• Non ci sono risultati.

3. CRITICITÀ E POTENZIALITÀ DELLE PIATTAFORME TURISTICHE

3.1 Le criticità pre Covid-19

Se per gli attori del turismo “tradizionale”, la diffusione della Sharing Economy è vista come una “minaccia”, per altri è, al contrario, lo specchio di evoluzione e ammodernamento, e il suo impatto non può essere che positivo, in quanto potrebbe essere uno spunto per dar vita a nuove opportunità564. Tutte le innovazioni, infatti, portano con sé cambiamenti

positivi e negativi, e anche la Sharing Economy, che ormai molti considerano come una valida alternativa all’economia tradizionale, può nascondere un suo lato oscuro. Lo hanno scritto due dei maggiori sostenitori dell’economia della condivisione, Jeremiah Owyang di Altimeter che ha fatto un elenco significativo degli aspetti negativi565 legati alla condivisione e Anya

Kamenetz di FastCompany che invece ne analizza soprattutto le questioni legali566. Entrambi

sollevano questioni cruciali ed è un bene che se ne discuta

Non si può però ignorare che un’innovazione, di per sé, non può essere considerata soltanto buona o soltanto cattiva, ed è importante piuttosto capire se i benefici generati dal cambiamento superino le perdite. La questione importante non è tanto analizzare gli aspetti negativi della Sharing Economy, quanto piuttosto se questi superano i benefici.567

L’etica e gli obiettivi dei primi fondatori delle piattaforme digitali, cuore della Sharing Economy, erano molto semplici: condividere piuttosto che possedere risorse. Ciò attraverso modi che aiutino a costruire comunità, migliorare l’ambiente e creare relazioni di fiducia. Avevano l’ulteriore vantaggio di aiutare le persone a risparmiare denaro, ma i benefici finanziari erano visti come semplicemente uno dell’insieme dei benefici e raramente rappresentavano quello principale. Negli anni seguenti, i vantaggi economici delle piattaforme basate sulla Sharing Economy sono aumentati al punto che hanno iniziato a mettere in ombra i benefici ambientali, comunitari e sociali. Il termine “condivisione” è diventato nel corso del tempo così ampio da esprimere addirittura futilità.568

L’overtourism e la gentrificazione. Un potenziale aspetto negativo della Sharing Economy è quello della gentrificazione delle città, che piattaforme come l’importante player

Airbnb potrebbe accelerare569.

È innegabile come la nascita di Airbnb, pur avendo sicuramente apportato dei miglioramenti nel mercato turistico (come l’ampliamento dell’offerta per i viaggiatori a prezzi più competitivi), abbia avuto però degli effetti visibili sull’overtourism, tra i quali, oltre il sovraffollamento, anche la gentrificazione di alcuni quartieri. Con gentrificazione si intende quel fenomeno per cui la riqualificazione urbanistica di zone residenziali un tempo popolari, provoca come effetto negativo la “fuoriuscita” dei residenti originali a favore delle

564 T. Sicot, Sharing Economy Squeezing Traditional Tourism Businesses, in L’atelier.net, 2013.

565 J. Owyang, The Dark Side to the Collaborative Economy. In rete: http://web-

strategist.com/blog/2013/06/18/the-dark-side-to-the-collaborative-economy/.

566 A. Kamenetz, Does the Sharing Economy have a shadow side?. In rete:

https://www.fastcompany.com/3013272/does-the-sharing-economy-have-a-shadow-side.

567 A. Gamerro, Il lato oscuto della sharing economy. Airbnb può accellerare la gentrificazione delle città? Disponibile su

collaboriamo.org/il-lato-oscuro-della-sharing-economy-airbnb-puo-accelerare-la-gentrificazione-delle-citta/.

568 A. Rinne, Coronavirus: The End of the Sharing Economy, or a New Beginning? In rete:

https://medium.com/swlh/coronavirus-the-end-of-the-sharing-economy-or-a-new-beginning-a142acbb7130

569 A. Gamerro, Il lato oscuto della sharing economy. Airbnb può accellerare la gentrificazione delle città? In rete:

classi più abbienti e, nel caso dell’overtourism, dei turisti. Molti proprietari di immobili all’interno delle aree frequentate dai turisti preferiscono affittarli a quest’ultimi piuttosto che ai residenti, in quanto economicamente molto più redditizio, causando la trasformazione dei centri storici da fulcro della vita di una città, in parchi divertimento per i turisti570. La

preoccupazione deriva dal fatto che se aumenta il rendimento di un bene, il suo valore cresce. Così, se l’affitto a breve termine di un immobile permette di aumentare le proprie rendite, allora anche il prezzo sul mercato di questa proprietà crescerà. E se questo accade grazie agli affitti temporanei promossi da Airbnb non c’è forse il rischio di un incremento generale dei prezzi del mercato immobiliare, con conseguente accelerazione del processo di gentrificazione?

