Pantele;ı
Pantele;ıPantele;ı
Pantele;ızwzwzwzw
/on/on/on/on
del Timeo (rispettivamente in 248e 7 ed in 31b 1)97.
-Infine, il crovnoı si ripropone, proprio in ragione della natura ‘bifronte’ sia dell’essere che del non essere che ne determinano la composizione, nella sua assimilabilità alla nozione di
gevnesiı
gevnesiıgevnesiı
gevnesiı
; il suo venire associato nella sesta deduzione del Parmenide (in 163a 6-b 5), per mezzo della nozione di alterazione, al givgnesqai ed all’ajpovllusqai, ha un precedente nel Corollario, in cui, prendendo l’affermazione ancora una volta nel suo significato generale, a prescindere dal fatto che l’esempio in questione dipenda dall’ipotesi del mutamento
97
A sostegno dell’esistenza di un forte legame, cui ormai abbiamo accennato ripetutamente, di dipendenza
ontologica del Tempo dalla Psiche si esprime Jens Halfwassen, in Zeit, Mensch und Geschichte, 1997, p. 156: «Nach Platon ist es die auf den Ideenkosmos schauende Weltseele, die der erscheinenden Natur die zahlenhafte Ordnung aufprägt und damit auch die Zeit begründet.».
Prima di lui, una posizione altrettanto netta in proposito era stata assunta da Luc Brisson, nel celebre Le Même
et l’Autre dans la structure ontologique du Timée de Platon, 1974, p. 338: la discendenza del Tempo dall’Anima è evidente per Brisson, da un lato perché la Psiche è Principio automotore, dall’altro, perché il Tempo non è concepito come durata infinita ma lineare, in quanto, come “immagine dell’Eterno”, procede circolarmente; per le stesse ragioni dunque né il Tempo né l’Anima possono considerarsi generati in senso
temporale, detto altrimenti, il fatto che quella del crovnoı debba intendersi necessariamente come una generazione ontologica è prova del fatto che anche la composizione dell’Anima debba intendersi come tale. Quello che tuttavia andrebbe ulteriormente chiarito, è se da questo consegua automaticamente, in sede cosmologica, che la dimensione di esistenza della yuchv sia quella del ‘Tempo immagine’, piuttosto che quella dell’Eterno in quanto tale. Che essa sia Principio di movimento e dunque Principio del tempo, dovrebbe, a nostro avviso, implicare che essa non sia strutturalmente affetta dal Tempo se non indirettamente, in quanto
una sua ‘parte’ si ‘volge’ al sensibile diveniente, (Tim. 35a 2-3:…kai; thkai; thkai; thkai; thı aujı aujı aujı auj peri; ta; swvmata peri; ta; swvmata peri; ta; swvmata peri; ta; swvmata gignomevmh
gignomevmhgignomevmh
gignomevmhı meristhı meristhı meristhı meristhı...,ı..., ı...,ı..., Tim. 37a 5 sgg.,...aujth; te ajnakukloumevnh pro;ı auJth;n....aujth; te ajnakukloumevnh pro;...aujth; te ajnakukloumevnh pro;...aujth; te ajnakukloumevnh pro;ı auJth;n.ı auJth;n.ı auJth;n...levgei kinoumevnh ..levgei kinoumevnh ..levgei kinoumevnh ..levgei kinoumevnh dia; pavsh
dia; pavshdia; pavsh
dia; pavshı eJauthı eJauthı eJauthı eJauthı,ı,ı,ı, oJvtw/ t jajvn ti taujto;n...), in relazione al quale comunque le sue opinioni sono sempre, diversamente da quelle mutevoli delle Anime degli Animali mortali, rette (cfr. ancora Tim. 37a 2-c 5).
121 reciproco dello eJvn eij~nai nel pollav eij~nai, il passare dall’essere al non essere e viceversa si presenta sotto le medesime spoglie:
To; dh;
oujsivaı metalambavnein
ajrav ge oujgivgnesqai
kaleiı…...To; de;ajpallavttesqai
oujsivaı
ajra oujkajpovllusqai
…...To; eJ;n dhv, wJı ejvoike, lambavnon te kai; ajfie;n oujsivan givgnetaiv te kai; ajpovllutai. (156a 4-b 1)Il
crovnoıcrovnoıcrovnoıcrovnoı
deve quindi ritenersi assimilabile alla generazione ed alla corruzione in ragione della sua stessa natura: -in quanto passaggio sempre reversibile dell’essere nel non essere esso è il nascere ed il morire per antonomasia; -in quanto poi tale passaggio si fonda sul non essere del suo essere e sull’essere del suo non essere, esso è, in se stesso, nascita che muore e morte che rinasce, poiché entrambe contengono già in sé il seme della propria negazione.Anche alla luce di queste ulteriori valutazioni di ordine prevalentemente logico, il sensibile viene ad identificarsi con il diveniente, ed il tempo con il suo divenire98.
