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La Scozia e il sistema di capitalismo anglosassone

Il modello di capitalismo dominante all’interno dello scenario anglosassone riguarda Stati Uniti, Nuova Zelanda, Australia, Canada, Regno Unito e Irlanda e poggia su una serie di elementi peculiari:

- forte peso dei mercati finanziari:

- la borsa come principale meccanismo di finanziamento delle attività economiche:

- ruolo forte dei manager di impresa;

- presenza di un mercato del lavoro flessibile;

- sistema di formazione basato sull’acquisizione di competenze generali e non tecnico-specifiche;

- bassa spesa sociale in welfare;

- contrattazione prevalentemente a livello aziendale; - assenza di concertazione.

Burroni nel proporci il modello anglosassone descrive un sistema basato su meccanismi regolativi dell’azione economica e anche della produzione di risorse collettive.

127 L’elenco succitato ci pone di fronte alla figura di uno Stato debole dal punto di vista regolativo. Il sistema di politics che fa da sfondo a questo modello viene denominato “sistema Westminster” ossia ci si rifà a un sistema bipartitico con forte ruolo dell’esecutivo di governo che non rende necessario un ampio consenso sociale e politico per la formulazione di policy.

Infatti, tale sistema politico non privilegia le forme concertative con le organizzazioni di rappresentanza degli interessi nei processi di policy-making. Secondo Amable (2003) Iversen e Soskice (2006) e Trigilia (2015) questo modello favorisce l’emergere di governi conservatori con livelli di redistribuzione molto bassi.

Si tratta di un sistema dinamico che nel tempo dimostra una notevole capacità di adattamento. Basta guardare al succedersi dei governi nel Regno Unito per notare che la lunga serie di governi conservatori che hanno trasformato l’assetto istituzionale hanno condotto al passaggio da un modello social-democratico ad uno fortemente influenzato da logiche neoliberiste.

L’elezione del governo New Labour, di fine anni Novanta, ha portato, invece, progressivamente ad un allontanamento dal modello neoliberista (Crouch 2015). Questi cambiamenti lasciano intendere che ci si trovi di fronte ad un modello né stabile né omogeneo caratterizzato da cambiamenti significativi soprattutto nell’ambito delle politiche regolative del settore del lavoro.

Il lungo processo di deindustrializzazione che ha interessato il Regno Unito a partire dagli anni Ottanta ha comportato una crisi profonda delle attività manifatturiere. Nei paesi anglossassoni è il mercato che disciplina i rapporti tra le imprese a discapito delle reti cooperative stabili o delle associazioni (Hall e Soskice 2001; Hancké, Rhodes e Tatcher 2007; Jackson e Deeg 2012).

Il settore terziario è molto sviluppato e coinvolge lavoratori sia a bassa che ad alta qualificazione. Sul piano del credito, per quanto riguarda sia per le imprese che le famiglie, si notano maggiormente le peculiarità di questo tipo di capitalismo rispetto ad altri modelli. Per quanto riguarda le imprese il modello di credito si basa sulla grande disponibilità di strumenti finanziari reggenti sul mercato azionario e che spingono le imprese alla ricerca di profitti nel breve periodo, configurando il c.d. “capitalismo di borsa” (Dore 2000).

128 Il credito alle famiglie ha favorito l’acquisto di beni di consumo e di beni immobili favorendo in entrambi i casi una bolla speculativa nel settore edilizio. Tutte queste caratteristiche hanno permesso al modello inglese di adattarsi all’elevata flessibilità che ben si adatta alle esigenze di mercati fluidi e instabili (Amable 2003).

Per quanto riguarda le caratteristiche del mercato del lavoro si ha che il capitalismo anglosassone ha 4 aspetti principali individuati da Burroni (2016):

4. un’elevata flessibilità esterna che viene estesa a principio generale di funzionamento del mercato del lavoro;

5. bassi sussidi per i disoccupati poiché la ratio sottostante è volta ad incentivare l’attivazione per la ricerca di un impiego;

6. bassi livelli di pressione sulle imprese ad intervenire per innalzare i salari;

7. un sistema che incentiva i lavoratori a investire in percorsi formativi che offrono competenze generali e non tecnico-specialistiche.

Inoltre, nel Regno Unito è molto bassa la spesa in spese per investimenti in politiche attive per il lavoro, a ciò si aggiungono bassi livelli di protezione del lavoro, in ossequio al principio di alta redditività nel breve periodo sul quale si erge l’intero sistema di funzionamento del mercato del lavoro.

Il sistema di welfare vigente fa aggio su bassi livelli di spesa totali, di tassazione e di spese in sicurezza sociale che rimangono minori in confronto ad altri modelli di welfare. Il principio cardine all’interno del sistema inglese è stato quello dell’individualismo liberale attraverso il quale i meccanismi di protezione rispondevano ad approcci inclusivi ma non pienamente universali. Con i governi New Labour ci si allontanò anche se parzialmente dal modello basato prevalentemente sul neoliberismo e vennero introdotti timidi tentativi di bilanciare la flessibilità con forme di protezione maggiori.

Così come per il modello capitalistico mediterraneo Burroni ci propone una schematica sintesi dei caratteri principali del modello capitalistico anglosassone che riportiamo qui di seguito.

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MERCATO DEL LAVORO

Quantità senza qualità dell’occupazione 1. Elevata flessibilità esterna generalizzata 2. Alti tassi di occupazione

3. Basso intervento in politiche attive 4. Make work pay

5. Spostamento verso i servizi

6. Elevata mobilità esterna dei lavoratori 7. Ampio gruppo di lavoratori vulnerabili

(giovani, immigrati e lavoratori a bassa professionalizzazione).

SISTEMA PRODUTTIVO, STATO E CREDITO

Governance, servizi e bassa produttività

1. Deindustrializzazione

2. Sviluppo del terziario ad alta e bassa qualificazione

3. Basso intervento dello Stato in politiche industriali e per l’innovazione 4. Privatizzazioni e liberalizzazioni 5. Sviluppo attraverso attrazione e

radicamento 6. Bassa produttività 7. Grandi imprese

8. Relazioni interimpresa coordinate dal mercato

9. Privatised keynesianism 10. Mercato azionario

Tra universalismo e interventi selettivi 1. Welfare quasi universalistico ma con

una crescente selettività di sussidi e trasferimenti

2. Riorganizzazione al ribasso 3. Individualizzazione e attivazione 4. Rentrechment

5. Wage earner welfare state 6. Disuguaglianza di reddito

WELFARE

Declino della regolazione associativa 1. Decentramento disorganizzato 2. Decline contrattazione settoriale 3. Contrattazione aziendale

4. Medio-bassa sindacalizzazione in declino 5. Neo-liberal interventionist state

6. Assenza concertazione

7. Basa inclusione nei processi di policy- making

8. Fine del competitive corporatism

RELAZIONI INDUSTRIALI

Figura 9 Il capitalismo anglosassone in Burroni 2016