• Non ci sono risultati.

LA NOZIONE FILOSOFICA DI INTENZIONALITÀ CENNI SULLE ELABORAZIONI CLASSICHE

INTENZIONALITÀ E SISTEMI INTENZIONALI: DIMENSIONE ONTOLOGICA ED ERMENEUTICA

2. LA NOZIONE FILOSOFICA DI INTENZIONALITÀ CENNI SULLE ELABORAZIONI CLASSICHE

Consideriamo per cenni la nozione di intenzionalità elaborata da Brentano e Husserl196.

Occorre fare riferimento alla teoria di Franz Brentano per comprendere la portata che la nozione di intenzionalità ha assunto nel pensiero contemporaneo, in particolare nella esposizione contenuta nell’opera La Psicologia dal Punto di Vista Empirico del 1874. Qui Brentano utilizza il termine intentio per denotare il tratto che discrimina i fenomeni psichici da quelli naturali197. In

estrema sintesi, egli sostiene che i fenomeni psichici si caratterizzano per il loro essere diretto verso oggetti aventi uno status ontologico definito come in-esistenza intenzionale ed è esattamente questo aspetto a differenziali dai fenomeni psichici. Inoltre, individue tre classi di fenomeni psichici: rappresentazioni, giudizi e sentimenti, inclusi i desideri, la speranza e così via. Tutti i fenomeni psichici possiedono un elemento rappresentazionale che ne costituisce la modalità di presentazione alla coscienza. I fenomeni psichici sono, dunque, connotati da una direzionalità verso oggetti dal peculiare statuto ontologico, l’in-esistenza intenzionale, che può leggersi come una forma particolare di immanenza o inerenza: in effetti, per Brentano l’oggetto che è parte della relazione intenzionale ha una esistenza parassitaria rispetto all’atto intenzionante, ma quest’ultimo non è possibile indipendentemente da un oggetto; pertanto, siamo al cospetto di una relazione di interdipendenza.

Husserl prosegue sotto molti aspetti l’opera di Brentano, elaborando, come è noto, soprattutto nelle Ricerche Logiche e in Idee per una Fenomenologia Pura e una Filosofia Fenomenologica, una nuova metodologia filosofica o, se si preferisce, una nuova forma di filosofia, la

196 Sul tema dell’intenzionalità in Brentano e Husserl si segnalano i seguenti contributi: BARTOK, Philip J., Brentano's

Intentionality Thesis: Beyond the Analytic and Phenomenological Readings, “Journal of the History of Philosophy”,

Vol. 43, N. 4, 2005, pp. 437-460; GURWITSCH, Aron, Towards A Theory Of Intentionality, “Philosophy and Phenomenological Research”, Vol. 30, 1970, pp. 354-367; JACQUETTE, Dale, Brentano's Scientific Revolution in

Philosophy, “Southern Journal of Philosophy”, Vol. 40, 2002, pp.93-221; KRIEGEL, Uriah, Brentano's Mature Theory

of Intentionality, “Journal for the History of Analytical Philosophy”, Vol. 4 N. 2, 2016, pp. 1-15; KROON, Frederick W., Intentional Objects, Pretence, and the Quasi-Relational Nature of Mental Phenomena: A New Look at Brentano

on Intentionality, “International Journal of Philosophical Studies”, Vol. 21, N. 3, 2013, pp. 377-393; MCINTYRE, Ronald, Husserl's Phenomenological Conception Of Intentionality And Its Difficulties, “Philosophia”, Vol. 11, 1982, pp. 223-247; MORAN, Dermot, Intentionality: Some Lessons from the History of the Problem from Brentano to the

Present, “International Journal of Philosophical Studies”, Vol. 21, N. 3, 2013, pp. 317-358; MORRISON, James C.,

Husserl And Brentano On Intentionality, “Philosophy and Phenomenological Research”, Vol. 31, 1970, pp. 27-46;

OLAFSON, Frederick A., Husserl's Theory Of Intentionality In Contemporary Perspective, “Noûs”, Vol. 9, 1975, pp. 73-83; RUNGGALDIER, Edmund, On The Scholastic Or Aristotelian Roots Of 'Intentionality' In Brentano, “Topoi”, Vol. 8, N. 2, 1989, pp. 97-103; SMITH, Barry, The Substance Of Brentano's Ontology, “Topoi”, Vol. 6, N. 1, 1987, pp. 39-

49.

