Nel paragrafo precedente si è concentrato sviluppando un discorso orientato allo sviluppo della periferia e al modo in cui l’integrazione è avvenuta. Qui si intende, come in qualche modo anticipato precedentemente, a proseguire il discorso verso il modo in cui le disuguaglianze e il grado di integrazione sono contemplate nel modo in cui l’economia tende a prefigurarsi all’interno della logica della periferia “nuova”. Se si prosegue il discorso della periferia “nuova” indentificato da Petrillo, il suo emergere richiederebbe una nuova comprensione delle disuguaglianze che essa
108 Jacques Lévy docente di geografia e urbanismo al Politecnico di Losanna. Nelle sue teorie è percepibile l’influenza delle riflessioni poste da Henri Lefebvre e Jane Jacobs. La sua riflessione si ritrova in La periferia nuova a pagina 19.
109 Ibidem
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sottintende in quanto la presenza di un particolare intreccio di condizioni di difficoltà e di marginalità, che come si è visto vanno oltre al fattore distanza, e nel modo in cui esse vengono “naturalizzate” dalla società stessa che ci convive: la genesi spaziale che struttura le nuove disuguaglianze s’intreccia nel globale e si manifesta nel locale attraverso una vantaggio posizionale e possono essere ricondotte ad livello orizzontale, relative a questioni economico, politico e sociale, ed ad un livello verticale, che richiama la questione del reddito, delle condizioni abitative, ma anche il disequilibrio nelle chances, di successo lavorativo e scolastico e i relativi riflessi sull’emancipazione e mobilità sociale e spaziale. In tale impostazione ritorna indissolubile l’esigenza di ricomprendere come nello sviluppo intrapreso le ricchezze e le opportunità vengono ripartite nell’accrescere il benessere e l’accesso alle risorse disponibili a cui si legherebbero, di conseguenza, le diverse possibilità delle classi sociali, di genere, di età e di etnia. Queste circostanze tendono a territorializzarsi in una stratificazione nei diversi luoghi e in scale diverse111.
Seguendo il ragionamento, Reinhard Kreckel112 individua all’interno della dicotomia tra centro-periferia e disuguaglianze sociali l’affermarsi di una struttura sociale verticale ed una orizzontale in cui, le centralità emergenti, di significato diverso da quelle passate, troverebbero quello definisce una “triade meritocratica” composta da titolo di studio, qualificazione professionale e reddito, quali fattori giustificanti delle disuguaglianza nella città contemporanea113, contrapposte da nuove forme di precarizzazione del lavoro e di subalternità, come ulteriore elemento di separazione. Il cuore della questione, come sottolinea Petrillo, non diventerebbe tanto l’aspetto segregativo a livello sociale e spaziale, ma l’accumularsi di profili di vulnerabilità identificabili nello scadimento e ritirata dei servizi e dalla distanza delle opportunità di lavoro, ma anche della percezione di inferiorità, inadeguatezza e di impossibilità di realizzazione personale, che compartecipano ad un immaginario negativo del luogo in cui si vive114. Una identificazione della “periferizzazione”, quindi, si rivolgerebbe ad una prospettiva in cui i luoghi, perdendo sia connessione che capacità di azione, vedono peggiorare le condizioni di vita e di opportunità all’interno di chiari processi di marginalizzazione e di etichettamento in cui si evincono processi di deficit strutturale e di esclusione, oltre al rafforzamento della disuguaglianza sociale e spaziale. Una serie di differenti configurazioni spaziali, di cui la “periferizzazione” si determina, deriverebbe da connessioni di tipi politico-ammnistrativo, economico e culturale nel quale una divergente distribuzione dei fenomeni sociali risulta, piuttosto, un’ineguale interazione e rapporti di scambio nella capacità di creare valore, di decisione e di modelli culturali115. Petrillo nota come sotto il termine euristico di “periferizzazione”, e nel modo in cui le periferie sono prodotte e riprodotte, si possa considerare anche il profilo
111 A. Petrillo in La periferia nuova, FrancoAngeli, Milano, 2018, p. 31 112 Sociologo tedesco e studioso delle disuguaglianze sociali.
113 La riflessione di Kreckel è presente nel libro La periferia nuova di Agostino Petrillo, p. 31 114 A. Petrillo, in La periferia nuova, FrancoAngeli, Milano, 2018, p. 33
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architettonico e morfologico nel quale la periferia contemporanea si differisce nettamente da quelle tradizionali e nel modo in cui viene abitata:
<< Oggi ci troviamo in una situazione in cui la disuguaglianza assume tratti che non riguardano unicamente l’esclusione da uno o più ambiti sociali o la mancata integrazione, e il concetto di periferizzazione mette l’accento sulla mancanza di autonomia e su forme permanenti di svalutazione di interi territori, per non palare delle dimensioni coscienziali, della periferizzazione interna. In questo senso quel complesso di processi che va sotto il nome di periferizzazione non è riconducibile unicamente a una semplice sommatoria spaziale di disuguaglianze orizzontali e verticali, che si concentrano in un determinato luogo, ma una serie di valenze più ampie che investono la conservazione dei beni comuni, il mantenimento delle infrastrutture, la capacità degli abitanti di avere voice o di promuovere istanze di partecipazione e autoorganizzazione.>>116
La stigmatizzazione ed etichettamento che comprendono le caratteristiche e gli aspetti relazionali della periferia contemporanea diventano, dunque, categorie discorsive portatrici di giudizio derivanti da necessità profonde di identificarsi e differenziarsi, oltre a determinare le caratteristiche specifiche di un luogo. In questo senso, la periferia prende un significato performativo di senso negativo in cui le situazioni di svantaggio si intersecano in effetti di luogo e diventano frames concettuali di significato politico117. La concezione della periferia diventa anche un fattore politico, più politico di quanto non lo sia stata in passato. Se la politica delle periferie del passato si basava su categorie analitiche prese aprioristicamente per valide e si manifestavano principalmente attraverso i progetti di edilizia pubblica e il luogo del possibile riscatto, oggi risultano difficilmente compatibili con la realtà in conseguenza anche al fatto del mutamento della geografia elettorale, in recente controtendenza con le appartenenze politiche caratterizzanti il passato, significativo, per Petrillo, di un disorientamento in ricerca di riferimenti per un identità e un riscatto non ancora trovato.