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pevnte ajvlla ajvstra.pevnte ajvlla ajvstra.

pevnte ajvlla ajvstra..., .., .., ..,

38c 3-5-. Se il

kovsmoıkovsmoıkovsmoıkovsmoı

rimanesse infatti al livello del Movimento squisitamente Intellettuale della

yuchvyuchvyuchvyuchv

(cfr. Tim. 37a 2-c 5, e specialmente b 5-6), verosimilmente non ci sarebbe alcun Tempo123.

Per completare il quadro degli attributi del sensibile dipendenti dalla loro transitorietà, possiamo rifarci ancora ad un breve passaggio del Politico, immediatamente successivo alle battute del dialogo citate poco sopra, in cui, all’interno della narrazione del mito dell’inversione dei cicli cosmici, viene chiarita la ragione dell’assegnazione del swma, per esclusione, alla specie che non è mai allo stesso modo:

oJ;n de; oujranovn kai; kovsmon ejpwnomavkamen, pollwn me;n kai; makarivwn para; tou gennhvsantoı meteivlhfen,

ajta;r ouj



n dh; kekoinwvnhkev ge kai; swvmatoı: oJvqen aujtw



/

metabolh



ı ajmoivrw/ givgnesqai dia; panto;ı ajduvnaton

, kata; duvnamivn ge mh;n oJvti mavlista ejn tw/ aujtw/ kata; taujta; mivan fora;n kineitai... (269d 7-e 3)

Il motivo dell’oujdevpote kata; taujta; ejvcein del corpo è con ogni evidenza il suo essere soggetto al mutamento, il quale, sebbene si verifichi in maniera estremamente ridotta nel caso del swma cosmico, essendo questo dotato di un grado di perfezione infinitamente superiore a quello dei singoli animali mortali o delle sue parti (cfr. Tim. 31b 4-34b 3, Phil. 29a 9-e 7), sarà pur sempre inevitabile.

Avevamo già potuto constatare dall’analisi della struttura dell’argomento sulla non composizione nel Fedone, come in effetti il concetto di Immutabilità delle Idee potesse considerarsi a tutti gli effetti un sinonimo del loro Essere eterne, in ragione del coincidere del mutamento cui è costretto il sensibile con quel processo di alterazione caratteristico del

123

Anche nell’esercizio della sua nobilissima funzione gnoseologica, il Tempo esiste per l’Anima nella misura

in cui essa è costretta a servirsi, per quanto limitato tale ricorso possa essere, alle sensazioni che le provengono attraverso il corpo (per la coloritura cronologica presente nel processo anamnestico, derivante dal suo ‘cominciare’ dal sensibile e dalle sue immagini, cfr. Phaed.72e 3 sgg.; per un irrinunciabile approfondimento sulla distinzione fra memoria e reminiscenza, anche rispetto alla loro ‘dipendenza’ o meno dal Tempo, cfr. infine Phil. 34a 10 sgg.). Sul fatto che il modo della Psiche di fare ricorso al crovnoı,

segni sin dall’inizio la via alla fuoriuscita ed al superamento della stessa dimensione temporale, ritorneremo nel porre la questione della priorità ontologica nel rapporto fra Essere e Tempo nel capitolo successivo.

155 givgnesqai e dell’ajpovllusqai; perciò, l’Essere

ajmetavblhton

e, per conseguenza,

ajgevnhton

dell’Intelligibile, convergono entrambi nel suo Essere

ajei; kata; taujtav kai; wJsauvtwı

. La conclusione che si lascia trarre dal brano del Politico, in base alla quale il corporeo risulta non essere mai nello stesso modo in quanto ha una natura mutevole124, ci riporta direttamente alla simmetria sottesa alla demarcazione ontologica del Fedone, entro la quale il sensibile in quanto metablhtovn è anche gennhtovn (cfr. Pol. 269d 8-9: ...para; tou gennhvsantoı meteivlhfen...), e avevamo visto grazie al Parmenide, 162b 3 sgg., che la

metabolhv

fra

ojvn

e

mh; ojvn

è la nozione più affine a quel ‘concetto del passare’ che è il

crovnoı

, e questi due attributi sono sinonimi del suo essere

oujdevpote kata; taujtav

. Con l’aiuto del Simposio, del Politico e del Timeo, è dunque possibile portare alla luce il nesso derivativo, da pensare come assolutamente necessario ma bisognoso di essere reso ancora più esplicito, contenuto nella terza dimostrazione del Fedone, esistente fra il non essere mai allo stesso modo inteso come espressione della temporalità dell’ambito fenomenico, e gli attributi comuni al sensibile che lo fanno apparire come un ambito avente caratteristiche agli antipodi dell’Ideale: il

fainovmenon

si presenta, sia in rapporto a se stesso che agli altri membri della medesima specie, come composto, divisibile, poliforme, soggetto a mutamento per alterazione, mai identico né a se stesso né nella sua relazione ad altro, generato e corporeo.

