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ajqaajqa

ajqanasivanasivanasivanasivaı metevcei...ı metevcei...ı metevcei...ı metevcei...

(208a 7-b 3)

E questo concetto di ‘partecipazione all’Immortalità’ intesa, nel suo significato più autentico, come l’Essere sempre Uno ed Identico, come condizione che in ambito sensibile

9, uJpe;r tou crovnou pantovı di 107c 2-4, to;n ejvpeita crovnoı di 114c 4, ricorrenti spesso anche in altri dialoghi in contesti analoghi, e facenti prevalentemente riferimento alla ‘continuazione dell’esistenza della

yuchv dopo la morte’, non implicano necessariamente un concetto durativo dell’Essere Eterno (ibid., p. 135): esse si spiegano infatti sia alla luce della spiccata tendenza, tipica della veste esteriore dei miti escatologici, alla raffigurazione ‘a misura d’uomo’ della condizione oltremondana della Psiche, sia

nell’ottica della Palingenesi, che presuppone fasi di ritorno dell’Anima allo stato dell’incarnazione

condizionata dal Tempo, come chiarisce straordinariamente bene l’interpretatione platonica di alcuni versi

di Pindaro (cfr. Men. 81b 8-c 3). La Definizione pseudoplatonica infine, cui l’autore si appella (p. 140),

jAivdion to; kata; pavnta crovnon kai; provteron oj;n kai; nun mh; ejfqarmevnon. (411a 1-2), non contrasta con la nozione platonica di Eternità, che può anche essere pensata anche come ‘esistente per tutto il Tempo’,

come si evince dal Lachete, in cui risulta che Una e la Medesima, e volta sempre alle stesse cose è la Scienza

che di esse può poi occuparsi in ogni momento del Tempo (cfr. 198d 1 sgg.), senza che questo comporti la validità dell’asserzione logica inversa, come dimostrano in generale sia il caso del cosmo sensibile nel Timeo, che nonostante il to;n aJvpanta crovnon di 38c 2-3, potrebbe pur sempre andare incontro a dissoluzione (cfr. 38 b 6-7), sia l’occorrenza, fra le tante della stessa tipologia, dell’espressione eijı to;n ajei; crovnon con esplicito riferimento ad una continuità che si svolge entro i limiti dell’esistenza terrena (cfr. Leg. III, 687a 6-b 1 e solo alcune fra le ricorrenze similari come III, 677c 7-9, XII, 954d 6, e 2, oppure anche Resp. VIII, 548a 2-3). La distinzione infine, fra un’‘immortalità contingente’, e la Vera Immortalità, in cui si compie la oJoJoJoJmoivwsiımoivwsiımoivwsiımoivwsiı tw

twtw

tw////qew/qew/qew/qew/, viene chiarita molto bene nel Simposio, in cui si parla diffusamente di quella ‘specie di immortalità’

che i viventi si assicurano attraverso la riproduzione, come avviene anche in 207c 9-d 3,

ejntauqa ga;r to;n aujto;n ejkeivnw/ lovgon hJ qnhth; fuvsihJ qnhth; fuvsiı zhteihJ qnhth; fuvsihJ qnhth; fuvsiı zhteiı zhteiı zhtei kata; to; dunato;n ajeiv te eij  kata; to; dunato;n ajeiv te eijkata; to; dunato;n ajeiv te eijkata; to; dunato;n ajeiv te eijnai kai; nai kai; nai kai; nai kai; ajqavnato

ajqavnatoajqavnato

ajqavnatoı.ı.ı.ı. duvnatai de; tauvth/ movnon, thththth/ genevsei,/ genevsei, oJvti ajei; kataleivpei eJvteron nevon ajnti; tou/ genevsei,/ genevsei, 

palaiou... Si tratta tuttavia di una mera partecipazione all’Immortalita ‘in quanto tale’ (cfr. 208b 3 citato

181 può essere approssimata mediante la riproduzione, la quale, garantendo l’alternanza delle generazioni degli Animali, procura al genere umano un’esistenza “per tutto il tempo”, viene ripreso anche in un bel passaggio del libro IV delle Leggi:

