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Il comune A è collocato nei pressi del capoluogo di Regione, è comune capofila nella programmazione dei servizi sociali dell’area distrettuale, a cui appartiene con altri due comuni di dimensioni notevolmente inferiori, tanto che il bacino d’utenza del distretto conta 167.000 abitanti130. A livello territoriale tale suddivisione porta a soffermare l’attenzione su alcuni aspetti.

Una prima considerazione, attiene alle competenze attribuite all’ufficio di piano e ai singoli comuni: al primo compete la programmazione dei servizi, ai secondi attengono i livelli gestionali di tali servizi. In particolare, la gestione dei servizi sociali rimane in capo al comune: gli assistenti sociali attivano gli interventi a favore dei cittadini che vengono realizzati tramite personale di cooperative che si aggiudicano gli appalti. Entrando nel merito, gli interventi per le persone anziane si sviluppano, nel rispetto degli obiettivi stabiliti dal piano di zona, prevalentemente nel supporto alla domiciliarietà, per favorire il mantenimento dell’anziano nel proprio ambiente di vita, sia con l’attivazione di specifici servizi a sostegno di nuove forme di assistenza sociale (badante, custode sociale), sia con la facilitazione dell’integrazione socio-sanitaria (Cead, dimissioni protette); mentre gli interventi residenziali vengono attivati solo nel caso in cui l’anziano non autosufficiente sia impossibilitato a vivere presso il proprio domicilio131. La separazione tra il livello di programmazione dei servizi, la gestione degli stessi e la presa in carico dei casi, fa sì che la pratica lavorativa dell’assistente sociale, in questo contesto, si sviluppi essenzialmente nella gestione del caso a diretto contatto con l’utenza. L’assistente sociale si occupa, così, prevalentemente del lavoro a diretto contatto con l’utente che è solo una delle tre dimensioni che contraddistingue il servizio sociale come professione (Dal Pra, 1987, Ferrario, 2004:46), quella che, come confermano da una molteplicità di studi effettuati in questo ambito, riscuote maggior interesse da parte degli stessi professionisti132. Una seconda considerazione è relativa

130 Gli altri due comuni del distretto contano l’uno 33.000 abitanti e l’altro 13.000.

131 Il riferimento è agli obiettivi esposti nel Piano di zona 2009-2011. Tale impostazione si colloca in linea con i riferimenti normativi a livello nazionale alla legge 328/2000 e a livello regionale alle delibere di interventi a sostegno della domiciliarietà (buoni, voucher) e alla Legge Regionale n. 3/2008. In particolare il Cead (centro per assistenza domiciliare integrata) è stato istituito in attuazione della DGR Lombardia VIII/010759 del 11 dicembre 2009.

alla numerosità della popolazione anziana: le persone oltre i 65 anni costituiscono il 22,7% dei cittadini (di questi il 5,8 % è oltre gli 80 anni) e sono concentrate in due zone della città che corrispondono anche alle zone più popolate.

Tabella 2 - Composizione popolazione anziana nel comune A Quartieri della

città

N. di persone anziane (>65 anni) Percentuale sulla popolazione

Quartiere - 1 4.432 16,45% Quartiere - 2 6.499 24,12% Quartiere - 3 2.553 9,48% Quartiere - 4 7.789 28,92% Quartiere - 5 5.666 21,03% TOTALE 26.939 100,00%

Fonte: Piano di zona 2009-2011

La popolazione superiore ai 65 anni costituisce, quindi, più di un quinto della popolazione cittadina ed è leggermente superiore agli altri due comuni appartenenti alla stessa area distrettuale e alla tendenza media presente in Italia133. L’elevato numero di persone anziane che vivono in città trova corrispondenza nel notevole afflusso di utenza anziana presso il servizio sociale che, dopo l’area adulti, risulta l’ufficio con il maggior numero di accessi. A ciò, però, non corrisponde a un incremento di figure professionali nel ruolo di assistenti sociali per questa tipologia di utenza134. Si può, quindi, ipotizzare che nell’ufficio anziani vi sia un notevole numero di utenti in carico o comunque un elevato numero di casi assegnati per ciascun assistente sociale.