Per concludere l’analisi della relazione fra il crovnoı ed il gignovmenon, merita spendere ancora qualche parola sulla modalità di descrizione del rapporto fra le apparenze e gli eijvdh per la quale Platone ha optato nel Fedone; attenendosi a questa rappresentazione, i fainovmena si comporterebbero, rispetto alla loro condizione temporale, e per conseguenza

124

L’ajlloivwsiı non è certamente l’unica specie di metabolhv coinvolta nel processo dell’inversione dei cicli cosmici di cui si narra nel mito del Politico; tuttavia, sono proprio la struttura corporea e la composizione del

cosmo i due elementi che giocano un ruolo centrale nel determinare il comportamento del tutto al passaggio dal regno di Crono a quello di Zeus: è la natura corporea infatti a venire additata come la responsabile dell’allontanamento e della dimenticanza progressivi, che porteranno ad uno stato di dissoluzione e di disordine tali da richiedere un nuovo intervento divino (cfr. 273d 4-e 4), dei dettami impartiti inizialmente dal Demiurgo,

kat jajrca;ı me;n oujn ajkribevsteron ajpetevlei teleutwn de; ajmbluvteron: [scil. th;n tou dhmiourgou kai; patro;ı didachvn, 273b 1-2] touvtwn de; aujtw/ to; swmatoeide;ı thı sugkravsewı aijvtion, to; thı pavlai pote; fuvsewı suvntrofon, oJvti pollhı hjn metevcon ajtaxivaı pri;n eijı to;n nun kovsmon ajfikevsqai. para; me;n ga;r tou sunqevntoı pavnta kala; kevkthtai: para; de; thı ejvmprosqen eJvxewı, oJvsa calepa; kai; ajvdika ejn oujranw/ givgnetai, tauta ejx ejkeivnhı aujtovı te ejvcei kai; toiı zwv/oiı ejnapergavzetai.

156 anche rispetto a tutte le caratteristiche che abbiamo visto discenderne, come una specie opposta all’Intelligibile, appunto

pa



n toujnantivon ejkeivnoiı

, secondo 78e 2-3.

La contrapposizione che viene del tutto spontaneo figurarsi fra una sfera eidetica concepita quale puro Essere, ed un ambito dell’apparire sentito invece come puro non essere, suggerita dalle due formule scelte per esprimere il loro modus existendi, rispettivamente, dell’ “Essere sempre nello stesso modo” e del “non essere mai allo stesso modo”, viene smentita, sul piano Ideale, dalla possibilità di vedere nella Permanenza identitaria dell’Intelligibile anche il modo del suo relazionarsi ad altro appartenente alla medesima specie, e su quello sensibile, da un’analisi più approfondita della nozione di

oujdevpote kata; taujta; oujdevpote kata; taujta; oujdevpote kata; taujta; oujdevpote kata; taujta;

ejvcein

ejvceinejvcein

ejvcein

, da cui ci risulta: innanzitutto che la natura del fenomeno consiste essenzialmente in una commistione di ojvn e di mh; ojvn, ed in secondo luogo che l’apparenza è costitutiva di ambedue le componenti di questa mescolanza in quanto sia l’essere che il non essere che si

manifestano nel sensibile sono immagini dell’ ojvntwı ojvnojvntwı ojvnojvntwı ojvnojvntwı ojvn, dei suoi gevnhgevnhgevnhgevnh; mentre dell’Intelligibile si può affermare che esso È, che È Identico e che È Diverso, si deve invece ammettere che nel sensibile l’

oujsivaoujsivaoujsivaoujsiva

, la

taujtovthıtaujtovthıtaujtovthıtaujtovthı

e la

eeeeJJJJterovthıterovthıterovthıterovthı

, come ci dice il Parmenide, 165c 6-e 1, sono presenti soltanto come apparenza. Dal riconoscimento di tale distinzione fra alterità sensibile e Diversità intelligibile consegue dunque immediatamente che i fainovmena debbono stare agli eijvdh in un rapporto non di opposizione ma di semplice Differenza.

