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INFERENZIALISMO PRAGMATICO ED INTERPRETAZIONE DEL DIRITTO: LE TESI DI CANALE E TUZET

IL DIRITTO COME PRATICA DELIBERATIVA, ESPRESSIVA ED AGONISTICA, TRA GIOCO LINGUISTICO E DEONTIC SCOREKEEPING

4. INFERENZIALISMO PRAGMATICO ED INTERPRETAZIONE DEL DIRITTO: LE TESI DI CANALE E TUZET

Un’altra interessante applicazione delle teorie brandomiane al dominio giuridico si trova in due saggi di Damiano Canale e Giovanni Tuzet.

338 Ivi p. 60.

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In On Legal Inferentialism340, i due autori, assumendo una concezione pragmatica del

linguaggio, sostengono che l’interpretazione giuridica non può essere intesa come identificazione dei rapporti tra i segni e ciò per cui stanno, bensì come quella parte della pratica giuridica che mira alla elucidazione dei rapporti tra azioni linguistiche. In effetti, osservano, il significato in essa è determinato dalle interazioni tra i partecipanti che hanno una padronanza non coincidente dei concetti che vengono in rilievo: anche per loro, conformemente agli assunti brandomiani, la correttezza dell’uso linguistico va localizzata nelle interazioni tra i parlanti, e non in un momento anteriore ed indipendentemente da queste, né va concepito come il risultato di tali interazioni341.

Per Canale e Tuzet, come per Klatt, l’adozione di una pragmatica normativa al posto di una semantica rappresentazionale, non implica il ricadere in una forma di scetticismo. Inoltre, da questa prospettiva, l’interpretazione giuridica assume dei connotati peculiari: “Legal interpretation ceases to have the semantic content of legal sentences as subject-matter and its determination as goal. The subject-matter of legal interpretation, on the other hand, consists of the relations between the deontic statuses expressing the condition of significance of a legal sentence, while its goal consists in determining the inferences that can be treated as correct in the context of decision-making, by virtue of deontic scorekeeping of the assertional and prescriptional contributions of the participants in discursive practice”342.

L’esempio dell’interpretazione della regola “Vietato introdurre veicoli nel parco”, come è noto discusso da Hart per dimostrare che il diritto possiede una open texture e che accanto a casi centrali, o facili, vi è una zona grigia, può chiarire il senso delle riflessioni dei due autori.

Una semantica di tipo tradizionale non soccorre l’interprete, in quanto il significato dei termini che ricorrono nella formulazione della norma varia in base al contesto. Nel caso del processo, tipicamente, si avranno due distinte e contrapposte prospettazioni: gli avvocati delle due parti si attribuiranno reciprocamente, in senso brandomiano, set di inferenze rispetto ai componenti subenunciativi, i quali acquisteranno, dalle rispettive prospettive, un significato differente ed incompatibile.

Il giudice, seguendo la metafora brandomiana dello scorekeeping, terrà il punteggio registrando gli impegni inferenziali assunti e mutuamente attribuiti dalle parti, assumendo, quindi, in prima persona, degli impegni inferenziali che troveranno espressione nella decisione: “The judicial decision, seen as the outcome of the process of scorekeeping, is the result of an interplay and exchange of reasons within a legal process. To be fully pragmatic, a theory of legal

340 CANALE, Damiano; TUZET, Giovanni, On Legal Inferentialism. Toward a Pragmatics of Semantic Content in Legal

Interpretation?, “Ratio Juris”, Vol. 20, 2007, pp. 32-44.

341 Ivi pp. 34-5. 342 Ivi p. 37.

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interpretation must take into account not only the role of authority in determining the meaning of legal terms, but also (and most of all) the process of deontic scorekeeping from which decisions stem”343.

L’adozione di una concezione inferenzialista del significato nel dominio del diritto presenta taluni vantaggi rispetto alle concezioni alternative. In primo luogo, si tratta di una posizione che permette la determinazione del significato delle componenti enunciative e subenunciative anche nei casi di context sensitivity o di variabilità rispetto al contesto. Inoltre, il modello inferenzialista pragmatico, consente di dare conto delle peculiari circostanze in cui viene in rilievo il problema del significato nella prassi giuridica: in particolare, il fatto che la determinazione del significato ha luogo paradigmaticamente in un processo in virtù della interazione pragmatica delle parti e del giudice rispetto al significato degli enunciati normativi. Infine, diviene possibile elaborare una spiegazione dei vincoli contestuali e delle condizioni di correttezza, in quanto esplicitamente ricompresi nel modello discorsivo, oltre a rendere possibile la tematizzazione della distinzione tra interpretazione e comprensione: “In brief, there is ‘understanding’ if commitments and entitlements are immediately acknowledged by the participants in the practice; there is “interpretation” if they are not. In this case, the speakers’ technical mastery of legal concepts will be updated through the scorekeeping of practitioners’ contributions in articulating reasons for adjudication”344.

