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In questa direzione esplicativa si muovevano già le illuminanti riflessioni di Julius Stenzel, che analizzando le caratteristiche della Monade platonica nel contesto Protologico, riguardandola cioè quale esito finale del

processo creativo originato dall’interazione fra Uno e Diade, dice:

«[...] in diesem „Mitmeinen“ [l’essere implicato di un’Unità Intelligibile di livello inferiore in una di livello superiore, cfr. supra], dieser urwüchsigen suvnoyiı, ist das, was man „Sinn“ nennen kann, nunmehr deutlich

51 Non è per motivazioni peregrine che nel contesto della presente ricerca ci dilunghiamo sulla configurazione ‘cosmica’ della sfera eidetica: individuare nel Bene la causa ultima della

tavxiı

tavxiıtavxiı

tavxiı

e dell’Unità ideali significa ricondurre ad un fondamento ultimo, diciamo per il

momento ontologico (ed un discorso perfettamente analogo varrebbe anche nel caso in cui si volesse considerare l’

ajgaqovn

, accentuandone l’aspetto di Principio unificante, quale assimilabile allo

eJvn

), insieme a tutte le caratteristiche proprie degli

eijvdheijvdheijvdheijvdh

, anche la Permanenza identitaria della loro relazione a se stessi ed agli altri; l’evidente superiorità

conferita da Platone all’Idea del Bene rispetto agli altri Intelligibili in Resp. VI 508c 10 sgg. costituisce un elemento determinante per intendere correttamente la relazione, che viene a delinearsi nella maniera più esplicita proprio entro la distinzione fra fenomeni ed bezeichnet: Begriffsverhältnisse, die aus der sogenannten formalen Logik auf eine andere, bedeutungserfüllte Logik verweisen, in der es keinen „leeren Begriff“ und keine „blinde Anschauung“ gibt, sondern alle Begriffe in einem System gegenständlicher bestimmter Bedeutungen gesehen werden. Dieser oberste „Sinn“ dessen, was immer mitgemeint werden muß mit jeder seiner Besonderungen, denen er aus seiner Inhaltsfülle alle Bestimmtheit schafft, allem Bestehenden seinen „Sinn“ gibt, erlaubt eine unmittelbare Anknüpfung an die Idee des Guten, sofern man den Sinn jedes einzelnen Wesens in seiner Arete sieht, in dem, wozu es seinem Wesen nach gut ist.» (op.cit., pp. 115-116).

A rimarcare con forza il carattere gerarchico dell’ordinamento Intelligibile, all’interno del quale è possibile ascendere e discendere seguendo una direttrice verticale, era anche Nicolai Hartmann, nel suo splendido contributo Zur Lehre vom Eidos bei Platon und Aristoteles, 1941, pp. 140-175. Hartmann poneva già in connessione esplicita il vertice della serie convergente delle ipotesi, lo iJkanovniJkanovniJkanovniJkanovn di Phaed. 101 d, con l’ajnupovqeton ajrchvajnupovqeton ajrchvajnupovqeton ajrchvajnupovqeton ajrchv di Resp. VI 510b-511 c, assimilandoli perciò entrambi all’ijdeva tou~ ajgaqou~ijdeva tou~ ajgaqou~ijdeva tou~ ajgaqou~ijdeva tou~ ajgaqou~; partendo appunto dal concetto di “Sufficiente per sé” del Fedone, diceva:

«Hier läuft es offenbar auf eine Rangordnung der Ideen hinaus, in der die spezielleren die »niederen«, die allgemeineren aber die »höheren« sind. Und zwar kommt den letzteren die größere Gewißheit zu. Und das wiederum scheint darauf zu beruhen, daß sie das größere ontische Gewicht und die größere Unabhängigkeit haben. Der Beleg dafür liegt in der Fortsetzung dieses Gedankens am Schluß des 6. Buches des »Staates«, wo der Aufstieg bis zur »Idee des Guten« durchgeführt wird. Das höchste Prinzip ist ein unbedingtes (»unhypothetisches«) und absolutes. [...] Die niederen Stufen oder Schichten des Ideenreiches »hängen« somit an den höheren, und alle hängen am unhypothetischen Prinzip. Dieses ist zugleich das allgemeinste und das fundamentalste. Alles speziellere hat seinen ontischen Halt an ihm.» (p. 157).