Se guardiamo infine ad un estratto dalla celebre esposizione della tesi sostenuta dagli eijdw~n fivloi nel Sofista, il risultato a cui veniamo condotti è esattamente lo stesso; è lo Straniero di Elea, fattosi portavoce della posizione di costoro, a parlare:
98
Non siamo inconsapevoli del fatto che le conclusioni tratte qui in merito alla possibilità di accorpare il
crovnoı alla gevnesiı, ed alle motivazioni che inducono a farlo, relative alla sua natura mista di essere e di non essere, rievocano le riflessioni svolte da Hegel nei paragrafi 257 e specialmente 258 e 259 dell’Enciclopedia
delle Scienze Filosofiche. Senza nessuna pretesa di originalità, che anzi è un concetto cui tendiamo personalmente a non dare particolare rilevanza filosofica, teniamo però a precisare che questa coincidenza di vedute non è il frutto di un tentativo intenzionale di sovrapporre la speculazione hegeliana a quella platonica. Siamo piuttosto del parere che sia stato proprio Platone ad apportare un influsso determinante sulla
concezione formulata da Hegel, sia del concetto di Tempo, che di quello di Eternità (un tema affascinante questo che ci auguriamo di poter riprendere in futuro). Ben più di recente, la commistione fra Tempo e generazione, potremmo dire, la concezione che sia il crovnoı, in ambito fenomenico, a tenere il transeunte ancorato al proprio essere ed a determinarlo, è stata vista con acutezza da J. Halfwassen, op.cit., p. 156: «Die Zeit ist dabei keine zu den Dingen hinzutretende nachträgliche Eigenschaft, sondern die Weise, in der die veränderlichen Dinge -auf schattenhafte und flüchtige Art- im Übergang zwischen Entstehen und Vergehen wirklich sind.».
122 “Gevnesin, th;n de; ousivan cwrivı pou dielovmenoi levgete;…Kai; swvmati me;n hJma~ı genevsei di jaijsqhvsewı koinwnei~n, dia; logismou~ de; yuch~/ pro;ı
th;n ojvntwth;n ojvntwth;n ojvntwth;n ojvntwı oujsivan, ı oujsivan, ı oujsivan, ı oujsivan,
hJ;n ajei; kata; tauta; wJsauvtw
hJ;n ajei; kata; tauta; wJsauvtwhJ;n ajei; kata; tauta; wJsauvtw
hJ;n ajei; kata; tauta; wJsauvtwı ejvcein fatev, gevnesin de; ajvllote ajvllwı ejvcein fatev, gevnesin de; ajvllote ajvllwı ejvcein fatev, gevnesin de; ajvllote ajvllwı ejvcein fatev, gevnesin de; ajvllote ajvllwıııı
.” (248a 7-13)Come si può facilmente osservare, il valore emblematico del passo risiede appunto nel modo in cui la contrapposizione fra Essere e divenire viene espressa: la
gevnesiı
assume qui il ruolo di concetto che riassume in sé tanto lo statuto ontologico che quello temporale dell’ambito sensibile, come dimostra il fatto che mentre nella descrizione dell’oujsiva
viene esplicitata la distinzione fra il suo Essere e la sua Eternità, per il divenire ci si limiti invece ad una generica asserzione di incostanza; la pur presente allusione al crovnoı, come ha messo bene in evidenza Zadro nella sua già citata traduzione della riga 13, secondo la quale “il divenire sarebbe diverso da un momento ad un altro nel tempo”, va intesa dunque soprattutto come chiarimento della nozione di generazione in quanto tale.L’unico dubbio che si potrebbe giustamente sollevare sull’opportunità di fondere i concetti di Tempo e genesi, sorge osservando che proprio in un paio di battute già menzionate, contenute nel brano che ci relaziona sulla generazione del Tempo nel Timeo, Platone, nel chiarire il motivo dell’errore insito nell’attribuire i crovnou gegonovta eijvdh all’Essere Eterno (37e 4-5), sembra voler porre una sottile distinzione fra le due nozioni: è infatti molto più corretto limitarsi ad attribuire l’‘era’ ed il ‘sarà’ alla “generazione che si svolge nel Tempo”, …peri;
th;n ejn crovnw/ gevnesinth;n ejn crovnw/ gevnesinth;n ejn crovnw/ gevnesinth;n ejn crovnw/ gevnesin
ijou~sanijou~sanijou~sanijou~san
prevpei levgesqai (38a 1-2).Va però messo immediatamente l'accento anche sul fatto che il rapporto appena delineato fra la generazione e la dimensione temporale in cui essa si sviluppa, dalla quale la