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L'ellenismo Alessandria d'Egitto.

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 143-153)

Nel 334 a.C., dopo aver pacificato la Grecia, all'indomani della battaglia di Cheronea (338 d.C.) Filippo il macedone si propone come stratega pantocratore a capo della ripresa della lotta contro i persiani. Morto Filippo per una congiura di palazzo, è Alessandro che nel 334 muove con gli eserciti panellenici contro il regno di Dario III Codomanno. Nel 332, dopo aver conquistato l'Asia Minore, Alessandro libera l'Egitto dal dominio persiano, che durava dal 525 a.C. conquistandolo senza l'uso delle armi. Giunto al Gange Alessandro è costretto a tornare dal rifiuto dei suoi soldati di

L'impero di Alessandro si frantuma e viene spartito tra i Grandi dell'Impero

(Diadochi). Nascono i regni ellenistici: il regno d'Egitto va ai Tolomei, quello di Siria ai Seleucidi, quello di Pergamo agli Attalidi, quello di Macedonia, compresa la Grecia e l'Epiro, agli Antigonidi

La fisionomia dei regni ellenistici è quella di un monarca assoluto illuminato. Non esiste più una aristocrazia politicamente potente, ma si sviluppa la corte del sovrano. Gli elementi greco-macedoni costituiscono la classe privilegiata dei funzionari, dei

diplomatici, dei burocrati e dei quadri militari. Le conquiste di Alessandro aprono le porte dell'Oriente e fanno delle terre attorno al mediterraneo orientale un unico grande mercato. I Tolomei hanno il controllo economico dell'entroterra africano fino al Corno d'Africa e di tutto il bacino del Mediterraneo; i Seleucidi quello delle aree orientali, dall'Anatolia all'Indo, con salde basi lungo la via della seta e sbocco marittimo sul golfo persico. L'Egitto diventa il maggiore esportatore di cereali, mentre la Siria controlla la produzione di metalli pregiati. Il regno di pergamo, erede della intraprendenza

artigiana e industriale delle città ioniche gode di una solida economia.

Il centro della vita economica si sposta verso oriente, e la Grecia si trova tagliata fuori. E' Alessandria d'Egitto il più grande e vivace emporio commerciale e fa decadere il Pireo a scalo secondario. Da queste nuove correnti di traffico traggono vantaggio isole come Delo e Rodi, che servono da ponte tra le capitali ellenistiche di Alessandria d'Egitto, Antiochia di Siria e Pergamo in Asia minore.

I greci, abituati ai diversi culti delle loro poleis, sono tolleranti rispetto alle religioni orientali. La polis è ormai decaduta e la religione cittadina, ufficiale e corale, cede sempre più spazio alla religione personale che si manifesta nei culti misterici.

Dall'Egitto si diffonde il culto antichissimo di Osiride e Iside (identificati dagli elleni con Dioniso e Demetra) e quello più recente di Serapide (dio dell'oltretomba) istituito ad Alessandria da Tolomeo I. Dalla Siria ginge la coppia divina Astarte-Adone, e dall'Asia minore la dea madre Cibele. Grande fortuna gode, soprattutto fra la classe militare il culto misterico del dio persiano Mitra che giunge fino a Roma.

Col termine ellenismo si intende la consapevole diffusione della civiltà greca nel mondo orientale, seguita alle imprese di Alessandro e la sua fusione con gli elementi delle diverse civiltà locali. In realtà i due mondi rimangono abbastanza separati e la civiltà ellenistica (detta anche alessandrina, dato che Alessandria è il centro culturale più importante) continua la civiltà greca classica.

