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ABBANDONO, PAURA, NOSTALGIA

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 105-107)

Immagini e simboli gnostici LO "STRANIERO"

ABBANDONO, PAURA, NOSTALGIA

Tutte le implicazioni emotive che la nostra analisi iniziale aveva rivelato nel concetto di "straniero" come tale trovano formulazione esplicita nel mito e nella poesia gnostica. Le narrazioni e gli inni mandei, le fantasie valentiniane circa le avventure

della Sophia errante, le lamentazioni lungamente estese dellaPistis Sophia, abbondano di espressioni sullo stato pauroso e nostalgico dell' anima abbandonata nel mondo. Ne scegliamo pochi esempi.

" "Conoscenza della Vita" (il salvatore mandeo) parlò ad Anosh.:" "Non temere e non essere spaventato e non dire: 'Essi mi hanno lasciato solo in questo mondo di malvagi'. Perché presto verrò da te" ... [Anosh, lasciato solo nel mondo, medita sul mondo creato, specialmente sui pianeti e sui loro vari doni e influenze: egli è sopraffatto dal timore e dalla desolazione della solitudine:] "l malvagi cospirano cancro di me ... Essi dicono gli uni con gli altri: 'Nel nostro mondo la chiamata della Vita non sarà udita, esso [il mondo] sarà nostro' ... Ogni giorno cerco di sfuggire loro, poiché sono solo in questo mondo. Alzo gli occhi a "Conoscenza della Vita" che mi ha detto: 'Presto vengo da te' ... Ogni giorno alzo gli occhi alla via nella quale cammi- nano i miei fratelli, al sentiero per il quale verrà "Conoscenza della Vita" ... "Conoscenza della Vita" venne, mi chiamò e mi disse: Piccolo Anosh, perché sei spaventato, perché hai tremato? ... Da quando il terrore ti ha sopraffatto in questo mondo, io sono venuto ad illuminarti. Non temere i poteri malvagi di questo mondo" " (Ginza 261 ss.).

Pregustando la sua liberazione, l'Anima abbandonata dice:

"O quanto mi rallegrerò allora, io che sono ora afflitta e paurosa nell' abitazione dei malvagi! O quanto si rallegrerà il mio cuore fuori delle opere che ho fatto in questo mondo! Per quanto tempo sarò vagabonda e per quanto tempo affonderò in tutti i mondi?" (Il Libro Mandeo di

Giovanni, 196).

L'abbandono della Vita che dall'aldilà è venuta a soggiornare nel mondo è espresso in maniera toccante:

"Sono una vite, una vite solitaria che sta nel mondo. Non ho un sublime piantatore, non ho un coltivatore, non un mite aiuto che venga ad istruirmi su tutte le cose" (Ginza 346).

Il sentimento di essere stata dimenticata in terra straniera da quelli dell'altro mondo ritorna continuamente:

"l Sette mi hanno oppressa e i Dodici sono diventati la mia persecuzione. La Prima [Vita] mi ha dimenticato e la Seconda non si dà pensiero di me" (Il Libro Mandeo di Giovanni, 62). La forma interrogativa che così abbonda in misura cospicua nella letteratura mandea riflette con particolare vividezza il brancolare e l'incapacità della Vita perduta nel mondo forestiero. Alcuni passi delle seguenti citazioni sono stati riportati

precedentemente:

"Rifletto in che modo questo è avvenuto. Chi mi ha trasportato in prigionia lontano dal mio luogo e dalla mia dimora, dalla casa dei miei genitori che mi hanno allevato? Chi mi ha portato tra i malvagi, i figli della vana dimora? Chi mi ha portato tra i ribelli che ogni giorno fanno guerra?" (Ginza 328).

"Sono un Mana della grande Vita. Sono un Mana della potente Vita. Chi mi ha costretto a vivere nel Mondo Terrestre, chi mi ha gettato in questo ceppo del corpo? ... I miei occhi, che erano aperti dalla dimora di luce, appartengono ora al ceppo. Il mio cuore, che aspira alla Vita, venne qui e divenne parte del ceppo. E' il cammino del ceppo, i Sette non mi lasceranno andare per la mia strada. Come devo obbedire, come sopportare, come posso calmare la mia mente! Come devo temere i sette e i dodici misteri, come devo gemere! Come può la Parola del mio mite Padre dimorare tra le creature delle tenebre!" (Ginza 454 s.).

Come esempi di letteratura mandea questi saranno sufficienti. Facciamo notare il tono di lamento che è caratteristico delle fonti orientali.

Abbiamo citato più su alcuni versetti dal "Salmo dell'Anima" naasseno. Tra tutte le fonti greche è quella che descrive in modo più drammatico lo stato dell'Anima nel labirinto del mondo ostile. II testo è irrimediabilmente corrotto, e qualsiasi traduzione

di esso può essere soltanto un tentativo: il contenuto generale tuttavia è suffi-

cientemente chiaro. L'anima, un terzo principio posto in certo modo tra i primi due, Spirito e Caos, è stata immersa in quest'ultimo. Nella forma indegna della quale è stata rivestita, essa si agita e si affanna. Preda della Morte, di quando in quando ha potere regale e contempla la luce oppure è immersa nella miseria e nel pianto. Compianta 21 essa si rallegra, lamentandosi è condannata, condannata muore, per rinascere

incessantemente. Così essa si aggira in un labirinto di mali e non trova via di uscita. È per lei che Gesù domanda al Padre di essere inviato con i sigilli che lo mettono in grado di passare attraverso gli eoni e dischiudere i loro misteri (Ippolito, Adversus

Haereses, V, 10,2). Infine aggiungiamo una breve citazione delle lamentazioni

della Pistis Sophia, cap. 32:

"O Luce delle Luci, nella quale ho avuto fede fin dal principio, ascolta ora il mio pentimento! Liberami, o Luce, perché pensieri malvagi sono entrati in me ... Sono venuta e mi sono trovata nelle tenebre che sono nel caos di sotto, ed ero impotente ad allontanarmene in fretta e ritornare al mio posto, perché ero afflitta da tutte le Emanazioni dell'Authades [l'Arrogante] ... Ed invocavo aiuto, ma la mia voce non uscì fuori dalle tenebre, e guardavo in alto perché la Luce nella quale ho avuto fede venisse in mio aiuto ... Ed ero in quel luogo, piangendo e cercando la Luce che avevo visto in alto. E i guardiani delle porte degli Eoni mi cercarono e tutti coloro che stanno nei loro misteri mi deridevano ... Ora, o Luce delle Luci, sono afflitta nelle tenebre del caos ... Liberami dalla materia di queste tenebre, che io non sia sommersa in essa ... La mia forza ha guardato in alto dal centro del caos e dal centro delle tenebre, e attendevo il mio sposo, che venisse e combattesse per me, ma egli non venne",

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 105-107)

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