• Non ci sono risultati.

Pare evidente come sia esplicita la volontà del Comune di Palermo di curare anche l’aspetto culturale nel processo di riqualificazione urbana della costa sud-orientale della città di Palermo che sta andando incontro ad una trasformazione strutturale per migliorare la vivibilità dell’area portuale. Tuttavia, vi è una componente fortuita nella collaborazione con l’Associazione Clac, che non era stata considerata prima che l’Associazione proponesse al Comune la disponibilità ad ospitare le loro attività e i loro contenuti. Si è trattato di un gioco a somma positiva nel quale Clac ha trovato la disponibilità dell’attore pubblico perché dotato della volontà di considerare la cultura uno strumento di policy e il Comune ha avuto in cambio la disponibilità di Clac, cosa non da poco, portatore di un progetto finanziato verso il quale ha semplicemente accordato l’uso dell’immobile di sua proprietà da qualche tempo in disuso però ristrutturato e messo a disposizione il personale dipendente per la manutenzione e gestione dello stesso. Quindi il contributo pubblico in questo caso si prefigura non come apporto in denaro ma mediante la messa a disposizione di beni e personale. In ogni caso il bene per il solo fatto che esiste esprime un costo a carico dell’ente pubblico (ad esempio vanno gestiti i contratti delle utenze) e poi se non adeguatamente messo in sicurezza potrebbe recar danno a cose o persone se esposto a degrado e usura. Per tutte queste ragioni è di tutto interesse per le amministrazioni pubbliche a che i beni siano utilizzati.

A ogni modo l’attore pubblico è ben consapevole del ruolo che un Ecomuseo così strutturato ricopre in un sistema di riqualificazione di una porzione di città e

51Alcuni operatori nei primi anni del Duemila lavorarono in un’organizzazione denominata “Catamìati”

168 probabilmente vi è anche una presa di coscienza che non è stato sufficiente finora il lavoro svolto insieme agli abitanti della costa Sud in vista dell’imponente progetto di trasformazione urbana:

Oggi gli ecomusei diventano dei presidi importantissimi per la salvaguardia del territorio per il recupero dei processi di rigenerazione culturale e solo in un secondo tempo o parallelamente è possibile avviare il recupero strutturale dei luoghi [intervista A1].

Stando a quanto dichiarato dall’Associazione Clac nel corso del tempo la loro strategia di azione si è modificata.

All’inizio ci immaginavamo che questo posto potesse essere come un Urban Center, poiché gli Ecomusei possono essere tante cose. Quindi ci sono Ecomusei che hanno funzioni più culturali e altri legati a bisogni di tipo partecipativo di cittadinanza attiva e a Palermo in generale e in contesti periferici come questo ancora di più mancano luoghi che hanno questa funzione. Palermo non ha mai avuto l’equivalente di un Urban Center e ci piaceva l’idea che questo posto diventasse anche un punto di riferimento per il rapporto cittadini-Istituzioni.

Tanto che avevamo pensato a istituire un Osservatorio sulle trasformazioni sociali del luogo che voleva essere un organismo di messa in rete di tutti i comitati, le Associazioni, che stavano portando avanti una delle micro- battaglie legate alla riqualificazione costiera.

Questo obiettivo non è stato raggiunto, è cambiato in corso d’opera, perché ci siamo resi conto che eravamo troppo avanti rispetto al livello di frammentazione sociale e alla “disattitudine” alla partecipazione che abbiamo trovato in questo contesto.

Era prematuro pensare di partire subito dall’Osservatorio con un soggetto che potesse far rete e di pensare che si aprivano le porte a ingresso gratuito e la gente venisse qui a fare assemblee cittadine. Quindi le aspettative iniziali sono cambiate, poiché ci sono un po’ di problemi collettivi che dobbiamo risolvere. Il tema di cui ci occupiamo adesso, il contrasto alla povertà educativa, rientra in quello che noi chiamiamo welfare culturale e partecipazione culturale. Che poi non è stato un virare completamente perché il tema della povertà educativa è un tornare sui presupposti della partecipazione [intervista A1].

Un chiaro esempio di path dependency che influisce sulle alternative possibili per evitare il default inerziale (Giuliani 2005): le aspettative iniziali sono state rimodulate e di conseguenza gli obiettivi poiché la semplice osservazione mediante attività di ricerca sul campo ha offerto agli attori una prospettiva inattesa, caratterizzata da un necessario intervento di ristrutturazione dei legami sociali a partire dalle generazioni più giovani attraverso le scuole. La scarsa partecipazione spontanea degli abitanti del luogo ha spinto gli operatori di Clac a rivedere la propria strategia d’azione.

Annualmente l’Associazione Clac organizza un evento interno alla propria organizzazione ossia una tre giorni nella quale si discute della dimensione strategica dei

169 propri interventi. Si fa un bilancio dell’anno precedente mettendo a fuoco ciò che è andato bene e ciò che è andato male e sulla base delle risultanze di questa riflessione si cerca di dotarsi di una progettualità per l’anno successivo. Attualmente l’asset principale è quello del welfare culturale: un sistema composito di interventi sociali, strumenti legati all’arte e alla creatività, azioni di contrasto alla povertà educativa, ricerca di finanziamenti attraverso la stesura di progetti. CLAC descrive in questo modo il ventaglio di azioni che essi intraprendono all’interno dell’Ecomuseo attraverso il contenitore del welfare culturale che non promana direttamente dalle Istituzioni, ma se ne serve e vi collabora per il perseguimento degli obiettivi di rilevanza collettiva che si propone. Vi è un’apertura in termini di attività al tema delle migrazioni poiché oltre ad avere un progetto finanziato che permette loro di continuare su questa strada, anche il tema che essi trattano in via primaria che è quello del mare inevitabilmente si trascina dietro quello delle migrazioni. Per l’attore pubblico i beneficiari degli interventi legati all’Ecomuseo sono innanzitutto gli abitanti del territorio di riferimento quindi del quartiere Sant’Erasmo che hanno trovato nell’Ecomuseo un punto di riferimento importante [intervista A4]. Per gli operatori culturali dell’Ass. Clac a beneficiare degli interventi di rigenerazione del luogo sono innanzitutto le scuole del quartiere e della città, i giovani, oltre che gli abitanti del quartiere in genere [interviste A2, A3, A4].