Dunque per Hartmann, esattamente come per Stenzel, è la struttura piramidale dell’ambito eidetico,

culminante nell’ajgaqovn ed interamente dipendente da esso, a spiegare il fondamentale sovrapporsi, nella speculazione platonica, di logica ed ontologia, con la conseguente necessità di interpretare la diaivresiı

insieme come strumento di indagine logico-formale e di analisi ontologica:

«Ein fundamentaler Gegensatz [fra Platone ed Aristotele] tut sich erst auf, wenn man die Rangordnung von genus und species ins Auge faßt –und zwar nicht als die logische von Ober- und Unterbegriff, sondern als ontische Staffelung des Allgemeinen in der Wesensbestimmtheit des Seienden.» (p. 159).

52 Idee offerta nel Fedone, fra Essere e tempo, in ordine alla priorità ontologica dei due concetti46.

Dopo questa breve irruzione sul campo di quella che a buon diritto può essere ritenuta l’origine dell’Intelligibilità, nonché, probabilmente, anche il fondamento ultimativo dell’Invarianza, sia dell’Identità che della Diversità Intelligibili, possiamo proseguire con alcune ulteriori osservazioni di ordine logico sull’argomento del Fedone.

A rimarcare lo scarto fra le due concezioni della Differenza, fenomenica ed eidetica appunto, contribuisce anche la scelta terminologica attuata dal filosofo: all’oujdevpote kata; tauta;, utilizzato nella nostra terza dimostrazione per sintetizzare lo status ontologico delle apparenze, non corrisponde infatti neppure in altri contesti la formulazione positiva che ci si potrebbe forse aspettare, di ajei; eJvteron; dai due dialoghi in cui vengono riproposte enunciazioni analoghe della dicotomia ontologica del Fedone, il Sofista ed il Timeo, si evincono, rispettivamente, un semplice ajvllote ajvllwı, ed un ajei; gignovmenon47.

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Tema al quale è interamente dedicato il terzo capitolo di questa ricerca.

Per quanto concerne l’identificazione, qui appena accennata, fra il Bene e l’Uno, basti rinviare, fra le interpretazioni moderne, alla nota tesi di Krämer, che perviene a questa conclusione soprattutto attraverso il confronto dei luoghi paralleli già menzionati del Fedone e della Repubblica, cioè, rispettivamente, 101d e 511b sgg.; di particolare rilevanza per il riconoscemento dell’identità fra iJkanovn ed ajgaqovn è la corrispondenza tra Phaed. 101d 4: ta; ajp jejkeivnh/ oJrmhqevnta ed e 2: ta; ajp jejkeivnh/ wJrmhmevna, con Resp. 511b 8: ta; ejkeivnhı ejcovmena, discussa in op.cit. a p. 489 ed in nota 3. Il passo decisivo verso la confluenza dell’ajgaqovn nello eJvn, è compiuto però dall’autore in maniera ancora più esplicita nel saggio Dialettica e

definizione del Bene in Platone, 1989: Krämer propende per vedere negli ajvlla pavnta menzionati in Resp. VII 534 b 3-d 2, i mevgista gevnh del Sofista, che, basandosi anche sia sullo scritto Peri; tw~n ejnantivwn del quale riferisce Alessandro di Afrodisia nel suo Commentario alla ‘Metafisica’ di Aristotele (250, 20, Hayduck), che sulla stessa Metafisica, D 15, 1021a 9 sgg., attraverso una ajnagwghv, vengono ricondotti all’Uno degli ajvgrafa dovgmata (cfr. anche Metaph. G 1003 b 36-1005 a 12).

Se a questo primo livello della trattazione dei rapporti fra il tempo e l’Eternità, l’Identità fra il Bene e l’Uno non sembra giocare ancora un ruolo evidentissimo, essa assumerebbe ben altra luce entro l’analisi della nozione platonica di AijwvnAijwvnAijwvnAijwvn vista nel suo legame con il genere dell’Unità nel Timeo.

