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L’esperienza dell’Ecomuseo del Mare Memoria Viva (d’ora in poi Ecomuseo MMV) si situa all’interno del quartiere Sant’Erasmo che è un tratto del litorale Sud palermitano che tra Ottocento e Novecento ha toccato l’apice dello sviluppo sociale ed economico per via delle prospere attività legate alla pesca e all’agricoltura, ma anche per il fiorente settore metallurgico delle fonderie. Le conseguenze nefaste della Seconda Guerra Mondiale, si manifestarono anche in questa porzione di città. Il volto della costa Sud cambiò radicalmente, poiché in seguito ai bombardamenti degli alleati sulla città la decisione sul dove trasportare e depositare le macerie ricadde proprio sul tratto di litorale meridionale, da luogo ricco, dal punto di vista ambientale ed economico, a quello che può essere definito sostanzialmente una discarica32.

Oggi il quartiere di Sant’Erasmo si compone principalmente di case popolari e mercati che nonostante i diversi interventi nel corso degli anni risultano trascurati e abbandonati al degrado, relegando a un passato che sembra molto lontano i fasti di quello sviluppo mai più recuperato. Tuttora l’area del molo di Sant’Erasmo non risulta balneabile, si è fatto un tentativo di ripristino delle condizioni di salubrità del mare nell’area della Bandita e dell’Acqua dei Corsari (la costa di Romagnolo) che sono state restituite alla città dopo 48 anni, ma ancora c’è molto da fare per molte aree della costa.

Inoltre, Palermo è stata per molti anni scenario di abusi edilizi perpetrati dalla criminalità organizzata che trovando aggio presso alcuni soggetti istituzionali e amministrativi ha

32I danni dei bombardamenti “alleati” determinano perdite gravissime nel patrimonio edilizio e infrastrutturale della città. Case, palazzi nobiliari, grandi complessi religiosi, ma anche impianti elettrici, acquedotti e fognature andarono distrutti. Ancora prima della ricostruzione fu necessario allontanare le macerie. L’amministrazione comunale tramite il suo Ufficio Tecnico ne comincio lo sgombero sistematico, provvedendo purtroppo a realizzare le discariche nella zona antistante il Foro Italico (ottemperando in questo modo ad una previsione del vecchio e famigerato Piano Giarrusso di fine Ottocento). Si dà vita in questo modo allo storico interramento del fronte a mare della città, con la cancellazione dell’immagine che dal Settecento costituiva l’identità della città che dalla strada Colonna si apriva alla passeggiata al mare. La speculazione edilizia degli anni 50-70 favorì tale criminale intervento, e visto che la “discarica del Foro Italico” non bastava fossero realizzate altre tre grandi discariche a mare, i tristemente famosi “mammelloni”, localizzati alla foce dell’Oreto, allo Sperone e ad Acqua dei Corsari. La presenza di questi immani depositi di sfabbricidi e di materiali di varia origine seppellì il litorale originario e generò al suo posto l’attuale coltre di fanghi, sabbia e detriti”. Tratto da: http://palermo.mobilita.org/segnalazioni/la-costa-

143 condotto una dissennata espansione edilizia che ha privato la città oltre che di numerose strutture architettoniche in stile liberty (emblematico il caso di Villa Deliella)33 anche di intere aree verdi (frutteti della Conca d’Oro) per fare spazio agli affari della “mafia urbana”34. Questa fase che caratterizzò la Palermo degli anni Cinquanta e Sessanta del XX secolo venne rappresentata con la nota locuzione: “Sacco di Palermo”35, proprio perché si trattò di una serie di atti coercitivi e di dilagante abuso di potere a scapito dei beni comuni.

Come sempre più spesso avviene i processi di rigenerazione urbana riguardano quei luoghi che hanno bisogno di reinventarsi poiché soffrono o hanno sofferto a causa delle trasformazioni che ne hanno modificato l’assetto precedente caratterizzato da condizioni economiche, sociali ambientali migliori rispetto a quelle attuali. Quindi, ad una fase espansiva seguita da una fase depressiva è probabile che susseguano interventi di rigenerazione e di riqualificazione.

Il nostro caso studio l’Ecomuseo MMV si inserisce, infatti, un più ampio processo di trasformazione della costa Sud-Orientale di Palermo. Il contesto generale, oltre ad essere negli ultimi anni oggetto di grande attenzione da parte delle politiche comunali, è destinatario di interventi programmatici europei ascrivibili all’ambito delle Smart Cities (PON Città Metropolitane), ma anche a livello nazionale mediante investimenti del Fondo Perequativo.