Il pensiero filosofico perde la spinta verso i vasti e rigorosi sistemi e tende a

concentrarsi sui problemi etici dell'individuo che deve cercare in se stesso la guida per la felicità interiore: nascono la scuola di Epicuro (342-270 a.C.), Stoica di Zenone (332- 264), la scuola scettica di Pirrone (360-270). In un clima di ricerca erudita si sviluppano la storiografia, la filologia. Alessandria ha due biblioteche con 700.000 e il Museo, una università dove i dotti vivono in comune a spese dello stato e conducono ricerche specializzate secondo le linee tracciate da Aristotele. Teofrasto (372-287) succede ad Aristotele a capo del Liceo, Eratostene (280-200), Aristarco di Samo (320-250), Ipparco di Nicea (190-120) sviluppano studi astronomici. Euclide (III a.C:.), Archimede (m. 212) si occupano di geometria. Erone (I sec. a. C.) fa studi di ingegneria. Erofilo di

Calcedonia (III sec.), Erasistrato III sec), studiano la medicina.

L'oriente, durante la prima fase dell'ellenismo, divenne silenzioso per molti secoli e fu quasi invisibile nella luce predominante del giorno ellenico. Possiamo distinguere l'ellenismo in due periodi: il periodo di manifesta predominanza greca e sommersione orientale e il periodo di reazione di un oriente rinascente che riformò la cultura

universale. Questo processo ebbe termine nel 300 d.C.

sincretismo religioso, che divenne il carattere distintivo dell'ultima fase, cominciò a prendere forma in questo periodo. Fu l'estensione sempre maggiore e la profondità di questo processo che causò il passaggio dal primo al secondo periodo dell'ellenismo, quello religioso-orientale.

La prima metà dell'ellenismo, che durò fino al tempo di Cristo, è caratterizzata dalla cultura greca secolare. Il pensiero orientale rimase mitologico, ma aveva imparato dalla Grecia a manifestare le sue idee sotto forma idi teorie e ad usare concetti razionali, anziché impiegare solo immagini sensibili. In tal modo si ebbe la definitiva

formulazione dei sistemi dualistici.

Nella tarda antichità l'universalismo indiscusso dei primi secoli ellenistici fu sostituito da un'epoca di nuova differenziazione, fondata principalmente su questioni spirituali e solo secondariamente di carattere nazionale, regionale e linguistico. La cultura secolare fu sempre più influenzata da un atteggiamento mentale che si esprimeva in termini religiosi, fino al punto che si arrivò allo spezzamento della primitiva unità in tanti campi esclusivi. In queste nuove condizioni, "ellenico", termine usato come

contrassegno all'interno di un mondo già fortemente ellenizzato, distingueva una causa avversata dai suoi oppositori cristiani o gnostici, i quali per lingua e forma letteraria facevano non meno parte dell'ambiente greco.

Dobbiamo ora enumerare brevemente i fenomeni nei quali l'ondata orientale si è manifestata nel mondo ellenistico dall'inizio circa dell'era cristiana in poi. Ecco i principali: l'espansione del giudaismo ellenistico, e in modo particolare il sorgere della filosofia giudaico-alessandrina; la diffusione dell' astrologia babilonese e della magia, che coincise con un generale aumento del fatalismo nel mondo occidentale; la diffusione di differenti culti misterici orientali in tutto il mondo ellenistico-romano e la loro

evoluzione in religioni misteriche spirituali; il sorgere del cristianesimo; la fioritura di movimenti gnostici, con i loro grandi sistemi, all'interno e all' esterno della struttura cristiana; e le filosofie trascendentali della tarda antichità, a cominciare dal neopita- gorismo fino alla scuola neoplatonica.

Tutti questi fenomeni, per quanto distinti, si possono dire in senso Iato collegati tra loro. I loro insegnamenti hanno importanti punti in comune e persino nelle loro divergenze partecipano di uno stesso clima di pensiero; la letteratura di ognuno può completare la nostra conoscenza degli altri. Più evidente dell' affinità della sostanza spirituale è la ricorrenza di modelli tipici di espressione, di immagini specifiche e formule, in tutta la letteratura dell'intero gruppo. In Filone di Alessandria oltre gli elementi platonici e stoici che rivestono il nucleo giudaico, troviamo anche il linguaggio dei culti misterici e la nascente terminologia di un nuovo misticismo.