Di ciò avevamo ritenuto, di poter offrire una giustificazione Dialettica, leggendo nei nuclei ontologici delle due espressioni con cui Platone designa l’Eternità Ideale e la temporalità sensibile un’anticipazione della teoria esposta nel Sofista, che culmina nel conferimento al

mh; ojvnmh; ojvnmh; ojvnmh; ojvn

, o

eJvteroneJvteroneJvteroneJvteron

, o

qavteronqavteronqavteronqavteron

, della medesima dignità ontologica garantita all’

oujsivaoujsivaoujsivaoujsiva

(cfr. 257a 1-259d 7). Per questo motivo, se mai si presentasse il caso di un’ejnantiovthı fra i due ambiti, il che può accadere quando ci si concentri sul carattere ‘dominante’ di alcuni attributi intrinseci all’una o all’altra delle due sfere, per esempio sul ‘prevalere’ dell’Unità fra gli eijvdh e della Molteplicità nei fenomeni, questa contrarietà andrebbe comunque pensata sempre nei suoi fondamenti dialettici, riconducendola perciò ancora una volta alla sua origine Ideale: date l’Intelligibilità della

eJterovthıeJterovthıeJterovthıeJterovthı

, e la sua coessenzialità alla stessa

oujsiva

oujsivaoujsiva

oujsiva

(cfr. Soph. 254d 4-259b 7), l’opposizione sarà semplicemente la massima differenza all’interno del genere dell’Essere.

Passando da una visione ‘verticale’ della relazione fra i due piani ad assumere un’ottica ‘orizzontale’, che permetta di considerarli singolarmente, vediamo che, in ambito Intelligibile, l’Eternità, proprio in quanto garante dell’invarianza dell’

eij



doı

sia rispetto a

157 se stesso che agli altri Esseri congeneri, oltre ad assicurare il carattere ideale del Diverso, e quindi la condizione di possibilità di qualunque

ejnantiovthıejnantiovthıejnantiovthıejnantiovthı

, consente anche la

coesistenza ‘non contraddittoria’ degli opposti eidetici nella forma di una simultaneità atemporale (cfr. Phaed. 102a 11 sgg., Soph. 250a 8-256e 4); il Tempo dal canto suo, in

quanto è il passare dei distinti l’uno nell’altro, oltre a permettere una manifestazione apparente dell’Identità e della Differenza, dà spazio ad una contrarietà altrettanto

apparente, che si propone invece nella forma di una simultaneità temporale (cfr. Resp. V 479a 5-b 9 per l’interpretazione della commistione di ojvn e mh; ojvn come sintesi in sé comprensiva di tutti i casi eventuali di compresenza di attributi opposti, e per la loro coesistenza contemporanea specialmente Resp. V 478d 5-9 ed ancora Phaed. 102a 11 sgg.).

Pertanto è lecito distinguere due nozioni di Contrarietà, di cui l’una è la modalità estenuata dell’altra: la prima si realizza nel sensibile, e, poiché coincide con la forma

estrema che l’

oujdevpote kata; taujta; ejvcein

può assumere, si presenterà come

contraddizione; la seconda, che esiste sempre nell’Intelligibile, è la configurazione limite

resa possibile dall’

ajei; kata; taujta; ejvcein

, e perciò si offrirà sempre nella forma della

coesistenza atemporale degli

ejnantivaejnantivaejnantivaejnantiva

eidetici.

Che nel sensibile il passaggio fra contrari sia agevolato dall’esistenza di stati intermedi che consentono appunto di raggiungere l’uno o l’altro degli estremi, è detto a chiare lettere sia nel Fedone, nell’argomento ciclico, o della generazione delle cose contrarie,

ejnantiva

pravgmata

, dai propri contrari (70d 7 sgg.), che nel Corollario del Parmenide (155e 4 sgg.); logica vuole quindi che il profilo assunto dal processo generativo, che è duplice per ciascuna transizione in corso da un

ejnantivon

all’altro, si relazioni secondo entrambe le sue modalità ad ambedue contrari come qualcosa di puramente distinto da essi125. È il caso, per limitarsi solo ad un paio di esempi chiarificatori, del risvegliarsi e dell’addormentarsi che mediano il cambiamento fra gli opposti di sonno e veglia in Phaed. 71c 9-d 3, o dell’assimilarsi e del dissimilarsi che rendono possibile il mutamento fra Somiglianza e Dissomiglianza in Parm. 156b 6-7126.

