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Problema di analisi e interrogativi di ricerca

4. La ricerca

4.2 Problema di analisi e interrogativi di ricerca

teorie interazioniste, in base alle quali il processo di costruzione della realtà è costituito dai meccanismi che connotano le interazioni tra i soggetti in uno specifico contesto. Si tratta, quindi, di individuare quali sono le “regole professionali”, vigenti nel contesto lavorativo, relative alla presa in carico dei casi da parte degli assistenti sociali e come queste regole vengono negoziate. La pratica di lavoro degli assistenti sociali, in questo senso, è il frutto di una negoziazione con le regole vigenti nell’ufficio di servizio sociale in cui l’assistente sociale espleta la sua attività lavorativa. L’attenzione si rivolge allora agli attori coinvolti con i quali l’assistente sociale interagisce, ai luoghi in cui avvengono tali interazioni e i processi sottostanti che li caratterizzano.

Tale modo di analizzare la professionalità è, a parere di chi scrive, interessante in quanto come già esposto nei primi capitoli, la letteratura di servizio sociale in Italia e le ricerche effettuate a livello internazionale, rilevano una forte discrepanza tra le teorie e le pratiche nel servizio sociale. In varie ricerche effettuate (tra gli altri Giraldo, 1996) emerge che gli assistenti sociali sono spesso guidati da un fare contingente e immediato, che non sempre conosce e riconosce gli aspetti teorici fondanti la professione nella quotidianità lavorativa. Alcuni studi, che hanno messo a tema questo aspetto nelle professioni sociali, rilevano tale discrepanza come inevitabile quando la figura

professionale costruita dalle conoscenze teoriche, si confronta con il ruolo professionale esercitato concretamente (Sarchielli, Fraccaroli, 2002).

Dato che la maggior parte di tali studi in Italia sono stati effettuati negli anni Ottanta e Novanta del Secolo scorso e che come evidenziato nella prima parte, la professione si è molto evoluta negli ultimi decenni, un’ipotesi potrebbe essere che tale discrepanza si realizzi se il “buon senso” predomina sulla “preparazione teorica”. Tale ipotesi, in una professione come quella dell’assistente sociale, dove le problematiche che si affrontano appartengono all’esperienza di vita quotidiana, assume realisticità qualora ci si trovi di fronte alla complessità e all’incertezza che connota la pratica lavorativa. Se questa ipotesi fosse vera, ci si dovrebbe aspettare che a fronte di un innalzamento del livello formativo degli assistenti sociali, così come avvenuto in Italia negli ultimi decenni, diminuisca la distanza tra la preparazione teorica e la pratica. Sulla base di questo ragionamento, se si volge lo sguardo al contesto internazionale, si può notare come tale ipotesi non sia confermata. Infatti, in alcuni Paesi, ad esempio in Gran Bretagna, dove l’inserimento del servizio sociale in ambito accademico è avvenuto precedentemente rispetto al contesto italiano, si è acuita la divergenza tra gli aspetti teorici e le pratiche lavorative (Fargion, 2007).

Studiare la professionalità degli assistenti sociali a partire dallo studio delle pratiche lavorative, ossia da ciò che gli assistenti sociali fanno realmente e concretamente nelle loro interazioni sociali quotidiane permette, quindi, di avere uno sguardo diverso e nuovo alla dicotomia tra “mondo della pratica” e “mondo della teoria” che ha caratterizzato il servizio sociale come professione (Ferrario, 1998)109.

In riferimento alle riflessioni teoriche presentate finora è possibile esplicitare gli interrogativi che guidano la ricerca.

Se si studia la professionalità come pratica lavorativa, sulla base delle teorie interazioniste, un primo interrogativo di ricerca può essere così espresso: come si costruisce la pratica lavorativa dell’assistente sociale? Chi sono gli attori coinvolti? Quali dinamiche e processi caratterizzano le loro interazioni?

In secondo luogo l’attenzione è posta sul come la pratica lavorativa possa mutare in relazione a variabili di molteplice natura. Secondo questa ipotesi una prima variabile da prendere in considerazione è il contesto organizzativo del settore dei servizi sociali in

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Già Ferrario (1998) ricordava come la ricerca sulle pratiche professionali degli assistenti sociali costituisce un valido canale per scoprire come funziona una professione che lavora sull’incertezza di fronte alla complessità che a volte è imprevedibile rispetto alle prospettive teoriche.

cui con altri attori, anche il professionista assistente sociale espleta la sua attività lavorativa nell’Ente. Altre variabili significative sono gli aspetti normativi derivanti dalla legislazione vigente e il contesto territoriale, ossia la collocazione dell’Ente nel territorio; in altri termini l’obiettivo è quello di capire come la pratica lavorativa dell’ assistente sociale sia costruita dalle norme, dall’organizzazione, dal territorio in cui il professionista lavora. Queste considerazioni portano a un secondo interrogativo di ricerca: come la norma costruisce l’agire professionale? Quanto il livello organizzativo costruisce l’agire professionale? In che misura la professionalità è costruita dal territorio di riferimento, inteso come contesto dei servizi in cui si colloca l’ente di servizio sociale comunale?

Questi interrogativi permettono di collocare la ricerca nel dibattito internazionale sul nuovo professionalismo nel servizio sociale (Dewe, Otto, 2006). Tale dibattito si focalizza sulla possibilità di mantenimento della professionalità dell’assistente sociale nel mutamento che sta interessando il contesto attuale dei servizi e in cui sono coinvolti anche gli assistenti sociali come professionisti collocati maggiormente nei servizi pubblici (Facchini, 2010). Il punto centrale del dibattito in corso che si sta sviluppando recentemente anche in Italia, è relativo al rischio che la managerializzazione dei servizi sociali possa portare a una de-professionalizzazione per la figura dell’assistente sociale anche con rilevanti ricadute sulla promozione della cittadinanza e sull’inclusione sociale (Dal Pra Ponticelli, 2005; Fargion, 2009a). In questo dibattito, lo studio della professionalità a partire dalle pratiche, permette di capire come si esplica la figura professionale dell’assistente sociale nel contesto attuale dei servizi e quanto incide il contesto organizzativo in cui è collocata. Si può quindi cercare di cogliere se questa figura professionale, nel momento attuale, sta andando verso la de-professionalizzazione o verso una nuova interpretazione del ruolo professionale. Ci si dovrebbe aspettare che per la tendenza a uno sviluppo adattivo ai fini dell’organizzazione, come emerso dalla ricerca condotta da Schwartz e Jacobs (1979), gli aspetti professionali specifici che trovano aderenza nelle logiche dell’Ente siano più facilmente attuati rispetto a quelli che si trovano in contrapposizione alle logiche dell’organizzazione di appartenenza, si può così supporre che ciò avvenga anche in relazione alla pratica lavorativa dell’assistente sociale. La presente ricerca si propone, quindi, di descrivere e comprendere la pratica lavorativa dell’assistente sociale: gli attori coinvolti, gli strumenti utilizzati, la dinamica di interazione che tra loro si sviluppa durante il processo di aiuto con l’utente e le strategie utilizzate. Si

mettono così in evidenza sia le potenzialità sia gli aspetti di criticità che connotano la costruzione della professionalità a partire dalle pratiche.