• Non ci sono risultati.

givgnesqaigivgnesqai

givgnesqai

sono la medesima cosa. Per paradosso che possa apparire, tutto ciò che sta per

essere due, e, più in generale, tutto ciò che sta per ‘venire a partecipare’ di una data Idea, non sarà mai due, ed in generale non sarà mai quell’Idea, se con questo si intende sostenere l’esistenza di un evento determinabile come passaggio risolutivo del divenire nell’essere che possa verificarsi nel Tempo, poiché né la natura del

gignovmenon

, che altro non è se non una commistione apparente di

ojvn

e

mh; ojvn

, né quella del

crovnoı

lo consentono. Il momento dell’Essere non è un momento del tempo.

Che alla base del continuum caratteristico del legame fra il givgnomenon ed il crovnoı giaccia un’irriducibile discontinuità, si evince dalla concezione dell’Istante esposta nella terza deduzione del Parmenide. Questa nozione, in quanto ambito extratemporale in cui si compie il ‘passare’ dei diversi e dei contrari, non può identificarsi con il nu~n crovnoı, poiché l’ente soggetto al mutamento che avviene in questo ajvtopon (156d 1, 6-7), nel suo ‘passare’, né è, né non è:

oJvtan ejk tou~ eij~nai eijı to; ajpovllusqai metabavllh/ hj; ejk tou~ mh; eij~nai eijı to;

givgnesqai, metaxuv tinwn tovte givgnetai...kai; oujvte ejvsti tovte oujvte oujk ejvstioujvte ejvsti tovte oujvte oujk ejvstioujvte ejvsti tovte oujvte oujk ejvstioujvte ejvsti tovte oujvte oujk ejvsti...

140 L’ejxaivfnhı, fra le varie interpretazioni di cui la sua teoria è suscettibile, si presterebbe assai bene a rappresentare il luogo, per così dire, dell’‘irruzione’ delle Idee nel sensibile110, soprattutto se si tiene conto della valenza estremamente specifica del concetto di metabolhv che esso veicola: a cominciare infatti da 156 c 1 e sgg. del Corollario, si ha la netta impressione di trovarsi innanzi ad un repentino salto di livello logico nella deduzione, non appena vengono introdotti i concetti di Movimento e Quiete. Decisivo in proposito è quanto detto in 156 c 1-3:

«Quando infatti [l’Uno] muti (metabavllh/) dall’essere in movimento allo stare, e quando muti dall’essere in quiete al muoversi, bisognerà che questo non avvenga in nessun tempo. (dei; dhvpou aujtov ge

mhd jejn eJni; crovnw/ eij~nai.

)».

Sono proprio le nozioni di kivnhsiı e stavsiı quelle che consentono a Platone di contrapporre la

metabolhv

relativa alle varie modalità di generazione e corruzione, che si vedono comparire in precedenza nell’argomento, al

metaballeivn

di 156 c 2 e delle righe successive 3-5, compiendo un’operazione concettuale che ha come risultato la perdita per la

metabolhv

metabolhvmetabolhv

metabolhv

del signifcato di alterazione, al quale ci avevano abituati sia il terzo argomento del Fedone, in cui alle Idee veniva negata proprio l’ajlloivwsiı, che la sesta deduzione dello stesso Parmenide, da 162b 9 in poi, per guadagnare l’accezione più astratta e svincolata stavolta dalla

gevnesiıgevnesiıgevnesiıgevnesiı

fenomenica di semplice ‘passaggio’. Anche il rapporto

gevnoıgevnoıgevnoıgevnoı

-

eij~doı

eij~doıeij~doı

eij~doı

che era stato possibile determinare entro la sesta argomentazione del dialogo risulta qui completamente invertito: mentre infatti la

metabolhvmetabolhvmetabolhvmetabolhv

dell’Uno che non è veniva praticamente definita come una specie del movimento -

Metabolhv de; kivnhsiMetabolhv de; kivnhsiııııMetabolhv de; kivnhsiMetabolhv de; kivnhsi

, 162c 2-, il concetto di mutamento che si evince dal Corollario riveste un significato tanto ampio da potersi applicare anche allo stesso cambiamento che avviene nell’alternarsi del Moto e della Quiete, ed è chiaro perciò che esso non possa considerarsi in questo contesto come semplice specie di uno dei due termini fra i quali consente il passaggio111.

