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Molti governi nelle varie parti del mondo si sono dimostrati propensi ad utilizzare la sorveglianza digitale al fine di tracciare i contatti interpersonali, imporre più efficacemente la quarantena e valutare i trend caratterizzanti la diffusione della pandemia. Al giorno d’oggi una molteplicità di tecnologie differenti possono rivelarsi utili nel contesto di un’emergenza sanitaria diffusa su scala globale. Ad esempio, l’Austria, il Belgio, l’Italia, il Regno Unito e la Germania si occupano della raccolta di tutti dati anonimi o aggregati sulla posizione dei propri cittadini da società di telecomunicazioni. In molti altri paesi vengono utilizzati i dati degli smartphone, ma senza le protezioni aggiuntive tra cui la non riconoscibilità e l’aggregazione. Inoltre, diversi stati si affidano all’intelligenza artificiale e alle tecnologie per i big data tra cui la Cina che ha messo in atto un mix di scanner termici e tecnologie di riconoscimento facciale in luoghi pubblici per migliorare il tracciamento degli infetti. In Polonia e India, invece, sono state lanciate delle app che inviano istruzioni per il caricamento di selfie e raccolgono i dati sulla posizione; altre app sono in grado di effettuare la ricerca in base ai selfie con tag geografici343.

Nonostante tutti i vantaggi offerti dalla tecnologia in termini di rafforzamento delle misure destinate a contenere la pandemia COVID-19, è lecito chiedersi se le decisioni governative che ignorano o mettono in secondo piano il diritto alla privacy possano essere giustificate. Da un lato, i governi sono obbligati a garantire il diritto alla salute, a prevenire e controllare le epidemie. Per fare ciò, è ammessa una limitazione temporanea344 di alcuni diritti umani

per poter fornire una risposta coordinata e tempestiva alle emergenze sanitarie. Dall’altro lato, l’istituzione delle capacità e delle infrastrutture per la sorveglianza digitale rappresenta un pericolo perché tali misure potrebbero diventare dei dispositivi permanenti. Il trade-off appena descritto deve essere valutato molto attentamente. Ecco perché un centinaio di organizzazioni della società civile ha sottoscritto la dichiarazione indirizzata ai governi in cui vengono elencate le condizioni da rispettare per non rendere illegali le misure di sorveglianza digitale345.

Nello specifico, le condizioni elencate nella dichiarazione prevedono che: - le misure di sorveglianza siano legittime, necessarie e proporzionali

- tali misure restino in vigore solo per il periodo necessario a contrastare la pandemia - gli stati assicurino che la raccolta, la conservazione e l’aggregazione dei dati

personali e quelli sulla salute servano solo a scopi di contrasto alla pandemia - i governi facciano ogni sforzo per proteggere i dati personali

343 “Covid-19, sorveglianza e minaccia ai tuoi diritti”, Amnesty International Italia,

https://www.amnesty.it/covid-19-sorveglianza-e-minaccia-ai-tuoi-diritti/.

344 Ad esempio, il Regolamento (UE) 2016/679 all’art. 9, paragrafo 2, lettera i), detta una specifica base

giuridica dei trattamenti di dati che siano finalizzati a perseguire motivi di interesse pubblico nel settore della sanità pubblica, quali la protezione da gravi minacce per la salute a carattere transfrontaliero. Se vengono previste misure appropriate e specifiche per tutelare i diritti e le libertà dell’interessato, allora tale deroga non contrasta con la normativa dell’UE o degli Stati membri. Inoltre, il Regolamento e-Privacy all’art. 15 prevede la possibilità di disposizioni nazionali di emergenza volte ad introdurre misure nell’interesse della sicurezza nazionale e della salute pubblica. Le misure previste dall’art.15, qualora risultino compatibili con i valori democratici, possono essere adottate in caso di carenza o insufficienza di dati anonimi e aggregati. Infatti, il Garante privacy Antonello Soro nella sua intervista del 17 marzo 2020 ha sottolineato che i diritti possono, in contesti di emergenza, subire limitazioni anche incisive. Tali limitazioni sono ammissibili solo se risultano proporzionali alle esigenze specifiche e hanno un vincolo temporale.

- eventuali accordi per condividere i dati tra i governi e altri soggetti privati o pubblici siano basati sulle leggi

- le risposte all’emergenza contengano garanzie sull’assunzione di responsabilità e contro l’abuso della loro attuazione

- la raccolta dei dati comprenda modalità per una partecipazione libera, attiva e significativa di soggetti rilevanti, in particolare esperti nel campo della salute pubblica, e dei gruppi più marginalizzati346.

4.2 L’approccio adottato a livello europeo

Per rispondere alla diffusione del COVID-19 molti Stati membri dell’UE hanno già lanciato oppure si stanno preparando per il lancio delle soluzioni che includono il monitoraggio dei contagi attraverso le app. Inoltre, alcune applicazioni sono state sviluppate anche a livello regionale. In Lombardia, per esempio, l’app “AllertaLOM” è stata aggiornata per integrare un questionario relativo al coronavirus347.