197 Per una ricostruzione del problema in Brentano, non priva di spunti critici, vedi GOZZANO, Simone, Storia e Teorie

65

fenomenologia appunto198. Secondo questo approccio è possibile accedere alle forme pure del

pensiero analizzando il mondo in cui esse trovano realizzazione nell’esperienze cosciente, a partire dal presupposto brentaniano del carattere intenzionale di essa. Tuttavia, a differenza di Brentano, egli ritiene che non tutti i fenomeni mentali siano intenzionali, in particolare non lo sarebbero alcuni stati emotivi, come la gioia, l’euforia, la depressione o il nervosismo, privi di un riferimento. Husserl ritiene di poter pervenire all’individuazione dei caratteri del vissuto della coscienza partendo dal linguaggio che li esprimerebbe in quanto essenzialmente dipendente dal pensiero. Anche per lui, pur con la precisazione di cui sopra, l’intenzionalità è la caratteristiche degli stati di coscienza di essere diretti verso qualcosa: agli atti intenzionali non deve, però, corrispondere un oggetto concreto.

Non è questa la sede per addentrarsi nelle innumerevoli evoluzioni e ramificazioni che la teoria dell’intenzionalità ha conosciuto nella riflessione contemporanea199. Ci occuperemo, infatti,

unicamente della proposta di John Searle e, quindi, di Daniel Dennett: per quanto rileva ai nostri fini, il primo fonda, come vedremo, l’ontologia sociale, in ultima analisi, sui fenomeni dell’intenzionalità, individuale e collettiva, mentre del secondo ci interessa soprattutto la teoria dei sistemi intenzionali, poi, come detto, mutuata e profondamente rimeditata da Brandom, che può gettare una luce sui meccanismi che governano le pratiche sociali e, quindi, il diritto200.

198 Vedi Ivi pp. 13-24.

199 Nella sterminata bibliografia sull’argomento si segnalano i seguenti saggi: HAUGELAND, John, The Intentionality

All-Stars, “Philosophical Perspectives”, Vol. 4, 1990, pp. 483-427; HILL, Christopher S., Intentionality Downsized,

“Philosophical Issues”, Vol. 20, N. 1, 2010, pp. 144-169; LYONS, William, Intentionality And Modern Philosophical

Psychology, I. The Modern Reduction Of Intentionality, “Philosophical Psychology”, Vol. 3, N. 2/3, 1990, pp. 247-

270; LYONS, William, Intentionality And Modern Philosophical Psychology--II. The Return To Representation,

“Philosophical Psychology”, Mar91, Vol. 4, N. 1, 1991, pp. 83-102; LYONS, William, Intentionality and Modern

Philosophical Psychology, III--The Appeal to Teleology, “Philosophical Psychology”, Vol. 5, N. 3, 1992, pp. 309-326;

MACNAMARA, John, Cognitive Psychology and the Rejection of Brentano, “Journal for the Theory of Social Behaviour”, Vol. 23, N. 2, pp. 117-137; MCDOWELL, John, Having The World In View: Sellars, Kant, And

Intentionality, “Journal of Philosophy”, Vol. 95, N. 9, 1998, pp. 431-492; MONTAGUE, Michelle, Recent Work on

Intentionality, “Analysis”, Vol. 70, N. 4, 2010, pp. 765-782; PAUTZ, Adam, The Interdependence of Phenomenology

and Intentionality, “Monist”, Vol. 91, N. 2, 2008, pp. 250-272; TARTAGLIA, James, Intentionality, Consciousness, and

the Mark of the Mental: Rorty's Challenge, “Monist”, Vol. 91, N. 2, 2008, pp. 324-346. Per ulteriori riferimenti si veda

la bibliografia del capitolo.

200 Tra le varie concezioni contemporanee dell’intenzionalità, la più vicina alla prospettiva brandomiana è quella

di chi ne sostiene il carattere normativo. Ralph Wedgwood, ad esempio, nel sostenere questa tesi, fa espresso riferimento a Brandom (WEDGWOOD, Ralph, How We Know What Ought to Be, “Proceedings of the Aristotelian Society”, Vol. 106, 2006, pp. 63-86). Per l’autore gli stati mentali possono essere classificati lungo due dimensioni: in base al contenuto, spesso scomponibile in concetti, ovvero in quanto implichino una certa relazione mentale con quel contenuto, un certo atteggiamento. In entrambi i casi la spiegazione del carattere intenzionale si svolge attraverso l’impiego dei principi normativi che si applicano a quegli stati mentali e relazione, in particolare con riferimento alla dimensione della correttezza delle credenze che coinvolgono i concetti ed ai principi della razionalità (pp. 63 ss.). Nelle parole di Wedgwood: “Assuming that a belief is correct if and only if the content of the belief is true, the conditions

under which beliefs involving a concept are correct would in effect determine the concept’s semantic value—the contribution that the concept makes to the truth conditions of contents in which it appears. On the other hand, the basic

66

Outline

Documenti correlati