• Non ci sono risultati.

kuvklw/ kinkuvklw/ kin

kuvklw/ kineieieiei~sqai...~sqai...~sqai...~sqai...

(436d 8-e 4)

Seguendo il ragionamento platonico se ne deduce che è esattamente l’aver introdotto questa limitazione, ovvero l’Essere ‘non nel medesimo rispetto’, a costituire l’elemento discriminante fra le due nozioni dello

aJvma eij~naiaJvma eij~naiaJvma eij~naiaJvma eij~nai

,

katkata; cro;nonkatkata; cro;nona; cro;nona; cro;non

ed

ouj kata; crovnonouj kata; crovnonouj kata; crovnonouj kata; crovnon

. Un’ulteriore formulazione del Principio di Contraddizione, comprensiva della stessa specie di restrizione, e contenente perciò anch’essa il concetto di simultaneità atemporale, proviene dal Parmenide: l’Uno irrelato della prima deduzione non può essere né in se stesso né in altro da sé (138a 2 sgg.), in quanto se venisse a trovarsi in una simile condizione dovrebbe avere parti, tali da poter risultare essere, insieme, sia dentro che fuori di sé; solamente una Totalità, uno

eJvneJvneJvneJvn

-

oJvlonoJvlonoJvlonoJvlon

, potrebbe patire e fare simultaneamente cose opposte senza incorrere in conseguenze assurde, essendo, appunto perché dotato di parti, per un verso contenente e per l’altro conenuto, cosa che allo eJvn inteso come assolutamente privo di articolazione interna non può ovviamente essere consentita:

jAlla; mh;n aujto; ge ejn eJautw~/ oj;n kaj;n eJautw~/ eijvh perievcon oujk ajvllo hj; auJtov, eijvper kai; ejn eJautw~/ eijvh: ejvn tw/ gavr ti eij~nai mh; perievconti ajduvnaton...

Oujkou~n eJvteron

me;n ajvn ti eijvh aujto; to; perievcon, eJvteron to; periecovmenon: ouj ga;r oJvlon ge ajvmfw

taujto;n aJvmaaJvmaaJvmaaJvma peivsetai kai; poihvsei: kai; ouJvtw to; eJ;n oujk aj;n eijvh ejvti eJ;n ajlla; duvo.

(138a 8-b 5).

Per quanto riguarda infine l’imprescindibile funzione gnoseologica legata al concetto di simultaneità temporale, quella di permettere all’Anima il volgersi progressivo ad una contemplazione sempre più definita dell’Intelligibile, essa emerge con particolare chiarezza nel contesto dell’introduzione delle scienze matematiche entro il percorso educativo delineato nel libro VII della Repubblica: nel chiedersi quale sia la prima nella serie delle discipline ad agevolare la conversione dell’Anima dal mondo della generazione a quello della Vera Realtà (521d 3-4:

Tiv aj;n ouj~n eijvh

mavqhma yuch~ı oJlko;n ajpo; tou~

gignovmenou ejpi; to; ojvn

;), al fine di dimostrare che la scienza del numero e del calcolo (ejpisthvmh tou~ logivzesqaiv te kai; ajriqmei~n, 522c 1-7 ed e 1-2), può aspirare a tale collocazione, in quanto appunto conduce all’intellezione ed all’Essere (th;n novhsin, 523a 1; pro;ı oujsivan, a 3), Platone argomenta partendo da alcuni esempi di compresenza simultanea dei contrari nell’ambito fenomenico (523a 10-525b 1). Sono precisamente tali

94 eventi a costringere la yuchv, per superare la confusione generata dal ricevere sensazioni opposte, a servirsi del

nou~ı

inizialmente per distinguere se due impressioni contrarie siano innanzitutto una e la medesima o piuttosto se siano distinte; ciò spinge la Psiche non soltanto a cogliere come realtà in sé esistenti separatamente il duro ed il molle, il leggero ed il pesante, il grande ed il piccolo, e a domandarsi che cosa esse siano in se stesse, ma soprattutto la induce ad interrogarsi sulla natura dell’Unità in quanto tale, che la vista,

in modo fuorviante e protrettico insieme, le presenta costantemente frammista all’Idea ad essa contrapposta, quella di una infinita pluralità (

to; eJvn, to; avjpeiron plh~qoto; eJvn, to; avjpeiron plh~qoı, to; eJvn, to; avjpeiron plh~qoto; eJvn, to; avjpeiron plh~qoı, ı, ı,

524e 4- 525a 5).