...ouj



n ajnqrwvpwn ejstivn ti sumfue;ı tou



panto;ı crovnou,

oJ; dia; tevlouı aujtw/ sunevpetai kai; sunevyetai,

touvtw/ tw



/ trovpw/ ajqavnaton ojvn,

tw/ paidaı paivdwn kataleipovmenon,

taujto;n kai; eJ;n oj;n ajeiv,taujto;n kai; eJ;n oj;n ajeiv,taujto;n kai; eJ;n oj;n ajeiv,taujto;n kai; eJ;n oj;n ajeiv,

genevsei thgenevsei thgenevsei thgenevsei th



ıııı ajqanasivaajqanasivaajqanasivaajqanasivaı ı ı ı

meteilhfevnai..

meteilhfevnai..meteilhfevnai..

meteilhfevnai...

(721c 3-7)

Un caso esemplare poi, dell’impiego del concetto di Essere sempre con valore non cronologico, è proprio quello della

diaivresiıdiaivresiıdiaivresiıdiaivresiı

stabilita fra

eijvdheijvdheijvdheijvdh

e

fainovmenafainovmenafainovmenafainovmena

nel prologo cosmologico del Timeo (27d 5-28a 4), in cui viene delineata, come avevavo già accennato in precedenza, una palese identità fra l’

ajei; ojvn ajei; ojvn ajei; ojvn ajei; ojvn

e l’

ajei; kata; taujta; ojvnajei; kata; taujta; ojvnajei; kata; taujta; ojvnajei; kata; taujta; ojvn

.

L’elemento che nel Proemio potrebbe destare una certa perplessità è sicuramente la duplice attribuzione dell’avverbio ‘sempre’, sia all’Intelligibile che al sensibile, in quanto quest’ultimo viene appunto descritto come un ajei; gignovmenon, come un “sempre diveniente” (27d 6-28a 1), cosa che potrebbe indurre a dubitare del fatto che il filosofo sia realmente pervenuto alla formulazione di un concetto di aijwvn inteso come trascendente il crovnoı, e dunque a credere anche che egli abbia conferito, assumendola in entrambi i casi nella stessa accezione, una sorta di ‘eternità relativa’ valida sia per le Idee che per le apparenze. Ciò equivarrebbe però o ad azzerare integralmente la dicotomia ontologica fra i due piani, scivolando in una cattiva immanenza, e di una simile ingenuità Platone non dovrebbe proprio essere tacciato, o quantomeno a ridurla ad una mera distinzione fra ‘gradi di durata’, per cui ci sarebbe una forma di esistenza cui è concesso il perdurare semplicemente ‘per un Tempo infinito’, ed un’altra costretta invece a fare i conti con delle limitazioni temporali quali che siano.

Che tuttavia nessun Tempo possa essere garantito quanto alla possibilità dell’infinitudine, è provato dal fatto che esso è stato generato insieme al cosmo -…

crovnoı

d jouj



n met joujranou



gevgonen

…, Tim. 38b 6- e dunque, come ogni frutto di un atto generativo di questa specie, può anche andare incontro a dissoluzione,…

iJvna aJvma

gennhqevnteı, aJvma kai; luqw



sin

…, 38b 6-7. Il fatto che la fine del Tempo, insieme a quella dell’universo sensibile, possa venire procrastinata, come pure non verificarsi affatto, -

ajvn pote luvsiı tiı aujtw



n givgnetai

…, 38b 7- è da attribuire, nel Timeo, più che ad una potenzialità intrinseca al Tempo medesimo, alla Volontà demiurgica di non dissolvere

182 ciò che continui a dimostrarsi come una buona composizione, come prova il discorso che il Creatore rivolge alle Intelligenze cosmiche, in vista della creazione degli animali mortali:

“Qeoi; qewn, wJn ejgw; dhmiourgo;ı pathvr te ejvrgwn,

di jejmou



genovmena ajvluta ejmou



ge mh; ejqevlontoı. To; me;n ouj



n dh; deqe;n pa



n luto;n, tov ge mh;n kalwge mh;n kalwge mh;n kalwge mh;n kalw



ı ajrmosqe;n ı ajrmosqe;n ı ajrmosqe;n ı ajrmosqe;n

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