In What Is the Reason for This Rule?, Canale e Tuzet applicano il modello inferenzialista pragmatico del linguaggio alla nozione di ratio legis, tra le più ineffabili della teoria dell’interpretazione giuridica345. Secondo gli autori la ratio legis può essere intesa meglio

compresa collocandola nella dimensione degli atti linguistici: avanzare una affermazione sulla ratio di una disposizione di legge ammonta brandomianamente ad un impegno inferenzialmente articolato che si sviluppa nella direzione delle premesse e nella direzione delle conseguenze. Detto più chiaramente, nell’ipotesi in cui un giudice avanzi l’affermazione che la ratio di una determinata disposizione è “p”, ciò implica che egli assuma praticamente e implicitamente un impegno di contenuto “p”; dalla prospettiva degli altri partecipanti alla pratica linguistica (giuridica) questo significa che egli dovrà assumere le premesse che giustificano inferenzialmente

343 Ivi p. 39.

344 Ivi p. 41. Gli autori prendono in esame alcune possibili obiezioni rispetto a questa impostazione, replicando

puntualmente. Le più importanti sono le prime due, quella scettica e quella semantica. All’obiezione scettica indeterministica rispondono che la determinazione del contenuto semantico si sposta nella sfera della pratica normativa, essendo il contenuto dipendente dalla padronanza da parte dei partecipanti e dallo scorekeeping reciproco. Quanto all’obiezione semantica, puntano l’attenzione sulla impossibilità di accertare il contenuto semantico indipendentemente dall’uso. Ivi pp. 41-2.

345 CANALE, Damiano; TUZET, Giovanni, What Is the Reason for This Rule? An Inferential Account of the 'Ratio Legis',

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“p” così come gli sarà attribuito un impegno rispetto alle conseguenze inferenziali di “p”, che egli dovrebbe normativamente sottoscrivere.

Poiché la pratica linguistica è costitutivamente aperta, non sussistendo alcuna mossa finale ed essendo tutte le credenze sempre suscettibili di revisione e aggiustamento, anche la determinazione della ratio nella dialettica tra i partecipanti non è mai definitiva: “the ratio of a legal rule does not amount to a linguistic, mental or factual entity the properties of which are independent from argumentation. A claim about the ratio is rather the conclusion of inferences which are usually controversial and often remain implicit in legal argumentation. This being true, it cannot be considered an ultimate move in legal justification: actually such an ultimate move does not exist at all”346.

Nei termini della pragmatica elaborata da Brandom, la relazione inferenziale tra il significato letterale e la ratio legis appartiene alla categoria commitment-preserving, ossia dall’impegno al significato letterale discende l’impegno alla ratio, almeno nel caso in cui essa sia desumibile esplicitamente o implicitamente dalla formulazione letterale. Altrimenti, quando essa si desume da altre fonti, la relazione tra questi e la ratio sarà del tipo entitlement preserving: se si ha titolo per avanzare una affermazione sul sistema, allora si avrà anche un titolo prima facie per avanzare una affermazione intorno alla ratio di una certa disposizione.

Tuttavia, qualora la ratio sia da identificare con lo scopo oggettivo, saranno da applicare considerazioni consequenzialistiche rispetto alle quali rilevano le relazioni di incompatibilità inferenziale347: “The fact that the consequences of a certain interpretation are considered desiderable or undesiderable is the ‘evaluative ground’ for determining the ratio of the interpreted statutes, once assumed that this interpretation is a necessary condition of the expected social consequences. Therefore the ratio is inferred in this case per negationem, i.e., on the basis of what the normative content of a legal provision cannot be according to other social, economical, political or moral normative criteria”348. Stando così le cose, questo modo di

determinare la ratio è giustificato a condizione che gli impegni vengano esplicitati nell’argomentazione e sussista un rapporto causale tra l’interpretazione e le conseguenze.

346 Ivi p. 201.

347 Ivi pp. 204-7. 348 Ivi p. 206.

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5. DEONTIC SCOREKEEPING MODEL E AGIRE POLITICO: PRATICHE AGONISTICHE E

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