La gnosi
La conoscenza degli gnostici non era di tipo razionale. Gnosis significò anzitutto conoscenza di Dio, e da quanto abbiamo detto circa la radicale trascendenza della divinità ne consegue che "conoscenza di Dio" è la conoscenza di qualche cosa di inconoscibile naturalmente e perciò di per sé non una condiziona naturale. Oggetto di tale conoscenza è tutto quello che appartiene al regno divino dell'essere e precisamente l'ordine e la storia dei mondi superiori e ciò che deve provenirne, ossia la salvezza dell'uomo. Con simile contenuto la conoscenza atto mentale differisce profondamente dalla conoscenza razionale della filosofia. Da una parte è strettamente legata
all'esperienza della rivelazione, di modo che la ricezione della verità, sia attraverso la dottrina sacra e segreta o per mezzo di una illuminazione interiore, sostituisce
l'argomento razionale e teorico (sebbene questa base extrarazionale possa fornire una prospettiva per una speculazione separata); dall'altra parte, poiché riguarda i segreti della salvezza, la "conoscenza" non è solo un'informazione teoretica su alcune realtà, ma ha essa stessa in quanto rappresenta una modificazione della condizione umana, la funzione di attuare la salvezza.
Per tale motivo la "conoscenza" gnostica ha un aspetto eminentemente pratico. L'oggetto ultimo della gnosi è Dio: il suo avvento nell'anima trasforma lo gnostico facendolo partecipe della divina essenza (il che significa molto di più che l'assimilarlo all'essenza divina). Perciò nei sistemi gnostici più radiali come quello valentiniano la "conoscenza" non è solo strumento di salvezza ma è la forma stessa in cui si possiede il fine della salvezza, cioè la perfezione ultima. Tali sistemi pretendono che la conoscenza e il possesso da parte dell'anima di Colui che è conosciuto coincidano, pretesa questa di ogni reale misticismo. Tale è anche la pretesa della theoria greca, ma in un senso
diverso. In questo caso l'oggetto della conoscenza è l'universale e la relazione
conoscitiva è "ottica", ossia un analogo della relazione visuale con una forma oggettiva che rimane inalterata nonostante la relazione. La "conoscenza" gnostica riguarda il particolare (perché la divinità trascendente è pure sempre un particolare) e la relazione di conoscenza è mutua, cioè un conoscersi allo stesso tempo, e implica un'attiva
effusione di sé da parte del "conosciuto". Là la mente è "informata" dalle forme che contempla e mentre le contempla (pensa); qui il soggetto è "trasformato" (da "anima" in "spirito") per l'unione con una realtà che in verità è essa stessa in queste condizioni il
soggetto supremo e strettamente parlando non è mai un oggetto. Questo è sufficiente a delimitare il tipo gnostico di conoscenza differenziandolo dall'idea di teoria razionale secondo cui era stato sviluppato nella filosofia greca.
Il dualismo
Nell'ambito dello Gnosticismo possiamo distinguere due tipi di dualismo: quello della corrente siro-egiziana, cui la maggioranza dei sistemi, specialmente quelli cristiani, appartengono, e quello della linea speculativa iranica, che culmina in Mani.
Entrambe le tipologie, essendo gnostiche, erano state articolate per fornire spiegazione dei medesimi fatti, relativi a una situazione metafisica turbata ed entrambe presentano una forma dualistica in riferimento al loro tema comune, ossia alla scissione esistente tra Dio e mondo, mondo e uomo, spirito e carne. Il tipo iranico, mediante un
adattamento gnostico della dottrina zoroastriana, parte però da un dualismo tra due principi opposti e dovendo poi spiegare come l'Oscurità originaria giunga a inghiottire degli elementi di Luce, esso descrive il dramma mondano come una battaglia con alterne fortune; il destino divino, di cui quello umano rappresenta una parte e il mondo una conseguenza non voluta, viene descritto in termini di mescolamento e scomposi- zione, di imprigionamento e liberazione. Qui la figura maschile e cavalleresca del Primo Uomo, il guerriero, assume il ruolo della parte esposta e sofferente della divinità.
La speculazione siriaca, con la Sophia femminile in questo ruolo, si impegna invece nel compito più ambizioso di derivare il dualismo stesso, e la conseguente situazione problematica del divino nel sistema della creazione, dall'unica e indivisa fonte dell'essere. Essa realizza ciò per mezzo di una genealogia di stati divini personificati che, scaturendo l'uno dall'altro, descrivono il progressivo oscuramento della Luce originaria mediante le categorie di colpa, errore e fallimento. Questa devoluzione all'interno dell'essere divino si conclude con la decadenza nella completa
autoalienazione, ossia con questo mondo. Entrambi i drammi iniziano con un
turbamento nei vertici; in entrambi l'esistenza del mondo segna una sconfitta del divino e un mezzo necessario, ma in se stesso non desiderabile, per la sua restaurazione finale; in entrambi la salvezza dell'uomo coincide con quella della divinità stessa. La differenza risiede nell'alternativa per cui, in un caso, la tragedia si impone sulla divinità
dall'esterno per lo sconfinamento di un'oscurità indipendente, che pertanto assume per prima l'iniziativa (essendo la divinità stessa in perfetta tranquillità), nell'altro, il
turbamento è motivato proprio dall'interno, per cui Oscurità e Materia sono i prodotti della passione divina stessa, ipostatizzati come termini esterni. Alla sconfitta e al
sacrificio divini presenti nel primo caso corrispondono la colpa e l'errore divini nel secondo; alla compassione per la Luce immolata, il disprezzo spirituale per la cecità demiurgica; alla liberazione divina finale, la correzione mediante illuminazione.
I sistemi manicheo e valentiniano esemplificano rispettivamente queste due tipologie. Il tipo iranico, con la sua nobile storia di battaglia, disfatta e recupero, si presta a una drammatizzazione più concreta e avvincente. Al contrario, solo il più sottile sistema siriaco, accordando uno statuto metafisico a conoscenza e ignoranza quali modi della vita divina e quindi quali categorie universali e cosmogoniche, riesce pienamente a giu- stificare la pretesa redentiva rivendicata a favore della conoscenza in tutta la religione gnostica. La speculazione valentiniana assume infatti che l'evento umano individuale della conoscenzaPneumatica inverta l'evento precosmico universale dell'ignoranza
divina, appartenendo pertanto, nel suo effetto redentore, al medesimo ordinamento ontologico. In tal modo l'attualizzazione della conoscenza nel singolo risulta, allo stesso tempo, un atto nel fondamento generale dell'essere.