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Capitolo II Lago e De Vecch

2.11 L’insegnamento della lingua italiana

Era però evidente che l’istruzione dei piccoli abitanti del Dodecaneso rivestisse un ruolo fondamentale. La formazione linguistica dei futuri sudditi d’Italia era di vitale importanza, dato che qualsiasi rivendicazione politica si doveva basare

sulle convinzioni della popolazione indigena.

Nel maggio 1912, appena un mese dopo lo sbarco italiano nel Dodecaneso, uffi- ciali del Regio Esercito percorrevano Rodi e le altre isole proponendo l’immediato insegnamento della lingua italiana nelle scuole locali.

Nel luglio-agosto 1912, l’Associazione Nazionale per soccorrere i missionari italiani, sotto la direzione del professore, e, in seguito, senatore Ernesto Schiap- parelli, suggerì al primo governatore del Dodecaneso, il generale Giovanni A- meglio, di istituire due scuole italiane a Rodi: una maschile, affidata alle cure dei preti Salesiani, e una femminile, sotto l’amministrazione delle suore d’Ivrea. Per prevenire una vibrata protesta dei greci e dei frati francesi (i Minori france- scani), che da anni svolgevano una buona opera scolastica e diffondevano la cul- tura francese a Rodi, Ameglio, acconsentì che i maestri italiani insegnassero l’italiano nelle scuole francesi, maschili e femminili, dove la maggioranza degli alunni era greca.

Questo fu il primo atto ufficiale con cui la cultura italiana fu imposta agli scolari del Dodecaneso.(34)

Oltre che nelle scuole francesi, l’italiano fu introdotto nelle scuole ebraiche, do- ve l’insegnante veniva sovvenzionato dal governo italiano. Nelle scuole turche, per problemi economici, l’insegnamento della lingua italiana verrà affidato ai traduttori dell’organizzazione militare. Al contrario, la comunità greca non ave- va espresso nessun desiderio di inserire la lingua italiana nei suoi programmi. Le scuole greche avevano una struttura assai ramificata, dato che in ogni villag- gio, per quanto povero, vi era una scuola elementare (la cui frequenza non era però obbligatoria, sicché nelle isole vi erano anche non pochi analfabeti) e in di- verse isole minori erano presenti anche semiginnasi o ginnasi. La scuola era in- fatti vista dai greci ortodossi come uno degli strumenti principe, insieme con la Chiesa, della difesa etnica contro i dominatori turchi.(35)

Negli anni della prima guerra mondiale, la volontà del corpo d’occupazione ita- liano si dimostrò ancora più forte riguardo alla diffusione della lingua e cultura

italiana. I tentativi furono più organizzati e i risultati più efficaci.

Nel 1915 era stata aperta a Rodi una scuola serale comunale per l’insegnamento dell’italiano. Inoltre con il decreto governatoriale del 16 giugno1916, venne l’Ufficio di Sovraintendenza alla Pubblica Istruzione, sotto la direzione del capo della missione archeologica, dott. Amedeo Maiuri. Da notare che dall’anno sco- lastico 1917-1918 funzionavano regolarmente nella città di Rodi due scuole diurne italiane: la scuola elementare maschile con un corso complementare ag- giunto, e la scuola elementare femminile delle Suore Zelatrici del Sacro Cuore. Gli alunni che le frequentavano provenivano da famiglie greche, italiane, israeli- te e musulmane. Ma la notizia forse più considerevole riguarda i corsi di lingua italiana istituiti sia nelle scuole elementari greche, musulmane ed israelite della città di Rodi, che in quelle greche dell’interno della stessa isola, in particolare dei villaggi di Afandu, Arkanghelos, Kastellos, Koskinù, Kremasti, Fanes, Ghennadi, Lindos, Malona, Psithos, Salakos e Sianna.

L’insegnamento dell’italiano fu ammesso anche nelle scuole elementari greche delle isole di Coo, Calimno, Calchi, Piscopi, Simi, Nisiro, Lero, Patmo, Lisso, Caso, Scarpanto e Stampalia.

L’opera didattica fu assunta da ufficiali e sottufficiali del corpo d’occupazione.

