CAPITOLO I: DALL’UNITÀ D’ITALIA AL FASCISMO
3. Le inchieste parlamentari post-unitarie
3.1. Analisi delle inchieste parlamenti post-unitarie
3.1.2. La statistica
A dettare le linee della statistica ufficiale nel periodo dell’unificazione nazionale fu il gruppo dirigente lombardo-veneto, per il quale essa coincideva con il desiderio e la necessità di una conoscenza diretta per accertare la realtà mentre la metodologia statistica si indirizzava verso la formulazione e la verifica delle ipotesi attraverso la raccolta e l’analisi dei dati empirici (Golini, 2011).
L’Italia preunitaria poteva già contare su un’apprezzabile tradizione di studi statistici26 e un’importante
esperienza amministrativa in tale campo27, che vedeva nei congressi internazionali organizzati da
Quételet la maggiore espressione. A questo si aggiungeva l’esigenza del nascente Stato di arrivare alla pubblicazione di un Annuario statistico italiano. La situazione della statistica era molto diversa da stato a stato: mancava un’uniformità di metodo oltre che una validazione dei dati (ibidem).
Alla proclamazione del Regno d’Italia fece seguito l’istituzione, seguendo le indicazioni del ministro dell’agricoltura Filippo Cordova, di una Divisione di statistica generale che vide la soppressione di tutti gli uffici degli Stati preunitari28 e l’inserimento di tale divisione nel ministero da lui capitanato,
25 Per un approfondimento sugli interventi parlamentari relativi alla statistica del regno tra il 1861 e il 1915: Cfr. Tabella 2:
Interventi parlamenti in merito alla statistica in Italia 1861-1915 (Fonte: Polo Bibliotecario Parlamentare), Appendice metodologica, p. 28.
26 Come segnala Fiocco (2009) la più importante raccolta di indicazioni bibliografiche sulle opere statistiche pubblicate prima
della unificazione italiana è il 4° volume della III serie degli Annali di statistica, stampato nel 1883, con una introduzione di Luigi Bodio. Vi vengono elencati i manuali, le memorie, i rendiconti, gli opuscoli, i giornali e le riviste di statistica editi e pubblicati da studiosi privati e da pubbliche amministrazioni dall’inizio del XIX secolo. Una seconda e una terza edizione dello stesso catalogo bibliografico vennero stampate nel 1885 e nel 1889 (Fiocco, 2009).
27 Si ricordano i lavori di Gian Domenico Romagnosi cui va il merito di aver introdotto la disciplina della statistica nella
cultura italiana impegnandosi dal 1827 nella rivista Annali universali di statistica (nati nel 1824), e di Melchiorre Gioia che pubblicò nel 1826 Filosofia della statistica (De Pascale, 2012).
28 Un ruolo di spicco nella promozione della statistica ufficiale lo ebbe Cavour che già nel 1836 fu membro della Commissione
superiore di statistica istituita a Torino, e collaboratore di diverse riviste tra cui gli Annali universali di statistica. Fra il 1850 e il 1852 fu chiamato a dirigere il nuovo Ministero della Marina, agricoltura e commercio occupandosi di tutti i problemi relativi alla statistica ufficiale. Quando nel 1852 la Direzione generale della statistica passò al ministero dell’Interno Cavour divenne capo del governo del Regno di Sardegna e nel 1860 fu lui stesso a proporre l’istituzione del Ministero di Agricoltura, industria e commercio, al quale furono attribuite le direzioni relative al censimento della popolazione e alla statistica generale del Regno. Prima della proclamazione del Regno d’Italia il governo, presieduto da Cavour, aveva già deliberato l’esecuzione, nel 1861, del censimento generale della popolazione, nella consapevolezza della necessità di una efficiente “organizzazione del servizio statistico ufficiale […] [per] un adeguato sviluppo della società, […] [che] doveva essere in grado di guidare i governi, soddisfare le richieste degli studiosi, indirizzare l’opinione pubblica” (Golini, 2011).