La commistione fra essere e non essere, che è coesistenza di distinti, si riconferma dunque in grado di ‘produrre’, o semplicemente di dare luogo all’opposizione, proprio perché il

125

Tiv d jauj… ejvsti ti kai; toiovnde ejn aujtoiı, oiJon metaxu; ajmfovterwn pavntwn twn ejnantivwn duoin

ojvntoin duvoduvoduvo genevseiduvo genevseigenevseiı, ajpo; mgenevseiı, ajpo; mı, ajpo; me;n touı, ajpo; me;n toue;n toue;n tou eJtevrou ejpi; to; eJvteron, ajpo; d jauj eJtevrou ejpi; to; eJvteron, ajpo; d jaujeJtevrou ejpi; to; eJvteron, ajpo; d jaujeJtevrou ejpi; to; eJvteron, ajpo; d jauj toutoutoutou eJtevrou pavlin ejpi; to; eJtevrou pavlin ejpi; to; eJtevrou pavlin ejpi; to; eJtevrou pavlin ejpi; to; eJvteron:

eJvteron:eJvteron: eJvteron:...

126

158 passaggio dall’

ojvn

al

mh; ojvn

consente quei processi di mediazione fra gli opposti: ne è una limpida dimostrazione il fatto che nel Parmenide sia esattamente la

gevnesiıgevnesiıgevnesiıgevnesiı

a fare da supporto originario all’alternanza dei contrari, come vuole l’esordio del Corollario, in cui la metabolhv fra eJvn e pollav viene concepita precisamente come ‘morire dell’Essere Uno per nascere dell’Essere Molti’, e viceversa,

J;

En de; kai; polla; oj;n kai; gignovmenon kai; ajpolluvmenon aj



r joujc, oJvtan me;n givgnetai oJvtan me;n givgnetai oJvtan me;n givgnetai oJvtan me;n givgnetai

eJvn, to; polla; eij

eJvn, to; polla; eijeJvn, to; polla; eij

eJvn, to; polla; eij



nai ajpovllutai, oJvtan de; polla;, to; eJ;n eijnai ajpovllutai, oJvtan de; polla;, to; eJ;n eijnai ajpovllutai, oJvtan de; polla;, to; eJ;n eijnai ajpovllutai, oJvtan de; polla;, to; eJ;n eij



nai ajpovllutai…nai ajpovllutai…nai ajpovllutai…nai ajpovllutai…

(156b 1-4)

È evidente perciò, che il rapporto di dipendenza delle caratteristiche complessive del sensibile diveniente dalla propria condizione temporale si esprime anche nella possibilità di manifestare in se stesso la compresenza simultanea degli

ejejejejnantivanantivanantivanantiva

, che invece nella sfera Intelligibile, per via della sua Atemporalità, si presentano come Distinti.

*

Con questo si chiude il cerchio delle principali caratteristiche attribuite, nella forma di un’opposizione più strategica che reale, ora all’Intelligibile, ora ai fenomeni, con la coincidenza, rispettivamente, fra

ajei; kata; taujta; kai; wJsauvtwı ejvcein

ed

ajgevnhton

, e fra

oujdevpote kata; taujta; kai; wJsauvtwı ejvcein

e

gennhtovn

.

Il Proemio del Timeo (27d 5-28a 4), dal quale eravamo partiti, con i suoi nessi paralleli fra l’

ajei; kata; taujta; ojvnajei; kata; taujta; ojvnajei; kata; taujta; ojvnajei; kata; taujta; ojvn

,

gevnesin oujk ejvcongevnesin oujk ejvcongevnesin oujk ejvcongevnesin oujk ejvcon

ed un

ojvntwı oujdevpote ojvnojvntwı oujdevpote ojvnojvntwı oujdevpote ojvnojvntwı oujdevpote ojvn

,

gignovmenon gignovmenon gignovmenon gignovmenon

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