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5.1 DISCONTINUITÀ E PERSISTENZE SPAZIALI NELLA METAMORFOSI TEMPORALE

L’analisi proposta da Bolocan considera che ogni formazione urbana manifesta una traiettoria di sviluppo peculiare che si imprime e modifica nello spazio e nel tempo171 e, di conseguenza, osserva come Milano ha modificato e adattato la sua relazione con lo spazio circostante. Tale processo, però, rende complicato descrivere la città esclusivamente in relazione a configurazioni precise come città mondiale, città globale, regione metropolitana o citta-regione globale, che enfatizzano su una particolare identificativo spaziale, territoriale e funzionale. La difficoltà di applicare una categoria geografica ad una sitazione complessa, continua Bolocan, rimanda alla necessità di un approccio che rimandi trasversalmente a diverse scale, utile a identificare le diverse traiettorie che storicamente la città ha intrapreso e utile per comprenderne come le relazioni si sono modificate, adeguate e/o introdotte in nuove scale: si rende lampante le discontinuità e persistenze dialettiche oggi presenti. Un’analisi storico-geografica dimostrerebbe, infatti, come Milano, già dal suo nome172, enfatizza una posizione geografica dominante e di centralità strategica nel suo territorio di appartenenza. Le osservazioni introdotte da Bolocan richiamano il capitalismo agricolo dell’alta pianura asciutta173,

168 Magatti fa riferimento al fatto che il nodo Milano si irraggia lungo una pluralità di proiezioni spaziali. 169 Magatti interpreta la debolezza in riferimento ai circuiti di potere globale.

170 M. Magatti in Milano, nodo della rete globale. Un itinerario di analisi e proposte, Milano, Mondadori, 2005, p. 39 171 M. Bolocan Goldstein in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 36 172 Il nome di Milano deriva da Mediolanum e, quindi, a qualcosa che sta in mezzo ad una vasta area.

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differente da quello irriguo, fu esso stesso ragione di un primo processo industriale basato su una frammentazione dei lavori domestici, una significativa interdipendenza tra agricoltura e manifattura e una complementarietà socio-spaziale tra città e campagna. Dopo l’unificazione italiana del 1861, il profilo della città divenne quello di una città industriale, configurandosi come “Comune socialista”, per l’orientamento della politica economica, e rilanciando il suo profilo internazionale di città europea: tra il XIX e il XX secolo, Milano combina il profilo storico di centro commerciale, con una nuova produzione manifatturiera e una prima introduzione dell’industria pesante di stampo fordista174. La struttura spaziale di questo periodo è simbolicamente rappresentata dal “triangolo industriale” Milano-Torino-Genova che arriverà a comprendere, con diversa intensità, tutta la pianura padana. Questo fenomeno, come spiegato nei capitoli precedenti, è identificato come “miracolo economico”, caratterizzato da una crescente polarizzazione dello sviluppo economico in alcune città industriali ed epicentro, quindi, della migrazione interna, di cui Milano ebbe un ruolo privilegiato. Durante gli anni ’60, il piano intercomunale milanese e la commissione per lo sviluppo economico regionale hanno considerato il territorio come un supporto fisico per lo sviluppo economico nazionale influenzabile attraverso un processo decisionale politico175. Milano si qualifica come capitale regionale, separata rispetto un hinterland “dormitorio” capace di assorbire ciò che la città non è in grado di assorbire a causa del costo della concentrazione e del rapporto tra centro e periferia.

I fallimenti delle politiche nazionali che hanno provato, tramite infrastrutture e insediamenti industriali, a equilibrare lo sviluppo duale dell’economia italiana, sono stati superati da un notevole sviluppo spontaneo e non pianificato che, nei decenni successivi agli anni ’70, con ritmo e intensità differente, hanno spinto verso una decentralizzazione delle grandi città industriali di imprese e popolazione. Gli anni ’70, come visto, coincidono con l’inizio del declino delle grandi formazioni industriali che, sicuramente, hanno dato la possibilità alla creazione di una geografia diffusa di medio e piccole imprese, in un territorio periferico rispetto le grandi conurbazioni, in presenza di condizioni favorevoli degli investimenti in infrastrutture e nei servizi degli anni precedenti. Questo momento di sviluppo viene generalmente individuato sotto il termine di “Terza Italia”, allo scopo, appunto, di introdurre un’ulteriore distinzione nello sviluppo duale dell’Italia dell’industria pesante. Bolocan legge questa traiettoria di sviluppo all’interno di una geografia macro- regionale in cui le principali città industriali risultano in crisi a causa della conclusione dell’era fordista e della standardizzazione del prodotto e la ricerca di soluzioni alternative. Le principali città industriali perdono occupazione, diventando luogo di conflitto e scadimento della qualità della vita, oltre che luoghi in cui la localizzazione delle imprese ha un costo proibitivo: sussiste un elevato rischio di paralisi urbana e di collasso nella riproduzione sociale della città. Nonostante le difficolta contestuali, come già ripetuto, Milano è stata in grado di andare oltre il periodo di crisi, senza

174 M. Bolocan Goldstein in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 38-39 175 M. Bolocan Goldstein in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 40

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disastrose conseguenze, grazie alla presenza di un’economia multisettoriale e di una flessibilità spaziale metropolitana che ha reso possibile il passaggio, quasi spontaneamente, una transizione verso le attività terziarie e creative.

L’attuale fase, quella più recente, risulta invece caratterizzata da una continua fase di recessione economica, accompagnata da dinamiche di riduzione dello spazio della città. Bolocan individua in questa fase una traiettoria complessa, in cui si fa presente una nuova centralizzazione delle città maggiori, e un “salto di scala” dei processi di regionalizzazione dell’economia, già presenti negl’ultimi 30 anni176. Milano ha invertito il trend demografico e di occupazione, negativo negli anni precedenti, e la macroregione ha consolidato le tendenze precedentemente in atto: Milano si configura come una post-metropoli. Il processo di urbanizzazione non è più oggetto di un singolo nucleo metropolitano, ma di una costellazione di centri soggetti a un continuo processo di differenziazione e articolazione interna nella divisione spaziale del lavoro.

Se negli ultimi 30 anni si è assistito ad una nuova centralizzazione spaziale della città di Milano, questo aspetto, come nota Mariotti, è stato spinto anche dai processi di globalizzazione dell’economia che hanno riportato in auge, come visto nella prima parte di questo lavoro, la necessità di contatto ravvicinato di conoscenze e capacità avanzate in un contesto che offra vantaggi localizzativi di agglomerazione e che sia dinamico dal punto di vista dell’innovazione, della creatività e dell’efficienza177. La città globale, quindi, si caratterizza per la sua capacità di attrarre multinazionali straniere sul suo territorio incrementando la sua competitività per attrarre un maggior numero di investimento estero diretto. Gli elementi che influenzano questo vantaggio competitivo ricadono nel grado di protezione dei diritti sui prodotti, negli aspetti localizzativi come la struttura del mercato del lavoro, delle infrastrutture e servizi, il contesto sociale e delle politiche e il costo di accesso alle informazioni. A riguardo dell’attrattività di Milano, Mariotti afferma che, nonostante un basso livello del sistema Italia nell’attrazione di capitale e multinazionali estere, la Lombardia e la città di Milano, attrae quasi il 50% degli investimenti esteri sul territorio italiano178.

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