47

Soph. 248a 7-13: “Gevnesin, th;n de; ousivan cwrivı pou dielovmenoi levgete;…Kai; swvmati me;n hJma~ı

genevsei di jaijsqhvsewı koinwnei~n, dia; logismou~ de; yuch~/ pro;ı th;n ojvntwth;n ojvntwth;n ojvntwth;n ojvntwı oujsivan, hJ;n ajei; kata; ı oujsivan, hJ;n ajei; kata; ı oujsivan, hJ;n ajei; kata; ı oujsivan, hJ;n ajei; kata; tauta; wJsauvtw

tauta; wJsauvtwtauta; wJsauvtw

tauta; wJsauvtwı ejvceinı ejvceinı ejvcein fatev, gevnesin de; ajvllote ajvllwı ejvcein gevnesin de; ajvllote ajvllwgevnesin de; ajvllote ajvllwgevnesin de; ajvllote ajvllwıııı.”.

Si tratta della celebre esposizione della tesi degli eijdw~n fivloi; non entriamo qui nel merito della dibattuta questione, in che misura essa possa considerarsi platonica nel suo complesso. Le espressioni che vi abbiamo evidenziato corrispondono comunque al di là di ogni dubbio alla distinzione fra eijvdh e fenomeni posta nel

53 Dal momento che, come risulta, considerare il non essere mai nello stesso modo e l’essere sempre diverso come fossero concetti del tutto equivalenti, non sembra corrispondere alle intenzioni di Platone, non sarà la Diversità a fungere da contrassegno esclusivo del sensibile, e dunque non la si potrà confinare allo svolgimento di un ruolo che non le renderebbe pienamente giustizia48.

Da un’analisi dell’argomento che Platone porta a sostegno della teoria che il processo di acquisizione della conoscenza non sia altro che Reminiscenza (72e 1 sgg.), si può dimostrare che l’

eJterovthı

, pur non venendo esaminata in questa cornice nel suo aspetto di Molto appropriata ci sembra, per le ragioni che diremo in seguito, la traduzione di A. Zadro (op.cit., vol. II), soprattutto per quanto riguarda la modalità esistenziale del divenire:

«[…] con l’anima, per mezzo del ragionamento, noi comunichiamo con l’essere vero, che voi dite essere sempre identico a se stesso, mentre il divenire sarebbe diverso da un momento ad un altro del tempo.». Per il Timeo, si tratta del già citato proemio cosmologico di 27d 5-28a 4.

48

Indubbiamente è dell’Unità e dell’Identità che Platone si serve in prevalenza per designare la natura ideale, quando si tratti in primo luogo di differenziarla dal sensibile (cfr. nota 28). H. Krämer (op.cit.) ha portato specificamente all’attenzione il ricorrente impiego di questi due gevnh, nel corso dell’analisi sul legame esistente fra il Bene e le Idee in relazione al concetto di Unità: egli sottolinea sia la centralità dell’opposizione

eJvn-pollav nell’ambito dell’ontologia platonica, sia l’abitudine del filosofo a caratterizzare appunto l’eij~doı

mediante l’Unità e la taujtovthı, di contro alla molteplicità e poliformità del sensbile (le quali tuttavia, si osserva giustamente, vanno intese in senso relativo, proprio in quanto i fenomeni non sono vere unità, detto altrimenti, la vera molteplicità è solo quella eidetica). Oltre a far riferimento alla Monoformità di Phaed. 78b 5 ed 80b 2, che si contrappone ai pollav oJratav, Krämer rimanda a diversi altri luoghi ben noti:

«Es ist in der einleitenden Erörterung über die Ideenlehre (eijvdh, ijdevai, gevnh, oujsiva) immerzu vom Eins-sein jedes einzelnen eij~doı gegenüber der Vielzahl der Sinnendinge die Rede (und besonders im Parmenides: eJ;n

eJvkaston ei~doı, 131 B 5 und andere, miva tiı ijdeva hJ aujthv 132 A 2 f. und andere, to; eJ;n ei~doı 131 C 9 f.,

eJvkaston eij~doı, oujsiva eJkavstou 135 A 3, 133 C 4).» (p. 518).

