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kai; ejvmfronokai; ejvmfrono

kai; ejvmfronoı bivou pro;ı bivou pro;ı bivou pro;ı bivou pro;ı to;n suvmpanta crovnonı to;n suvmpanta crovnonı to;n suvmpanta crovnonı to;n suvmpanta crovnon

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Pur non essendo i rapporti fra Anima, Eternità e Tempo, oggetto specifico di indagine in questo lavoro, compieremo numerose incursioni, anche più approfondite della presente, nella sfera della Soggettività, in modo da non limitarci ad esaminare la relazione fra Tempo ed Eterno esclusivamente sul suo versante ‘oggettivo’, pienamente consci del fatto che questo non sia assolutamente l’unico aspetto che tale rapporto possiede.

Detto questo, pure un’analisi solamente ‘oggettuale’ del concetto di Tempo in sede psicologica non è fuori luogo, essendo legittimata anche in un’ottica platonica: se pensiamo che l’Anima umana è ontologicamente posteriore ‘per generazione e virtù’ rispetto all’Anima cosmica (cfr. Tim. 34b 10-35a 1 e 41a 7-42a 3), e che, a differenza della seconda, essa non avvolge dal di fuori la propria componente corporea, ma ne è circondata (cfr. Tim. 36d 8-e 5, 42e 5-43a 6 e 44d 3-45a 2), dovendo dunque necessariamente muovere dalla convinzione iniziale che vero sia ciò che il corpo attraverso le sensazioni le presenta come tale (ancora Tim. 43a 6-44b 1, da confrontare con Phaed. 82d 9 sgg., e soprattutto con 83c 5-e 3), è comprensibile che ad un approccio di primo livello al sensibile (cioè ad

86 uno sguardo che non veda ancora nelle apparenze l’effetto dell’agire eidetico), sia l’ambito fenomenico che il Tempo che lo accompagna scandendone i mutamenti, le si propongano entrambi come ‘cose esteriori’77.

2) Passando a considerare la seconda maniera in cui si delinea la relazione del “non essere mai allo stesso modo” con il Tempo, riteniamo che l’oujdevpote (mhdevpote) kata; tauta; ejvcein, presupponga l’esistenza del Tempo in senso, diciamo così, sia ‘sincronico’ che ‘diacronico’: limitandoci per ora a riflettere sulla sola commistione fra essere e non essere, dato che la formula scelta da Platone per caratterizzare l’apparire fa espressamente menzione proprio di questo caso, sebbene sia chiaro che il filosofo la consideri anche come una valida sintesi per tutti i possibili casi di compresenza di attributi opposti (cfr. Resp. V, 479a 5-b 9), la possibilità di cogliere, innanzitutto, la compresenza di questi distinti, fa leva sulla nozione di ‘simultaneità’ che implica necessariamente uno ‘stesso Tempo’ in cui tale coesistenza abbia luogo; il tratto poi squisitamente processuale legato al susseguirsi di essere e di non essere non è pensabile a prescindere dalla disgiunzione delle due fasi in momenti distinti del tempo, di cui uno precedente e l’altro successivo. Detto altrimenti, il

non essere mai nello stesso modo presuppone l’esistenza di tutte e tre le dimensioni temporali, passato, presente e futuro, ed è opportuno fornire qui almeno alcuni esempi a sostegno dell’esistenza di un legame esplicito fra l’oujdevpote kata; taujta; ejvcein ed i tre eijvdh crovnou, come Platone li chiama nel Timeo (37e 3-38a 8)78

:

77

Su entrambe le sfaccettature del rapporto fra il crovnoı e la yuchv cui abbiamo accennato qui ci soffermeremo ancora nel terzo capitolo, nel tentativo di dar conto della complessa relazione fra Tempo ed Essere in ordine alla loro anteriorità e posteriorità ontologiche. Sulla funzione gnoseologica centrale che la nozione di crovnoı

riveste, rispetto al poter accedere sia alla concezione ed alla Conoscenza delle Idee che della loro Eternità, palpabile già in questo piccolo estratto dal lungo brano del Teeteto, torneremo invece anche nella presente sezione del lavoro.

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D. Gallop, cit. p. 139, sostiene, sull’essere dei sensibili oujdevpote kata; taujtav, che,

«The stress here is upon the mutability of sensible particulares, their liability to be characterized by different attributes at different times, rather than (as at 102b-d) their being characterized by opposite attributes at the same time in relation to different things. They are also, of course, ephemeral: particular Fs come into being and pass away, whereas the Form F is concieved as eternal, ‘that which is always existent’ (79d2)».

