In conclusione del capitolo, e di questa seconda parte del lavoro, il paragrafo considererà alcune questioni emergenti che intersecano le conseguenze della crisi del 2008 sul piano economico e sociale della città in cambiamento. All’interno di questo contesto, Gabriele Pasqui analizza gli ultimi 10 anni di complesse interazioni tra il ciclo politico, economico e sociale e di come l’agenda urbana sia cambiata in conseguenza di come la crisi ha colpito la città e la sua regione urbana. Pasqui indentifica quattro diversi modi in cui la crisi si è resa visibile188. Il primo aspetto fa riferimento al mercato urbano e immobiliare che hanno visto un’interruzione o una ridefinizione di molti progetti di sviluppo urbano in conseguenza anche alle diminuite possibilità del mercato finanziario. Questo aspetto, nota Pasqui, ha anche influito su una diminuita capacità di molte famiglie di accedere al mercato del credito e del mutuo ad un costo
187 C. Pacchi in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 80-81 188 G. Pasqui in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 134
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conveniente e, dall’altra parte, ha prodotto un crescente numero di sfratti e perdita dei beni ipotecati. La seconda dinamica emergente, come già accennato, denota una crescente e nuova disuguaglianza socio-spaziale nel quale risulta visibile una crescente fragilità sociale all’interno delle famiglie e degli individui. Pasqui ipotizza una possibile correlazione con il passaggio dalla coesione alla competizione presenti nella crisi189. La terza tendenza configura la crisi della finanza locale in cui, la minor disponibilità delle possibilità economiche degli enti locali, si ripercuote sulla riduzione dei servizi pubblici e sulla loro qualità mentre, la quarta, configura le sofferenze del settore industriale, dei servizi e del commercio e dalla crescente disoccupazione e dei contratti precari. Nonostante la presenza e concomitanza dei fenomeni, Milano è una delle poche città italiane che è riuscita a mantenere performance incoraggianti con un relativo basso livello di disoccupazione, l’insediamento di nuove imprese e un crescente flusso turistico. Viene riscontrato nella capacità di Milano di mantenere un significativo livello economico in una multisettoriale presenza economica, che durante la crisi hanno dato luogo a nuove forme di imprenditorialità, e al crescente posizionamento internazionale della città, sia dal punto di vista delle capacità tecniche e conoscitive che di capitali, oltre che dalla promozione pubblica per attrarre turisti e capitale. Secondo Pasqui, quindi, l’intreccio tra politica (e politiche) e dinamica economica è risultato un punto cruciale per la risposta della città alla crisi190.
Gli ultimi 10-15 anni risultano particolarmente interessanti per comprendere la dinamica inerente il modo in cui l’agenda urbana di Milano è stata sviluppata: in questo periodo si è vista una giunta orientativamente di centro-destra, guidata da Letizia Moratti (2006-2011) a cui sono seguite, giunte di sinistra e centro-sinistra, Giuliano Pisapia (2011- 2016) e, l’attuale, sindaco Giuseppe Sala. Pasqui si interroga sulla composizione delle diverse agende urbane che hanno caratterizzato politiche e momenti socio-economici differenti e come, di conseguenza, hanno interagito con le questioni e situazioni emergenti. L’agenda seguita da Moratti risulta in continuazione con le prerogative delle agende urbane precedenti che sin dagli anni 90’, e con l’elezione diretta del sindaco dal 1993, ha visto un orientamento politico tendente a destra191 e come onda lunga dei processi di modernizzazione della città a partire dagli anni ’80: Infatti, le questioni principali dell’amministrazione Moratti sono state in supporto al momento di transizione economica attraverso la creazione di progetti urbani su larga scala, il rafforzamento della rete infrastrutturale primaria e ferroviaria e, nella tradizione neoliberista, efficientamento del sistema amministrativo tramite una progressiva uscita del pubblico dai servizi con l’uso dello strumento dell’appalto. La crisi del 2008, ha iniziato a influenzare significativamente l’andamento socio-economico quando, ormai, la transizione post-fordista della città era giunta quasi al suo completamento attraverso, come già ripetuto, un profili e caratteristiche dell’economia dei servizi e identificandosi abilmente come importante nodo nella divisione globale del lavoro, consolidando il suo ruolo nella
189 G. Pasqui in Milan – Productions, spatial patterns and urban change, fa riferimento ai lavori redatti da Cucca e ranci nel 2017, p. 134 190 G. Pasqui in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 134
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finanza, nella moda e nel design oltre che nella sanità, nella ricerca biomedica e nell’educazione di alto livello192. Nel momento in cui la crisi si intensifica, nella seconda parte dell’amministrazione Moratti, nonostante la presenza di valori di mercato sostanzialmente invariati, gli attori dei diversi grandi progetti urbani di rinnovamento in atto193 soffrono una difficoltà a reperire le risorse necessarie per portare a termine i progetti. Un interessante elemento notato da Pasqui si colloca all’interno della dinamica del mercato che mostrerebbe una situazione di eccedenza nel settore della residenza di alto livello e nel settore direzionale e terziario. Questo elemento, una possibile bolla immobiliare, ha avuto ripercussioni su altri due importanti progetti urbani, la riqualificazione della fiera e il progetto City Life e Porta Nuova, e nelle successive difficolta di pianificazione e controllo dell’andamento stesso di tali progetti194. Alla luce degli effetti che la crisi sta imprimendo sulla città, Moratti reagisce supportando il mercato immobiliare tramite all’alleggerimento delle regole e della burocrazia nella pianificazione con aggiornamento del PGT, volto a attrare popolazione195 e promuovere progetti tramite la presenza di architetti di fama internazionale. All’interno di questa strategia ricade anche la candidatura della città ad Expo 2015, successivamente vinto e attuato.
