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L’impresa sociale nel contesto italiano

In Italia, i principali drivers di sviluppo delle imprese sociali sono stati i servizi di welfare prodotti da organizzazioni della società civile la cui erogazione ha carattere continuativo (Borzaga e Ianes, 2006). Più di recente si assiste, all’interno dell’economia sociale di mercato, all’emergere di una nuova forma di impresa sociale derivante da soggetti provenienti dal settore for profit che riconfigurano il proprio business rendendolo social attraverso strategie di responsabilità sociale, immettendo nel proprio processo produttivo elementi di natura sociale ed ambientale al fine di creare “valore condiviso” a favore di una pluralità di portatori di interesse (Porter e Kramer, 2011 in Cottino e Zandonai 2012 p. 6). Tuttavia, la forma giuridica cooperativa tipica della tradizione associativa italiana

115 è il modello più diffuso. Secondo alcuni non si possono assimilare le caratteristiche delle cooperative con quelle dell’impresa sociale ex lege 118/2005, ma sono diversi gli aspetti che ci permettono di ammettere che è certamente più vicina all’impresa cooperativa che all’impresa convenzionale.

Figura 7 maps the characteristics of the two legally-recognised forms of social enterprise in Italy against the core criteria set by the EU operational definition in order to identify commonalities and differences between the national concepts and the EU concept. Source: Tipik, Emes network, Euricse (2016). “Social enterprises and their eco-systems Updated country report: Italy”.

Basta considerare innanzitutto la natura sociale degli obiettivi che persegue: partecipazione democratica, che caratterizza la sua governance, e il divieto di redistribuzione delle risorse.

Nonostante questa forte similarità con le cooperative come dicevamo ad inizio paragrafo altre forme di impresa (ad esempio le forme societarie del Libro V del Codice Civile)25 sono entrate a far parte della famiglia italiana dell’impresa sociale.

Nonostante la riforma del 2005 l’impresa sociale italiana ha difficoltà a svilupparsi pienamente. La riflessione è stata sollevata soprattutto in riferimento al dibattito aperto sull’inquadramento giuridico-normativo delle start-up e sulla semplificazione dell’apertura di Società a Responsabilità Limitata a costo zero26. È per tale ragione che si sta guardando al settore del business mainstream per diffondere il modello di imprenditoria sociale.

Osservando il fenomeno dell’espansione dell’impresa sociale ex lege su scala territoriale si ha che il Sud Italia sta assistendo ad una proliferazione di imprese sociali maggiore rispetto al più ricco nord.

25 Atti del Governo sottoposti a parere parlamentare, Camera dei Deputati, Schema di decreto legislativo recante revisione della disciplina in materia di impresa sociale (418) http://documenti.camera.it/apps/nuovosito/attigoverno/Schedalavori/getTesto.ashx?file=0418.pd f&leg=XVII#pagemode=none

26 Bonfante G. (2013), Un vestito nuovo per l’Impresa Sociale?” in Impresa Sociale, numero 2 novembre 2013.

116 Il dato sembra confermare la tendenza secondo la quale nelle aree con più forte deprivazione le imprese sociali trovino maggiore spinta per essere attivate. Non è dato sapere però se per spontanea attivazione da parte dei soci o se costituite per finalità legate a finanziamenti di varia natura.

Come abbiamo già riportato nel secondo capitolo la storia dell’imprenditoria sociale italiana è da ricondurre alla legge italiana sulla cooperazione sociale L. 381/1991 essa prevedeva una serie di dispositivi:

- Perseguimento di obiettivi di interesse generale;

- Affermazione della proprietà collettiva e della governance democratica dell’impresa; - Possibilità di coinvolgere una pluralità di stakeholders;

- Esistenza di limiti alla distribuzione degli utili.

La successiva norma non ha introdotto una specifica forma giuridica, ma ha fissato delle caratteristiche strutturali e di missione potenzialmente applicabili anche ai soggetti giuridici non propriamente afferenti all’ambito del settore no profit (Borzaga 2010). Si tratta della L. n. 118/2005 e successivi decreti e prevede una serie di disposizioni: - vennero individuati in maniera precisa i settori di intervento dell’impresa sociale,

oltre quelli già previsti per la cooperativa sociale ne vennero aggiunti altri;

- si stabili il tipo di assetto di governance dell’impresa sociale e anche le modalità di coinvolgimento di due stakeholder in particolare: lavoratori e beneficiari delle attività;

Figura 8 Distribuzione territoriale delle organizzazioni iscritte alla sezione L (impresa sociale) del Registro Imprese – Fonte: Elaborazioni Iris Network su dati camerali (31.12.2013) - in Rapporto Iris Network (2014).

117 - venne resa obbligatoria la redazione del bilancio sociale oltre che di quello

economico.

Inoltre, l’impresa sociale in Italia può essere costituita sia rispettando le figure giuridiche del Libro I del Codice Civile sia il Libro V e non può essere controllata né da un ente pubblico che da un’impresa for-profit (ibidem).

La più recente delle evoluzioni normative che ha riguardato il Terzo settore italiano coincide con l’introduzione della “Riforma del Terzo Settore” il cui prodotto principale coincide con l’introduzione del “Codice del Terzo Settore”, il cui iter è stato avviato nel 2017 con il D. Lgs n.95/2017 e con il D. Lgs n. 112/2017 con i quali viene abrogata la L. n. 118/2005 e vengono modificati alcuni aspetti sostanziali dell’impresa sociale:

- vengono ampliati i campi di interesse generale (si aggiungono con la riforma il microcredito, l’housing sociale, il commercio equo e solidale, l’agricoltura sociale); - si introduce una differenziazione con le attività degli ETS, Enti del Terzo Settore (denominazione nuova introdotta dalla riforma), disciplinate all’art. 5 del Codice del Terzo Settore;

- le cooperative sociali e i loro consorzi assumono di diritto la qualifica di impresa sociale;

- viene rafforzato l’obbligo di trasparenza per quanto riguarda la pubblicazione del bilancio sociale che deve avvenire oltre che sul sito dell’organizzazione anche presso il Registro delle Imprese e deve rispettare le Linee guida del Ministero dello Sviluppo Economico.

- è vietato il superamento del rapporto 1:8 dei RAL tra i dipendenti; - il numero dei volontari non può superare quello dei lavoratori;

- coinvolgimento diretto dei lavoratori oltre che degli utenti nelle decisioni riguardanti l’impresa sociale;

- obbligo di tenuta del libro giornale e del libro degli inventari;

- defiscalizzazione degli utili interamente reinvestiti nell’attività dell’impresa sociale oltre ad essere prevista l’introduzione di agevolazioni fiscali per coloro che investono nel capitale sociale.

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