Data la situazione dell’emergenza sanitaria, si possono individuare almeno tre ragioni per cui è opportuno avere un approccio condiviso a livello europeo. In primo luogo, l’utilizzo dello stesso standard tecnologico348, oppure della stessa app di riferimento paneuropea per

il tracciamento di contagi consentirebbe una migliore interoperabilità e condivisione dei risultati registrati in diversi contesti territoriali. In secondo luogo, il rispetto degli stessi principi da parte delle autorità degli Stati membri potrebbe assicurare la conformità delle misure di sorveglianza digitale alle norme sul diritto alla privacy riportate nel Regolamento UE 2016/679 e nel Regolamento e-Privacy. In terzo luogo, l’assenza di un approccio comune potrebbe ridurre l’efficacia delle misure e degli sforzi compiuti per contrastare la pandemia qualora i confini fra gli Stati membri venissero riaperti349.

Proprio per questi motivi il 15 aprile 2020 è stata pubblicata, dalla Commissione Europea ed e-Health Network, la linea guida in cui vengono descritti i principi in base ai quali gli Stati membri vengono indirizzati verso un approccio comune. I requisiti fondamentali350

che le applicazioni sviluppate dai singoli Stati devono rispettare sono i seguenti: - l’adesione su base volontaria,

- l’approvazione da parte delle autorità del SSN degli Stati membri, - la preservazione della privacy,

- la disattivazione delle app e la cancellazione dei dati quando ne verrà meno la necessità.

Inoltre, nel documento è indicata la possibilità per gli Stati membri di ricevere un sostegno da parte del Consorzio PEPP-PT (Pan-European Privacy-Preserving Proximity Tracing); quest’ultimo è in grado di fornire gli strumenti già testati e pronti per l’uso garantendo allo

346 Access Now, Amnesty International, Human Rights Watch e Privacy International, Joint civil society statement:

States use digital surveillance technologies to fight pandemic must respect human rights, April 2020.

347 Riccardo Danzo, “Una sola app europea per tracciare i contagi di Covid-19: la richiesta dell’UE”, Digital

Day, https://www.dday.it/redazione/34897/app-europea-contagi-covid19-europa.

348 Il 10 aprile 2020 i due colossi Google ed Apple hanno annunciato una serie di cambiamenti che verranno

inseriti nelle API (application programming interfaces) le quali, già nel mese di maggio, consentiranno alle app di tracciamento dei contatti delle autorità sanitarie di operare sia su Android sia su iOS. Gli strumenti di notifica legati al contact tracing potranno essere utilizzati solamente dagli enti accreditati, ovvero le autorità sanitarie.

349 eHealth Network, European Commission, Mobile applications to support contact tracing in the EU’s fight against

Covid-19. Common EU Toolbox for Member States, Brussels, Belgium, April 2020, version 1.0, page 12.

stesso tempo la preservazione della privacy dei singoli utenti. Il funzionamento di tale sistema è basato sulla tecnologia Bluetooth Low Energy e un’architettura che permette di conservare tutti i dati personali dell’utente sul suo smartphone. Le iniziative nazionali che si stanno sviluppando in collaborazione con il PEPP-PT sono molteplici. In Austria, per esempio, il governo austriaco ha adottato un sistema basato sulla piattaforma PEPP-PT ma simile a quello lanciato in Singapore. Anche in Francia le autorità stanno collaborando con il PEPP-PT al fine costruire un sistema capace di rilevare le possibili catene di contagio. Nei Paesi come Estonia, Germania e Finlandia le autorità prendono in considerazione diverse opzioni al fine di scegliere quella che garantisce la migliore preservazione della privacy e l’interoperabilità nei confini dell’UE351.

4.3 Le misure adottate in Italia

Per quanto riguarda l’Italia, il governo ha preso in considerazione più soluzioni. Nell’ambito dell’iniziativa “Innova per l’Italia” è stata indetta il 23 marzo 2020 una fast call contribution rivolta a privati, società ed enti, e finalizzata ad individuare le migliori soluzioni digitali per il monitoraggio “attivo” del rischio di contagio. Il gruppo di lavoro data-driven per l’emergenza COVID-19, nominato dal Ministro per l’innovazione tecnologica e la digitalizzazione, ha effettuato la valutazione delle proposte formulate dai partecipanti al fine di selezionare la proposta più idonea ad essere implementata rapidamente a livello nazionale352. La scelta si è resa esplicita il 16 aprile 2020 con la

pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale dell’ordinanza n. 10/2020 con la quale si dispone di procedere alla stipula del contratto di concessione gratuita della licenza d’uso sul software di contact tracing e di appalto di servizio gratuito con la società Bending Spoons Spa353.

Comunque l’autorizzazione al sistema di contact tracing dovrà avvenire attraverso una norma di rango primario, cioè una legge oppure un decreto convertito dal Parlamento, ma non con la semplice ordinanza. Le ragioni per cui è stata selezionata l’applicazione Immuni sono la sua capacità di contribuire tempestivamente all’azione di contrasto al virus e la conformità al modello europeo delineato dal Consorzio PEPP-PT354.