Le religioni misteriche da parte loro hanno profonde relazioni col complesso astrale di idee. Il neoplatonismo è largamente aperto a ogni dottrina religiosa pagana,

specialmente orientale, con una pretesa di antichità ed un alone di spiritualità. Il cristianesimo, persino nelle sue formulazioni "ortodosse", ha avuto fin dal principio (certamente dal tempo di san Paolo) aspetti sincretistici, sorpassato tuttavia di molto sotto questo aspetto dalle sue ramificazioni eretiche; i sistemi gnostici racchiudevano tutto: mitologie orientali, dottrine astrologiche, teologia iranica, elementi della

tradizione giudaica, sia biblici, rabbinici o occulti, escatologia cristiana della salvezza, termini e concetti platonici. Il sincretismo raggiunse in questo periodo la sua maggiore efficienza; non era più confinato a culti specifici e non riguardava soltanto i loro sacerdoti, ma aveva pervaso tutto il pensiero dell' epoca e appariva in tutte le sfere di espressione letteraria. Perciò nessuno dei fenomeni che abbiamo enumerato, può essere considerato separatamente da tutto il resto.

formate dalle molteplici tradizioni, è naturalmente un fatto puramente formale che lascia aperta la questione circa il contenuto intellettuale la cui apparenza esteriore viene da tale fatto determinata. Vi è un'unità nella molteplicità, e qual è? ci si chiede di fronte a tale complesso fenomeno. Qual è la forza organizzatrice nella materia sincretistica? Abbiamo detto precedentemente, come affermazione preliminare, che nonostante il suo aspetto "sintetico" il nuovo spirito non era un eclettismo amorfo. Quale fu dunque il principio direttivo e quale la direzione?

Per avere una risposta a tale questione bisogna fissare la propria attenzione su alcuni atteggiamenti mentali caratteristici che si mostrano più o meno distintamente in tutto il gruppo, astraendo dalla grandissima diversità dei contenuti e livelli intellettuali. Se in questi lineamenti comuni riconosciamo un principio spirituale operante che non era presente nei singoli elementi del composto, possiamo identificare questo come il vero fattore della composizione. Ora è possibile scoprire di fatto un nuovo principio in tutta la letteratura che abbiamo ricordato, sebbene in gradi diversi di determinazione. Esso appare ovunque nei movimenti provenienti dall'Oriente e più particolarmente in quel gruppo di movimenti spirituali che sono compresi sotto il nome di "gnostici", Possiamo perciò assumerlo come il più radicale e totale rappresentante di un nuovo spirito e possiamo di conseguenza chiamare in modo analogico questo principio generale,che in alcune inequivocabili manifestazioni si estende al di là del campo della letteratura gnostica propriamente detta, il "principio gnostico". Qualunque possa essere l'utilità di tale estensione del significato del nome, certamente lo studio di questo particolare gruppo è di grande interesse non soltanto in se stesso, ma anche perché può fornire, se non la chiave di tutta l'epoca, almeno un contributo vitale alla sua comprensione.

Zoroastrismo

Lo zoroastrismo è un movimento religioso fondato da Zoroastro (Zarathustra) attorno all'VIII-VII sec. a.C., che ha dominato l'area persiana dall'età dei sovrani Achemenidi (558-330 a.C.) fino alla conquista da parte degli Arabi (651 d.C.). È noto anche col nome di mazdeismo, dal nome di _ Ahura Mazdah, che ne è il dio supremo. La

connessione del nome del dio e della religione mazdeista stessa con Zarathustra è stata recentemente messa in discussione da alcuni studiosi che parlano di un mazdeismo prezoroastriano: sembra certo infatti che l'opera di Zarathustra abbia accentuato e indirizzato uno sviluppo anteriore.

