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sumbavllousa pro;ı ajvllhla krivnein peira~tai hJmi~n

.)» (186a 6-b 9)

Il brano illustra molto bene il ruolo euristico del

crovnoıcrovnoıcrovnoıcrovnoı

, che permette all’Anima l’esercizio

di quell’attività riflessiva (

ajnalogivzesqai

) necessaria ad operare il confronto, ed a porre di conseguenza una netta demarcazione, fra le impressioni che le derivano dall’interazione delle facoltà corporee con l’ambito fenomenico, e quelle nozioni comuni, quei

koinav

Ideali, cui essa è in grado di accedere ricorrendo esclusivamente a Se stessa. Combinando le informazioni desumibili dai due dialoghi possiamo trarne la seguente conclusione: la Psiche è forzata -

hjnagkavsqh ijdeihjnagkavsqh ijdeihjnagkavsqh ijdeihjnagkavsqh ijdei~n~n~n~n

, Resp. VII, 524c 7- dal

nou~ınou~ınou~ınou~ı

, che non tollera né la commistione dei diversi, né quella degli opposti, nella maniera in cui tale mescolanza si manifesta nel sensibile, a separarli l’uno dall’altro (

diorivzeindiorivzeindiorivzeindiorivzein

), per poter giungere alla comprensione dell’autentica natura Ideale, dell’

oujsivaoujsivaoujsivaoujsiva

di questi

eJvteraeJvteraeJvteraeJvtera

e di questi

ejvnantiva

ejvnantivaejvnantiva

105 direttamente coinvolto con tutte e tre le sue dimensioni, e gioca un ruolo insostituibile sia

sul versante ‘oggettivo’, nella misura in cui consente al soggetto senziente, vincolato alla sfera sensibile, di cogliere appunto i vari

eijvdh

come realtà, nel loro ambito, ontologicamente Distinte l’una dall’altra (

cwrivzein

, Resp. VII, 524b 10-c 1), sia su quello

‘soggettivo’, permettendo alla Psiche una riflessione continuativa, che riposa sulla facoltà

della memoria, intorno agli Esseri eidetici ed alle loro relazioni reciproche, per tutto il Tempo necessario (cfr. qui lo splendido excursus sulla

scolhvscolhvscolhvscolhv

che l’uomo libero, il filosofo, ha a disposizione ancora in Theaet. 172b 8 sgg.), al raggiungimento della Verità che li riguarda, al loro

tiv ejsti

(Resp. VII, 524c 10-11), fine ultimo della scienza Dialettica85. Si può quindi sostenere sin d’ora che il (concetto di) Tempo rende il Soggetto conoscente, sollecitandolo attraverso la commistione dei distinti e degli opposti nell’apparire, consapevole dell’esistenza di una Realtà Ideale che viene innanzitutto colta nella sua Permanente Invarianza, da intendersi, rispettivamente, sia come impossibilità che ciascun singolo

eij~doı

possa manifestarsi ora come Identico ora come Diverso, e questo sia in relazione a se stesso che ad altro, sia come divieto che esso possa in qualunque modo essere o divenire contrario a se stesso; detto altrimenti, il

crovnoıcrovnoıcrovnoıcrovnoı

rappresenta uno

strumento di accesso privilegiato alla nozione di Eternità eidetica, in quanto induce

85

Nelle sue note all’edizione di Repubblica (1997), Bruno Centrone mette molto bene in evidenza il carattere

relativo esercitato dalla sensazione nel processo gnoseologico delineato nei brani del libro VII, suggerendo sia un richiamo al Teeteto, che un ruolo specifico della nozione di tempo, da assumere come presente sullo

sfondo del ragionamento:

«[…] qui Platone considera oggetto di sensazione ciò che presuppone già un’ulteriore elaborazione […] l’opposizione uno-molteplice rappresenta un’elaborazione rispetto ai dati irrelati offerti dalla sensazione (cosa di cui egli mostra di essere perfettamente consapevole nel Teeteto). Del resto, per asserire l’autocontraddittorietà della sensazione, è necessario (benché qui non esplicitato) mutare il termine di confronto o considerare un mutamento nel tempo (A è prima duro, poi molle, B è grande rispetto a C, piccolo rispetto a D), il che esclude in effetti, in base al principio formulato dallo stesso Platone a 436b sgg., il carattere autocontraddittorio della sensazione e implica un coordinamento dei dati sensoriali che non è ascrivibile alla sensazione, di per sé irrelata; non è dunque la sensazione come tale a stimolare la riflessione in quanto contraddittoria.» (pp. 781-782 nota 27).

Ad accordare all’apparente commistione simultanea dei contrari nel sensibile una funzione euristica in grado di agevolare l’ascesi dell’Anima alla contemplazione eidetica era Erwin Rohde, nel suo celebre Psyche, 19106, p. 289 vol. I.

106 l’Anima a pensare come realmente esistente una sfera ontologica in cui valgano l’Identità ed il Principio di Contraddizione86.

Il fatto che poi la yuchv, nel momento stesso in cui crede di cogliere le Idee ed i Generi mediante i sensi, in realtà li stia applicando sin dal principio ai fenomeni stessi proprio per superare l’intollerabile confusione manifesta nel sensibile fra diversi e contrari, dovrebbe già valere come prova sufficiente del fatto che in lei vi è una precognizione dell’Essere Eterno anche per quanto attiene alla sua intima struttura logica87

.

Per concludere tornando al punto da cui eravamo partiti, risulta verificato, anche alla luce di queste ulteriori indicazioni testuali, il legame di dipendenza esistente pure fra il “non essere mai allo stesso modo” e le altre due forme del

crovnoı

, passato e futuro: la stessa presa di coscienza della mistione tipica dei fenomeni fra

ojvn

e

mh; ojvn

che, sentita costantemente dal Soggetto filosofante sia nella propria ‘staticità’, cioè come compresenza simultanea connessa all’evento ‘percettivo’ presente, che nel proprio aspetto ‘dinamico’, ovvero nella propria incessante alternanza, e dunque nella sua successione, si regge sulla possibilità, della quale fa palesemente menzione il Theaet., in 186a 6-b 9, di distribuire i distinti ed i

contrari lungo tutto l’arco della dimensione temporale, dando appunto spazio sia alla differenza che dell’opposizione.

La formula utilizzata da Platone nel terzo argomento in favore dell’Immortalità nel Fedone, per illustrarci il modus existendi delle apparenze, appunto l’

oujdevpote kata; oujdevpote kata; oujdevpote kata; oujdevpote kata;

86

Più che il Tempo considerato come caratteristica inseparabile dall’ambito fenomenico, ovvero come temporalità, qui è il tempo come ‘concetto’ a fungere da appiglio per l’attività riflessiva della Psiche, come avremo modo di chiarire nel terzo capitolo del lavoro.

87

La ragione profonda di ciò non risiede direttamente nel rapporto fra tempo ed Eternità, ma piuttosto nella natura Dialettica dell’Essere stesso, e nella comunanza dei suoi generi sommi, in cui non a torto prima Paul Natorp (sia in Platos Ideenlehre, op.cit., p. 111 sgg., che in Platons Logik, op.cit., pp. 113-114, e più di recente Hans Krämer (in Arete, cit., pp. 474-475), hanno ravvisato un’anticipazione, proprio sulla scorta dei

passi qui citati del Teeteto, della teoria della Conoscenza Apriori, basata sull’Unità dell’Autocoscienza, formulata da Kant, vedendovi perciò l’origine della filosofia trascendentale. Per dirlo in termini più platonici, il concetto fondamentale è quello stesso espresso prima nel Fedone, a conclusione dell’argomento della Reminiscenza, in base al quale una stringente e pari necessità -ijvijvijvijvsh ajnavgkhsh ajnavgkhsh ajnavgkhsh ajnavgkh- lega a doppio filo l’esistenza dell’Anima a quella delle Idee, impensabili l’una indipendentemente dalle altre (cfr. 76d 7-77a 2), e poi nel Sofista, in cui notoriamente si dimostra che il pantelw~ı ojvn possiede Zwhv e Nou~ı perché è ejvmyucon (248d 7- 249 a 10). A quella che si sta già delineando chiaramente come una dipendenza logico-ontologica dell’ascesi psichica dalla Dialettica, che ha come conseguenza immediata l’asserzione di un’analoga dipendenza gnoseologica ed ontologica del Tempo dall’oujsivaoujsivaoujsivaoujsiva, avremo modo di fare ampiamente riferimento nella terza sezione della ricerca.

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