Dopo dieci anni (caratterizzati da un lungo contenzioso fra l’Autorità portuale e l’amministrazione circa le competenze in materia di pianificazione, nonché da una serie di ricorsi alla giustizia amministrativa36) nel luglio 2018 viene approvato il Piano Regolatore Portuale (dopo lo stralcio delle “aree bersaglio”37) e nel settembre 2018 viene

33 Si trattava di una storica residenza progettata dall’architetto Ernesto Basile nel 1898 per la famiglia dei

principi Deliella. Fu completata tra il 1907 e il 1909. Nel 1959 una variante del piano regolatore di Palermo venne approvata dal consiglio comunale con istanze di privati cittadini che chiedevano di poter costruire in via Libertà. Il 28 novembre venne approvato in fretta il piano di demolizione di Villa Delleila che venne abbattuta nel pomeriggio dello stesso giorno così da evitare il vincolo dei beni culturali.

34 Legislatura VI – Disegni di Legge e Relazioni – Documenti, Capitolo Terzo “La mafia urbana”. 35 “Il Sacco di Palermo è l'espressione comunemente utilizzata per indicare il boom edilizio che si ebbe nel capoluogo siciliano tra la fine degli anni '50 e l'inizio degli anni '60 del Novecento, che si tradusse fondamentalmente in uno stravolgimento architettonico della città, di cui ne fecero le spese le aree verdi e, soprattutto, le ville in stile liberty tipiche di Palermo. Le numerose inchieste degli anni successivi stabilirono che Cosa Nostra utilizzò i propri referenti politici nell'amministrazione comunale (Salvo Lima e Vito Ciancimino in primis) per ottenere le licenze edilizie e realizzare così una delle più grandi speculazioni edilizie della Storia d'Italia”tratto da: http://www.wikimafia.it/wiki/index.php?title=Sacco_di_Palermo.

36http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2018/07/25/ritratti-di-citta-palermo-e-il-mare-due-realta-

inconciliabili/

37 Le c.d. “aree bersaglio” erano: la foce dell’Oreto ed ex Deposito delle locomotive; ex gasometro; Borgo

vecchio; Sampolo-Ortofrutticolo-Ucciardone; Acquasanta ed ex Manifattura tabacchi; Ospizio Marino; ex Chimica Arenella. Su tali aree l’Autorità Portuale (sostenuta da Confindustria) fornì indirizzi strategici che andavano oltre l’intervento sull’area costiera ma sembrava essere orientata anche alla pianificazione del resto

144 altresì aggiudicato il concorso internazionale di idee volto ad implementare il progetto di restyling dell’area portuale indetto dall’Autorità di Sistema Portuale del Mare di Sicilia Occidentale. Sembra che gli ultimi due anni siano stati risolutivi per la Costa Sud.

L’esigenza, non troppo velata, alla base di tali interventi sembra essere quella, da più parti avvertita, di ricollegare il mare alla città, come se si fosse verificato una sorta di scollamento tra questi due elementi, come se l’ambiente antropico avesse proceduto nelle sue trasformazioni a prescindere dall’ambiente naturale che lo caratterizza. Tuttavia, gli interventi di riqualificazione insistono più che sul mare sulla città, come se si fosse preferito di rimediare agli errori fatti in passato mettendo in secondo piano la salvaguardia dell’ambiente marino. Ricollegare Palermo (per i greci Panormos “tutto-porto”) al suo mare è un processo che secondo tutti i soggetti intervistati implica non solo interventi fisici, ma anche culturali e politici. La sensazione che, oggi, il mare non sia l’elemento che contraddistingue la città, nonostante questa sia parte di un’isola e che per anni sia stata crocevia di scambi di merci e di transito di persone, è dovuta essenzialmente allo stato di abbandono e degrado del waterfront, frutto delle diverse scelte politiche che si sono succedute negli anni a partire dal dopoguerra di concentrare gli investimenti degli ultimi decenni verso il centro storico della città più che sulla zona costiera.

Guardando alla città di Palermo nel suo complesso se potessimo idealmente suddividere i gruppi di interventi delle politiche urbane sui quali fino ad oggi si è concentrata l’azione di governo potremmo considerare due diverse e complementari strategie: la prima legata principalmente ad interventi più tangibili e strutturali derivanti dall’impulso dato dal Piano Particolareggiato del centro storico del 1993, che vide una concentrazione di fondi statali ed europei per il recupero del patrimonio storico-artistico e per il recupero del patrimonio immobiliare privato; la seconda, ascrivibile alla seconda metà degli anni Novanta è rinvenibile in interventi immateriali di investimenti nell’infrastrutturazione culturale del territorio e di inserimento di Palermo nella “competizione interurbana” attraverso le risorse culturali cittadine (Giambalvo e Lucido 2011)38.