Anche in questo caso, però, per valutare correttamente l’impatto della crescita degli affitti a breve termine targati, o non, Airbnb, è opportuno discutere se e quali benefici questo fenomeno è in grado di generare, chi ne può effettivamente godere e se i vantaggi superino le conseguenze negative che, inevitabilmente, ne possono conseguire571.

L’aumento dei prezzi delle abitazioni e il conseguente svuotamento dei quartieri storici da parte dei residenti sono fenomeni che, nelle principali mete turistiche italiane, sono iniziati ben prima dell’avvento dell’home sharing572. Qual è il rapporto tra turismo e

gentrificazione? Perché il turismo ha bisogno della gentrificazione, ed essa del turismo? Forse perché la gentrificazione è una delle strategie di marketing dell’urbanismo neoliberale per attrarre investimenti stranieri e turistici. Senza gentrificazione non c’è mercato urbano, senza mercato urbano non vi è ascesa della città nelle gerarchie urbane globali, senza una buona posizione in questa gerarchia, non c’è attrazione di flussi di capitale e turistici573.

Il progressivo aumento di turisti che intasano i centri storici o, nel caso dei centri più piccoli, l’intera città, provoca un fenomeno che, oltre a spingere fuori i residenti rende la località una sorta di parco divertimento riservato esclusivamente ai turisti. A ciò è stato dato il nome di “Disneyfication”, in analogia con i famosi parchi divertimento di Disneyland: un’area dunque frequentata esclusivamente da turisti e dove tutte le attività commerciali, dai negozi di souvenir ai ristoranti, hanno come unico target di riferimento proprio i turisti, mentre le attività un tempo frequentate dai residenti come i mercati rionali o i negozi di vicinato sono costretti a traslocare, dal momento che i centri storici non sono più zone residenziali ma “aree attrezzate” per i bisogni dei visitatori. Il risultato di ciò è anche quello che in molte località il turismo diventa l’unica (o quasi) forma di reddito per la maggior parte della popolazione. Una dipendenza così forte da un solo mercato può essere molto rischiosa se il settore entra improvvisamente in crisi. Il Covid è lo smoking-gun di questo timore, finora paventato solo sul piano teorico, per essere in concreto immediatamente esorcizzato con una scrollata di spalle di fronte al boom del settore di cui si parla e ai crescenti profitti fatti registrare negli ultimi anni.

È intuibile come l’overtourism non regolato produca i suoi effetti in primis sul territorio coinvolto. La località stessa infatti subisce, sia nel caso di mete naturalistiche che di centri

570 M. Indovino, Overtourism: cause, effetti e soluzioni. In rete:

http://tesi.luiss.it/24968/1/692981_INDOVINO_MARCO.pdf

571 A. Gamerro, Il lato oscuto della sharing economy. Airbnb può accellerare la gentrificazione delle città? In rete:

collaboriamo.org/il-lato-oscuro-della-sharing-economy-airbnb-puo-accelerare-la-gentrificazione-delle-citta.

572 Openpolis, Il fenomeno dell’home sharing e le trasformazioni delle città. In rete: https://www.openpolis.it/il-

fenomeno-dellhouse-sharing-e-la-trasformazione-delle-citta/.

573 S. Vives Mirò, Cos’è la gentrificazione e perché il turismo ne ha bisogno? In rete:

https://totinclos.noblogs.org/traduccions/italiano/cose-la-gentrificazione-e-perche-il-turismo-ne-ha- bisogno/.

