• Non ci sono risultati.

nohto;n, to; d j oJrato;n ejkalevsamen.nohto;n, to; d j oJrato;n ejkalevsamen.

nohto;n, to; d j oJrato;n ejkalevsamen.

)» (524b 7-c 13)83.

Pur non essendoci in questo brano un richiamo esplicito né al concetto di Tempo in generale, né in particolare ad alcuna delle sue forme, vi sono almeno due elementi che suggeriscono di pensarne la presenza come necessaria: il primo consiste in quell’operazione di discernimento, di separazione degli opposti che la

yuchv

si trova costretta ad operare, passando da una percezione simultanea ma indistinta della contrarietà manifesta nel sensibile, ad una sua articolazione in una sequenza differenziata, che presuppone l’esistenza di momenti diversi del tempo cui far corrispondere l’impressione iniziale la quale, intuita prima come unitaria, si scopre poi essere duplice; il secondo, è che il livello al quale questa prima fase del processo di elevazione dell’Anima alla contemplazione dell’Intelligibile si svolge è ancora quello sensibile, come è confermato da un lato dal fatto che le Idee, ad esempio il Grande ed il Piccolo, vengano considerate rispetto alla propria capacità immediata di produrre un effetto sui sensi, nello specifico sulla vista, pur essendo in se stesse nohtav, e non oJratav, e dall’altro, che si alluda ad una noesi applicabile alle percezioni84.

83

C’è qui con ogni probabilità un esplicito richiamo a Resp. V 475e 9 sgg., in cui Platone, per fornire una

prova incontrovertibile dell’esistenza di una distinzione radicale tra fenomeni ed eijvdh, si serve proprio del caso di due Idee contrarie, Bello e brutto, che, appunto in virtù della loro Opposizione non possono essere Una e la medesima Idea, ma devono invece essere necessariamente pensate come Due, e dove solamente ciascuna di esse presa per se stessa può considerarsi un’Unità. Questo breve parallelismo mette già sufficientemente in evidenza la presenza e la validità ontologica del Principio di Contraddizione, così come la cognizione atavica che l’Anima ne possiede, anche sullo sfondo dell’intera argomentazione svolta in favore dell’introduzione delle scienze matematiche entro il percorso educativo destinato ai guardiani filosofi di

Repubblica VII.

84

Un’ottima giustificazione di queste due sfumature concettuali che potrebbero generare alcune perplessità rispetto al consueto modo platonico di descrivere le Idee e di assegnare oggetti alle varie facoltà, si può evincere dall’argomento della Reminiscenza (cfr. Phaed. 73c 1 sgg.). Alla base della dimostrazione condotta in Repubblica VII sembra giacere, sebbene implicitamente, esattamente la concezione secondo cui l’ambito fenomenico, in forza sia della sua Somiglianza che della sua Dissomiglianza dall’Intelligibile, ha la capacità di rievocare all’Anima l’originaria conoscenza delle Idee, sfumata a causa dell’incarnazione: in quest’ottica è

102 Una situazione profondamente affine a quella delineata nella Repubblica viene descritta nel Teeteto, in un bel passaggio che contribuisce non poco a chiarire presenza e funzione implicite della nozione di crovnoı all’interno della dinamica gnoseologica: il ragionamento svolto nel dialogo (in 184c 5 sgg.), prende le mosse, a differenza del brano di Repubblica, non dal caso di uno stesso oggetto che susciti impressioni contrarie, bensì da quello di due oggetti diversi, percepibili mediante due facoltà anch’esse distinte (vista e udito nell’esempio considerato), e fra i quali venga riscontrata l’esistenza di un elemento comune ad entrambi; poiché è necessario escludere sia che tale comunanza venga colta grazie allo stesso senso, sia che sia stato possibile riceverne una medesima sensazione attraverso l’uno o l’altro dei due organi coinvolti, trattandosi appunto di due oggetti separati, se ne deve dedurre la presenza in noi di un

ojvrganon

Incorporeo del Sapere, di un’Unica Idea che come un Principio unitario ed invariabile ci consenta non solamente di discernere tutto quanto appartiene alla sfera delle percezioni, ma soprattutto di cogliere, e senza potersi più appigliare alle sensazioni veicolate dal corpo, ciò che fra di esse si riconosce come

koikoikoikoinononovvvvnnnnno

:

l’Essere ed il Non Essere, l’Identico, il Diverso, l’Uno e la serie dei Numeri, il Simile ed il Dissimile (cfr. 185c 4-e 2).

