INTENZIONALITÀ E SISTEMI INTENZIONALI: DIMENSIONE ONTOLOGICA ED ERMENEUTICA
5. LA TEORIA DEI SISTEMI INTENZIONAL
Esaminiamo ora la teoria dei sistemi intenzionali inizialmente elaborata da Dennett nel saggio I Sistemi Intenzionali212.
Un sistema intenzionale è un sistema il cui comportamento può essere spiegato e previsto in virtù dell’attribuzione ad esso di stati intenzionali come credenze e desideri. L’oggetto della spiegazione intenzionale assume la qualità di sistema intenzionale unicamente in relazione alla strategia di un soggetto che miri appunto alla spiegazione e previsione del comportamento.
Per comprendere l’effettiva portata della teoria dei sistemi intenzionali, occorre inquadrare la predetta strategia all’interno della tripartizione di atteggiamenti che un osservatore può assumere. Ad un primo livello si colloca l’atteggiamento del progetto, che porta ad interpretare il comportamento – inteso in senso lato, in modo da ricomprendere anche oggetti inanimati – in base alla conoscenza del progetto in base al quale il target è stato creato. In effetti, questo atteggiamento si utilizza maggiormente rispetto ad oggetti meccanici o naturali. Se sappiamo, ad esempio, secondo quali istruzioni un calcolatore è stato progettato per operare, saremo in grado di prevedere quali saranno le sue mosse a partire dallo stato attuale.
È un atteggiamento che considera, si sottolinea, esclusivamente l’aspetto funzionale del target, a differenza dell’atteggiamento fisico, che porta a formulare previsioni in base alla nostra conoscenza delle leggi naturali e dello stato in cui il sistema si trova. Questo secondo tipo di
211 Su Dennett e in particolare sulla intentional stance si rimanda ai seguenti contributi: ÁVILA CAÑAMARES, Ignacio,
La Estrategia Intencional De Dennett Y El Escepticismo, “Ideas y Valores”, Vol. 52, N. 121, 2003, pp. 41-63;
BEISECKER, David, Dennett’s Overlooked Originality, “Minds & Machines”, Vol. 16, N. 1, 2006, pp. 43-56; CARR, David, Phenomenology and Fiction in Dennett, “International Journal of Philosophical Studies”, Vol. 6, N. 3, 1998, pp. 331-344; DAVIES, David, Dennett's Stance on Intentional Realism, “Southern Journal of Philosophy”, Vol. 33, N. 3, 1995, pp. 299-312; HUTTO, Daniel, Consciousness Demystified: A Wittgensteinian Critique of Dennett's Project, “Monist”, Vol. 78, N. 4, 1995, pp. 464-479; NANAY, Bence, Symmetry between the Intentionality of Minds and
Machines? The Biological Plausibility of Dennett's Position, “Minds and Machines”, Vol. 16, N. 1, 2006, pp. 57-71;
SLORS, Marc, Why Dennett Cannot Explain What It Is To Adopt The Intentional Stance, “Philosophical Quarterly”, Jan96, Vol. 46, N. 182, 1996, pp. 93-98; YU, Paul; FULLER, Gary, A Critique Of Dennett, “Synthese”, Vol. 66, 1986, pp. 453-476. Altri riferimenti sono contenuti nella bibliografia del capitolo.
212 DENNETT, Daniel C., I Sistemi Intenzionali, in ID., Brainstorms. Saggi Filosofici Sulla Mente E La Psicologia,
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interpretazione è di difficile applicazione laddove, come nel caso del funzionamento dei calcolatori, siano in gioco enormi quantità di variabili fisiche. Ed allora, suggerisce Dennett, il modo migliore per affrontare i casi in cui l’atteggiamento progettuale e l’atteggiamento fisico sono impraticabili, è adottare un atteggiamento che consista nell’attribuzione di razionalità al target. Ad esempio, nel caso di un calcolatore che sia programmato per il gioco degli scacchi, la previsione del suo comportamento, nell’ambito del gioco, consisterà nel ricercare la mossa più razionale dati gli obiettivi e le regole del gioco, presupponendo che la macchina funzioni secondo il progetto e che essa sia stata progettata per scegliere la mossa più razionale. Razionalità significa qui null’altro che rapporto adeguato del progetto con una gerarchia di scopi e un insieme di limitazioni prestabilite.
Questo è, dunque, l’atteggiamento razionale, da cui dipende l’interpretazione intenzionale di un sistema che perciò acquista il carattere intenzionale: il comportamento viene previsto attribuendo il possesso epistemico, distinto dall’immagazzinamento in senso fisico, di informazioni e scopi e, quindi, individuando la scelta ragionevole date quelle premesse.
La strategia intenzionale prescinde dal substrato materiale del target, dalla sua origine, naturale o artificiale, dal suo essere o meno un agente morale munito di autocoscienza, e dal carattere deterministico o non deterministico del suo funzionamento.
Da rilevare che per Dennett la decisione di adottare l’atteggiamento razionale non è intrinsecamente giusta o sbagliata, avendo natura essenzialmente pragmatica, nel senso che, come si è visto, talvolta può dipendere dalla impraticabilità degli altri due atteggiamenti o, semplicemente, dalla maggiore convenienza nell’adottarlo a fini predittivi. Il che implica che l’assunzione di questo atteggiamento non ammonta al riconoscimento del target come soggetto razionale: questo è trattato come se possedesse stati intenzionali e, dunque, la razionalità che esibisce nel contesto della interpretazione intenzionale è una razionalità artificiale.
Tuttavia, non tutti gli aspetti che vengono in rilievo nell’atteggiamento razionale sono imposti in tal senso: per Dennett, infatti, vi sono alcuni “punti di ancoraggio” da individuarsi nei bisogni relativi alla sopravvivenza, la regolarità del comportamento e sull’emergere del progetto ottimale del sistema in base alla selezione naturale – ovviamente per le entità biologiche213.
L’interpretazione intenzionale, è bene sottolinearlo, non può essere considerata come una attività lontana e confinata in ambiti ristretti, perché, al contrario, è parte delle nostre comuni pratiche predittive, anche rispetto al mondo animale 214. Nell’articolare previsioni sul
213 Ivi pp. 38-46.
214 Scrive Dennett: “La presupposizione di razionalità è talmente radicata nelle nostre abitudini inferenziali che,
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comportamento possiamo attribuire o poche regole di inferenza e molte proposizioni logiche o il contrario, ma ogni sistema intenzionale concreto è inevitabilmente imperfetto: laddove l’interpretazione intenzionale fallisca a motivo di ciò, occorre tornare all’atteggiamento progettuale o fisico215.
La nozione di sistema intenzionale, nella concezione dennettiana, è del tutto priva di connotati metafisici, in quanto è definita in astrazione dalle questioni circa lo statuto ontologico o morale del target, che può essere così qualificato indipendentemente dalla concreta soluzione di tali questioni, niente affatto pertinenti all’interpretazione intenzionale.
Nondimeno, occorre operare una distinzione tra i sistemi intenzionali che possiedono il linguaggio e gli altri: è in virtù dei primi che si possono avere attribuzioni di credenze e più in generale l’interpretazione intenzionale. Peraltro, Dennett concepisce le capacità linguistiche in termini evoluzionistici e di adattamento all’ambiente: in questo senso, la capacità di credere non avrebbe alcun valore per la sopravvivenza, se non fosse capacità di credere e comunicare innanzitutto enunciati veri216.