Questo secondo tipo di strategia sembrerebbe andare oltre la mera riqualificazione urbana di spazi e strutture e tende al contemporaneo intendere la community-led regeneration su base culturale che ha aperto un varco all’internazionalizzazione della città da un punto di vista artistico e culturale salvo, però, poi scontrarsi con gli esiti tipici della gentrificazione

della città forzando i confini delle proprie competenze e straripando in quelle del Comune. Quest’ultimo però non opponeva resistenza date le divergenze politiche tra i due vertici.

38 M. Giambalvo e S. Lucido, “Flussi globali e sviluppi locali. Trasformazioni urbane ed economie della

145 che caratterizzano il centro storico. Il ritorno dell’attenzione delle politiche locali verso l’area portuale risale alla fine degli anni dieci del duemila, proprio con l’avvio della costruzione del Piano Regolatore Portuale. Tali politiche sembrano essere orientate ad un’immagine “smart green” e ad una caratterizzazione turistica del porto. All’interno del documento di strategia urbana della Città di Palermo si legge, infatti, che il Piano regolatore del Porto:

“ottimizza le funzioni portuali e ridisegna il waterfront urbano in un nuovo rapporto tra città e acqua. Il Piano Regolatore Portuale agisce contemporaneamente su due livelli: pianifica l’incremento dell’efficienza del porto commerciale e crocieristico e progetta la nuova “città liquida” incrementando i porti turistici ed introducendo alcune aree di interfaccia città-porto in cui il progetto urbano introdurrà nuovi usi, porterà nuovi linguaggi e produrrà nuovo paesaggio.”39

Il livello di coinvolgimento dei cittadini nel processo di ridisegno dell’area è stato molto basso se non assente, fino a questo momento [Intervista A2], facendo prevalere strategie di esternalizzazione dell’individuazione e della progettazione degli interventi.

Nonostante i già complessi interventi strutturali sull’area e l’intricata rete di attori coinvolti è comparsa, di recente, nonostante la fase di relativo accordo tra i vertici delle diverse autorità coinvolte, la proposta di Eurispes di trasformare l’area in uno Hub Offshore capace di fare concorrenza ai porti di Valencia e Rotterdam nel settore del traffico navale RO-RO40. Il Sindaco Orlando ha mostrato apertura durante un evento a Palazzo d’Orleans a fine luglio del 201841. Le politiche pubbliche anche in questo caso risultano essere il prodotto della stratificazione di molteplici interventi, derivanti dall’iniziativa di diversi tipi di attori in tempi e modi differenti.

Nel generale coarcevo di interessi volti alla riqualificazione urbana, stricto sensu, che hanno riguardato e che continuano a trasformare la città di Palermo e in particolare la costa sud-orientale, come in altre parti del Paese, si sviluppano pratiche che procedono in

39 Documento di strategia urbana. Comune di Palermo, Pon Metro Palermo, pag 7.

40 Ro/Ro o Ro-Ro o RoRo (Roll-on/Roll-off) “Letteralmente: sale con le ruote e scende con le ruote. Tecnica

di carico di una nave che non richiede l'uso di gru perché i veicoli sono automezzi e quindi salgono e scendono da soli attraverso una rampa di carico. Il traffico Ro-Ro (in passato strettamente limitato ai collegamenti con le isole e detto anche via traghetto; ora autostrade del mare) è in forte sviluppo come alternativa al tutto- strada sui lunghi percorsi sia per effetto della congestione della viabilità che per la politica di incentivi europei e nazionali. Il traffico è detto accompagnato se anche l'autista viaggia a bordo; non accompagnato se si carica solo l'autotreno/autoarticolato (l'autista viaggia in aereo) o solo il semirimorchio, che a destino sarà agganciato dal trattore di un trazionista che opera localmente. Quest'ultima soluzione è ovviamente la migliore sotto il profilo economico ed ambientale”. Tratto da: http://www.dizionariologistica.com/dirdizion/roro.html

41 http://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2018/07/25/ritratti-di-citta-palermo-e-il-mare-due-realta-

146 una direzione diversa, quasi contraria, in cui lo spazio viene dopo l’idea alla base della pratica e il coinvolgimento dei cittadini del quartiere viene prima dell’individuazione della fattibilità del progetto.