Il contributo proposto da Bolocan prende spunto dall’ipotesi che a partire dagli anni ’90 l’articolazione delle politiche di sviluppo locale è stata interpretata prevalentemente come capacità di determinati contesti di innovare forma e contenuto del loro governo allo scopo di introdurre processi di riorganizzazione produttiva e di riconversione del territorio. La riflessione introdotta dall’autore tende a concentrarsi su una matrice spaziale, piuttosto che su una lettura differenziata dei contesti, che non è ancora riuscita a staccarsi da un modello radiocentrico, determinato dalla dilatazione dal centro, e da un modello culturale, in cui l’innovazione è faccenda esclusiva della città. I processi di sviluppo diffuso registrati a partire dagli anni ’80 conseguenti alla crisi del vecchio modello di crescita urbana accentrato, mostrano l’emergere di vasti corpi territoriali e sociali non più leggibili nel quadro dei rapporti metropolitani tra città e territorio e, risulta opportuno rappresentare l’intreccio tra dinamiche riguardanti i fenomeni territoriali e il campo delle politiche di sviluppo locale, inteso come spazio strutturato di relazioni decisionali e di potere che attraversa e configura i nuovi rapporti territoriali. Risultano dunque processi che si esprimono in tempi, logiche e modalità differenti. L’evoluzione dei processi di sviluppo delle politiche locali appare evidente nel rapporto tra spesa pubblica e politiche di sviluppo territoriale e sulla valutazione dei principali strumenti adottati134 nel modo attraverso il quale esse stanno riconfigurando l’intero campo delle policies. Il mutamento comprende aspetti rilevanti che investono sia il ruolo dei principali attori della filiera istituzionale, all’interno contesto di regionalizzazione in cui le stesse regioni legiferano nel campo delle programmazioni negoziate attraverso strumenti sperimentali e allocano la
132 Oggi denominata Città metropolitana.
133 Si fa riferimento all’articolo di M. Bolocan Goldstein, Geografia delle politiche e rapporti territoriali nella regione urbana. Una prospettiva di sviluppo locale, contenuto, p. 91 (Territorio II/III 2004)
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spesa pubblica, ma anche lo stesso spostamento complessivo del momento programmatorio verso la gestione, la valutazione e il monitoraggio delle diverse esperienze e, infine, la dimensione delle risorse in gioco nei fondi strutturali135. All’interno di questo nuovo quadro, nel campo dello sviluppo territoriale diventa decisivo per Bolocan il posizionamento di alcuni attori per le politiche di sviluppo locale in cui si vede un ruolo preponderante e decisivo, come già identificato da Dente nelle pagine precedenti, dei gruppi bancari e dalla progressiva terziarizzazione delle loro strategie o della missione istituzionale orientata a sostenere finanziariamente determinati settori attraverso iniziative radicate nei contesti136 o tramite la partecipazione azionaria in alcune aziende137. Risulta evidente come il quadro in evoluzione sia in grado di impattare significativamente il contesto locale e regionale nel ridisegnare l’orientamento del campo dello sviluppo territoriale in cui sono rari i casi di innovazione locale negli strumenti di della progettazione. Nell’ottica dell’innovazione degli strumenti locali, Bolocan intravede la tendenza da parte degli attori locali ad impugnare gli strumenti a disposizione nel miraggio di facili canali di finanziamento o per supplire con pratiche di lobbismo territoriale al venir meno delle vecchie forme di regolazione politico-pratiche degli interessi in una fase di segnata dalla mancanza di nuove forme di rappresentazione e mediazione. Se da una parte si può considerare una questione fisiologica, dall’altra tali processi rendono più opaco il campo dello sviluppo locale ostacolando nuove forme di regolazione delle politiche pubbliche che diventano spesso poco selettive e disattente al merito dei progetti locali e incanalate all’interno di una logica di distribuzione a pioggia. Emergerebbe una conseguente difficoltà di attivare efficaci forme di apprendimento delle possibili buone pratiche di governance. Solo dopo l'approvazione della Legge Bassanini138 e dei decreti legislativi, la Regione Lombardia istituisce, attraverso la Lr. 2/2003 una serie di strumenti di intervento integrati per lo sviluppo urbano volte ad imprimere una maggior capacità di capitalizzare esperienze di progetto diffuse e spesso tradotte in ipotesi di patti territoriali sostenuti da istituzioni intermedie. L’articolazione crescente di molti casi locali pone l’interrogativo della messa a fuoco di un campo territoriale che risulterebbe riduttivo in un’ottica localizzativa quando le politiche entrano in tensione con le partizioni amministrative: la percezione geografica della realtà è una regione urbana come campo territoriali aperto. Bolocan, nel concepire un campo territoriale aperto pone il problema della sua nomenclatura che metterebbe in discussione il rapporti tra “Milano città” e il territorio regionale e alla conseguente problematicità di far ricadere in tale denominazione i processi socio- economici che si svolgono su diverse scale in cui la diversa configurazione dei problemi, e del modo in cui sono trattati, necessità lo spostamento della messa a fuoco per permette un’interpretazione e valutazione dei processi in corso. L’introduzione di una prospettiva di regione urbana, proposta a partire dagli anni ’90, comporterebbe non solo uno
135 I maggiori fondi strutturali sono passati sotto la gestione dell’Unione Europea. 136 Bolocan prende come esempio la fondazione Cariplo sul fronte delle politiche sociali. 137 La fondazione Cariplo è il terzo azionista della Fiera di Milano.
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spostamento percettivo e simbolico nella comprensione dei processi territoriali delle pratiche di vita, di lavoro e di produzione, ma anche un diverso ordine di senso con il quale considerare i rapporti territoriali e le dinamiche delle differenti situazioni territoriali in rottura ad una concezione policentrista ed urbanocentrica.