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L’impresa sociale nel contesto scozzese

Nel capitolo secondo abbiamo introdotto il discorso relativo al ruolo ricoperto dall’imprenditoria sociale, servendoci del modello di Esping- Andersen (1999) trasposto da Defourny e Nissens (2010), nel Regno Unito. Tuttavia, è utile effettuare un distinguo tra l’ecosistema dell’imprenditoria sociale dell’Inghilterra e quello della Scozia, per meglio comprendere le specificità del caso.

Molti studi concentrano la propria attenzione su studi di tipo regionale, ma sono pochi quelli che si concentrano sulle principali differenze che si presentano all’interno di diversi Paesi (Hazenberg et al. 2016).

Nonostante l’unione politica tra Inghilterra e Scozia del 1707 entrambi i Paesi mantengono separati l’ordinamento giuridico e permangono le differenze sul piano delle culture, della politica e del sociale. Tali differenze hanno generato di conseguenza lo sviluppo di diverse forme di ecosistemi di imprenditoria sociale (Hazenberg et al. 2016). Hazenberg et al. (2016) hanno periodizzato in tre fasi lo sviluppo dell’ecosistema dell’imprenditoria sociale nel Regno Unito a partire dal 1945.

(1945 – 1979) L’evoluzione del sistema di welfare

Con il Report Beveridge nel 1942 nel Regno Unito venne introdotto il sistema universale di assistenza sociale e fu determinante il ruolo che venne assegnato al Terzo settore nell’erogazione di servizi di asssitenza sociale. I principali interventi del Rapporto Beveridge coincisero con l’introduzione:

- del National Health Service (NHS) libero e universal (Dworkin 1997. Hudson 1998); - del sistema di istruzione secondaria (legge sull’educazione del 1944);

- dell’assicurazione contro la disoccupazione; - del Social Housing di proprietà statale.

Inoltre, parallelamente venne introdotto negli anni Cinquanta il sistema di tutela della salute e del benessere dell’infanzia basato su una strutturazione di tipo dipartimentale (Dworkin 1997).

Questo Rapporto generò confusione di ruoli in relazione alle organizzazioni del Terzo Settore, poiché esse nacquero in un contesto, quale quello della rivoluzione industriale, durante il quale operavano da sole. Nel periodo post-bellico si trovarono a fare i conti con uno Stato che adottò metodi paternalistici nell’ambito del welfare. Questo cambio di

119 paradigma nelle organizzazioni sociali generò incertezza circa le modalità d’azione che avrebbe adottato lo Stato, ma anche sul modo di intendere il welfare di Beveridge (Maxwell 2007).

La principale delle cause di questa incertezza è che ci si trovò di fronte ad una estromissione delle organizzazioni sociali dall’erogazione diretta di servizi.

Dagli anni 60 agli anni 80 lo Stato fu l’unico fornitore di servizi sociali generando non poche polemiche tra gli intellettuali e i politici del tempo.

Le radici della spinta verso visioni governative più imprenditoriali e manageriali relative ai corsi di azione pubblica (Osborne e Gaebler 1992) caratterizzarono in questi anni di interventismo centralistico. Allo stesso tempo è da ricondurre anche a questa fase la divergenza principale tra il modello scozzese e quello inglese (Curtice 2002).

L’avvento del governo Thatcher, di cui abbiamo parlato nel precedente capitolo, aprì la strada all’economia libera di mercato, al monetarismo e all’individualismo. Tuttavia, in Scozia, nonostante ci fosse a quel tempo un governo conservatore, il partito con il maggior numero di consensi era quello Laburista. Per Hazenberg et al. (2016) è da ricondurre a questo mutamento dei modelli di welfare la differenza tra gli ecosistemi delle imprese sociali divergenti tra Inghilterra e Scozia.

(1979 -1999) Mercato e devolution.

L’introduzione del Local Government Act si aprì la strada alle esternalizzazioni dei servizi pubblici mediante contratti e appalti. Il primo ambito di applicazione come abbiamo detto in precedenza nel Regno Unito furono gli appalti affidati alle Housing Association e alle New Leisure Trusts; mentre le utilities relative a telefonia e gas furono privatizzate completamente.