Il mazdeismo si basa sulla convinzione che il male del mondo non può essere stato creato da Ahura Mazdah. Esso è pertanto l'opera di un dio malvagio, Angra Mainyu, il quale, tuttavia, alla fine dei tempi perderà ogni potere: il dualismo è quindi soltanto provvisorio. Accanto al dio del bene esistono sei figure di arcangeli (amesha

spenta, «santi immortali») che, da un lato, con il loro nome sembrano indicare concetti

astratti; dall'altra sono tradizionalmente connessi con elementi cosmici: Vohu Manah (buon pensiero-bestiame), Asha (rettitudine-fuoco), Khshathra (regno-metallo), Armaiti (docilità-terra), Haurvatat (integrità-acque), Ameretat (immortalità-piante). A questi si aggiungono vari yazata ("venerabili"), dèi-angeli subordinati, che formano

un Pleroma intermedio fra il Dio supremo e il mondo visibile: essi sono Mithra, Anahi- ta, Hvara Khshaeta (il sole), Mah (la luna), Zam (la terra), Atar (il fuoco), Apam Napat (le acque), Vayu (il vento).

quella getik (materiale), ambedue positive e buone dove la prima costituisce il seme attivo della seconda. La creazione non pare concepita come creazione «dal nulla», anche se qualche testo sembra accennare al contrario. Vivissima è l'idea del ciclo cosmico: dalla creazione prime va fino alla fine del mondo corrono dodicimila anni di tempo «limitato» o materiale, dopodiché il tempo sarà fuso con l'illimitatezza.

Altra concezione centrale dello zoroastrismo è il dualismo che oppone lo asha, cioè la verità, l'ordine rituale, cosmico e sociale, alla drug, cioè la menzogna, l'ignoranza delle cause reali, il disordine cosmico e sociale. Sta alla libertà e alla volontà dell'individuo scegliere tra le due componenti asha e drug.

Una psicologia complessa distingue nell'uomo cinque parti: corpo, anima, spirito, «pro- totipo», fravashi. La fravashi è una sorta di doppio angelico dell'uomo (originariamente forse considerato prerogativa dei soli aristocratici, poi estesa anche alle fasce meno abbienti), diretta emanazione di Ahura Mazdah. L'uomo e il suo corpo hanno parte positiva e importante nella lotta contro il male, che si svolge nel periodo della miscela di elementi ahrimanici (maligni) nella buona creazione di Ahura Mazdah e che terminerà con la vittoria del bene. Alla fine della lotta la «miscela» verrà di nuovo dissolta, gli eroi dei primordi ritorneranno come eroi della fine, e avrà luogo la frashokereti, cioè

l'apocatastasi (giudizio finale) e la resurrezione dei corpi. Concetti e miti come quello dei giudici celesti, della bilancia per pesare le azioni degli uomini, del ponte sottile teso sull'inferno su cui passeranno le anime (il ponte Cinvat), delle buone e cattive azioni che nell'aldilà seguiranno la legge del contrappasso, sono passate dall'Iran anche in altre religioni. Il rito centrale dello zoroastrismo è lo yasna,specie di sacrificio incruento in onore di Ahura Mazdah e degli arcangeli-dèi, con libagioni di haoma (pianta

medicinale corrispondente al vedico ....• soma) e venerazione del fuoco, considerato forza purificatrice. Alla casta sacerdotale ereditaria dei magi venivano affidate le funzioni rituali. Anche attualmente, presso i Parsi, il sacerdozio risulta ereditario. Tutto questo complesso religioso si sviluppò storicamente in varie fasi, i cui limiti cronologici sono assai controversi. A una fase antica, prezoroastriana, deve esserne seguita una zoroastriana, che tuttavia influenzò solo una parte dell'Iran antico (gli Achemenidi, 550-330 a.c., conoscono concetti mazdeisti, ma sembrerebbero ignorare Zarathustra). A un periodo di decadenza sincretistica in epoca ellenistica e partica (secc. IV a.C.-III d.C.) sarebbe seguita una restaurazione in epoca sassanide (secc. III-VII d.C.); con la conquista islamica, gli zoroastriani superstiti, che in buona parte si erano trasferiti in India, modificarono in senso ancor più monoteistico il mazdeismo sassanide. Il testo sacro dello zoroastrismo è l'Avesta, di cui alcune parti, le Gatha,sono tradizionalmente attribuite a Zarathustra.

