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LA RISPOSTA ALLA CHIAMATA

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 119-122)

Immagini e simboli gnostici LO "STRANIERO"

LA RISPOSTA ALLA CHIAMATA

Come risponde alla chiamata e al suo contenuto colui che è chiamato? Il primo effetto della chiamata è naturalmente il risveglio dal sonno profondo del mondo. In seguito, tuttavia, la reazione di colui che è risvegliato alla sua condizione come è rivelata nella chiamata e la reazione alle richieste presentategli può essere di vario genere, e ne possono scaturire dialoghi significativi tra colui che è chiamato e colui che chiama. Nella cosmogonia manichea secondo Teodoro bar Konai, per esempio, la prima reazione di Adamo al suo risveglio e all'informazione che egli riceve intorno a se stesso è uno scoppio di acuto terrore per la sua condizione:

"Gesù Luminoso si avvicinò all'innocente Adamo. Lo svegliò dal sonno della morte, perché potesse venir liberato dai molti demoni. E come un uomo che è giusto e trova un uomo posseduto da un demonio potente e lo calma col suo potere, cosi era Adamo perché

quell'Amico lo trovò sprofondato in un sonno profondissimo, lo svegliò, fece che si scuotesse, lo rese vigilante, condusse via da lui il Demonio seducente e allontanò da lui l'Arconte

potente [qui al femminile] che mise in ceppi. E Adamo si esaminò e scopri chi egli era. Gesù gli mostrò nell'alto i Padri e il suo proprio lo 36 gettato in tutte le cose, ai denti di pantere ed elefanti, divorato da coloro che divorano, consumato da coloro che consumano, mangiato dai cani, mescolato e legato in tutto quello che è, imprigionato nel fetore delle tenebre. Egli lo fece alzare e gli fece mangiare dall' albero della vita. Allora Adamo pianse e si lamentò: alzò la voce in modo terribile come un leone ruggente, strappò [il suo vestito], si percosse il petto e disse: "Guai, guai a colui che ha formato il mio corpo, a coloro che hanno incatenato la mia anima, e ai ribelli che mi hanno reso schiavo!"

Un tono di lamento somigliante a questo, sebbene più smorzato, abbiamo potuto riscontrarlo neI paragrafo precedente, come prima risposta alla chiamata (nel frammento di Turfan e nel passo mandeo del Libro Mandeo di Giovanni, 57).

Umana, ma in maniera più primitiva, è la reazione di Adamo nel testo mandeo G 430 s., di cui abbiamo citato l'inizio a p. 102. Qui, come abbiamo visto, la chiamata di risveglio coincide col messaggio di morte, e il seguito mostra l'anima legata alla terra, atterrita alla prospettiva di dover partire e aggrappata disperatamente alle cose di questo mondo:

"Quando Adamo udì questo, si lamentò del suo fato e pianse. [Cerca di dimostrare di essere indispensabile nel mondo:] "Padre! Se vengo con te, chi sarà il guardiano in questo vasto Tibil? .. Chi aggiogherà i buoi all' aratro e chi getterà il seme nella terra? .. Chi vestirà l'ignudo ... Chi comporrà la contesa nel villaggio?". [Il messaggero della Vita:] "Non aver rimpianti, Adamo, per questo posto nel quale dimori, perché questo posto è desolato ... I lavori saranno totalmente abbandonati, e non saranno più ripresi ... " [Allora Adamo implora che sua moglie Eva, i suoi figli e le sue figlie possano accompagnarlo nella via. Il messaggero lo informa che nella casa della Vita non vi è corpo né parentela. Quindi lo istruisce sul

cammino:] "La via che dobbiamo percorrere è lunga e senza fine ... Sovrintendenti vi sono installati, e guardiani e collettori del pedaggio siedono lungo essa ... Le bilance sono preparate, e tra migliaia essi scelgono una sola anima che è buona e illuminata". Con che Adamo partì dal suo corpo [egli si volta indietro ancora una volta e rimpiange il corpo], quindi cominciò il suo viaggio attraverso l'etere. [Anche qui il dialogo continua; di nuovo Adamo rimpiange il corpo, ancora una volta chiede di Eva, sebbene abbia saputo che egli" deve partire da solo, deve comporre da solo la sua lotta". Infine gli viene detto:] "Calmati e taci, Adamo, e la pace dei buoni ti avvolge. Tu vai e sali al tuo luogo, e tua moglie Eva salirà dopo di te. Poi tutte le generazioni giungeranno al termine e tutte le creature periranno" Così la chiamata al singolo è legata all' escatologia generale del ritorno di tutte le anime.

Ai differenti significati del lamento col quale l'anima risvegliata risponde inizialmente alla chiamata dobbiamo aggiungere il suo rammarico, persino la sua accusa alla

Grande Vita stessa, che è chiamata a rendere conto della condizione innaturale appena rivelata all' anima. Leggiamo perciò nella versione della chiamata in (Ginza 387 s.):

"Appena Adamo udì ciò, si lamentò e pianse su se stesso. Disse all'Uthra della Vita: "Se voi sapete che le cose stanno così, perché mi avete portato via dalla mia casa in prigionia e gettato nel vile corpo ... ?". Allora egli rispose a lui: "Taci, Adamo, tu capo di tutta la tribù. Il mondo che sarà non possiamo sopprimerlo. Sorgi, sorgi, adora la Grande [Vita] e sottomettiti, perché la Vita possa essere il tuo salvatore. La Vita sia il tuo salvatore, e tu ascendi e guarda il luogo della Vita"",

Alla fine l'anima domanda alla Grande Vita di rendere ragione dell'esistenza del mondo come tale e del suo proprio esilio quaggiù: ossia chiede il grande "Perché", il quale non è affatto quietato dal risveglio e dal ricordo della propria origine, ma ne è anzi

fortemente eccitato e diviene il principale interesse della gnosi appena iniziata. Codesto interrogativo è anche chiamato "il processo riguardo al mondo", che Adamo presenta direttamente alla Vita Primordiale stessa.