Nell’alveo di queste esternalizzazioni si aprì il mercato dei servizi al Terzo settore e venne introdotto il modello dell’Impresa sociale come mezzo per individuare soluzioni innovative ai problemi collettivamente rilevanti.

Tuttavia, la popolarità di queste politiche rimase confinata all’Inghilterra del sud mentre si dimostrarono scarsamente accettate nelle altre aree quali la Scozia, il Galles e il nord dell’Inghilterra.

120 In questo periodo la reazione della Scozia, laburista e nazionalista, fu quella di introdurre forme differenti di imprese sociali: che presero la forma di social/community businesses caratterizzate da forme cooperative multifunzionali costituite dai residenti locali e che si occupavano di erogare i servizi locali. Queste cooperative trovavano la loro sostenibilità economica nei finanziamenti statali e nelle forme di “community share capital”.

Un’altra tappa politica fondamentale segnò un punto di svolta per il welfare e per l’imprenditoria sociale: l’elezione nel 1997 del governo New Labour.

In questa fase mediante l’impiego dello strumento del partenariato venne introdotta la c.d. third way all’interno del sistema di previdenza sociale basata sull’imprenditorialità.

Tale svolta si sostanziò nella collaborazione tra pubblico, privato e Terzo Settore per l’erogazione di servizi di assistenza sociale (Haugh and Kitson 2007). Si verificò in questo senso una controtendenza rispetto all’individualismo imperante degli anni Ottanta (Teasdale 2012) dovuto all’apertura intersettoriale ispirata a logiche collaborative.

Osborne e McLaughlin (2002) sostengono che questa fase segnò l’inizio dell’attuale era di protagonismo dell’imprenditoria sociale nel settore dell’erogazione di servizi pubblici.

(1999-2015) Lo sviluppo di due modelli divergenti in tema di imprenditoria sociale

Le differenze tra Scozia e Inghilterra risultarono evidenti all’indomani del processo di Devolution, da quel momento in poi le politiche introdotte furono indipendenti e mirate a sostenere lo sviluppo dell’imprenditoria sociale.

Tuttavia, fino a quando in entrambi i paesi vi fu parallelamente un governo labourista le differenze furono limitate.

Con l’emergere del Partito Nazionalista Scozzese (SNP) dal 2007 le divergenze tra le politiche di entrambi i paesi cominciarono a diventare più significative. L’Inghilterra sposò un modello orientato alla commercializzazione in cui l’impresa sociale rintraccia i propri investitori nel settore privato più che nel settore pubblico (Nicholls 2010).

La Big Lottery Fund fu una delle ONG che erogò finanziamenti nell’imprenditoria sociale al fine di consentire l’erogazione di servizi pubblici che di fatto si allontanarono dal settore pubblico. Con due interventi legislativi, il Localism Act 2011 e il Social Value Act

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2012 (Teasdale et al. 2012) fu ufficializzato il supporto all’imprenditoria sociale all’interno degli appalti pubblici.

In Scozia, le politiche di sostegno alle imprese sociali rimasero confinate all’alveo del Community Empowerment Bill and the Procurement Reform (Scotland) Act (2014).

In Scozia ci sono 5000 imprese sociali operanti in tutto il Paese e qui di seguito riportiamo uno dei grafici contenuti nel Rapporto Senscot 2015 (pag 16) sull’imprenditoria sociale in Scozia in cui si può notare come anche le aree periferiche del paese figurino tra le 5 con più alta incidenza in termini di presenza di imprese sociali.

Figure 7Le cinque Local Authority in Scozia con la più alta incidenza di imprese sociali

Le local authorities con una più alta incidenza di presenza di imprese sociali per numero di abitanti sono le Highlands e Islands a dimostrazione del fatto che anche le aree rurali periferiche si servono dell’imprenditoria sociale per rispondere ai bisogni sociali.

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