28
collocazione che determinò numerosi problemi di coordinamento ed efficienza operativa29 e rimase
inamovibile per lunghissimo tempo, fino alla costituzione dell’Istituto centrale di statistica nel 1926 (ibidem). La direzione della Divisione di statistica fu affidata a Pietro Maestri che “diede alle stampe oltre 100 pubblicazioni, nelle quali vennero illustrati quasi tutti i fenomeni della vita del paese” e che riuscì a far assumere alla statistica italiana un ruolo di spicco sul panorama internazionale30 (ibidem).
La centralizzazione amministrativa ebbe effetti negativi sulla organizzazione della statistica periferica, che vedeva gli organi locali impreparati rispetto al compito assegnato loro, ossia la raccolta di dati di base, e sprovvisti della capacità di influire sull’organo consultivo centrale a causa della dimensione e dell’organizzazione della struttura territoriale del Regno. Ciò indusse ad un evidente ritardo nella pubblicazione dell’Annuario statistico italiano31, edito solo nel 187832, che ancora oggi può essere
considerato la più antica ed importante pubblicazione a carattere generale della statistica ufficiale italiana, capace di raccogliere dati statistici distinti per materia, utili a descrivere la vita demografica, sociale ed economica del Paese (ibidem). L’attività della Divisione di statistica produsse subito un aumento del numero delle pubblicazioni, che passò dall’unica del 1862 alle 15 del 1867; inoltre si deve a Maestri l’idea di riassumere le informazioni raccolte attraverso il I Censimento generale della popolazione in una serie di pubblicazioni di piccolo formato, divise per materia, intitolate Statistica
d’Italia (ibidem). Luigi Bodio, succeduto alla direzione della Divisione di statistica a Maestri33, raccolse
e rese feconda l’eredità del suo predecessore. Durante il periodo in cui resse la Direzione uscirono, a intervalli regolari, due pubblicazioni ufficiali: l’Annuario statistico italiano e gli Annali di statistica, mentre una terza, l’Archivio di statistica, anche se non ufficiale, affiancò per alcuni anni le altre due
29 La Divisione di statistica generale restò nel ministero dell’Agricoltura fino alla sua soppressione nel 1877, anno in cui
questa passò sotto la direzione del Ministero degli Interni, per poi tornare sotto la direzione del Ministero dell’Agricoltura ricostituito l’anno successivo (Golini, 2011).
30 Il riconoscimento del buon livello qualitativo raggiunto dalla statistica italiana indusse i partecipanti al V Congresso
internazionale di statistica svoltosi a Berlino nel 1863 a deliberare all’unanimità come sede del successivo congresso, che si sarebbe svolto nel 1867, Firenze, nel frattempo diventata capitale del Regno (Golini, 2011).
31 Il merito della creazione dell’Annuario statistico italiano si deve a Maestri e Correnti, i quali oltre a dare forte impulso
all’incremento delle pubblicazioni statistiche furono anche molto attenti alla divulgazione di tali informazioni che passò anche attraverso la rivista milanese Annali di statistica, economia pubblica, legislazione, storia, viaggi e commercio fondata da Gioia, Romagnosi e Pietro Custodi e che ebbe tra i suoi collaboratori oltre a Maestri e Correnti, fra gli altri, anche Cavour e Francesco Ferrara (Golini, 2011).
32 Istituito con regio decreto n. 4498: «Servizi e attribuzioni del Ministero d’agricoltura: Giunta Centrale di Statistica. Statistica
Generale del Regno, di concerto cogli altri Ministeri nelle parti spettanti a ciascuno di essi, esclusi i rendiconti periodici delle varie Amministrazioni pei loro rispettivi servizi. Annuario statistico. Censimento della popolazione ed ordinamento delle anagrafi. Statistica agraria; statistica industriale; statistica commerciale. Ordinamento dei relativi mezzi di esecuzione» (Golini, 2011).
33 Luigi Bodio divenne segretario permanente della giunta centrale di statistica nel 1872 con l'incarico di reggere la divisione
(quinta) di statistica del ministero, di cui divenne direttore nel 1878, per poi assumere l’incarico di direttore generale della statistica nel 1883 (Bonelli, 1969).
29
(ibidem). Una rassegna bibliografica dei documenti statistici pubblicati dall’amministrazione italiana dopo la formazione del Regno venne presentata proprio da Bodio al VI Congresso internazionale di
statistica del 1867; inoltre, a cura della Direzione della statistica, venne pubblicato l’Elenco delle pubblicazioni statistiche ufficiali dal 1861 al 1877 (ibidem).