urbani, la pressione di un enorme flusso di turisti con numerose conseguenze negative. Tra queste senza ombra di dubbio vi è l’impatto ambientale che le località subiscono a causa dell’overtourism. Impatto ambientale che, soprattutto nel caso di destinazioni naturalistiche e paesaggistiche, può comprometterle irrimediabilmente. Le conseguenze negative, però, non ricadono “solamente” sull’ambiente, ma anche sui turisti. Una realtà congestionata rende infatti anche i visitatori vittime dell’overtourism, in quanto subiscono (quasi) allo stesso modo gli effetti di un eccessivo affollamento. Quando si parla di overtourism, la categoria dei residenti risulta quella che più subisce le sue esternalità negative. A differenza dei turisti, chi vive e/o lavora nel territorio interessato dal fenomeno soffre le sue conseguenze con continuità, in particolare nelle destinazioni che risultano sovraffollate durante l’intero anno. Gli effetti dell’overtourism sui residenti non si fermano però al crowding (sensazioni psicologiche negative legate al sovraffollamento) e ai disagi legati alla presenza di molte persone in uno spazio limitato. Un fenomeno del quale l’overtourism è direttamente responsabile è la già citata gentrificazione dei territori, il cui effetto principale, come è stato spiegato in precedenza, è quello di spingere fuori i residenti originali. Quando un’area si vota completamente al turismo la maggior parte delle attività commerciali si adattano alla capacità di spesa dei turisti (più alta di quella degli abitanti del quartiere), o addirittura forniscono sevizi dedicati esclusivamente ai visitatori, causando così la scomparsa dei negozi frequentati dai locali574.

In questo senso numerose sono state le critiche che hanno messo all’indice la Sharing Economy e le piattaforme digitali, accusate di impattare in maniera negativa il turismo; in particolare in riferimento agli standard di sicurezza scarsi o non esistenti delle piattaforme, all’evasione fiscale di coloro che offrono il servizio o in generale, innescano una competizione sleale. Inoltre, tanti sono gli operatori del settore turistico che lamentano il fatto d’aver perso entrate dalla nascita di piattaforme di accomodation sharing – con particolare riferimento ad Airbnb – o car sharing, manifestando un forte malcontento575. Se gli

operatori del turismo tradizionale non vogliono soccombere a questo fenomeno, essi sono costretti ad adattarsi, prenderne atto e soprattutto a reagire in maniera competitiva, mettendo in gioco la propria offerta e proponendo innovazione ed evoluzione. I professionisti turistici non dovrebbero perciò aver paura dei nuovi attori generati dalla Sharing Economy, bensì dovrebbero ispirarsi a loro ed evolvere la loro offerta andando incontro maggiormente alle aspettative dei loro clienti576.

La sicurezza di host e guest. Passando ad analizzare le criticità intrinseche delle piattaforme digitali del turismo notiamo che, una delle controversie che le piattaforme digitali hanno dovuto affrontare è stato il problema della sicurezza: per l’ospite e per l’affittuario (“host” se parliamo di Airbnb o il “partner” se parliamo di Booking.com). Inizialmente infatti, con il rapido sviluppo che esse hanno avuto, non erano state previste delle misure di sicurezza che fossero adeguate. Solo dopo che l’attenzione mediatica è riuscita a mettere in luce degli spiacevoli accaduti come furti, danneggiamenti delle strutture affittate, uso di tali spazi per consumo e traffico illecito di stupefacenti, oppure per lo

574 M. Indovino, Overtourism: cause, effetti e soluzioni. In rete:

http://tesi.luiss.it/24968/1/692981_INDOVINO_MARCO.pdf

575 EMC, European cities welcome the sharing economy and collectively claim for adaptation to local legislation, in European

Cities Marketing Journal, 2016.

sfruttamento della stanza da persone non dichiarate, finalmente sono state introdotte delle modalità che permettano di garantire la sicurezza di affittuari e ospiti577.

Per cautelare i propri “partner” Booking per esempio ha introdotto linee guida per prevenire eventuali danni. Consiglia quindi di impostare delle regole chiare per il cliente e far sì che esso associ nel minor tempo possibile la proprietà privata ad un concetto di cura e rispetto. Inoltre, suggerisce di stipulare una polizza assicurativa che copra potenziali danni578.

Airbnb al contrario, ha introdotto un sistema assicurativo chiamato “Garanzia Host” nei confronti dei suoi host contro furti e danni, garantendo gratuitamente una protezione da danni alla proprietà fino a 1.000.000 USD579. Ha inoltre creato una linea di assistenza

telefonica h24 e mette a disposizione dei workshop informativi.

