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Il Demiurgo Acosmismo Pessimismo.

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 36-38)

IL DEMIURGO

Presto, nella serie discendente, compare - segnato da tutti gli effetti deformanti della caduta di cui è il risultato - il Demiurgo, l'arconte (signore) mostruoso e ottenebrato delle potenze inferiori. Questa figura gnostica assai diffusa, simbolo manifesto dell'ostilità gnostica verso il mondo, è chiaramente una caricatura polemica del Dio dell' Antico Testamento, come appare esplicito anche dal frequente trasferimento su di lui di espressioni e azioni notoriamente attribuite al Dio del testo biblico. Orgoglio, ignoranza e malevolenza del Creatore sono temi ricorrenti nei racconti gnostici, come lo sono la sua umiliazione e le astuzie delle potenze superiori decise a sventarne il disegno. Nel complesso della mitologia gnostica, in ogni caso, l'immagine Arcontica muta e vi sono versioni più moderate in cui egli appare più fuorviato che malvagio e perciò disponibile alla correzione e al rimorso, anche alla redenzione finale. È però sempre una figura problematica e mai venerata.

Trovandosi nel vuoto o nel caos al di fuori del Pleroma, in possesso del potere ereditato dalla madre ma ignorante del mondo divino presente al di sopra di lui, egli crede di essere l'unico Dio e si cimenta in creazioni, modellate più che altro per soddisfare la sua ambizione, la sua vanità e il suo desiderio di dominio. Spiccano, nella schiera delle potenze inferiori che hanno da lui origine, sei ulteriori Arconti che egli pone in sei cieli susseguenti; egli occupa il settimo sopra di loro. Da ciò deriva l'ordine cosmico e il suo

sistema di norme ossia l'universo dell'astrologia babilonese con le sue sette sfere planetarie e le corrispondenti divinità onnipotenti. Un'ottava e ulteriore regione (corrispondente alla sfera delle stelle fisse) è occupata dalla madre Sophia, ancora esiliata dal Pleroma: essa non svolge alcun ruolo nella creazione e nel governo del mondo, intervenendo piuttosto in entrambi in direzione salvifica. La versione

valentiniana, la più sottile, descrive il Demiurgo come una figura che tenta invano di imitare nel mondo fisico da lui creato il perfetto ordinamento degli eoni e la loro eternità mediante il sostituto contraffatto del tempo - aggiungendo così alla parodia del creatore biblico anche quella del demiurgo platonico. Tuttavia, l'esempio

principale di imitazione illecita e maldestra riguarda la creazione dell'uomo.

La restante parte della creazione è opera congiunta dei sette Arconti. A dire il vero, i primi sistemi (come quello di Simon Mago) indicano semplicemente i sette come i creatori del mondo, mentre la preminenza di uno di loro, disegnando i tratti di un monoteismo della divinità cosmica (inferiore), sembra essere caratteristica della fase matura della speculazione gnostica. In questo caso, un episodio, riferito in termini quasi identici nelle cosmogonie di numerose scuole diverse, celebra l'inizio del

successivo atto nel dramma della creazione: il Primo Arconte (il Demiurgo), esultando nella sua opera con la proclamazione scritturistica, "lo sono Dio e non vi è nessun altro all'infuori di me" suscita la replica dall'alto, "Ti sbagli! Sopra di te è il Primo Uomo".

Gli gnostici enfatizzano i passaggi della Bibbia che dipingono il Dio di Israele come ignorante e collerico. Questo Dio, entrando nel giardino dell'Eden, ignora persino dove si trovi Adamo e deve chiederlo alle creature (Genesi 3:8-9); conclude che la creazione di uomini e animali è un errore e decide di distruggere con il diluvio tutti gli esseri viventi ad eccezione di una singola famiglia e di pochi animali (Esodo 6:5-22); in seguito lo vediamo annientare intere città con piogge di zolfo e di fuoco (Esodo 19:24- 25). Gli Gnostici non furono i soli ad essere turbati da questi passaggi. Alcuni dotti interpreti cristiani ed ebrei sostennero che questi eventi non sono veri in senso letterale, ma hanno significati spirituali; altri attribuirono queste azioni a una manifestazione inferiore e meno perfetta del dio supremo, la sua cosiddetta

"Presenza" o "Parola". Gli Gnostici adottarono il punto di vista più semplice che questa divinità è ignorante, vanesia e ostile agli esseri umani, proprio come appare nel testo biblico, dunque non può essere autenticamente divina, essere veramente Dio, ma Ialdabaoth. Mosè non si rese conto di questo fatto, e così la Genesi, che scrisse,

fornisce un resoconto solo parzialmente affidabile della creazione di Adamo, Eva e della loro progenie.

Queste idee non sono peculiari degli Gnostici; piuttosto, sono congeniali al Medio Platonismo, un movimento filosofico rappresentato da figure come Filone di

Alessandria, che visse nel primo secolo, e Alcino, Numenio e Giustino Martire, filosofi del secondo secolo. Filone era un ebreo; Giustino un cristiano e Alcino e Numenio seguivano le religioni tradizionali greca e romana, ma tutti concordavano che è semplicistico identificare il dio che ha creato il mondo in cui viviamo col principio divino supremo. Questi pensatori cercarono lumi sull'origine del mondo nel dialogo platonico contenuto nel Timeo, nel quale una divinità chiamata "il demiurgo" crea l'universo visibile come copia delle forme eterne. Il Demiurgo crea divinità inferiori, che lo assistono, e l'universo che crea e nel quale viviamo è la migliore immagine possibile del perfetto mondo spirituale.

IL COSMO CORROTTO

prigione la cui cella più interna e sotterranea è la terra, la scena della vita dell'uomo. Intorno ad essa e al di sopra, le sfere cosmiche sono disposte come gusci chiusi

concentrici. Il loro numero è di solito pari a sette, con un ottavo livello circostante che non appartiene propriamente al regno Arconti co, ma risulta intermedio tra il cosmo e il mondo superiore del Pleroma. Si registra, comunque, una tendenza a moltiplicare le strutture e a rendere lo schema sempre più articolato: Basilide conta non meno di 365 cieli. Il significato religioso di questa architettura cosmica risiede nell'idea per cui tutto ciò che interviene tra il mondo terreno e l'aldilà serve per separare l'uomo da Dio non semplicemente attraverso la distanza spaziale, ma mediante un'attiva forza demoniaca. Perciò la vastità e la molteplicità del sistema cosmico esprimono il grado di lontananza dell'uomo da Dio.

Valentino contrappone la natura alla grazia, la psiche umana allo spirito trascendente e il mondo a Dio.

Lo gnostico interpreta la materia come decadimento, lo spazio in termini di

limitazione, il tempo in termini di morte. Tutto ciò che è nel tempo e nello spazio non è buono.

Il mondo è un posto infernale, dove siamo stati gettati e dove angoscia e miseria ci accompagnano. Fuggire dal mondo esterno vuol dire necessariamente rientrare in sé, imbarcarsi in una ricerca del proprio vero sé. L'unica altra alternativa sarebbe il suicidio. Gli gnostici approdano ad una certa forma diautarkeia, simile a quella dello stoico: per coloro che si sono rifugiati nel sé più profondo, che non può essere

raggiunto dai poteri malvagi del demiurgo, le circostanze non hanno più nessun potere o valore.

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 36-38)

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