I Parsi

Due decreti Abbasidi stabilirono che: a) uno schiavo di un non-musulmano sarebbe stato libero convertendosi all'islam; b) Un familiare islamico ereditava tutto il

patrimonio di famiglia rispetto a quelli non-islamici. Questo provocò un aumento delle conversioni

Questi nuovi convertiti tormentarono crudelmente gli zoroastriano per centinaia di anni

Lo zoroastrismo sopravvisse ostinatamente in regioni periferiche (attuale Uzbekistan), ma furono mandati generali che procedettero alla conversione forzata, distruggendo

templi e sostituendoli con moschee

Gli zoroastriani migrarono verso regioni zoroastriane o città con amministratori non arabi. Le città ai margini dei grandi deserti salati, in particolare Yazd e Kerman sono ancor oggi centri attivi di zoroastrismo

Importantissima fu la migrazione dal Khorasan nell'india sud-occidentale, a Gujarat. I discendenti di questi gruppi sono chiamati Parsi, che formano il più cospicuo dei due gruppi di zoroastriani

Nel 10° e 11° secolo la lotta zoroastriana divenne meno accesa. Emersero dinastie locali iraniane tutte fortemente musulmane come vassalli largamente indipendenti del

califfato. Tuttavia lettere del 16° secolo da Yazd, in persia ai correligionari indiani dicono che "nessun periodo della storia, neanche quello di Alessandro, è stato più penoso per gli zoroastriani fedeli di "questo millennio del demone dell'ira" ".

Zurvanismo

Presso gli imperatori dei medi (Iran pre-Ciro il Grande) ebbe grande influenza lo zoroastrismo nella sua forma influenzata dalla cultura mesopotamica, lo Zurvanismo Di fronte al dualismo mazdeo zoroastriano, secondo il quale Ahriman è una potenza completamente esteriore ad Ormazd, secondo la visione zervanita propriamente detta o "integrale", l'antagonismo tra i due principi nasce da un dramma all'interno della stessa persona di Zervan, il tempo eterno. Con l'emergere dello zervanismo, il

mazdeismo, pur non accettando di subordinare i due principi a uno stesso livello, farà sì che Zervan – nello zervanismo puro l'essere stesso di Ormazd – si separi dal suo essere come una figura antecedente.

Esistono forme miste: il "mazdeismo zervanizzato" e lo "zervanismo mazdeizzato" Nel mazdeismo zervanizzato la subordinazione di Ormazd è attenuata rispetto allo zervanismo mazdeizzato, dove la preponderanza di Zervan si presenta senza alcuna riserva.

Nello zervanismo mazdeizzato l'opposizione tra Ohrmazd e Ahriman avviene

all'interno della stessa divinità in cui si verificano periodi di predominanza di una o dell'altra, fasi di luce o di tenebre.

Nazirei

Dal Talmud sappiamo che era sempre esistita una tradizione ebraica di eremiti, detta dei "reclusi di Dio", cioè di gente che abbandonava la città per ritirarsi a pregare nelle grotte: così fecero i grandi profeti e i loro discepoli, che dedicavano la propria vita a Dio. Tra questi i Nazirei, ben noti nella storia ebraica. Amavano la solitudine: Rabbi Simone visse tredici anni in una grotta. Quando gli esseni vollero darsi una regola non fecero altro che prendere le regole dei Nazirei, e i famosi tre voti: non bere

assolutamente bevande alcoliche (l'angelo lo impone alla madre di Giovanni Battista); non radersi mai capelli e barba; non aver contatto con cadaveri (proibizione quindi di mangiare carne e pesce e tutto ciò che possiede una circolazione sanguigna).