Ciò non esclude tuttavia che, concettualmente, sia proprio questo fondamentale poter divenire diverso del fenomeno a consentire anche la compresenza, e l’alternanza delle opposizioni, considerando proprio quale sia

la successiva formulazione del Principio di Contraddizione nell’ultima prova in favore dell’Immortalità: si tratta del divieto esplicito che il contrario possa essere o divenire contrario a se medesimo, e questo divenire

87 a) una prima indicazione testuale in cui l’apparente compresenza di ojvn e mh; ojvn tipica del sensibile viene posta intanto in relazione al concetto di simultaneità temporale o di contemporaneità, ci viene fornita nella Repubblica, nel libro V79; l’opinione si è qui rivelata quale facoltà distinta sia dalla gnw~siı, che dall’ajvgnoia proprio in virtù della sua capacità di cogliere quella natura ibrida collocata fra la luce -fw~ı- e l’oscurità -skovtoı- (cfr. 478c 12- 13 e 479c 6-9), e definibile dunque come intermedia, metaxuv, poiché in essa si mescolano simultaneamente l’essere ed il non essere:

Oujkou~n ejvfamen ejn toi~ı provsqen, eijv ti faneivh oiJ~on

aJvma ojvn te kai; mh; ojvnaJvma ojvn te kai; mh; ojvnaJvma ojvn te kai; mh; ojvnaJvma ojvn te kai; mh; ojvn

, to; toiou~ton metaxu; kei~sqai tou~ eijlikrinw~ı ojvntoı te kai; tou~ pavntwı mh; ojvntoı, kai; oujvte episthvmhn oujvte ajvgnoian ejp jaujtw~/ ejvsesqai, ajlla; to; metaxu; auj~ fane;n ajgnoivaı kai; ejpisthvmhı; (478d 5-9).

Anche l’altro passaggio, altrettanto significativo, è estratto dalla Repubblica, stavolta dal libro VII; in questo contesto Platone si addentra in un’argomentazione di straordinaria sottigliezza, atta a dimostrare la funzione educativa delle scienze matematiche entro quel percorso di elevazione progressiva dell’Anima al raggiungimento della “massima disciplina”, il

mevgiston mavqhmamevgiston mavqhmamevgiston mavqhmamevgiston mavqhma

, ovvero della

dialektikhdialektikh;;;; dialektikhdialektikh ejpisthvmhejpisthvmhejpisthvmhejpisthvmh

e della Contemplazione delle Realtà ad essa connesse (531d 6 sgg.): non tutti gli oggetti appartenenti all’ambito fenomenico hanno uno specifico valore gnoseologico (perlomeno ‘per i più’, cioè per coloro che non siano già da sempre, in virtù di una divina natura, immediatamente disposti a considerare più credibile l’Unità di un’Idea se confrontata all’unità illusoria che presenta loro la sensazione; cfr. 523d 3-4), rispetto alla capacità di stimolare l’attività intellettiva della Psiche, sollecitandone l’ascensione dal mondo della

distinti, analoghi a quelli delineati nell’argomento iniziale relativo alla generazione delle cose contrarie dai

propri contrari (cfr. Phaed. 102a 10 sgg, 70c 4 sgg.).

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A vedere complessivamente il sensibile, nel libro V di Repubblica, fatto oggetto di una duplice considerazione, sia ‘statica’ che ‘dinamica’ (a parer suo in particolare in 479d 3-5), è Ludwig C.H.Chen,

op.cit., pp. 67-70, che giustamente si riallaccia anche alla descrizione del mutamento subito nel corso della propria esistenza dal singolo vivente in un fondamentale passo del Simposio (cfr. 207d 4-e 1).

A sottolineare la presenza della sfumatura temporale dello aJvma nell’argomentazione di Repubblica in 479d 3, era già J. Adam, The Republic of Plato, 1902, vol. I, p. 341, ritenendo tuttavia che in questa maniera non venga violato il Principio di Contraddizione, dato che l’appartenenza al molteplice sensibile di opposti attributi non si manifesterebbe nello stesso rispetto (da cfr. con 479b 1 sgg.), p. 342. Di integrale contraddittorietà del

88 generazione alla realtà dell’Essere; in poche dense battute Socrate spiega allo smarrito Glaucone a quale tipologia di fenomeni egli intenda riferirsi,

«Gli oggetti che non invitano l’intellezione ad agire sono tutti quelli che non producono nel contempo una sensazione opposta; (Ta; me;n ouj parakalou~nta...

oJvsa mh; ejkbaivnei eijoJvsa mh; ejkbaivnei eijı oJvsa mh; ejkbaivnei eijoJvsa mh; ejkbaivnei eijı ı ı

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