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Capitolo III L'Egeo in guerra

3.4 Guerra alla Grecia

Nell’autunno 1940 il regime era in piena depressione: in breve tempo la macchi- na bellica italiana aveva mostrato tutte le sue carenze, dalla piccola battaglia sul- le Alpi all’abortita offensiva in Egitto, alle prove deludenti dell’aviazione e a quelle non entusiasmanti della marina.

Il prestigio di Mussolini ne era uscito alquanto scalfito, donde si era creato un desiderio di compensi immediati, di successi da ottenere non importa come, ma subito.

Occupare la Grecia significava unire i due sistemi marittimi su cui era basata la nostra guerra mediterranea, il triangolo Taranto-Tripoli-Tobruch e l’Egeo; tale mossa avrebbe costretto gli inglesi ad asserragliarsi fra Cipro ed Alessandria. La nazione ellenica doveva essere attaccata subitaneamente, per prevenire una pos- sibile sortita inglese nei Balcani.

Mussolini e i suoi collaboratori convennero che l’occupazione della Grecia sa-

rebbe stata un’operazione assai semplice.

Si prevedeva una campagna rapida e poco costosa, destinata ad essere l’inizio di un’espansione nei Balcani, dove il duce intendeva controbilanciare l’influenza del III Reich.

le parlava di una Grecia con già 95.000 uomini sotto le armi - divisi tra l'Epiro e la Macedonia - pronti per una strenua difesa.

Eppure una certa cuginanza ideologica univa indubbiamente il regime greco del generale Metaxas a quello italiano e il primo poteva essere considerato discepo- lo del secondo. Metaxas aveva imposto al paese una dittatura militare, inviando al confino sulle isole una vasta schiera di oppositori politici. La censura sulla stampa era severa: perfino qualche opera di Platone, che pareva contrastare con la filosofia del regime, fu messa al bando. Inoltre Metaxas, da buon militare, ammirava i tedeschi, nelle cui accademie si era, oltretutto, perfezionato. Esiste- vano dunque tutti i presupposti per un'opera di penetrazione politica e diploma- tica a causa dell'affinità tra i regimi che avrebbe potuto essere facilitata, in misu- ra enorme, dai folgoranti successi tedeschi del primo anno di guerra. Il fascismo avrebbe dovuto puntare molte carte su Metaxas, che era in qualche modo un uomo suo, posto a capo della Grecia per farsene alleato. Era la strada che senza dubbio volevano imboccare i tedeschi.

Ma in realtà la preoccupazione di Mussolini non era quella di farsi alleati a buon mercato: era quella di procurarsi ad ogni costo dei nemici, per dimostrare ad Hit- ler che anche gli italiani sapevano attuare il "Blitzkrieg", operare invasioni e conquiste.(18)

L’azione avrebbe avuto come obbiettivi il possesso della costa occidentale gre- ca, Zante, Cefalonia, Corfù e Salonicco; poi si sarebbe proceduto all’occupazione integrale della Grecia per garantire all’Italia che essa rimanesse nel suo spazio politico-economico. I generali non osarono spiegare a Mussolini che la Grecia non sarebbe stata sconfitta con i pochi mezzi inizialmente previsti (un corpo di spedizione di 60.000 uomini). Anzi, il generale Sebastiano Visconti Prasca, comandante delle operazioni, assecondò il progetto con la foga di chi si vedeva già fregiato dei gradi di generale d'Armata e di Maresciallo d'Italia ad Atene.

cortese rifiuto affermando che sarebbero stati più d'intralcio che di aiuto. In real- tà Visconti Prasca pensava alla carriera. Generale di Corpo d'Armata, si trovò automaticamente promosso a Designato d'Armata assumendo il comando opera- tivo dei due corpi schierati in Albania; se però l'esercito d'Albania avesse dovuto ingrandirsi ulteriormente sarebbe stato impossibile per lui evitare la designazio- ne d'un comandante più alto in grado o più anziano.(19)

Il 10 ottobre, due settimane prima di aprire il nuovo fronte in Grecia, lo Stato Maggiore smobilita 20 delle 40 divisioni tenute nella valle del Po in vista d'un attacco alla Jugoslavia: 300.000 soldati vengono smobilitati perché il regime vuole placare i malumori popolari e dare l'impressione che le nostre forze siano sufficienti per una sicura vittoria.

Anche gli uomini politici, Ciano in testa, ebbero una pesante responsabilità. Il ministro degli esteri, infatti, nella speranza di accrescere fama e potere, conside- rando l’Albania una sorta di suo feudo personale, sostenne di avere l’appoggio degli albanesi, disse che i greci mostravano poca combattività e che ad Atene un’equipe filo italiana era pronta a sostituire il primo ministro Ioannis Metaxas. Si trattò di dichiarazioni assolutamente non vere, che contribuirono alla decisio- ne di Mussolini di portare un attacco contro la Grecia con cinque divisioni, sen- za l’appoggio dei bulgari e senza poter contare sull’effetto sorpresa.

Sotto questi auspici, la campagna di Grecia iniziò la mattina del 28 ottobre 1940. Oltre che sul confine albanese, i greci si erano preparati a resistere nel Pelopon- neso e nelle isole dell’Egeo. Il dominio delle isole avrebbe infatti consentito agli italiani di controllare il Mediterraneo orientale. Invece non fu così. Incredibil- mente, lo stato maggiore italiano non aveva previsto operazioni anfibie tranne il progetto, inattuato, di occupare Corfù.

Il Dodecaneso quindi non fu usato come avrebbe dovuto essere, pur essendo vi- cinissimo alla Grecia; era visto come testa di ponte verso il Levante e non verso la penisola ellenica.

L’avanzata dalla frontiera albanese verso l’Epiro, durante un inverno precoce e rigidissimo, si rivelò una chimera. A causa del maltempo non furono messi in at- to, nei primi giorni dell'offensiva, bombardamenti tattici fondamentali mirati a colpire gli snodi di comunicazione e le infrastrutture nemiche. Le avverse condi- zioni meteorologiche tolsero all'Italia, forse l'unica arma in cui aveva un vantag- gio veramente consistente nei confronti dei greci: l'aeronautica.

L'Arma Azzurra avrebbe dovuto, secondo Visconti Prasca, intervenire dovun- que, distruggere, spianare apocalitticamente: rimase invece quasi inutilizzata.(20)

Nell’imminenza dell’attacco, Badoglio così telegrafava a De Vecchi:

“Caro De Vecchi, il 28ha inizio la spedizione punitiva contro la Grecia.

Questi porci greci avranno il trattamento che si sono meritati. Certamente vi sarà una reazione della flotta e dell’aviazione inglesi. Ben vengano. Siamo pronti a riceverli. Per l’Egeo sto tranquillo. Ci siete voi e i vostri magnifici soldati. A partire dalla mezzanotte silurate tutto quello che porta la bandiera greca.”(21)

A poco a poco il corpo di spedizione arrivò a contare 500.000 uomini, di cui 32.000 furono uccisi e altri 100.000 furono feriti. Inoltre gli inglesi, servendosi delle basi greche, riuscirono a mettere fuori combattimento parte della flotta ita- liana ancorata nella baia di Taranto (12 novembre 1940).(22)