Se consideriamo come variabile esplicativa il livello territoriale, un terzo elemento da considerare è riconducibile alla recente riorganizzazione che ha interessato il servizio di segretariato sociale (Anfossi, 1997, 2005) e ha contribuito a modificare la pratica lavorativa dell’assistente sociale nei servizi sociali distrettuali135. Dal febbraio 2009, con la nuova organizzazione, il segretariato sociale ha visto aperture quotidiane in due luoghi della città: in un punto centrale, presso il Municipio, in prossimità dei servizi di sportello al cittadino, dove gli assistenti sociali prestano servizio quotidianamente

133 Negli altri due comuni appartenenti allo stesso distretto si registra nell’uno il 19% e nell’altro il 20% di popolazione oltre i 65 anni, dati peraltro in linea con la tendenza presente in Italia. Fonte: dati ISTAT al 1 gennaio 2009 dal sito www.demo.istat.it.

134 Dati estratti dal Report 2009 sul segretariato sociale.

135 Il riferimento non è solo alla legge n.328 del 2000 che indica tra i livelli essenziali le prestazioni di “servizio sociale professionale e segretariato sociale per informazioni e consulenza al singolo e ai nuclei familiari” , ma anche alla legge regionale n.3 del 2008 che all’art. 6 precisa che l’attività di segretariato sociale professionale può essere svolta anche in collaborazione con altri soggetti del settore pubblico o privato che operano in ambito socio-sanitario. Lo sportello di segretariato sociale si colloca così come

turnando e in zone periferiche, in ognuno degli uffici decentrati, con aperture al pubblico in giorni alterni136. L’istituzione dello sportello di segretariato sociale professionale in differenti quartieri della città, da un lato, incrementa la possibilità di accesso ai servizi della pubblica amministrazione e permette così di rispondere ai bisogni di informazione ed orientamento dei cittadini sulle risorse sociali (Gui, 2003), dall’altro lato, contribuisce a realizzare un sistema di monitoraggio in quanto raccoglie e sistematizza le informazioni da fornire agli utenti e le richieste dei cittadini che si rivolgono al servizio (Okely, 2005)137. Si rileva così, in questo contesto, una particolare attenzione alla raccolta e al monitoraggio dei dati dell’utenza che si rivolge ai servizi sociali a differenza di quanto emerge in una recente ricerca (Casartelli, De Ambrogio, 2009) che ha interessato altri comuni della Regione Lombardia sempre appartenenti all’hinterland milanese. La scelta di potenziare il servizio di segretariato sociale professionale in più luoghi della città con aperture quotidiane porta, quindi, a una facilitazione dell’accesso al servizio a favore del cittadino e a un frequente numero di prese in carico che impattano con il lavoro sul caso, come esprime un’assistente sociale:

“Si cerca di facilitare l’accesso all’welfare ma a fronte di un numero esiguo di assistenti sociali e questo poi ha ricadute anche sul processo di aiuto e relazione con utente, perché poi se l’utente arriva già arrabbiato, perché non l’hai potuto vedere subito, perché ha dovuto aspettare, questo influenza la relazione con la persona” (I, 1:2).

L’apertura dello sportello di segretariato sociale, dove affluiscono continuamente le persone e la rilevata necessità di un lavoro di presa in carico, fa sì che il lavoro professionale non sempre trovi condizioni che favoriscono l’accoglienza della persona che si rivolge al servizio, condizione indispensabile per porre le basi per la creazione di una relazione di fiducia con l’utente (Simone, 2005)138.

136 Ciò significa che dal lunedì al venerdì un cittadino può rivolgersi allo sportello di segretariato sociale ubicato in almeno due sedi della città per qualsiasi informazione e problematica di tipo sociale.

137 Vedasi “Segretariato sociale professionale. Report 2009”. Lo sportello di segretariato sociale inoltre incarna l’attuazione di uno dei livelli essenziali di prestazioni come sancito dalla legge nazionale n. 328 del 2000, dal Piano Nazionale Sociale Anziani 2001-2003 e recepito dalla legislazione regionale nella Legge Regionale n.3 del 2008.

138 Il termine accoglienza è qui inteso nell’accezione professionale come: “circostanza unica e di gran