Il dinamismo nella quale è immersa la città in seguito al cambio di paradigma economico risulta ormai, se non del tutto evidente in tutte le sue parti, almeno sintomatico rispetto la presenza di determinati fenomeni che, direttamente o indirettamente, influenzano la vita nei quartieri e il ruolo ricoperto dagli stessi nel sistema città. Fino ad ora ci si è concentrati sui riflessi nella sfera socio-economica dell’affermazione del nuovo paradigma, lasciando alle ricadute sulla carne viva della città solo qualche appunto sparso. Come riconosciuto in più passaggi, ogni trasformazione economica e sociale tende a portare con sé, in maniera più o meno chiara, una trasformazione dello stesso contenitore, la città, di quel che nelle prime pagine si è definito come un “oggetto dinamico”. Infatti, i processi identificati come gentrificazione sono generalmente individuati all’interno di una dinamica di trasformazione fisica della struttura della città, coincidente con i periodi di transizione, nel quale il precedente si mescola con il suo successivo. Qui si intenderà fare chiarezza su un termine, la gentrificazione, al quale possono essere attribuite declinazioni di senso e prospettiva assai diverse all’interno di specifiche situazioni di contesto. Infatti, un’attribuzione a priori del significato di gentrificazione può indurre al mancato riconoscimento di aspetti e caratterizzazioni specifiche e mancare una più
236 C. Ranci in Milano tra coesione sociale e sviluppo: rapporto su Milano sociale, Milano, Mondadori, 2007, p. 143 237 C. Ranci in Milano tra coesione sociale e sviluppo: rapporto su Milano sociale, Milano, Mondadori, 2007, p. 144
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profonda complessità della dinamica in atto. Partendo, appunto, da una contestualizzazione del fenomeno della gentrificazione in Italia, che torna utile anticipare ora prima di ogni spiegazione a riguardo, Sandra Annunziata identifica una declinazione alquanto differente dei processi di gentrificazione che rende la sua determinazione non completamente assimilabile ad altri casi internazionali noti e che sussistono differenze tra le diverse declinazioni possibili nel contesto italiano: il “quartiere che cambia” diviene “un campanello di allarme” verso l’ansia che il cambiamento produce238. La lettura della ricomposizione del fenomeno della gentrificazione proposta da Annunziata tende a distaccarsi sensibilmente dalla lettura proposta da Semi in “Gentrification : tutte le città come Disneyland?”, da considerarsi più lineare. Pertanto, la proposta di Annunziata risulta più utile e accattivante per proseguire il discorso. Procedendo con ordine, il termine di gentrificazione (o gentrification) trova una delle sue prime applicazioni nelle parole di Glass239 nel 1964 con la quale intendeva identificare il processo in atto in molti quartieri londinesi operai diventati quartieri della classe medio ed alta. Il processo trova interesse in Glass e nel modo attraverso la quale, una volta esaurito il contratto di affitto degli abitanti attuali, le modeste abitazioni diventano eleganti e costose e di come questo processo continua fino a rimuovere gran parte della precedente classe abitante. Nella declinazione introdotta da Glass, l’oggetto della questione diventa l’afflusso di capitale privato di compratori ed affittuari della classe media volti a rinnovare i quartieri operai più centrali. L’uso di questa declinazione rimanda ad una marcatura sociale della questione attraverso alla compresenza di termini come “classe”, “displacement” (espulsione) e “riabilitazione” che rafforzano una tendenza della città di diventare selettiva nei confronti delle classi sociali svantaggiate240. Partendo da un punto di partenza generale, il termine gentrificazione risulta difficilmente scollegabile da una lettura che contempli il rapporto tra espulsione di determinate popolazioni in seguito alla sua riabilitazione e di come questa azione sia legata ad altre questioni come l’aspetto fisico, la geografia del luogo, gli aspetti economici dell’investimento di capitale e un aspetto culturale di recupero di forme di urbanità e di “desiderio di città”241. Emergono, dunque, istanze sociali all’interno della transitorietà nella “dialettica tra il vecchio e il nuovo, tra quello che resiste ai nuovi processi e quello che ne resulta estremamente manipolato”242.
Come nota Annunziata, gentrification è un concetto quanto semplice da capire quanto difficile da spiegare: sussiste una concordanza nel modo in cui si manifesta, ma esiste una discrepanza per i motivi per cui avviene, rendendo la sua radice ancora più complessa. Le prime interpretazioni successive a Glass risultano sostanzialmente acritiche rispetto le cause e l’effetto del fenomeno. Il punto di vista di Langh si concentra sull’aspetto rigenerativo e al miglioramento
238 S. Annunziata in I territori della città in trasformazione: tattiche e percorsi di ricerca, Milano, FrancoAngeli, 2007, p. 182 239 R. Glass in Introduction to London, aspect of change, Center for urban studies, Macgibbon & Kee, London, 1964 240 S. Annunziata in I territori della città in trasformazione: tattiche e percorsi di ricerca, Milano, FrancoAngeli, 2007, p. 168 241 Ibidem
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delle condizioni edilizie in cui il cambiamento in atto fa parte del normale ciclo evolutivo delle aree residenziali e parte di una sequenza continua di una sequenza evolutiva243. Solo a partire dagli anni ’80, con l’attenzione posta dagli scritti di Smith244 e Ley245 si interviene in un’ottica di configurazione delle cause nel quale apparse l’interrogativo riguardante la gentrificazione come l’espressione del cambiamento del sistema economico in cui essa diventa il risultato sociale e spaziale del passaggio dalla fase industriale a quella post-industriale e dell’economia avanzata246. Il punto di vista in questione determina una declinazione del concetto di gentrificazione all’interno delle teorie neo-marxiste in cui prevale una lettura politico-economica della questione. Tale lettura parte dal presupposto che il venir meno dell’economica industriale ha reso necessarie nuove forme di investimento verso l’aspetto fisico della città e verso l’individuazione di nuove attività strategiche, per lo più direzionali, e quindi una nuova ridefinizione della posizione dei diversi individui nella stratificazione sociale. Se la determinante della gentrificazione per le teorie neo-marxiste trova radici sul lato della “produzione”, la tesi della sinistra liberale pone l’attenzione sul lato del “consumo”, contrapponendo aspetto socio-culturale al precedente approccio politico-economico; il confronto si apre sulle derive prese da i diversi approcci e nel loro identificare negativamente e positivamente il procedere di un processo di gentrificazione. Le controdeduzioni dei rispettivi approcci di affermazione della gentrificazione, si basa essenzialmente su un conflitto di attribuzione su il ruolo del movimento di capitale e quello determinato dalle scelte delle persone come consumatori. Smith, come già evidenziato, propone una ricostruzione volta a evidenziare come il fenomeno sia frutto dei cicli di disinvestimento ed investimento nei contesti urbani in quanto, dal suo punto di vista, è possibile notare come la riqualificazione di determinate aree centrali e di interesse sia avvenuta successivamente a periodi di disinvestimento: il deprezzamento delle aree centrali è fattore di interesse per un possibile ritorno dei capitali nel momento in cui la “rent gap” e il profitto sono massimi. Con la teoria del Rent Gap, Smith evidenzia che la ricerca del potenziale profitto risulta la base dei fenomeni di gentrificazione, all’interno di una logica di speculazione non curante delle fragilità degli abitanti e orientata verso il loro allontanamento, in cui l’attore principale non è più la classe emergente individuata da Glass, ma dai detentori di capitale che agiscono con maggior libertà nella determinazione dei cicli di investimento urbano. Viceversa, l’approccio socio-culturale alla gentrificazione, appartenente alla corrente della sinistra liberale, si concentra sul comportamento delle scelte delle persone, piuttosto che sugli effetti del movimento del capitale. Infatti, il presupposto da cui parte deriva dalla mancanza di considerazione da parte della prospettiva della production-side verso la stessa capacità di azione e di decisione dell’attore individuale, che non sono essenzialmente i detentori del capitale, ma una “nuova classe media” emergente che manifesta preferenze e
243 S. Annunziata in I territori della città in trasformazione: tattiche e percorsi di ricerca, Milano, FrancoAngeli, 2007, p. 169 244 Tra gli scritti più noti, Toward a theory of gentrification a back to the city movement by capital, not people, 2007 245 Autore di The new middle class and the remaking of the central city, 1996
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rappresentazione spaziale247. Secondo Ley, tra i principali sostenitori di questa tesi, i tentativi di stratificazione dei gruppi sociali, e della nuova classe emergente, risultano attivi nella determinazione degli investimenti che modificano i quartieri. Tale prospettiva risulta influenzata anche dall’idea del “back to the city movement” che, attraverso il desiderio di un ritorno in città dalla precedente suburbanizzazione, diventano con le loro scelte e pratiche agenti della riconfigurazione urbana. La prospettiva socio-culturale della gentrificazione sostiene, come la prospettiva politico- economica, il nascere del fenomeno dalla trasformazione del sistema economico della città, ma si distingue nel concentrare lo sguardo sull’immaginario spaziale derivante dalla conseguente ridefinizione della stessa struttura occupazionale della società post-industriale e dalla domanda residenziale emergente all’interno del nuovo stile di vita urbano248. Quindi, per Ley, il meccanismo di riproduzione del capitale individuato da Smith, è da collocare nell’ambito della volontà e capacità economica della nuova classe di lavoratori post-industriali nel determinare uno spostamento di luoghi con valore scarso in uno stato di reinvestimento e della progressiva selettività nel quartiere. A tal riguardo, Hammet249 sostiene una chiara relazione tra sviluppo del settore finanziario e commerciale e la presenza di una forza lavoro post-industriale che risulta ben istruita e orientata a vivere in città nella prossimità del luogo di lavoro e di intrattenimento250. Simile risulta la prospettiva di Bridge e la manifestazione spaziale di habitus, inteso come sistema spaziale dipendenti dalla posizione economica e culturale, e di Zuckin251 e dell’orientamento della sfera dei consumi e di una gentrificazione commerciale, volta non solo a sostituire la popolazione, ma le stesse attività commerciali in un’ottica di intercettare potenziali persone motivate dal “bisogno di socialità” e di “cultura estetica”.