• Non ci sono risultati.

RENDERE ESPLICITO IL NORMATIVO: LA POSIZIONE DI MATTHIAS KLATT

IL DIRITTO COME PRATICA DELIBERATIVA, ESPRESSIVA ED AGONISTICA, TRA GIOCO LINGUISTICO E DEONTIC SCOREKEEPING

3. RENDERE ESPLICITO IL NORMATIVO: LA POSIZIONE DI MATTHIAS KLATT

Uno dei contributi più notevoli all’applicazione delle teorie brandomiane al dominio giusfilosofico si rinviene nel lavoro di Matthias Klatt334.

332 Ivi p. 149.

333 LEVVIS, Gary W., Between Theory and Practice: A Dilemma for the Morawetz-Wittgenstein View of Law,

“Philosophical Investigations”, Vol. 29, N. 2, 2006, pp. 111-128. p. 127 il dilemma: “law, conceived as a deliberative

practice, requires that judges defend both their decisions and their methods for reaching those decisions. However, if the “propositions” that make up a decision-making strategy lack the semantic and epistemic capacity to bear truth and confer justification, then the deliberative nature of legal decision making is an illusion” (p. 127).

334 Vedi KLATT, Matthias, Making the Law Explicit: The Normativity of Legal Argumentation, Hart Publishing, Oxford,

2008. Nel prosieguo ci riferiremo ad un saggio che affronta in modo diretto ed immediato i temi che più interessano nel contesto del presente lavoro, mentre il volume di cui sopra tratta una pluralità di argomenti, solo in parte connessi

116

Punto di partenza delle riflessioni di Klatt è il problema dell’oggettività del diritto contro le posizioni che ne sostengono l’indeterminatezza sul piano semantico. Se lo scetticismo di questo tipo pone l’accento sulla pluralità dei giochi linguistici e delle relative interpretazioni, tra loro incommensurabili, occorre ricostruire una nozione di oggettività come trascendenza rispetto al contesto puntuale che tenga conto di quel dato, senza scivolare in posizioni strettamente convenzionalistiche335.

Klatt affronta il problema sottoscrivendo una tesi semantica normativa: la relazione tra il significato e l’uso è normativa, essendo possibile distinguere a livello intersoggettivo usi corretti e usi scorretti dei concetti. Una teoria adeguata del significato deve comprendere tutti e quattro i possibili approcci alla semantica normativa: quello che evidenzia il rapporto tra normatività e verità; quello che fa leva sulle relazioni interne ai concetti, quello che considera le regole del significato come standard di razionalità e, infine, quello che considera il linguaggio come forma di comportamento retto da regole336.

Queste sono precisamente le coordinate metodologiche del modello elaborato da Brandom, che, nella lettura di Klatt, è una forma di convenzionalismo che include una pretesa di correttezza discorsiva.

L’adozione della semantica normativa di Brandom ha delle rilevanti implicazioni rispetto alla questione dell’oggettività del diritto. Innanzitutto, può guidare l’interprete nel distinguere tra casi facili e hard cases. Si può considerare facile o semanticamente chiaro un caso se nella pratica normativa le inferenze materiali che riguardano i concetti implicati sono, appunto, rese chiare: “The assertion P of a speaker S is semantically clear, if all four questions are answered in normative practice: 1. To what circumstances is S committed by P? 2. Based on what circumstances is S entitled to P? 3. To what consequences is S committed by P? 4. To what consequences is S entitled by P?”337. Qualora sussistano dubbi rispetto anche ad una sola di queste

domande, non vi sarà chiarezza, ossia il significato presenterà un grado maggiore o minore di instabilità all’interno della pratica linguistica.

Il modello brandomiano consente anche di mantenere distinte due operazioni rispetto alla determinazione del significato, apparentemente analoghe: stabilire e fissare il significato. Nella proposta di Brandom la strada per avere un accesso epistemico al significato è l’esplicitazione delle norme implicite nella pratica: in questo senso stabilire il significato ammonta a ricostruire,

alla proposta brandomiana: KLATT, Matthias, Semantic Normativity and the Objectivity of Legal Argumentation, “ARSP: Archiv für Rechts- und Sozialphilosophie / Archives for Philosophy of Law and Social Philosophy”, Vol. 90, N. 1, 2004, pp. 51-65.

335 Ivi pp. 51-2. 336 Ivi pp. 52-4. 337 Ivi p. 59.

117

attraverso un discorso sulla correttezza dell’uso, le relazioni inferenziali tra i concetti, mentre è sempre possibile fissare nuovi significati.

In questo quadro, inoltre, l’oggettività delle norme è garantita dai meccanismi universali pragmatici dell’asserzione: essa sussiste prima ed indipendentemente dal discorso che esplicita il sostrato implicito nella prassi. Così Klatt sul punto: “The inferential relations are not produces en passant in the practice of language. Rather, they are assumed to be fixed in order to enter a discussion on them. The concept of proceduralization that is connected with the concept of the semantic-analytical discourse does not refer to the object of the epistemic access, but rather to its form. The inferences originate in practice, but they are the objects of epistemic access”338.

Quindi, almeno in questo senso, può parlarsi di oggettività del significato.

Occorre, dunque, circoscrivere i limiti del significato rispetto alla formulazione delle disposizioni giuridiche e all’interpretazione letterale339. Ciò è possibile formulando regole

espresse d’uso delle parole che entrano a far parte del ragionamento giuridico: esse rendono le relazioni inferenziali esplicite e definiscono le proprietà che un oggetto deve esibire affinché sia corretta l’applicazione di un concetto rispetto ad esso. Tali regole hanno una forma inferenziale rendendo esplicito il significato e indicando le condizioni per le transizioni inferenziali, determinando, perciò, le condizioni della corretta applicazione dei concetti. I limiti del significato della disposizione sono trasgrediti, allora, quando vengano assunte relazioni inferenziali scorrette.

Per Klatt, in conclusione, la semantica normativa brandomiana porta al rigetto dello scetticismo semantico, essendo possibile una interpretazione semantica normativamente orientata, basata sulla ricostruzione delle regole d’uso implicite nella pratica. Inoltre, una corretta valorizzazione dell’interpretazione semantica così intesa porta a distinguere, all’interno dell’argomentazione giuridica, una argomentazione di tipo semantico distinta da altre forme di argomentazione, e più in generale supporta la tesi della oggettività del diritto, sub specie di oggettività dell’argomentazione giuridica.

4. INFERENZIALISMO PRAGMATICO ED INTERPRETAZIONE DEL DIRITTO: LE TESI

Outline

Documenti correlati