Il recente dibattito sulle "radici dell'Europa" che ha circondato la redazione della bozza della Costituzione Europea del 2005, con la polemica sulla proposta di inserire un riferimento alle "radici cristiane" chiama in causa anche lo gnosticismo, come una delle correnti che a lungo è stata presente e operante nello sviluppo della civiltà occidentale. Ne è risultato un accesissimo dibattito tra intellettuali laici e di orientamento cristiano. In particolare, la discussione sulle presunte colpe del Cristianesimo contro il progresso (caccia alle streghe, processo a Galileo, ecc.), è stato contrassegnato da interventi di
notevole interesse e spessore. Oltre che Umberto Eco, di cui qui riportiamo un articolo, Rodney Stark, sociologo delle religioni della Baylor University ha scritto un libro ottimamente documentato e dal titolo eloquentemente polemico: A gloria di Dio: come il
cristianesimo ha prodotto le eresie, la scienza, la caccia alle streghe e la fine della schiavitù.
A commento dell'articolo di Umberto Eco potrebbe dirsi che, vista la varietà di forme con cui il pensiero gnostico è riemerso nella modernità, "radici cristiane" può anche essere allargato a significare anche "radici gnostiche" dell'Europa.
"LE RADICI DELL'EUROPA", ARTICOLO DI UMBERTO ECO SU L'ESPRESSO DEL 5 APRILE 2007
Su questo argomento avevo già scritto una Bustina nel settembre 2003 ma non sono io che mi ripeto, è la vita. Mi viene in mente la storia di quel mio amico che un giorno rientra a casa, trova in studio il quotidiano che riceve in abbonamento, se lo legge con grande interesse dalla prima all'ultima pagina, e poi si accorge che era quello di cinque anni prima, riemerso per caso sulla scrivania. Da quel giorno ha disdetto l'ab- bonamento, ma non era colpa del quotidiano, era ed è (specie a casa nostra) la
monotona ripetitività di certi dibattiti, crisi, omicidi, concussioni, scandali,
polemiche, promesse e debiti. Basta leggere oggi articoli sul delitto di Cogne uguali a quelli di cinque anni fa, e chi ha la mia età è colpito dalle analogie impressionanti tra Vallettopoli e il caso Montesi (1953) - non la morte di Wilma ma le orge di Capocotta, una carriera politica distrutta, ricatti e l'ombra di una faida tra potenti.
Torniamo al dunque. Ritrovo sui giornali l'urgenza di mettere da qualche parte un richiamo alle radici cristiane dell'Europa. Rispetto al 2003 però è stato fatto un passo avanti, e proprio sulla linea di osservazioni che in molti avevamo fatto allora: e cioè che le radici dell'Europa sono non solo cristiane bensì giudaico-cristiane. A parte il fatto che Gesù non era vichingo, non si può dimenticare il ruolo che ha avuto la Bibbia nello sviluppo della civiltà europea (a proposito, ho recentemente aderito a una petizione perché la Bibbia venga studiata nelle scuole; non si tratta di un fatto religioso, è che non si vede perché dei giovani debbano conoscere Catullo e non Geremia, Priamo e non Salomone).
Tuttavia proprio il fatto che a scuola si studino Priamo e Catullo ci ricorda che l'Europa nasce- su radici che non sono soltanto giudaico-cristiane ma anche greco- romane. A parre la storia dell'arte o la funzione dell'immaginario mitologico in tutta la poesia europea, senza Platone e Aristotele non ci sarebbe stata neppure la teologia cristiana, non c'è bisogno di ricordare la presenza del diritto romano nelle istituzioni europee, e il latino che si vorrebbe reintrodurre nella messa l'hanno inventato i pagani ed è diventato cristiano solo per diritto ereditario. Ma forse queste cose si di- menticano perché le radici cristiane hanno una lobby potentissima che le sostiene, mentre quelle greco-romane interessano solo qualche professore di liceo.
Naturalmente qualcuno potrebbe osservare che occorrerebbe citare anche l'influenza dei popoli germanici e la mitologia nordica (che investe persino le celebrazioni del Natale), ma la cosa è diventata patrimonio di neonazisti dalla testa rapata e quindi. se pur con rammarico, lasciamola stare.
Infine ci sarebbe da chiedersi perché le radici giudaico-cristiane caratterizzerebbero proprio l'Europa. Non caratterizzano anche le due Americhe, dal Canada al-
l'Argentina, l'Australia e la Nuova Zelanda, l'Etiopia e l'Eritrea, l'Armenia, le
Filippine? E quanto alle radici greco-romane, i modelli di Atene e di Roma erano ben presenti alla mente dei Padri della rivoluzione americana - e si pensi quanto la
tradizione classica trionfi nelle architetture di Washington.