La giunta Pisapia nasce in un contesto di forte incertezza politica in cui, da una parte, è stata sostenuta e supportata la strategia di internazionalizzazione della città tramite Expo 2015, iniziata dalla giunta precedente, mentre, dall’altra, è stata intrapresa una revisione del PGT196, allo scopo di ridurre l’impatto delle trasformazioni urbane e una più attenta governance delle stesse trasformazioni nel tessuto consolidato. Pasqui denota nell’agenda urbana di Pisapia un’attenzione alla trasparenza tra i rapporti tra pubblico e privato, una devozione verso le questioni dei fabbricati urbani abbandonati o sottoutilizzati e un supporto al dinamismo dei processi sociali di innovazione, in particolare verso il settore creativo e dell’economica condivisa. La giunta Pisapia ha provato a gestire la situazione complessa di crisi dei grandi progetti urbani identificando una più realistica strategia per nuovi spazi pubblici contemplando gli scali ferroviari sottoutilizzati e le aree militari accantonate, oltre che a supportare lo spontaneo processo di rigenerazione urbana197. Quindi, durante il periodo di carenza della disponibilità del pubblico, il ruolo del pubblico è stato quello di dare supporto immateriale per le esperienze promosse dalla società civile, promovendo parte dei fenomeni di cui si è parlato nel paragrafo precedente e inerenti i fenomeni di riuso temporaneo come spazi per nuove opportunità. All’interno di questo quadro, Pisapia, dal punto di vista di Pasqui, propone una politica diversa da quella tradizionale nel quale si intravedono l’inizio di esperienze partecipatorie, come il Bilancio Partecipato dal 2015, eventi culturali,
192 G. Pasqui in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 135-136
193 Pasqui, tra i molti, fa riferimento ai progetti di Porta Vittoria a Santa Giulia a Milano e la riqualificazione delle aree Falck a Sesto San Giovanni. 194 G. Pasqui in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 136
195 La tendenza demografica ha mostra un calo della popolazione milanese.
196 La variante al PGT proposto dalla giunta Moratti non è giunta a conclusione dei passaggi richiesti per la sua approvazione prima della scadenza del mandato. Il cambio di giunta ha lascia la possibilità di rivedere l’impostazione delle scelte adottate.
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come il Piano City o il Book City, e apertura di progetti in contorno ad Expo, come la Darsena, che hanno dato a Milano una percezione di città dinamica e vibrante.
Nel chiedersi quale nuova agenda urbana per Milano, Pasqui intravede nelle possibilità recentemente emerse un sentiero possibile per un nuovo e più sostenibile sentiero per lo sviluppo economico e sociale198. La nuova coalizione individuata nel sindaco Giuseppe Sala ed ex amministratore delegato di Expo 2015 spa, è per ora caratterizzata da una continuità con le politiche del suo predecessore Pisapia, ma soggetta ad una accentuazione delle problematiche in atto. Se da una parte di respira un ottimismo da parte della società, dall’altra sussiste anche una paura dei cambiamenti accentuati sia dalla crisi del welfare tradizionale e dell’incremento degli effetti della globalizzazione, con particolare riguardo della sicurezza fisica e del posto di lavoro. All’interno di questo contesto Pasqui individua la necessità che una nuova agenda urbana contempli l’importanza delle diverse narrazioni e sentimenti presenti e della necessità di evitare le polarizzazioni sociali in cui la questione delle periferie, contemplato anche nello slogan di Sala199, diventino un punto centrale nel dibattito politico locale200. Tale strategia dovrebbe, appunto, riconoscere la necessità di consolidare il processo di internazionalizzazione di Milano e riconoscere con attenzione le necessità di una maggior coesione sociale e i rischi derivanti dall’esclusione ed emarginazione derivanti dai processi di rigenerazione e innovazione. L’insieme della strategia contempla una sfida particolarmente difficile in cui la tensione tra inclusione e innovazione ricerca una narrativa politica coerente ed efficace adeguata a contemplare e supportare un complesso processo, sia spaziale che sociale, su scale differenti e le pressioni del mercato.
198 G. Pasqui in Milan: productions, spatial patterns and urban change, London, Routledge, 2017, p. 141 199 “ripartire dalle periferie”
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