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abstract – Con questo testo si vogliono illustrare le metodologia di propaganda e comunicazione all’interno del web del cosiddetto fronte ‘antivax’, che reputa senza alcun supporto scientifico, le vac- cinazioni dannose per la salute. Inoltre verranno analizzate le problematiche di comunicazione della Sanità Pubblica riguardo tale argomento.

Keywords –vaccini, antivax, web 1.0, web 2.0, comunicazione. Introduzione

Oggigiorno più di 3 miliardi di persone1 nel mondo hanno a disposizione un accesso ad Internet; uno

dei maggiori scopi di questo è cercare informazioni, e, di conseguenza, da questa ricerca non può essere escluso il campo della salute, anzi, come mostrato da numerosi studi2 Internet in genere è la prima risorsa

alla quale ci si affida per informarsi sul proprio, e non solo, stato di salute. È stato documentato, poi, che nonostante l’abbondanza di portali e siti dedicati alla salute e all’area medica, il principale metodo per ricercare tali informazioni è attraverso motori di ricerca, per di più di tipo generale; ciò comporta che tra le miriadi di risultati ottenuti dalla query l’utente sia incline a concentrarsi sui risultati che appaiono per primi3, aumentando notevolmente l’influenza degli algoritmi di ranking. Molto spesso, di solito per ar-

gomenti sensibili, l’ordine dei risultati non sempre è sinonimo di qualità di questi, causando controversie e disinformazione nella popolazione, soprattutto se l’informazione non viene poi messa a confronto con l’opinione di un professionista.

Una delle controversie più note nate nel campo medico è quella delle vaccinazioni. Queste sono una delle scoperte più importanti e influenti della storia della medicina, in grado sia di proteggere che di salvare milioni di vite. Nonostante i benefici che i vaccini apportano e l’evidenza scientifica che questi ultimi superino di molto gli eventuali rischi, è nato e si è fatto avanti un fronte che non solo critica ma condanna aspramente l’uso dei vaccini sostenendo che essi siano inefficaci, inutili, dannosi e addirittura causa dell’insorgenza di gravissime malattie. Questa propaganda detta ‘antivax’ ha portato come risultato un calo significativo della copertura vaccinale anche nei paesi più sviluppati come l’Italia e la ricomparsa di malattie che sarebbero ormai dovute essere già debellate. È noto che il fronte antivax svolga la propria campagna di denigrazione dei vaccini in modo massiccio su Internet tramite numerosi siti e, nell’era del web 2.0, anche grazie a gruppi organizzati sui vari social network. Si rende necessario, quindi, analizzare come e con quali strumenti la propaganda antivax agisca online.

Scetticismo sui vaccini nel web 1.0

Il retronimo ‘web 1.0’ sta a indicare la prima fase dello sviluppo del World Wide Web; questo era caratterizzato da un utenza che si interfacciava con esso in maniera unilaterale, agendo soltanto da con- sumatore di contenuti pubblicati da pochi individui. Nonostante la limitata interattività, già alla fine del ventesimo secolo i ricercatori cominciarono ad occuparsi della diffusione online di siti scettici o contrari alle vaccinazioni. Uno studio del 20024 analizza i risultati che si ottengono da una query su sette diversi

motori di ricerca utilizzando le parole chiave ‘vaccination’ e ‘immunisation OR immunization’, osser- vando come il 43% dei risultati ricavati dalla keyword ‘vaccination’ rimandasse a siti contrari ai vaccini, mentre si ottiene una percentuale minore con il secondo tipo di ricerca4.

In aggiunta tale studio esamina quali strategie questi siti attuino per poter convincere il maggior numero di persone della pericolosità dei vaccini; i siti analizzati presentano generalmente delle caratte-

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ristiche comuni, una di queste è l’inclusione di una serie di dati e studi atti a presentare un’evidenza che pretende di essere scientifica benché spesso si tratti di auto-pubblicazioni, lavori mancanti delle fonti ne- cessarie, lettere o interviste televisive, creando l’illusione della presenza di una mole di dati a sfavore della vaccinazione4. In secondo luogo questi siti fanno leva sugli aspetti emotivi come la sofferenza di bambini

affetti da malattie presumibilmente causate dai vaccini e su teorie del complotto affinché gli utenti ven- gano persuasi della dannosità di questi. I siti pro-vaccinazioni, al contrario, basano i loro argomenti pre- valentemente su fatti scientifici e tattiche di persuasione molto meno d’effetto4. Date queste circostanze

appare chiaro come chiunque possa imbattersi in un sito antivax tramite una semplice ricerca ed essere influenzato da questo, soprattutto se non si possiede una competenza scientifica che permetta di discer- nere la qualità dell’informazione in rete.

Web 2.0: social antivax

Già a partire dalla metà degli anni 2000 si aggiunge un ulteriore grado di complessità alla campa- gna antivax online, infatti non solo i siti divengono multimediali permettendo una più efficace comu- nicazione, ma, grazie all’avvento dei social network, si creano dei gruppi organizzati in cui si discute e si propaga la campagna antivax; così vi è il passaggio da un’interfaccia unilaterale della quale si usufru- isce passivamente a una multilaterale e interattiva con la quale ogni utente può commentare e condi- videre contenuti o pubblicarne di nuovi tramite varie piattaforme quali Facebook, Twitter, Wikipedia o Youtube, solo per citare i più famosi. Inoltre si assiste alla personalizzazione del web in base alle pre- ferenze e interessi del singolo utente. All’interno della rete dei social network è facile ritrovare gruppi come il National Vaccine Information Centre attivo su più piattaforme rendendo endemica la dispo- nibilità di contenuti antivax, che come nell’era del web 1.0, puntano sugli aspetti emotivi degli utenti, ma stavolta la narrativa avviene ad un livello molto più personale5. I ricercatori hanno dimostrato,

infatti, come il modo di narrare spesso in prima persona tenda ad essere credibile ed estremamente emotivo, portando i genitori ad interessarsi a quali potrebbero essere le eventuali conseguenze invece che alla probabilità che queste accadano realmente6. In aggiunta, non è solo la modalità di condividere

tali convinzioni, ma la larga distribuzione e la numerosità di queste a contribuire alla percezione della concreta possibilità che i vaccini siano dannosi.