Sono allora proprio queste radici che rendono unica l'Europa come tale e non, per esempio, la compresenza di una pluralità di lingue e culture - caratteristica che manca ad altre civiltà cristiane come quelle extraeuropee? È proprio su questa pluralità che l'Europa si è un tempo sanguinosissimamente divisa, e ora ritrova criteri di convivenza e mutuo rispetto. Si potrebbe aggiungere il senso del giusto equilibrio tra sviluppo verso il futuro e culto del passato, che rende l'Europa così gelosa delle sue tradizioni e delle sue vestigia. È vero che questa coabitazione tra novità e tradizione è comune anche, per esempio, alla cultura giapponese, ma il Giappone moderno conserva solo il Giappone antico, mentre l'Europa conserva non solo le rovine greche e romane e le sue cattedrali cristiane (peraltro ricche di figure che provengono da bestiari orientali), ma anche l'Alhambra musulmana, sinagoghe e reperti pre-europei, da Altamira a Stonehenge. E infine c'è un altro aspetto tipico della cultura europea: la curiosità per le altre culture e gli altri paesi, che è stata all'origine sia dei viaggi di Marco Polo che di mode discutibili come l'orientalismo - per non dire del gusto colonialista di ficcare il naso in casa d'altri. È vero che la curiosità (dico curiosità scientifica e non turistica) per i paesi lontani è stata anche caratteristica della civiltà islamica medievale, ma certamente non lo è di popoli cristiani di altri continenti. Una sera un consulente del Pentagono, a una cena nel corso di un congresso, mentre lo informavano sul pesce che stava mangiando, ha chiesto se il Mediterraneo fosse un lago salato. Nessun europeo colto domanderebbe mai a un americano se il Gran Lago Salara sia un mare.
Insomma, o di questa Europa mettiamo in luce tutte le radici e tutte le caratteristiche che la rendono unica, oppure non riusciamo a capire che cosa sia.
Omens of millennium: la "nuova religione americana" secondo Harold
Bloom. Il nuovo "gnosticismo protestante"
Nel 1987 un pastore americano di New Brunswick pubblica Against the Protestant
Gnostics, lanciando l'allarme. Egli ritiene ad esempio che gli attacchi al terzo mondo
che l'america ha ripetutamente portato, a partire dal Vietnam, sono dovuti alla
mentalità gnostica che porta "gli eletti" a compiere atrocità contro "i profani". Cita il Vietnam, Grenada, Panama, Iraq
I caratteri principali e più allarmanti del nuovo gnosticismo protestante sarebbero: a) promessa di salvezza mediante conoscenza piuttosto che per fede; b) enfasi su una rivelazione nascosta contro quella rivelata ed accessibile a tutti; c) svalutazione della natura a fatore del puro spirito; d) concentrazione sull'individualità radicale del sé. Concordando con lui, sia pure su un versante ottimistico, Harold Bloom, nel suo libro The American Religion Bloom defisce lo gnosticismo come religione dell'America. Sia Lee che Bloom notano (l'uno con allarme, l'altro con approvazione) una
"spiritualizzazione" ("over-spiritualization" per Lee) che passa attraverso una rilettura degli insegnamenti di cristo che sta venendo portata avanti negli ambienti protestanti. Lee lo vede come un ulteriore sviluppo dell'"individualismo radicale" nordamericano e un "elitismo" tipico dell'America
Assai più propriamente si può parlare di neo-gnosticismo a proposito del neo-spiritismo diffuso soprattutto negli Stati Uniti e chiamato channeling; dove il medium si fa
strumento di un gran numero di diverse "entità" che non sono soltanto spiriti dei defunti, ma anche Dio, il Cristo, fate, spiriti, angeli e anche "entità multi personali" o agglomerati di "frammenti" di anime che vagano nel cosmo.
Nel channeling contemporaneo possiamo distinguere due diversi fenomeni: le attività più o meno spettacolari di "canali" (come quelli resi popolari dai libri e dai programmi televisivi dell'attrice Shirley MacLaine) che entrano in contatto con un certo numero di spiriti diversi senza proporre sistemi dottrinali o miti di origine organizzati, e i nuovi testi sacri - che invece presentano spesso un notevole grado di elaborazione teorica - "ricevuti" tramite "canali" particolari.
Già nel primo caso i frammenti di ideologia che emergono dall'esperienza
del channeling non mancano di presentarsi come candidati credibili a un'inclusione nel neo-gnosticismo. Se esaminiamo il volume del professor Jon Klimo che è stato definito "la fonte stessa per comprendere il fenomeno chiamatochanneling" troveremo questa spiegazione di come i fenomeni si producono: