Immagini e simboli gnostici LO "STRANIERO"
MONDI DI EON
È nella linea di tale visione delle realtà che "mondo" viene ad essere usato al plurale. L'espressione "i mondi" denota la lunga catena di questi domini chiusi di potere, divisioni del vasto sistema cosmico, attraverso cui la Vita deve passare nel suo
cammino, tutti ugualmente estranei ad essa. Soltanto perdendo il suo stato di totalità, divenendo particolarizzato e nello stesso tempo demonizzato, il concetto "mondo" poté ammettere una pluralità. Si potrebbe anche dire che "mondo" denota un collettivo piuttosto che un'unità, una famiglia demoniaca piuttosto che una sola entità. La pluralità indica anche l'aspetto labirintico del mondo: nei mondi l'anima perde la sua via e vagabonda, e ovunque cerca una fuga non fa che passare da un mondo all' altro, che è pur sempre mondo. Questa moltiplicazione di sistemi demoniaci attraverso i quali è bandita la vita non redenta è un tema di molte dottrine gnostiche. Ai "mondi" dei Mandei corrispondono gli "eoni" dello gnosticismo ellenistico. Di solito ve ne sono sette o dodici (corrispondenti al numero dei pianeti o ai segni dello zodiaco), ma in qualche sistema la pluralità aumenta fino a proporzioni vertiginose e terrificanti, fino ai 365 "cieli" o agli innumerevoli "spazi", "misteri" (qui usati topologicamente) ed "eoni" della Pistis Sophia. Attraverso tutti questi, che rappresentano altrettanti gradi di separazione dalla luce, la "Vita" deve passare per sfuggirne.
"Vedi, o figlio, attraverso quanti corpi [elementi?], quanti ordini di demoni, quante concatenazioni e rivoluzioni di stelle, dobbiamo aprirci il cammino per affrettarci verso l'unico e solo Dio" (Corpus Hermeticum IV, 8).
Anche se non espressamente affermato è da intendersi che la funzione di queste forze che si frappongono è ostile e ostruttiva: con la distesa spaziale esse simbolizzano nello stesso tempo il potere antidivino e imprigionante di questo mondo. "La via che
dobbiamo percorrere è lunga e senza termine" (Ginza 433); "Quanto vasti sono i confini di questi mondi di tenebre!" (Ginza 155);
"Avendo una volta vagabondato nei labirinti delle malvagità, la misera [Anima] non trova la via di uscita ...
Essa cerca di sfuggire all' amaro caos, e non sa come potrà liberarsene", (Salmo naasseno, Hippol. V,lO, 2)
A parte ogni personificazione, la totalità dello spazio in cui la vita si trova ha un carattere spirituale malevolo, e i "demoni" stessi sono sia regni spaziali che persone. Vincerli è lo stesso che attraversarli, e aprirsi un passaggio attraverso i loro confini ne spezza al tempo stesso il potere e compie la liberazione dalla magia della loro sfera.
Perciò negli scritti mandei la Vita anche nella sua funzione di redentore dice di se stessa che "ha errato attraverso i mondi", o, come è detto di Gesù nel Salmo naasseno:
"Viaggerò attraverso tutti i mondi, dischiuderò tutti i misteri".
Questo è l'aspetto spaziale della concezione. Non meno demonizzata è la dimensione temporale dell' esistenza cosmica della vita, rappresentata anch'essa come un ordine di potenze quasi-personali (per es. gli "eoni"). Le loro qualità, similmente a quelle dello spazio del mondo, riflettono l'esperienza basilare di estraneità ed esilio. Anche qui osserviamo la pluralità notata là: intere serie delle età si stendono tra l'anima e il suo fine, e il loro semplice numero esprime l'influenza che il cosmo, come principio, esercita sui suoi prigionieri. Anche qui la liberazione è raggiunta soltanto passando attraverso tutte queste. Perciò la via di salvezza conduce attraverso l'ordine temporale delle "generazioni": attraverso catene di innumerevoli generazioni la Vita trascendente entra nel mondo, soggiorna in esso, ne sopporta la durata apparentemente senza fine, e soltanto attraverso questa lunga e faticosa via, perdendo e riacquistando la memoria, può compiere il suo destino. Ciò spiega la formula espressiva "mondi e generazioni" che ricorre costantemente negli scritti rnandei: "Ho girovagato attraverso mondi e generazioni", dice il redentore. Per l'anima non ancora redenta (che può anche essere quella del redentore stesso) questa prospettiva temporale è fonte di angoscia. Il terrore della vastità degli spazi cosmici è uguagliato dal terrore dei tempi che devono essere sopportati: "Quanto a lungo ho già sopportato e ho dimorato nel mondo!" (Ginza 458). Questo duplice aspetto del terrore cosmico, lo spazi aie e il temporale, è espresso bene nel significato complesso del concetto ellenistico di "eone", adattato a loro uso dagli Gnostici. Originariamente un concetto puramente temporale (durata della vita,
lunghezza del tempo cosmico, quindi eternità) subì una personificazione nella religione ellenistica pregnostica - probabilmente un adattamento del dio persiano Zervan - e divenne oggetto di adorazione, anche allora associato ad un certo timore. Nello gnosticismo ha assunto un senso mitologico più accentuato ed è diventato un nome di classe per tutte le categorie di esseri, sia divini che semidivini, che demoniaci. In quest'ultimo senso "gli eoni" rappresentano il potere demoniaco dell'universo con implicazioni sia temporali che spaziali, oppure (come nella Pistis Sophia) il potere demoniaco del regno delle tenebre nella sua immensità. La loro estrema
personificazione può talvolta far dimenticare l'originale aspetto temporale, ma la frequente uguaglianza di "eoni" e "mondi" mantiene vivo quell' aspetto come parte di un significato divenuto piuttosto mutevole per la quantità di immagini mitiche."
Il sentimento ispirato dall'aspetto tempo dell'esilio cosmico trova commovente espressione in parole come le seguenti:
"In quel mondo [di tenebre] ho dimorato migliaia di miriadi di anni e nessuno sapeva che io ero quaggiù ... Per anni ed anni, per generazioni e generazioni io ero là ed essi non sapevano che io dimoravo nel loro mondo" (Ginza 153 s.)
oppure (da un testo manicheo turco):
"Ora, o nostro Padre benigno, sono passati innumerevoli miriadi di anni da quando siamo separati da te. Siamo desiderosi di vedere il tuo aspetto amato, risplendente e vivente ..." (Abb. d. Pr. Akad. 1912, p. 10).
L'incommensurabile durata cosmica significa separazione da Dio, come pure la scala immensa di spazi cosmici e la qualità demoniaca di entrambe consiste nel mantenere tale separazione.
L'ABITAZIONE COSMICA E IL SOGGIORNO DELLO STRANIERO