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I governatorati civili di Maissa e De Bosdari (1920-1922)

Capitolo II Lago e De Vecch

2.2 I governatorati civili di Maissa e De Bosdari (1920-1922)

Felice Maissa, che il 17 ottobre 1920 assumeva la carica di governatore di Rodi e Castelrosso, provenendo da Costantinopoli, dove era stato alto commissario i- taliano, fu il primo governatore civile delle isole.

Il mutamento del governo da militare a civile segnò un momento fondamentale nella storia del Dodecaneso italiano ma non va inteso come un'estensione della sovranità italiana piena ed intera sulle isole, giacché il trattato di Sevres e gli ac- cordi Tittoni-Venizelos non erano ancora entrati in vigore (anzi vennero invali-

dati dopo la disfatta greca in Asia Minore nel 1922); si trattava unicamente di at- ti amministrativi interni, quantunque lasciassero trapelare l'intenzione di consi- derare definitivo il possesso di Rodi e Castelrosso alla luce degli accordi inter- nazionali appena stipulati.

All'arrivo a Rodi, il governatore fu accolto da una numerosa rappresentanza di musulmani ed israeliti, ma nessun ortodosso prese parte al ricevimento. La co- munità ortodossa di Rodi era infatti unanimemente avversa all'annessione dell'i- sola all'Italia ed evitava ogni contatto col governo.

Il nuovo governo civile era costituito di due soli uffici, l'Ufficio Politico e l'Uffi- cio Amministrativo, quest'ultimo composto dal personale del commissariato per l'amministrazione delle isole e cioè di un capo divisione del ministero della Guerra, di un ragioniere del ministero dell'Interno e di tre impiegati subalterni. L'Ufficio Amministrativo era dunque nella materiale impossibilità di far fronte ai nuovi compiti per mancanza di personale; Maissa chiese dunque l'invio di due funzionari di prefettura e di due applicati.

In ottobre il Ministero degli Esteri telegrafò a Maissa suggerendogli di emanare un atto, sia pure generico, ma impegnativo verso le popolazioni di Rodi e Ca- stelrosso, che mostrasse l'intenzione di accordare l'autonomia secondo quanto stabilito dagli accordi Tittoni-Venizelos. Il governatore avrebbe dovuto pubbli- care un proclama annunciante che il Regio Governo accordava l'autonomia e conferiva a lui ampi poteri per la sua attuazione pratica.

Fu però facile per i greci rodioti come in esso mancasse un accenno esplicito alla partecipazione della popolazione locale alle funzioni di governo per mezzo di propri rappresentanti. Tuttavia l'orientamento italiano, durante i quindici anni prima di un eventuale plebiscito, era quello di non prendere impegni che non po- tessero essere mantenuti.(5)

Nell'aprile 1921 si diffusero voci di un colpo di mano della Grecia a Scarpanto e Caso; i notabili locali dichiararono alle autorità militari italiane di volere l'unio- ne con la Grecia.

Maissa commentò:

“E' questo uno stato d'animo che da noi non può essere trascurato. Io mi rendo perfettamente conto dell'impor- tanza che le isole hanno per noi come pegno, ma le dichiarazioni fatte agli abitanti nel primo momento, le nostre promesse, la libertà loro lasciata di nominare i loro consigli e di amministrarsi hanno creato una situazione per noi difficile e nella quale non ci manteniamo senza pericolo.”

Il governatore precisò che non conveniva all'Italia conservare la responsabilità di governo delle isole minori, abitate da una popolazione esclusivamente greca, turbolenta e in massima parte venizelista.

Da Roma il conte Carlo Sforza, che era succeduto a Tittoni nella carica di mini- stro degli Esteri, rispose di concordare sulla non opportunità di conservare il Dodecaneso, la cui occupazione era però ormai l'unico pegno di cui l'Italia po- tesse valersi per assicurarsi che la Grecia sgombrasse quella parte della zona di influenza italiana in Asia Minore che le truppe elleniche avevano occupato.(6)

Nell'agosto 1921 Felice Maissa fu sostituito nella carica di governatore dal conte Alessandro De Bosdari.

Quando De Bosdari - già ministro italiano ad Atene - giunse a Rodi per assume- re la carica di governatore, esternò alla popolazione il proposito di rendere giu- stizia a tutti e la volontà di aprire un'epoca di progresso civile.

In settembre il nuovo governatore visitò le isole minori, riportandone l'impres- sione che desiderassero l'annessione alla Grecia ma fossero rassegnate ad accet- tare l'attuale stato di cose, temendo di entrare a far parte di un paese impegnato in una difficile guerra con la Turchia e che avrebbe loro esteso il servizio milita- re obbligatorio e gravi imposte.

Le condizioni materiali di vita delle popolazioni non erano certo floride, tuttavia tenendo conto dei loro scarsi bisogni, non si poteva dire che esse soffrissero gra- vemente; a De Bosdari non era parso di scorgere segni di malcontento in tal sen- so anche perché tutti erano consapevoli che una immediata annessione alla Gre- cia avrebbe peggiorato le cose anche sotto questo riguardo. De Bosdari riferì di aver ricevuto dappertutto cordiale accoglienza, anche se tutti i discorsi in suo

onore terminavano con una formale richiesta di cessione alla Grecia.

Un evento particolarmente significativo fu la visita del principe ereditario Um- berto a Rodi e Castelrosso tra settembre e ottobre 1921. Il governatore l'aveva annunciata pochi giorni prima, e subito le comunità israelita e musulmana si e- rano messe in contatto con il governo per organizzare le celebrazioni. Gli orto- dossi si erano invece mantenuti riservati.

De Bosdari giudicò ottima la decisione di mandare Umberto di Savoia in Egeo e commentò:

“Io non voglio addentrarmi nel futuro ancora lontano né, ancora inesperto di molte cose, dare al Governo sugge- rimenti e consigli che del resto non mi furono mai richiesti. E' però evidente che, in qualunque ipotesi, finché siamo sulle isole noi dobbiamo vigorosamente affermarci. Qui, e non solo qui, ho trovato l'Italia timida ed incer- ta nella sua politica e quasi desiderosa di celare quel poco che essa opera. Rodi in special modo sembra essere tenuta in una specie di nube oscura; poco si parla di essa in Italia, e qui poco si parla e si sa dell'Italia. In questi ultimi giorni tutti gli italiani ed i non italiani sembravano come trasformati e presi dal desiderio di agire e di ma- nifestarsi. Altre cose venga escogitando il Regio Governo utili ed efficaci come questa, e l'opinione pubblica, da incerta ed esitante, si convertirà tutta a noi ed ai nostri ideali. Ciò affermo con sicurezza di non ingannarmi.”(7)

Nel novembre 1922, De Bosdari venne nominato ambasciatore a Berlino.

La carica di governatore delle isole venne affidata a Mario Lago, destinato a le- gare ad esse la fama del suo nome.