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5. INTERVENTI A LIVELLO ITALIANO (Andrea Incarnato)

5.2 I contorni della crisi

L’impossibilità di spostamento e il blocco delle attività produttive non essenziali ha portato a una grave crisi economica, nella quale alcuni settori sono stati maggiormente colpiti, mentre pochi mercati, come quelli dei generi alimentari e alcuni settori dell’e-commerce, che sono relativi a servizi collegati al domicilio, hanno visto un miglioramento della propria attività produttiva. Tra i settori più colpiti troviamo sicuramente quello del turismo, cui presupposto per la fruizione è lo spostamento degli individui verso le località o attività turistiche.

Settore che – secondo l’ENIT (Agenzia Nazionale per il Turismo) – in Italia ha contribuito al 13,2% del PIL nazionale nel 2018, pari ad un valore economico di 232,2 miliardi di euro. Il turismo rappresenta il 14,9% dell’occupazione totale, per 3,5 milioni di occupati173.

Possiamo facilmente intuire quindi una situazione non facile per le imprese turistiche nel nostro Paese, da sempre caratterizzate da un grande flusso di turisti dall’estero e dalle varie parti della Nazione. Considerata l’iniziale situazione di lockdown (che fino al 18 maggio ha reso impossibile effettuare attività turistiche a causa di restrizioni della mobilità, se non per “spostamenti motivati da comprovate esigenze lavorative o situazioni di necessità ovvero per motivi di salute e, in ogni caso, è fatto divieto a tutte le persone fisiche di trasferirsi o spostarsi, con mezzi di trasporto pubblici o privati, in un comune diverso rispetto a quello in cui attualmente si trovano, salvo che per comprovate esigenze lavorative, di assoluta urgenza ovvero per motivi di salute e resta anche vietato ogni spostamento verso abitazioni diverse da quella principale comprese le seconde case utilizzate per vacanza”174), questa

situazione impedisce gli spostamenti per motivi di svago, obbligando le persone a restare presso il proprio domicilio se non per i suddetti motivi, senza poter usufruire quindi dei servizi turistici, tra i quali alcuni sono resi impossibili per effetto delle restrizioni di legge, mentre altri sono fermi per la scarsa profittabilità dell’attuale sistema.

Dal 18 maggio 2020 hanno cessato di avere effetto tutte le misure limitative della circolazione all’interno dei territori regionali175 Possono quindi riaprire i negozi, i servizi di

cura alla persona, bar e ristoranti, gli stabilimenti balneari, gli uffici pubblici e i musei a condizione, però, che le regioni accertino che la curva epidemiologica sia sotto controllo con una graduale riapertura di tutte le attività che prevedono maggiori flussi, ovviamente nel rispetto del distanziamento e delle norme di sicurezza che inevitabilmente incideranno sulla capacità di ospitare clientela.

Dal 3 giugno sono consentiti gli spostamenti tra Regioni e altresì da e verso l’estero, secondo principi di adeguatezza e proporzionalità al rischio epidemiologico e nel rispetto dei vincoli derivanti dall’Unione Europea e dagli obblighi internazionali, consentendo quindi una lieve ripresa del turismo, seppure nei limiti dettati dalla paura del contagio e relative normative.

Ne risulta una inevitabile crisi del settore turistico e delle imprese turistiche, cioè le imprese che “esercitano attività economiche, organizzate per la produzione, la commercializzazione, l'intermediazione e la gestione di prodotti, di servizi, tra cui gli stabilimenti balneari, di infrastrutture e di esercizi, compresi quelli di somministrazione facenti parte dei sistemi turistici locali, concorrenti alla formazione dell'offerta turistica”176. Questa paralisi relativa a

spostamenti e impossibilità di fare impresa definisce una crisi del settore penalizzando strutture ricettive, trasporti e l’intero settore del turismo, diminuendone drasticamente, se non totalmente, la domanda. Inoltre, la riapertura di ristoranti, musei e attrazioni turistiche non sembra essere prevista prima della fine di maggio, anche se alcune attività sono riuscite a mettere a disposizione, ove possibile, servizi a domicilio o online. Alcune attività potranno finalmente riaprire dopo più di due mesi di inattività. Bisogna considerare che i servizi non sono immagazzinabili, non si possono stoccare in attesa di tempi migliori: una stanza di albergo o un posto aereo non venduto oggi, una visita guidata non fatta o una cena non servita sono persi per sempre nel conto economico di un’impresa o di un

173 “Osservatorio Nazionale del Turismo”, dati al 02/08/2019. 174 Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri 10 aprile 2020. 175 Decreto-legge 16 maggio 2020, n.33.

professionista. Ci troviamo in una situazione di totale stagnazione del settore turistico, la cui unica alternativa risiede nella capacità di creare un sistema che possa essere efficace alla ripresa delle attività, che sarà sicuramente accompagnata da obblighi relativi a distanze di sicurezza e normative da rispettare al fine di tutelare la salute dei consumatori.

Nel settore turistico, lo scoppio della pandemia dovuta al COVID-19 rientra in quelle cause di forza maggiore per le quali, a seguito di prenotazione, l’attività non è in grado di fornire il servizio e quindi il viaggiatore ha diritto al rimborso del prezzo del servizio acquistato177.

Per prevenire a rimborsi troppo ingenti da parte delle attività turistiche, in particolare nel settore dei trasporti e dei pacchetti turistici è stato consentito, a seguito del decreto-legge n.9 del 2020, il rimborso del prezzo o l’emissione di voucher di importo pari alla somma rimborsabile, utilizzabile entro un anno dall’emissione. Le agenzie di viaggio e i tour operator hanno spinto molto sui voucher per evitare ulteriori perdite in un settore che ha visto il quasi totale annullamento della domanda e una drastica riduzione almeno nell’immediato futuro178.

Per comprendere l’entità dei viaggi annullati, la ricaduta su alcuni settori come quello dei trasporti e, conseguentemente i profitti percepiti dalle località basti considerare che dal 30 marzo al 5 aprile il traffico aereo europeo, rispetto allo stesso periodo del 2019, è calato del 93%179 considerando che i voli cargo relativi al trasporto merci non hanno subito grandi

cali.

Allo stesso modo dall’inizio della crisi i treni ad alta velocità, adibiti ai trasporti a lunga distanza, sul territorio nazionale sono diminuiti da 413 a 10180.