Dal punto di vista del cliente il tema è più complesso: nel contesto più ampio della vacanza, sono molti i temi che potrebbero infastidire, amareggiare o addirittura entrare nell’art.46 cod. tur. “danno da vacanza rovinata”. Come in ogni situazione però è bene che ogni cliente abbia un minimo spirito di adattamento; il turista non potrà pretendere il risarcimento per elementi insignificanti. Se invece, fin da subito il pregiudizio è provato, gli sarà dovuto il rimborso della mera differenza di prezzo. Il fatto che la vacanza sia stata acquistata online, come in questo caso, non modifica tale criterio580. Per Airbnb in caso di

furto, odori sgradevoli o rumori forti, o di problemi che non sono facilmente documentabili risulta ancora difficile ottenere un adeguato risarcimento. Nonostante ciò, la piattaforma garantisce anche in questo caso una linea di assistenza telefonica h24 e con l’aiuto delle valutazioni e delle recensioni consiglia di scegliere la struttura più adatta alle proprie necessità e desideri581.

Gli aspetti giuridici. La piattaforma Airbnb è in pochi anni diventata una valida alternativa alle offerte obsolete per i turisti in cerca di un alloggio e allo stesso tempo ha permesso, per gli affittuari, di ottenere dei guadagni aggiuntivi. Dopo una forte crescita, nel 2016 il valore stimato della società era pari a quello di Marriott International, che rappresenta la più grande catena alberghiera del mondo. Nonostante la spinta innovativa recata dalle piattaforme digitali nel settore del turismo, gli albergatori lamentano la concorrenza sleale effettuata dal colosso della Sharing Economy. Tale concorrenza è da collegare innanzitutto alle lacune legislative che regolino il fenomeno. Gli ambiti su cui Airbnb, per esempio, ed i singoli stati dovrebbero intervenire riguardano principalmente tre problematiche:

- questioni di rilevanza fiscale. Dal punto di vista fiscale, la problematica riguarda in primis le imposte non pagate dai suoi membri;

- comportamenti illegali, come finti hotel senza autorizzazione o proprietari/inquilini scorretti;

- diverse leggi relative ad affitti e subaffitti, in particolare per quanto riguarda le clausole sulla durata e le modalità.

577 AirbnbHell, Uncensored Airbnb stories & reasons not to use Airbnb. In rete: https://www.airbnbhell.com/. 578 Booking.com, Come mi comporto in caso di danno causato dagli ospiti?. In rete:

https://partner.booking.com/it/aiuto/condizioni-pagamenti/come-mi-comporto-caso-di-danni-causati- dagli-ospiti.

579 Airbnb, Termini e condizione della Garanzia dell’host. In rete: https://www.airbnb.it/terms/host_guarantee. 580 R. Santagata, Diritto del Turismo, Utet Giuridica 2020

Tali lacune normative sono probabilmente da ricondurre al fatto che il modello di business di Airbnb o di Booking, rappresenta una novità rispetto allo schema classico di piattaforme per la prenotazione di alloggi. Inoltre, essendo un modello di business, nuovo ed in continua evoluzione, necessiterebbe dell’emanazione di una normativa ad-hoc da parte dei legislatori nazionali ed internazionali.

Lo scenario a livello internazionale mostra nei vari paesi un processo di regolamentazione in atto. Si tratta però di regolamentazioni in scala nazionale o regionale, che evidenziano infatti grandi differenze anche solo da città in città. In particolare, se confrontiamo la regolamentazione di San Francisco, la città nella quale è nata Airbnb, con quella di Berlino notiamo delle enormi differenze. Diversa ancora è la legislazione di Barcellona, che ha preso provvedimenti molto restrittivi per, addirittura, combattere questo tipo di attività582.

A livello nazionale, il legislatore italiano è intervenuto per cercare di contrastare l’enorme evasione fiscale sugli affitti brevi causati dall’esplosione delle piattaforme digitali. Queste, infatti, fatturano giri di affari per milioni di euro, ma non pagano tasse in Italia583.

L’amministrazione fiscale italiana ha intensificato i controlli per combattere elusione ed evasione fiscale sugli affitti brevi, sia nei confronti dei proprietari di case che nei confronti delle piattaforme web. Una delle leggi approvata è il Decreto Sicurezza del 2018 (d.l. 113/2018) in cui sono stati precisati gli obblighi di comunicazione alle questure delle generalità delle persone ospitate anche per chi affitta o subaffitta un immobile per meno di trenta giorni. Anche i privati che affittano o subaffittano un appartamento o alcune stanze al suo interno sono obbligati ad inviare i dati delle persone ospitate alla questura competente per territorio, registrandoli sul portale della Polizia di Stato. Inoltre, sarà messa a disposizione dell’Agenzia delle Entrate la banca dati di “Alloggiati Web” come previsto dal Decreto Crescita. Questa permette di accedere a tutti i dati dei locatori che affittano i loro immobili sui portali digitali Airbnb, Booking.com o HomeAway. Così facendo l’Agenzia può verificare se i proprietari che affittano le loro case per brevi periodi sono in regola con gli adempimenti fiscali584.585