La lingua italiana rappresentava una materia obbligatoria d’insegnamento. Gli

alunni che non riuscivano a riportare almeno la votazione di 6 su 10 (secondo il sistema educativo scolastico italiano) in lingua italiana erano bocciati, pur aven- do ottenuto la sufficienza in tutte le altre materie. Inoltre i corsi d’italiano nella

città o nell’hinterland di Rodi, e nelle isole minori, erano frequentemente sotto-

posti alle ispezioni del direttore didattico.(36)

Tuttavia l’infrastruttura culturale e materiale dell’educazione elementare e me- dia nelle isole era rappresentata dalle istituzioni scolastiche greche e questo an- dava contro le aspirazioni del governo italiano.

Quando Mario Lago assunse la carica di governatore era ben informato delle grandi rimesse occulte di Atene per il potenziamento delle scuole, specialmente

degli stipendi degli insegnanti ed era deciso a tagliare in modo definitivo il cor- done ombelicale tra il Dodecaneso e la madrepatria.

Lago si dedicò con grande attenzione al suo ordinamento scolastico.

Il primo gennaio 1926 venne pubblicato sul Bollettino Ufficiale delle Isole Egee. Tale ordinamento introdusse diverse misure che assoggettavano tutti i program- mi scolastici alle autorità italiane con ispezioni periodiche e, innovazione fon- damentale, un’ora obbligatoria di insegnamento della lingua italiana in tutte le

scuole per poi ampliare progressivamente l’orario, rendendo graduale l’impatto

della nuova riforma.

La chiesa greco-ortodossa, o le autorità ecclesiastiche greche, non potevano più avere alcuna ingerenza nell’ordinamento didattico, amministrativo o disciplinare delle scuole. Gli insegnanti inoltre dovevano essere apolitici, cioè non esprimere i loro sentimenti nazionali.

All’epoca nel Dodecaneso coesistevano tre sistemi scolastici: scuole italiane che adottavano i programmi italiani; scuole di villaggio che ricevevano sussidi dal governo coloniale e accoglievano alcuni elementi del programma italiano; scuo- le che erano sostenute dalle comunità locali e seguivano propri programmi. La maggioranza degli alunni greci frequentava le scuole primarie e secondarie dove le lezioni si svolgevano in greco.

Le scuole greche sovvenzionate dalle comunità venivano degradate,nominate scuole private, rispetto alle scuole italiane statali denominate scuole regie. Quel- le greche che non avevano la possibilità di affrontare le spese, dati i severi con- trolli sulle rimesse dall’estero, potevano chiedere il finanziamento del governo. In tal modo esse diventavano scuole sussidiate. In tal caso però uno dei tre membri del consiglio che amministrava l’istituto sussidiario doveva essere no- minato dal governo. La scuola passava, di conseguenza, sotto il controllo delle autorità italiane. Appare evidente che una tale scuola in breve tempo sarebbe stata italianizzata o chiusa per sempre. L’applicazione della politica scolastica di Lago fu ostacolata in modo attivo soprattutto dalle elites colte, mentre a livello

popolare tali riforme trovarono un’accoglienza positiva.

L’ordinamento scolastico del 1926 minava lentamente ma efficacemente le fon- damenta delle scuole greche.

A Rodi era stato fondato l’istituto magistrale per conferire il diploma di licenza ai futuri insegnanti nelle scuole elementari del Dodecaneso.

Il corso aveva la durata di tre anni, e le discipline insegnatevi erano: italiano, lingua locale (greco o turco), storia ed elementi di diritto, scienze-geografia, ma- tematica-fisica, disegno, lavoro manuale, musica e canto, agricoltura e giardi- naggio, calligrafia, pedagogia e filosofia. Ultimato il triennio, il diplomato do- veva compiere un anno di tirocinio presso una scuola elementare e, alla fine dell’anno scolastico, sostenere alla presenza del sopraintendente una prova pra- tica, per ottenere il titolo definitivo per l’abilitazione all’insegnamento nelle scuole elementari delle Isole Egee.