Chiaramente l’autore è maggiormente interessato a far risaltare la funzione unificante nell’ascensione all’Idea, data appunto la sua duplice convinzione, intanto che la natura del Principio risulti dall’Identità fra Bene ed Uno (idem), e poi che in fondo l’Identità sia una forma di Unità (cfr. p. 489 sgg., e cfr. Aristotele, ancora in

Metaph. D 15, 1021a 9 sgg., ed inoltre in Metaph. D 9 1018 A 7: hJ tautovthı eJnovthı tivı ejstin). In merito a quest’ultima posizione, proprio in virtù del carattere derivato, perlomeno stando alla terza prova in favore dell’Immortalità dell’Anima nel Fedone, dell’Unità eidetica dalla sua Permanenza, ci permettiamo di ritenere ancora qualche dubbio, suggerendo semplicemente di non escludere del tutto la possibilità di pensare nei termini di livelli di Unità e di rapporti diversificati di essa con il genere dell’Identico, a seconda che si tratti dell’Unità originaria, dell’Unità dell’Essere nel suo complesso, o infine dell’Unità del singolo eij~doıeij~doıeij~doıeij~doı. Se quanto detto circa l’imponente utilizzo platonico di Unità ed Identità per pervenire al piano dell’Idea è senz’altro vero, è vero anche però che il ricorso a questi due concetti, pur essendo dominante, esaurisce solo un aspetto della metodologia adottata dal filosofo, come vedremo subito.

54 relazione fra

eijvdh

, viene posta in risalto nella sua funzione gnoseologica fondamentale di permettere l’ascensione alla realtà eidetica, rivelandosi come un genere, a paragone della

tautovthı

, altrettanto individuante il singolo

eij~doı

e l’Essere nel suo complesso: l’Alterità dell’Ideale rispetto al sensibile si carica tanto più di una valenza Intelligibile, quanto più essa si chiarisce come Alterità assoluta di ciò che per sua natura è permanentemente Identico a sé. Sotto questo specifico riguardo l’Essere ajei; kata; taujta; kai; wJsauvtwıajei; kata; taujta; kai; wJsauvtwıajei; kata; taujta; kai; wJsauvtwıajei; kata; taujta; kai; wJsauvtwı è l’Essere altro per eccellenza.

È stupefacente vedere come nel cuore del Fedone, in un contesto appunto nettamente improntato all’elevazione dal sensibile all’Intelligibile, il Diverso svolga una funzione assolutamente comparabile a quella dell’Identità, e lo si desume innanzitutto dal fatto che qui è proprio la

eJterovthı

a consentire l’accesso alla dimensione Ideale, come si evince, oltre che dalle indicazioni preliminari di Socrate in 73c 5-d 1, ed in particolare 7 sgg.,

...ejavn tiı ti eJvteron hj; ijdw;n hj; ajkouvsaı hj; tina ajvllhn aijvsqhsin labw;n mh; movnon ejkei~no gnw~/, ajlla

; kai; eJvteron ejnnohvsheJvteron ejnnohvsheJvteron ejnnohvsh/ ouJ~ mh; hJ aujth; ejpisthvmh ajll jajvllh,eJvteron ejnnohvsh

aj~ra oujci; tou~to dikaivwı levgomen oJvti ajnemnhvsqh, ouJ~ th;n ejvnnoian ejvlaben…

anche da 74c 7-d 1:

jAlla; mh;n ejk touvtwn g j,...tw~n ijvswn,

eJtevrwn ojvntwn ejkeivnou tou~ ijvsou,eJtevrwn ojvntwn ejkeivnou tou~ ijvsou,eJtevrwn ojvntwn ejkeivnou tou~ ijvsou,eJtevrwn ojvntwn ejkeivnou tou~ ijvsou, oJvmwı

aujtou~ th;n ejpisthvmhn ejnnenovhkavı te kai; eijvlhfaı…...Oujkou~n hj; oJmoivou ojvntoı

touvtoiı hj; ajnomoivou…...Diafevrei dev ge,...oujdevn:

eJvwı aj;n ajvllo ijdw;n ajpo; tauvthı th~ı ojvyewı ajvllo ejnnohvsh/ı, eijvte oJvmoion eijvte ajnovmoion, ajnagkai~on,...aujto; ajnavmnhsin gegonevnai.

In secondo luogo, ed è questo il dato ontologicamente ancora più rilevante, lo

eJvteron

si conquista persino il primato di emblema dell’Idea:

Skovpei dhv,...eij tau~ta ouJvtwı ejvcei.

Famevn pouv ti eij~nai ijvson, ouj xuvlon levgw xuvlw/

oujde; livvqon livqw/ oujd jajvllo tw~n toiouvtwn oujdevn, ajlla; para; tau~ta pavnta eJvterovn ajlla; para; tau~ta pavnta eJvterovn ajlla; para; tau~ta pavnta eJvterovn ajlla; para; tau~ta pavnta eJvterovn

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