfazione. Queste, sostiene Searle, sono la chiave per comprendere il fenomeno della rappresentazione204.
A partire da queste premesse, si può concludere che non si ponga un problema ontologico rispetto agli oggetti intenzionali, che acquisiscono questo carattere semplicemente in quanto vi sia uno stato intenzionale ad essi relativo, così risolvendosi una questione filosofica che affliggeva la teoria di Brentano. Infatti, lo stato intenzionale può non essere soddisfatto qualora manchi il suo oggetto.
Ancora, le condizioni di soddisfazione non si determinano atomisticamente, bensì con riferimento alla posizione dello stato intenzionale in una rete di altri stati intenzionali e rispetto ad uno sfondo preintenzionale: questo evita il regresso ad infinitum circa il contenuto rappresentativo degli stati intenzionali, che si radica in fatti e fenomeni non intenzionali. Corollario di questa tesi è l’impossibilità di determinare con esattezza gli stati intenzionali di un soggetto205.
Quanto allo sfondo (background), uno degli aspetti più controversi della teoria di Searle, egli lo intende come insieme di capacità mentali, nel senso di know how, che rende possibile la rappresentazione. Egli distingue due livelli di sfondo: un livello più profondo che include le capacità comuni a tutti gli esseri umani in virtù della loro biologia; ed un livello più superficiale, per cui usa l’espressione “sfondo locale”, comprendete pratiche culturali206.
Da ultimo, deve evidenziarsi che per Searle, convinto sostenitore, come vedremo, di un robusto monismo ontologico, gli stati intenzionali in quanto stati ed eventi mentali sono reali nello
204 Ivi pp. 21-2.
205 Ivi pp. 23-35. 206 Ivi pp. 147-8.
68
stesso senso in cui possono dirsi reali i fenomeni biologici, in quanto causalmente riconducibili alle operazioni che si svolgono nelle strutture del cervello207.