Il magistrale - una istituzione mai conosciuta prima nel Dodecaneso - sarebbe così diventato il centro di produzione dei membri direttivi nel campo didattico. Il governo italiano si assumeva in modo esclusivo la formazione degli insegnan- ti. Non era possibile derivare l’insegnamento da altre fonti di educazione.(37)

Lo stesso Lago, inoltre, tra il settembre e il dicembre 1929 con decreti governa- toriali impose a tutti coloro che intendessero compiere studi universitari la fre- quenza obbligatoria presso università italiane, per poter conseguire la laurea. In caso contrario, i professori o i liberi professionisti (medici, avvocati, ingegnieri) non potevano svolgere la loro professione. Il governatore suggeriva l’università di Pisa, dove avrebbero potuto terminare gli studi come borsisti del governo ita- liano e si sarebbero trovati, al contempo,sotto la stretta sorveglianza degli agenti segreti di Lago. Nell’inverno 1931-1932 più di 90 dodecanesini frequentavano le aule universitarie di Pisa.(38)

La politica scolastica di Lago era stata studiata in ogni dettaglio e realizzata con entusiasmo. Si trattava di un’opera geniale, perspicace, di lunga durata.

controllo italiano, e a Coo 4 su 7 diventarono scuole sussidiate. Pur trattandosi di successi importanti, secondo Mussolini, tali progressi non erano soddisfacen- ti. Era necessario un passo più veloce verso l’italianizzazione.

De Vecchi agì in maniera più aggressiva: il 21 luglio 1937 decretò la chiusura delle scuole secondarie greche, musulmane ed ebraiche; vietò di parlare la lin- gua greca in pubblico; impose l’iscrizione alle scuole italiane, alla gioventù fa- scista e licenziò gli insegnanti che non volevano parlare italiano.

Sia Lago che De Vecchi ebbero il medesimo obbiettivo di assimilare la popola- zione, tuttavia le modalità perseguite furono antitetiche: cauta quella di Lago, ri- solutiva quella di De Vecchi.

L’effetto della politica aggressiva di De Vecchi fu l’inasprimento della resisten- za locale all’assimilazione italiana: vennero organizzati corsi clandestini di gre- co, seguiti segretamente dagli scolari nelle ore notturne, e molti genitori decisero di ritirare i propri figli dalla scuola pubblica.

Dal punto di vista religioso, De Vecchi, riuscì comunque a ridurre al silenzio l’irredentismo ortodosso. Tale politica ebbe come effetto l’annichilimento dello zelo religioso combattivo ed in conseguenza di ciò la chiesa non rappresentava più un fomite di disordini.(39)

Sotto il nuovo governatore, il regime coloniale controllava quasi ogni aspetto della vita sociale: furono introdotte regole relative al traffico, standard igienici e sanitari, coprifuoco notturno, controlli sui prezzi, normative edilizie, permessi senza i quali non si potevano svolgere determinate attività, né si potevano guida- re determinati veicoli; esistevano leggi per accendere i fuochi e regolamentazio- ni sui livelli di rumore.

Alla sistematica opera di repressione poliziesca contro il cosiddetto “irredenti- smo” si accompagnava la pratica dello squadrismo degli aderenti più facinorosi del pnf che, muniti di manganelli e di olio di ricino, assaltavano le abitazioni dei sospetti irredentisti. Uno dei comportamenti squadristi più vergognosi era quello di rasare a zero i malcapitati greci rodioti accusati di antifascismo, dipingerne la

testa con vernice tricolore e farli camminare per la via principale del Mandrac- chio con il cartello bilingue “ho parlato male del fascio”.

Notizie di questa politica repressiva giunsero in Italia anche attraverso le vibrate

proteste del ministro degli Esteri greco; Ciano così commentò nel suo diario in

data 16 ottobre 1937:

“Il ministro di Grecia ha protestato contro l’intrepido De Vecchi che perseguita i greci e che avrebbe inaugurato il metodo dell’olio di ricino nelle isole! E’ un vecchio pazzo che ci darà ancora dei fastidi.”(40)

Per quanto concerne l’edilizia pubblica, De Vecchi completò le opere di ammo- dernamento, portando a termine la costruzione di strade, scuole e ospedali. L’iniziativa principale fu mirata alla ricostruzione del distrutto castello del Gran Maestro dei cavalieri gerosolimitani: i tecnici consultati preliminarmente scon- sigliarono l’opera di ricostruzione, mentre l’architetto Vittorino Mesturino diede parere favorevole accettando il rifacimento medioevale dell’edificio: in soli due anni fu portata a compimento l’opera a cui presero parte esclusivamente artigia- ni italiani, appositamente ingaggiati a discapito della manodopera locale, proprio per punire in tal modo le proteste anti-italiane.(41)