Crediamo che per aver impostato il ragionamento secondo questa struttura ‘ascensionale’ rispetto al senso da attribuire al concetto di mutamento, Platone avesse in mente lo scopo

110

Per un’intuizione analoga, cfr. Ingeborg Schudoma, Platons Parmenides, 2001, p. 77 nota 156.

111

Questa ci sembra tra l’altro un’obiezione piuttosto convincente alla tesi sostenuta da Francis Macdonald Cornford, che, pur riconoscendo lo slittamento del concetto di metabolhv nel Corollario, venendo essa a significare appunto una pura ‘transizione’, ritiene comunque che si tratti esattamente dello stesso impiego che ne viene fatto in seguito nella sesta deduzione (in Plato and Parmenides, 1939, p. 200 nota 2).

141 ben preciso, di mostrarci la necessità di riformulare la domanda inerente appunto al ‘quando’ nel fenomeno si effettui una

metabolhv

, nel modo seguente: un sensibile cessa di divenire ciò che sta divenendo ed ‘è’ ciò che diviene quando viene a partecipare di quella Idea responsabile della presenza in esso della caratteristica che viene acquisita. L’interrogativo sulle ragioni del mutamento e del divenire non può trovare, evidentemente, una risposta al medesimo livello al quale viene posto, e dunque viene fatto equivalere, nella concezione platonica, alla domanda sulla ricerca della Causa per cui ciò che sembrerebbe passare dalla

gevnesiıgevnesiıgevnesiıgevnesiı

all’

oujsivaoujsivaoujsivaoujsiva

viene appunto ad ‘essere così come è’. Chiaramente la constatazione che tale metabolhv non possa accadere nel Tempo, non costituisce soltanto un’indicazione della natura atemporale della Causa eidetica, ma soprattutto un’evidente conferma dell’assoluta dipendenza ontologica del diveniente dall’

eij~doı

, che anzi esso, nonostante il suo ‘aver parte’ all’

oujsiva

, continuerà a presentare agli occhi del Soggetto filosofante come una mera manifestazione apparente; non potendo il gignovmenon in effetti fuoriuscire mai dalla dimensione dell’alternanza fra essere e non essere, la ricerca dell’aijtiva va vista, nella misura in cui essa riveste anche il significato ‘trascendentale’ di teoria atta a fornire le condizioni di possibilità dell’esistenza del fenomeno, più che come il tentativo di rispondere alla domanda relativa ad una presunta trasmutazione del divenire nell’Essere, che, a rigore, non avviene mai, come frutto dell’esigenza di dare ragione della costituzione fondamentale dell’ambito sensibile intendendolo appunto come mescolanza di

ojvn

e

mh; ojvn

.

È utile ricordare in proposito, in primo luogo le parole con le quali Socrate nel Fedone, in 95e 8-96a 1, esordisce dopo una breve pausa di raccoglimento in risposta all’obiezione di Cebète, parole che fungeranno da linea guida del ragionamento fino alla dimostrazione conclusiva,...Ouj fau~lon pra~gma...zh...Ouj fau~lon pra~gma...zh...Ouj fau~lon pra~gma...zh...Ouj fau~lon pra~gma...zhtei~tei~tei~tei~ı: ı: oJvlwı ga;r deiı: ı: oJvlwı ga;r deioJvlwı ga;r deioJvlwı ga;r dei~ peri; genevsew~ peri; genevsew~ peri; genevsewı kai; ~ peri; genevsewı kai; ı kai; ı kai; fqora

fqorafqora

fqora~~~~ı th;n aijtivanı th;n aijtivanı th;n aijtivanı th;n aijtivan diapragmateuvsasqai.diapragmateuvsasqai.diapragmateuvsasqai.diapragmateuvsasqai.. In secondo luogo poi, va tenuto a mente il

fatto che proprio nel Corollario Platone da un lato, assimili la partecipazione all’Essere e la sua cessazione, rispettivamente, al generarsi ed al corrompersi, come si deduce da 156a 3-b 1:

To; de; oujsiva

To; de; oujsivaTo; de; oujsiva

To; de; oujsivaı metalambavnein ajı metalambavnein ajı metalambavnein ajı metalambavnein aj~rav ge ouj givgnesqai kalei~~rav ge ouj givgnesqai kalei~~rav ge ouj givgnesqai kalei~~rav ge ouj givgnesqai kalei~ıııı…...To; de; …...To; de; …...To; de; …...To; de;

Outline

Documenti correlati