Una soluzione è possibile?

I comunicatori al servizio della Sanità Pubblica si ritrovano a doversi interfacciare con riceventi dotati di diversi livelli di conoscenza di un determinato argomento e diversi bisogni e come si è visto nei paragrafi precendenti, l’informazione antivax su Internet ha pressoché la stessa visibilità di siti uf-

ficiali e di qualità garantita, sorge quindi la difficoltà di portare all’attenzione delle masse il messaggio pro-vaccinazione.

I ricercatori hanno evidenziato come i fattori di rischio che portano ad ottenere con più facilità infor- mazioni non affidabili sono: stato socioeconomico basso, bassa abilità cognitiva o età avanzata, minore abilità nel cercare su Internet, mancanza di competenze nel campo specifico e una minore abilità di cal- colo7. Queste analisi portano ad un’impasse, difatti l’informazione scientifi idealmente dovrebbe basarsi

su evidenze cliniche e su dati statistici trasparenti che illustrino benefici e rischi, ma risulta chiaro come questa forma di comunicazione sia di certo meno coinvolgente di un racconto personale, ad esempio. È stato dimostrato che individui con una bassa abilità di calcolo, ovvero una buona fetta della popolazione, percepiscano i numeri e le statistiche come informazioni astratte, incapaci di lasciare un’impressione du- ratura. Dato che gli accademici sono riluttanti ad utilizzare strategie simili alle campagne antivax, come la narrativa personale, sorge la necessità di creare metodi affinché anche le statistiche riescano a creare un’impressione sul ricevente; in particolare è importante notare come siano i concetti generali ad influen- zare le decisioni degli individui e non dati testuali, come dimostra il paradosso che vengano percepiti come più coerenti i siti antivax che quelli del CDC8. Quindi, una strategia vincente potrebbe risiedere

nel puntare sull’essenza del messaggio. Su un concetto che possa influenzare positivamente riguardo alla somministrazione di vaccini.

Conclusione

Campagne di stigmatizzazione dei vaccini esistono sin dalla nascita dei vaccini stessi, ma con l’avvento del web, la sua diffusione e la sua penetrazione nella vita quotidiana, la propaganda contro questa pratica medica sicura ed efficace si è estesa creando seri problemi alla Sanità Pubblica e alla salute della popolazio- ne stessa, soprattutto delle categorie più deboli. È indispensabile, quindi, utilizzare i numerosi strumenti che il web 2.0 offre per poter raggiungere gli individui più vulnerabili a possibile disinformazione riguar- dante i vaccini, cosicché possa essere fatta chiarezza e la popolazione tutta ne risenta positivamente.

Bibliografia

1 Internet World Stats, <http://www.internetworldstats.com/stats.htm> (ultimo accesso: 02/2019). 2 Fox S., Duggan M. (2013) Health Online 2013. Washington, DC: Pew Internet & American Life Project. 3 Eysenbach G., Köhler C. (2002) How do consumers search for and appraise health information on the

world wide web? Qualitative study using focus groups, usability tests, and in-depth interviews. BMJ CCCXXIV(7337), March 9, 573-577.

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4 Davies P., Chapman S., Leask J. (2002) Antivaccination activists on the World Wide Web. Arch Dis Child 87, 22-25.

5 Betscha C., Brewerb N.T., Brocardc P., Daviesd P., Gaissmaiere W., Haasea N., Leaskf J., Renkewitza F., Rennerg B., Reynah V.F., Rossmanni C., Sachsej K., Schachingerk A., Siegrist M., Stryk M. (2012) Oppor- tunities and challenges of Web 2.0 for vaccination decisions. Vaccine XXX(25), 3727-3733.

6 Huber O., Wider R., Huber O.W. (1997) Active information search and complete information presentation in naturalistic risky decision tasks. Acta Psychologica XCV(1), 15-29.

7 Zillien N., Hargittai E. (2009) Digital distinction: status-specific. Internet Uses Social Science Quarterly XC(2), 274-291.

8 Downs J.S., de Bruin W.B., Fischhoff B. (2008) Parents’ vaccination comprehension and decisions. Vaccine XXVI(12), 1595-1607.

2. Turismo sanitario e terapie con cellule staminali

Per turismo sanitario si intende l’intraprendere un viaggio al di fuori dei confini del proprio paese per ricevere una qualche forma di trattamento. Queste terapie possono es- sere estremamente varie: da cure dentarie a trattamenti estetici, da terapie oncologiche a interventi chirurgici.

Dal turismo sanitario è possibile trarre vantaggi come una riduzione dei costi delle prestazioni o delle liste di attesa e terapie innovative. Non raramente vengono riportati gravi danni alla salute, particolarmente quando il paziente si reca in paesi in cui la legisla- zione è meno rigorosa rispetto quella dei paesi occidentali.

È in questo ambito che si inserisce la terapia con cellule staminali che viene spesso proposta online con esagerato ottimismo verso malattie orfane e/o incurabili. Per queste motivazioni abbiamo trattato nella stessa sezione i seguenti due argomenti:

1. turismo sanitario e Internet;

2. qualità dell’informazione in rete: le terapie con cellule staminali. 2.1 Turismo sanitario e Internet

Per quanto riguarda il turismo sanitario abbiamo selezionato i seguenti elaborati:

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