Esseni

La questione degli Esseni è diventata di attualità dopo la scoperta dei manoscritti di Qumran e sono state avanzate diverse ipotesi: forse Giovanni Battista apparteneva a tale gruppo, Gesù Cristo stesso si era forse preparato in questa comunità, forse Giovanni Evangelista ne aveva fatto parte. I manoscritti son serviti a chiarire molti problemi e a farci capire che, anche tra gli Ebrei, c'era veramente una grande attesa del Messia. I profeti ebraici hanno parlato del Messia,

Gli esseni erano stanziati vicino al Mar Morto. Flavio Giuseppe li nomina e li chiama Pitagorici ebraici. Il Talmud parla spesso di loro, ma solo recentemente si sono potuti conoscere un po' meglio. Nel 1910 viene pubblicato il manoscritto di Damasco, che apre uno spiraglio su quella strana setta. Era stato trovato ad Ezra, vicino al Cairo, nel 1896. E' un documento del XII secolo, che richiama un documento molto più antico di cui è copia (104-163 a.C.). Parla di questo "resto" di Israele, che lo stesso Paolo ha ricordato, fedelissimo di Dio che conservano fedelmente la sua parola. Israele, 390 anni dopo la prigionia di Babilonia, si sarebbe ravveduto e per 20 anni avrebbe fatto penitenza in comunità; 20 anni di ricerche al buio, finché avrebbe trovato il cosiddetto "Maestro di giustizia", che avrebbe preparato la sua gente a vedere "la luce del suo popolo". Facendo il computo esatto degli anni, si arriva a Giovanni Battista e si può supporre ch'egli fosse vicino agli Esseni e partecipasse alla loro attesa.

Morto Alessandro Magno, il suo impero viene diviso tra i Diadochi: la Siria ai Seleucidi, l'Egitto ai Tolomei. I due Regni lottano assiduamente per il possesso del territorio palestinese. Antioco III, infine, saputo del tesoro del Tempio di Gerusalemme, per pagare i Romani che lo avevano vinto a Magnesia, cerca invano di impadronirsene. Ci riesce il figlio, con la connivenza del Sommo Sacerdote; nel 168 d.C. conquista

Gerusalemme, depreda il Tempio, al suo posto erige un tempio a Giove Olimpo, e tenta la sistematica ellenizzazione degli Ebrei. Nel 166 Mattatia ammazza un luogotenente siriano e si ritira in montagna con i suoi cinque figli, i famosi Maccabei, per iniziare una guerriglia che li porterà nel 164 a riconquistare Gerusalemme, approfittando della decadenza dell'impero siriano.

Il figlio Gionata Maccabeo riesce addirittura a farsi riconoscer dal pretendente al trono di Siria come governatore della Giudea e Sommo Sacerdote. Elezione impropria e sicuramente illegittima, anche se egli poteva vantare origini di casta sacerdotale. Voleva essere n politico, e non poteva conciliare questa sua attività con il sacerdozio, anche perché il legittimo discendente dei sacerdoti doveva appartenere, in quell'epoca, alla dinastia di Sadoc. Quando, nel 142, Simone Maccabeo succede a Gionata e viene riconosciuto Re di Giudea e Sommo Sacerdote, un gruppo di Ebrei si stacca da lui, proclamando di avere già il Sommo Sacerdote e di non riconoscerne altri.

Approfittando poi del fatto che un Sommo Sacerdote, appoggiato dai Tolomei, deve fuggire in Egitto dove fonda, a Leontopoli, il Tempio nuovo del dio degli Ebrei, gli esseni si staccano sia dal legittimo Sommo Sacerdote che da quello illegittimo e fondano una comunità in cui il seme di Sadoc viene conservato in attesa dei tempi messianici.

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 143-153)

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