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Capitolo IV L'armistizio ed il ritorno alla Grecia

4.4 La caduta di Rod

Il generale Wilson, comandante in capo delle forze alleate nel Medio Oriente con sede al Cairo, propose al War Office di occupare alcune isole come Coo e Samo, inviando contemporaneamente una missione a Rodi. Scopo di tale mis- sione era quello di prendere accordi con i Comandi italiani e concordare un im- mediato sbarco britannico se il porto dell'isola fosse stato agibile in modo da sbarcare una brigata di fanteria a supporto degli italiani con la copertura di una squadriglia aerea da basare a Coo.

Intanto a Rodi, i comandi germanici posero in atto tutte le contromisure previste nel caso di resa dell’Italia. Inizialmente il generale Kleemann, comandante delle forze tedesche, cercò di rassicurare il governatore Campioni sul non intervento. Tuttavia i tedeschi occuparono fin da subito gli aeroporti di Maritza e Gadurrà. Malgrado le proteste italiane il comandante tedesco non diede alcun ordine di ri- tiro alle sue truppe. I tedeschi fecero anche prigioniero il generale Scaroina, co- mandante della divisione “Regina”, il quale si rifiutò di accettare il ricatto e or- dinare il disarmo alle proprie truppe, che nel frattempo avevano ingaggiato i primi scontri con l’ex alleato.

Campioni decise di ritirare le truppe su una linea difensiva da costa a costa a cir- ca 6 km a sud di Rodi. Questa posizione sfruttava sia l’orografia dei luoghi sia alcune postazioni in bunker realizzate prima del conflitto. L’ammiraglio riteneva possibile una difesa su questa linea sino al 15, posto che fossero attuate dagli in- glesi azioni diversive nel sud dell’isola dove si trovava l’aeroporto di Cattavia, che pur essendo stato reso inservibile, non lo era in modo permanente e poteva quindi essere ripristinato dopo la rimozione di alcuni ostacoli fissi.(15)

Alle 10.30 del 9 settembre i tedeschi tentarono di entrare a Rodi città, intenzio- nati a passare per la strettoia del Monte Zampica, ma furono respintida reparti di fanteria italiani, appoggiati da mezzi corazzati.

dei soldati italiani intenzionati a non cedere ai tedeschi.

Il caposaldo “Concezione”, occupato dal nemico, fu riconquistato dagli italiani dopo feroci scontri all’arma bianca. Nella piana di Vati, il 309° reggimento di fanteria, al comando del colonnello Luigi Bertesso, fu attaccato da mezzi coraz-

zati. La colonna venne respinta e i tedeschi in fuga lasciarono sul terreno decine

di morti. Vennero anche catturati un centinaio di soldati.(16)

I tedeschi minacciarono bombardamenti indiscriminati su Rodi da parte degli stormi della Luftwaffe basati a Creta.

Il generale Kleemann, davanti alla reazione delle truppe italiane, chiese un in- contro con Campioni: l’obbiettivo era quello di guadagnare tempo per poi colpi- re al momento opportuno, infatti nella notte due gruppi d’assalto espugnarono le batterie dei monti Fileremo e Paradiso, dai quali si dominava la città di Rodi. Nella stessa notte a Rodi si paracadutarono tre ufficiali inglesi, inviati dal gene- rale Wilson su ordine di Churchill. Gli inglesi chiedevano agli italiani di resiste- re e di tenere almeno il controllo del porto e degli aeroporti, attendendo l’intervento anglo-americano, che non sarebbe potuto arrivare prima di una set- timana.

Nonostante le promesse inglesi, la resa di Rodi - estesa nella stessa giornata a Scarpanto e Caso - era già stata negoziata da Campioni, con successive disposi- zioni:

“Il giorno 11 settembre alle ore 11.35 accetto le condizioni di resa proposte dal comandante delle truppe germa- niche. Ordino perciò che tutte le truppe italiane dell’esercito, dell’aviazione e della marina dell’Egeo, dislocate a Rodi e a Scarpanto, depongano le armi senza condizioni e che cessi qualsiasi resistenza contro le forze armate germaniche, Campioni.”(17)

Campioni ottenne che le truppe italiane, seppur disarmate, mantenessero l’inquadramento, mentre gli ufficiali potessero liberamente circolare con la pro- pria arma personale: lo scopo era quello di poter essere nuovamente operativi non appena fossero arrivati i rinforzi inglesi. Dopo aver negoziato la resa delle due isole, il comandante italiano chiese di essere esonerato dalla carica e si rifiu-

tò di accettare le nuove pressioni tedesche che chiedevano di estendere la resa all’intero arcipelago.

Il 22 settembre Campioni fu fatto partire da Rodi e recluso in un campo di con- centramento in Germania. Il 24 maggio 1944, dopo un processo fatto davanti al Tribunale Speciale della repubblica sociale italiana, fu fucilato per alto tradi- mento.

L’ammiraglio Campioni, figura di notevole spessore morale che sostenne il pro- cesso e la condanna a morte del regime di Salò con grande dignità e coraggio, apparve tuttavia incerto e poco energico in taluni frangenti. Seppure con

l’attenuante di essere stato abbandonato a sé stesso senza ordini chiari dal Co-

mando Supremo, l’analisi delle sue azioni rivela che egli non fu sostenuto da una lucida e consapevole visione degli eventi, dei rapporti di forza e della corret- ta valutazione dei rischio e delle opportunità. Si mosse però cercando disperata- mente spazi di negoziazione o rispetto di regole formali da parte di un avversa- rio senza scrupoli. Nei rapporti con l’ex alleato palesò quindi un comportamento troppo cavalleresco, a differenza del suo avversario Kleemann che si mostrò ci-

nicamente bugiardo e ben determinato a raggiungere i suoi scopi con tuttii mez-

zi.(18)

Vennero disarmati 36.000 militari italiani, cessarono di esistere il Comando Su- periore delle Forze Armate, il Comando della Marina in Egeo e, quel che è peg- gio, finirono in mani tedesche i campi di aviazione dell’isola; gli unici dai quali gli inglesi, all’occorrenza, avrebbero potuto aiutarci.

Furono lasciate temporaneamente in funzione le forze di polizia (carabinieri e guardia di finanza), il distretto militare, l’ufficio lavori del genio e il magazzino principale di casermaggio. La giustizia militare continuò a funzionare e rimase attiva per chiudere i fascicoli ancora aperti, limitatamente ai procedimenti penali per reati comuni o per reati militari considerati privi di interesse per i tedeschi. Si arruolarono, invece, nelle fila germaniche i 250 militi della 201a legione della milizia, comandata dal console Casalinovo, e 50 uomini della milizia portuaria.