Nonostante le gravi carenze strutturali, dovute alla disomogenea raccolta e trasmissione di informazioni da parte delle amministrazioni locali alla Direzione centrale, la statistica italiana appariva all’avanguardia rispetto agli altri Paesi europei34. Bodio, negli anni della sua direzione, e in particolare dopo il censimento
del 1871, portò avanti con determinazione un processo di centralizzazione delle attività statistiche, il cui esito fu un enorme crescita del carico di lavoro per gli impiegati di Roma, cui si fece fronte attraverso l’assunzione di personale occasionale (ibidem).
Tra il 1882 e il 1887 gli obiettivi di centralizzazione delle funzioni statistiche furono definiti legislativamente35 e la Direzione di statistica divenne, sotto il governo Crispi, un interlocutore
privilegiato dell’esecutivo, trasformandosi da scienza dell’amministrazione in strumento per l’amministrazione. A soddisfare le esigenze di conoscenza del riformista governo Crispi bastavano sintetiche relazioni ufficiose su questioni di immediata rilevanza politica e qualche indagine ad hoc: ciò indusse a drastici tagli al bilancio della Direzione, giustificati dalla difficile situazione delle finanze pubbliche negli anni della crisi bancaria e creditizia36 (ibidem). In tale clima venne presa la decisione di
non realizzare il censimento del 189137, l’unico a saltare nella cadenza decennale dei censimenti, insieme
con quello del 1941, con la motivazione ufficiale di semplici ragioni di bilancio. Con la caduta del governo Crispi, nel 1896, e la crisi politica di fine secolo, vennero definitivamente abbandonati i progetti di modernizzazione tecnica e si preferì, alla misurazione delle iniquità sociali, al fine dell’elaborazione e attuazione di politiche sociali, una risposta autoritaria al problema dei conflitti. Nel 1898, anno dei moti
34 Nel 1885, dall’esigenza di una omogeneizzazione ed uno sviluppo a livello mondiale dell’informazione, delle tecniche e
delle applicazioni dei metodi statistici, fu creato l’International Statistical Institute (Isi) la cui sede operativa venne individuata nella Direzione italiana di statistica e di cui lo stesso Bodio fu per vent’anni segretario generale e in seguito presidente (Golini, 2011).
35 Solo con la legge n. 322 del 1989, più di 120 anni dopo, fu attuata una riforma radicale dell’Istat che decentrò nuovamente
le funzioni di raccolta ed elaborazione dei dati affidandole a ministeri, regioni, province e comuni oltre che ad altri «produttori» di statistiche; e ne modificò il nome da Istituto centrale di statistica a Istituto nazionale di statistica (Golini, 2011).
36 A partire dall’esercizio 1890-91 furono ridotti drasticamente gli stanziamenti per il personale di ruolo e per gli impiegati
straordinari così come per la stampa di pubblicazioni statistiche. “La somma iscritta in bilancio per le spese di stampa della Direzione generale della statistica fu per l’anno finanziario 1890-91 di sole 70.000 lire, […] meno della metà di quanto era stato dato fino ad allora; e quella somma […] [fu] assottigliata negli anni seguenti, […] [riducendosi] a 28.740 lire negli esercizi dal 1897-98 al 1900-01 ed a L. 14.500 negli esercizi 1901-02 e successivi” (Golini, 2011).
37 Nonostante il disperato tentativo di Bodio di ridurre i costi del personale necessario per effettuare la rilevazione attraverso
l’introduzione delle macchine elettriche a schede perforate impiegate negli Stati Uniti e inventate da Herman Hollerith (Golini, 2011).
30
di Milano, Bodio rassegnò le dimissioni da direttore della statistica, conservando le sue cariche nell’Isi (International Statistical Institute) (ibidem).
Il primo decennio del Novecento, apertosi con la sconfitta delle tentazioni autoritarie e una nuova fase politica con i governi Zanardelli e Giolitti, non vide un rinnovamento del ruolo e dell’autorità attribuiti al servizio statistico, che venne investito da una crisi superata solo nel 1926, con la creazione dell’Istituto
centrale di statistica, voluto e diretto da Corrado Gini (ibidem).