Il richiamo alla dimostrazione svolta nel Teeteto è tutt’altro che inadeguato, e non necessita neppure di prescindere dalla diversità delle premesse del ragionamento rispetto a quelle poste nella Repubblica: l’obiettivo che Socrate si prefigge a quest’altezza del dialogo, nel più ampio contesto del rifiuto della tesi assunta in partenza secondo la quale la Conoscenza potrebbe identificarsi con la sensazione (151d 3 sgg.), è essenzialmente quello di portare alla luce la netta distinzione esistente fra la yuchv ed il sw~ma, o meglio le funzioni di cui la stessa Anima si serve mediante il corpo nel volgersi alla considerazione dei sensibili, in relazione al conseguimento del Sapere. Tenuto conto del quadro complessivo, è evidente che l’accento nel dialogo venga posto, più che sulla constatazione della compresenza negli oggetti dei sensi di caratteri distinti o contrari, sulle stesse facoltà sensibili, ed in particolare a sottolineare l’impossibilità che una di esse svolga ad un Tempo il compito proprio di un’altra, sia rispetto a se stessa, che rispetto agli oggetti cui essa si applica (cfr. 184d 7- 185a 7). Un ragionamento del tutto analogo teso ad escludere, oltre che la possibilità di

comprensibile che nella prima fase di tale rammemorarsi sembri di ‘percepire’ le Idee, per rendersi conto solo successivamente dello scarto ontologico sussistente fra le due sfere, e che la novhsiı, che non abbandona mai la yuchv (cfr. Phaed. 75c 7-d 8, e Resp. VII 518b 6-519a 1), si attivi in un primo momento sull’onda dello stimolo ricevuto attraverso il corpo, dando inizialmente l’impressione di applicarsi alle presunte ‘sensazioni’ provenienti dagli eijvdh stessi.

103 un’identificazione sul piano oggettuale del doxastovn e del gnwstovn, anche quella sovrapposizione contemporanea di competenze proprie delle diverse

dunavmeiı

, che potrebbe verificarsi corrispondentemente al livello della Soggettività, è svolto nel libro V della Repubblica, in 475e 3 sgg.; l’unica differenza coll’argomentazione avanzata nel Teeteto, è che in Repubblica il

crovnoı

funge da elemento sceverativo fra

dovxa

e

gnw



siı

, senza che il suo ruolo venga tematizzato anche in relazione alle diverse forme di aijvsqhsiı. La metodologia dimostrativa applicata nello sviluppo dei due ragionamenti è invece pressoché identica: ci si serve, in misura più esplicita nella Repubblica, implicita nel Teeteto, del concetto di tempo per segnalare rispettivamente il dislivello ontologico esistente fra oggetti opinabili ed enti conoscibili.

Il confronto fra i due dialoghi è legittimato in particolare dal fatto che ambedue le procedure dimostrative convergono in un’inferenza fondamentale collocata, per così dire, a metà strada fra la considerazione più focalizzata sugli ambiti oggettuali della Repubblica, e quella più concentrata sulla componente Soggettiva intrinseca al processo conoscitivo del Teeteto; lasciando spazio al testo,

«Orbene, intorno al suono e intorno al colore, presi tutti e due insieme, questo, certo, tu pensi prima di ogni altra cosa, che tutti e due esistono. (

prw~ton me;n aujto; tou~to peri;

ajmfotevrwn hj~ dianoh~/, oJvti ajmfotevrw ejstovnejstovnejstovnejstovn

;) […] E pensi anche che ciascuno dei due è altro dall’altro, ma identico a se stesso? (

Oujkou~n kai; oJvti eJkavteron eJkatevrou me;n

eJvteron

eJvteroneJvteron

eJvteron, eJautw~/ de; taujtovntaujtovntaujtovntaujtovn

;) […] E pensi anche che tutt’e due insieme sono due, e ciascuno separatamente è uno? (

Kai; oJvti ajmfotevrw duvoduvoduvoduvo, eJkavteron de; eJvneJvneJvneJvn

;) […] E sei anche capace di osservare se sono dissimili tra loro oppure simili. (

Oujkou~n kai; eijvte

Outline

Documenti correlati