Tre sono le circostanze in cui all’interno del ragionamento il concetto di contemporaneità viene messo in risalto nel suo valore euristico:

-in prima istanza Platone ribadisce quanto già sostenuto in precedenza in 523b 9-c3, e cioè che esclusivamente gli oggetti capaci di colpire l’Anima procurandole sensazioni contrastanti, sono quelli atti a sollecitarne l’attività pensante,

...ta; me;n paraklhtika; th~ı dianoivaı ejstiv,...

aJ; me;n eijı th;n aijvsqhsin aJvmaaJvmaaJvma toi~ı aJvma

ejnantivoiı eJautoi~ı ejmpivptei

, paraklhtika; oJrizovmenoı... (524d 1-4);

-in un secondo momento precisa che solamente l’apparire dell’Uno in concomitanza al proprio opposto, può spingere la Psiche a voler indagare la natura dell’Unità in quanto tale,

eij d jajeiv ti aujtw/~ aJvmaaJvmaaJvma oJra~tai ejnantivwma, wJvste mhde;n ma~llon eJ;n hj; kai; aJvma

toujnantivon faivnesqai

, tou~ ejpikrinou~ntoı dh; devoi aj;n hjvdh, kai; ajnagkavzoit jaj;n ejn aujtw~/ yuch; ajporei~n kai; zhtei~n, kinou~sa ejn eJauth/~ th;n ejvnnoian, kai; ajnerwta~n tiv potev ejstin aujto; to; eJvn, lai; ouJvtw tw~n ajgwgw~n aj;n eijvh kai; metastreptikw~n ejpi; th;n tou~ ojvntoı qevan hJ peri; to; eJ;n mavqhsiı. (524e 2-525a 2);

-in un terzo luogo infine che fra i sensi è la vista ad avere il primato quanto a consentirci di distinguere lo

eJvn

dal suo contrario, poiché essa ci presenta sempre il medesimo oggetto insieme come uno e come quantità illimitata,

...tou~tov g jejvcei oujc hJvkista hJ peri; to; aujto; ojvyiı:

aJvmaaJvmaaJvmaaJvma ga;r taujto;n wJı eJvn te

oJrw~men kai; wJı ajvpeira to; plh~qoı.

(525a 3-5)

95 In questo modo, sembra potersi delineare l’ipotesi di un rapporto fra le ‘due specie’ di simultaneità, entro il quale quella da cui gnoseologicamente ‘si parte’, la temporale, sembrerebbe legata a quella atemporale come un’immagine al proprio modello80

.

Tornando alla questione dell’opposizione riguardata come massima forma di differenziazione, considerandola stavolta all’interno dell’ambito fenomenico, è palese come sia proprio il suo oujdevpote kata; taujta; ejvcein, ovvero la fondamentale commistione in esso dei distinti, detto altrimenti, il suo essere un gignovmenon, a lasciare spazio anche a tutte le varie modalità possibili di contrarietà, ed al loro presentarsi nella prima forma che stiamo qui analizzando, quella della contemporaneità.

Naturalmente ci si potrebbe chiedere se sia lecito istituire un nesso così esplicito fra la compresenza simultanea dei diversi e dei contrari manifestantesi nelle apparenze, fra lo

aJvma eij~nai kata; crovnon

, e quella dimensione del

crovnoı

in cui viene spontaneo pensare che tale coesistenza trovi la sua dimensione adeguata, ovvero il Tempo presente; vi sono tuttavia numerosi indizi testuali che autorizzano a trarre una simile conclusione, e tutti significativamente provenienti dall’unico dialogo in cui il rapporto fra ojvn e crovnoı viene fatto oggetto di un’analisi sistematica, il Parmenide.

Mantenendoci qui nei limiti di una sintesi di quanto emerge dalle prime due deduzioni concernenti la prima ipotesi, in cui si assume che l’Uno sia, possiamo intanto osservare in quali contesti il concetto di contemporaneità di fatto ricorre: nella prima delle due argomentazioni si afferma che lo eJvn non potendo essere né grande né piccolo né uguale, neppure potrà essere o divenire più vecchio, più giovane, o della medesima età in relazione a sé ed agli altri dall’Uno, e per conseguenza che esso non potrà in nessun modo partecipare del tempo (140e 1 sgg.). Necessità vuole infatti che tutto ciò che è immerso nel flusso temporale venga innanzitutto ad essere continuamente più vecchio di se stesso, e poiché il più vecchio è sempre tale in rapporto ad un più giovane,

To; presbuvteron ajvra eJautou~ gignovmenon kai; newvteron eJautou~ aJvmaaJvmaaJvmaaJvma givgnetai

, eijvper mevllei ejvcein oJvtou presbuvteron givgnetai. (141b 1-3, e cfr. anche c 3-4:

To; ajvra presbuvteron eJautou~ gignovmenon ajnavgkh kai; newvteron aJvmaaJvmaaJvma eJautou~ aJvma

Outline

Documenti correlati