"Tu ascendi, Adamo, e presenti la tua causa alla Grande Vita Primordiale, la tua causa concernente il mondo nel quale tu dimori. Di' alla Grande Vita: "Perché ha creato questo mondo, perché hai fatto andare le tribù là, fuori dal tuo centro, perché hai gettato la contesa nel Tibil? Perché domandi ora di me e di tutta la mia tribù?"" (Ginza 437).

La risposta a questo tipo di domanda è l'oggetto principale delle varie speculazioni gnostiche sugli inizi. Nella maggioranza dei casi, tuttavia, la risposta alla chiamata non è di genere problematico, ma di accettazione gioiosa e riconoscente. "Il V angelo di Verità è gioia per coloro che hanno ricevuto dal Padre di Verità la grazia di conoscerlo"

(parole con cui si apre il Vangelo di Verità):

"Se una persona ha la gnosi, è un essere dall'alto. Se egli è chiamato, ode, replica, e si volge a Colui che lo chiama, per riascendere a Lui. Ed egli sa perché è chiamato. In possesso della gnosi, egli compie la volontà di Colui che lo ha chiamato. Desidera fare ciò che piace a Lui, e riceve riposo. Il nome di ciascuno giunge a lui. Chi in tal modo possiede la gnosi, sa da dove viene e dove va" (Vangelo della Verità 22,3-15).

"Gioia all'uomo che ha riscoperto se stesso e si è svegliato!" (Vangelo della Verità 30, 13 s.). Si incontra spesso in tale contesto la relazione di "udire" e "credere", così familiare nel Nuovo Testamento:

"Adamo udì e credette ... Adamo ricevette la Verità ... Adamo guardò in alto pieno di speranza e ascese ..." (Il Libro Mandeo di Giovanni, 57).

Abbiamo qui la triade fede, conoscenza e speranza come risposta all' ascolto della chiamata. Altrove amore è menzionato nello stesso contesto: "Adamo sentì amore per l'Uomo Straniero il cui parlare è forestiero ed estraniato dal mondo" (G 244). "Ognuno ama la Verità, perché la Verità è la Bocca del Padre; la Sua Lingua è lo Spirito

Santo ..." (Vangelo della Verità, p. 26, 33-36). Il lettore cristiano ha ben presente la triade paolina di fede, speranza e carità (1 Corinzi 13, 13), dove san Paolo, non senza ragione e con intenzione (cfr. 1 Corinzi 1,22 ss.; 8, 1), omette la conoscenza ed esalta l'amore come il più grande di tutti. La poesia mandea esprime in modo splendido l'accettazione in fede e riconoscenza del messaggio, la conseguente conversione del cuore e il rinnovamento della vita. Alcuni esempi possono concludere questa esposizione.

"Dal giorno in cui ti abbiamo contemplato, i nostri cuori furono colmi di pace.

Noi abbiamo creduto in Te, Unico Buono,

abbiamo contemplato la tua luce e non ti dimenticheremo. In tutti i nostri giorni non ti dimenticheremo,

nemmeno per un'ora ti lasceremo fuori dai nostri cuori. Perché i nostri cuori non si accecheranno,

le nostre anime non saranno trattenute lontano". (Ginza 60)

"Dal luogo della luce è la mia provenienza, da te, abitazione luminosa ...

Un Uthra mi ha accompagnato dalla casa della Vita.

L'Uthra che mi ha accompagnato dalla casa della Grande Vita aveva in mano una verga fluente acqua viva.

La verga che aveva in mano era fronzuta e le foglie erano di un genere eccellente.

Egli mi offrì delle sue foglie,

e da ciò scaturirono preghiere e rituali perfetti. Un'altra volta mi offrì di esse

e il mio cuore ammalato trovò guarigione e la mia anima forestiera trovò conforto. Una terza volta mi offrì di esse,

e volse gli occhi su al mio capo

cosicché io contemplai mio Padre e lo conobbi. Contemplai mio Padre e lo conobbi

e gli rivolsi tre richieste.

Gli chiesi bontà senza ribellione, gli chiesi un cuore forte

per sopportare grandi e piccole cose. Gli chiesi cammini agevoli

per ascendere e contemplare il luogo della luce" (Ginza 377 s.)

"Dal giorno in cui cominciai ad amare la Vita,

dal giorno in cui il mio cuore cominciò ad amare la Verità, non ho più fiducia in alcuna cosa nel mondo.

Nel padre e nella madre

non ho più fiducia in questo mondo. Nei fratelli e nelle sorelle

non ho fiducia in questo mondo ... In ciò che è fatto e creato

non ho fiducia in questo mondo. Nell'intero mondo e nelle sue opere non ho fiducia in questo mondo.

Vado alla ricerca soltanto della mia anima, che per me vale generazioni e mondi. Sono andato e ho trovato la mia anima: che cosa contano per me tutti i mondi? .. Sono andato e ho trovato la Verità

perché essa sta al margine esterno dei mondi. .." (Ginza 390 s.)

Nel documento Il ritorno dello gnosticismo (pdf) (pagine 119-122)

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