Come per ogni altra piattaforma digitale, anche le OTA come Booking.com o Expedia utilizzano i dati personali dei propri clienti per sviluppare il loro business, che fondamentalmente è legato alla provvigione di transazione. L’obiettivo è incentivare i clienti ad usare di più il servizio. Tale comportamento aziendale non tiene conto dell’impatto immediato sui territori dovuto a maggiori flussi turistici e nemmeno della compressione della reddittività delle strutture586. Booking.com, ad esempio, utilizza gli

archivi dati dei clienti per realizzare proposte commerciali, basate sulla fidelizzazione, che hanno come obiettivo l’aumento delle presenze attraverso una riduzione della marginalità delle strutture. Questo è l’esempio dell’offerta “Genius” attraverso la quale il cliente fidelizzato di Booking.com può accedere a importanti sconti che la piattaforma ottiene dalle strutture aderenti mediante campagne promozionali mirate. Questo tipo di offerta è sicuramente vantaggiosa per il cliente, che risparmia sul prezzo finale, e per Booking.com

582 Business registration certificate. In rete: http://businessportal.sfgov.org/start/starter-kits/short-term-

rental

583 Quifinanza, Lotta all’evasione fiscale, Airbnb nel mirino del fisco. In rete: https://quifinanza.it/fisco-tasse/lotta-

evasione-airbnb-mirino-fisco/299210/.

584 A. Griswold, Aribnb non è più l’amico della classe media, Internazionale, 2016.

585 Per un approfondimento del tema riferirsi al capitolo precedente “Regolamentazione delle piattaforme

peer to peer”.

586 Booking.com, Informativa sulla Privacy di BookingSuite - Accordo Ombrello. In rete:

che avrà un guadagno certo587. Una altra OTA, Expedia, oltre a incassare la normale

provvigione, che mediamente è del 15%, utilizza strategie di vendita particolari, forzando le strutture ad aderire a proposte commerciali. Queste ultime devono organizzare la vendita delle camere all’interno di pacchetti omnicomprensivi, imponendo uno sconto obbligato del 10% sul prezzo di listino delle strutture (alloggio, veicolo a noleggio e volo aereo)588.

Anche queste pratiche portano a massimizzare la redditività delle OTA, spingendo l’overtourism e sfruttando la marginalità delle strutture che si trovano complessivamente a vendere i propri servizi al 25% in meno rispetto a quanto venduto direttamente.

Un’altra criticità rilevabile nelle piattaforme OTA è lo sfruttamento metodico che queste fanno dei dati di occupazione e vendita, rilevati attraverso il processo di intermediazione per realizzare analisi di raffronto e di occupazione tra le strutture operanti in prossimità. Mettere a disposizione di ogni struttura i confronti su prezzi medi e occupazione media dei diretti concorrenti induce una concorrenza che ha come unico obiettivo far accettare le proposte di sconto sopracitate, aumentando il business dell’OTA prescindendo dal bene comune, e glissando ogni considerazione relativa all’overtourism.

Dal punto di vista del consumatore, l’impatto della Sharing Economy non può essere che positivo: oltre ad offrire servizi a prezzi molto competitivi, essa genera a sua volta un abbassamento dei prezzi degli “hotel competitori” 589. Le piattaforme peer-to-peer, in

sintesi, si rivelano convenienti per chi crea l’offerta, che può generare entrate grazie ai propri beni e le proprie abilità in maniera flessibile, pratica e veloce; ma anche per la domanda, permettendo anche a coloro con un budget basso di viaggiare e spostarsi, o semplicemente dando la possibilità di fare esperienze di viaggio nuove a coloro che cercano un prodotto distaccato da quello turistico standard. Inoltre, coloro che generano l’offerta turistica sono i veri beneficiari delle entrate economiche, arricchendo in questo modo direttamente la destinazione locale590.

Nonostante oggi sia messa in discussione la fattibilità e la legalità di queste piattaforme, e numerose siano le critiche e le questioni sugli impatti del fenomeno, sono molteplici i benefici che le piattaforme di Sharing Economy stanno portando al sistema turistico, non solo dal punto di vista economico (creazione di nuovi impieghi, diversificazione dell’offerta turistica, entrate economiche dirette alla comunità locale, democratizzazione dei ricavi