La versione beta dell’app Immuni, ormai in sperimentazione sul campo, e tante altre app europee inizialmente prevedevano un modello più “centralizzato”. Nello specifico, nel modello centralizzato i codici vengono generati dal server piuttosto che dagli smartphone o altri dispositivi. Questo significa che i dati di contatto tra i dispositivi e le chiavi con cui è possibile renderli identificabili vengono accumulati in un luogo incrementando così il rischio relativo alla privacy. Tuttavia, il vantaggio del modello centralizzato consiste nella possibilità di costruire un “grafo sociale” e quindi di ampliare il raggio delle persone asintomatiche da monitorare. Più centralizzi i dati, più lo puoi fare. Per questo motivo la soluzione concorrente, ovvero Coronavirus Outbreak Control, prevedeva un modello ancora più centralizzato rispetto all’applicazione Immuni.

In ogni caso i principi di minimizzazione dell’uso dei dati previsti dalla raccomandazione della Commissione Europea dell’8 aprile 2020 e le pressioni arrivate da parte di numerosi esperti355 hanno reso necessario l’aggiornamento dell’app Immuni per passare ad un

351 Ivi, pp. 10-12.

352 Arcuri D., L’ordinanza n.10/2020, Roma, 2020, p. 2. 353 Ivi, p. 3.

354 Ivi, p. 2.

355 Secondo i numerosi esperti tra cui Stefano Zanero del Politecnico di Milano, Matteo Flora fondatore di

The Fool e l’avvocato legal-tech Antonino Polimeni solo un modello decentralizzato è in grado di rispettare i principi di minimizzazione dell’uso di dati personali.

modello “decentralizzato”. Tale modello, inoltre, è preferito dai colossi Google ed Apple in quanto si rivela più protettivo della privacy degli utenti. Dunque, la scelta del modello decentralizzato potrebbe essere definita come obbligata. Stavolta sono i cellulari a generare attraverso l’applicazione i propri identificativi anonimi che vengono scambiati ogni volta che si entra in contatto via Bluetooth. Ogni smartphone crea la lista di questi codici anonimi. Tali dati vengono caricati sul server solo nei casi in cui un operatore sanitario rileva un caso di coronavirus. Di conseguenza, tutti gli utenti che hanno avuto il contatto con il paziente ricevono delle notifiche inviate dal server. Si prevede che tale versione dell’app Immuni sarà disponibile a maggio durante la cosiddetta Fase 2. Occorre però sottolineare che secondo il Comitato tecnico-scientifico l’applicazione Immuni potrà risultare efficace356 solo se sarà usata da almeno il 70-80% della popolazione357.

Bisogna anche sottolineare che l’introduzione dell’applicazione Immuni è solamente una delle misure volte a contrastare la pandemia. Infatti, il secondo pilastro della strategia di uscita dalla situazione attuale consiste nella realizzazione dei test sierologici, ovvero rapidi esami del sangue. Il commissario straordinario per l’emergenza Domenico Arcuri ha spiegato che i primi 150 mila test sierologici saranno forniti all’Italia a titolo totalmente gratuito a partire dal 4 maggio. Successivamente il fornitore, ovvero la multinazionale americana Abbott, collocherà sul mercato italiano altri 4 milioni di test a titolo oneroso358.

Inoltre, nella Fase 2 di riapertura sarà necessaria anche l’esecuzione periodica dei tamponi ai lavoratori per garantire sicurezza e un’adeguata sorveglianza sanitaria nei luoghi di lavoro. Dunque, nella fase di riapertura servirà un approccio ben strutturato. Il Ministro Roberto Speranza ha avvertito l’esigenza di coordinare l’attività di ricerca scientifica, l’uso dei test sierologici e la messa in atto degli strumenti tecnologici innovativi359.

356 Tuttavia, secondo i ricercatori presso Oxford University’s Big Data Institute circa il 60% della popolazione

dovrebbe utilizzare le applicazioni per il tracciamento delle catene di contagio per rendere davvero efficace tale approccio.

357 Alessandro Longo, “L’app Immuni cambia. Seguirà il modello decentralizzato di Apple e Google”,

IlSole24, https://www.ilsole24ore.com/art/l-app-immuni-cambia-seguira-modello-decentralizzato-apple-e-google-ADcBF4L

358 “Dalla app per il tracciamento dei contagi ai kit per i test sierologici, le operazioni a costo zero della Fase

2”, IlSole24, https://www.ilsole24ore.com/art/dalla-app-il-tracciamento-contagi-kit-i-test-sierologici- operazioni-costo-zero-fase-2-ADi3AwM.

359“Si parte con i test di immunità a 150mila italiani”, IlSole24, https://www.ilsole24ore.com/art/si-parte-i-

5. VERSO UNA RIPRESA GRADUALE: QUALI MISURE PER VIAGGIARE IN