“Universo Kafka”
2.2. Il dilemma di Max Brod
Dopo la morte di Kafka, Brod ritrova due biglietti in cui lo scrittore lo prega di bruciare tutti i suoi scritti. In tutte le occasioni in cui Kafka, già malato, aveva accennato
all’amico la propria volontà di distruzione, Brod aveva sempre ribattuto in maniera categorica, rifiutandosi di sottostare a quell’assurdo desiderio.
Frugando tra le carte dell’amico defunto, però, trova due foglietti, nei quali legge:
Liebster Max, meine letzte Bitte: alles was sich in meinem Nachlass (also im Bücherkasten, Wäscheschrank, Schreibtisch zuhause und im Bureau, oder wohin sonst irgendetwas vertragen worden sein sollte und Dir auffällt) an Tagebüchern, Manuscripten, Briefen, fremden und eigenen, Gezeichnetem u.s.w. findet restlos
42 und ungelesen zu verbrennen, ebenso alles Geschriebene oder Gezeichnete,
das Du oder andere, die Du in meinem Namen darum bitten sollst, haben. Briefe, die man Dir nicht übergeben will, soll man wenigstens selbst zu verbrennen sich verpflichten.
Dein
Franz Kafka
Carissimo Max, la mia ultima richiesta: bruciare completamente, e senza averlo letto, tutto ciò che si trova nel mio lascito (dunque nella libreria, nel guardaroba, nella scrivania a casa e in ufficio, o in qualunque altro posto sia stato messo qualcosa e ti balzi all’occhio), siano diari, manoscritti, lettere, mie e altrui, disegni, eccetera, così come tutti i testi o disegni in possesso tuo o di altre persone, a cui ti prego di chiederli a nome mio. Chi non volesse consegnarti le lettere, si
impegni almeno a bruciarle di propria mano. Il tuo
Franz Kafka2
Lieber Max, vielleicht stehe ich diesmal doch nicht mehr auf, das Kommen der Lungenentzündung ist nach dem Monat Lungenfieber genug wahrscheinlich und nicht einmal dass ich es niederschreibe wird sie abwehren, trotzdem es eine gewisse Macht hat.
Für diesen Fall also mein letzter Wille hinsichtlich alles von mir Geschriebenem: Von allem was ich geschrieben habe gelten nur die Bücher: Urteil, Heizer, Verwandlung, Strafkolonie, Landarzt und die Erzählung: Hungerkünstler. (Die paar Exemplare der »Betrachtung« mögen bleiben, ich will niemandem die Mühe des Einstampfens machen, aber neu gedruckt darf nichts daraus werden). Wenn ich sage, dass jene 5 Bücher und die Erzählung gelten, so meine ich damit nicht, dass ich den Wunsch habe, sie mögen neu gedruckt und künftigen Zeiten
überliefert werden, im Gegenteil, sollten sie ganz verloren gehn, entspricht dieses
2 MALCOLM PASLEY, Max Brod/Franz Kafka, eine Freundschaft. Briefwechsel, Fischer, Frankfurt am Main 1989, p.
365 (traduzione italiana di Silvia Dimarco e Roberto Cazzola in: REINER STACH, Questo è Kafka?, Adelphi, Milano 2016, p. 296 seg.).
43 meinem eigentlichen Wunsch. Nur hindere ich, da sie schon einmal da sind,
niemanden daran, sie zu erhalten, wenn er dazu Lust hat.
Dagegen ist alles, was sonst an Geschriebenem von mir vorliegt (in Zeitschriften Gedrucktes, im Manuskript oder in Briefen) ausnahmslos soweit es erreichbar oder durch Bitten von den Adressaten zu erhalten ist (die meisten Adressaten kennst Du ja, in der Hauptsache handelt es sich um Frau Felice M, Frau Julie geb. Wohryzek und Frau Milena Pollak, vergiss besonders nicht paar Hefte, die Frau Pollak hat) — alles dieses ist ausnahmslos am liebsten ungelesen (doch wehre ich Dir nicht hineinzuschauen, am liebsten wäre es mir allerdings wenn Du es nicht tust, jedenfalls aber darf niemand anderer hineinschauen) — alles dieses ist ausnahmslos zu verbrennen und dies möglichst bald zu tun bitte ich Dich Franz
Caro Max, forse stavolta non mi rimetterò più in piedi, dopo questo mese di febbre l’arrivo della polmonite è abbastanza probabile, e non la scongiurerà nemmeno il fatto che io lo scriva, benché ciò abbia un certo potere.
Nel caso, dunque, ecco le mie ultime volontà su quel che ho scritto:
Di tutti i miei testi contano solo i libri: Condanna, Fochista, Metamorfosi, Colonia penale, Medico condotto e il racconto: Digiunatore. (Rimangono pure i pochi esemplari di «Contemplazione», non voglio dare a nessuno l’incombenza di mandarli al macero, ma di questo volume non dovranno esservi ristampe). Se dico che a contare sono questi cinque libri e il racconto non intendo però esprimere il desiderio che essi vengano ripubblicati e trasmessi ai posteri; al contrario, se andassero del tutto perduti ciò risponderebbe al mio autentico desiderio. Dal momento però che esistono, non impedisco di conservarli a nessuno che ne abbia voglia.
Tutti gli altri miei scritti ancora esistenti, invece (testi pubblicati su riviste, o manoscritti o lettere), senza eccezioni, e per quanto siano rintracciabili o recuperabili presso i destinatari (per la maggior parte li conosci, si tratta in sostanza della signora Felice M., della signora Julie nata Wohryzek e della signora Milena Pollak, non scordarti in particolare quei pochi quaderni che ha la signora Pollak) – tutto questo, senza eccezioni e preferibilmente senza che venga letto (ma a te non proibisco di darci un’occhiata, anche se gradirei che tu
44 non lo facessi, in ogni caso nessun altro può prenderne visione), tutto questo
dev’essere bruciato senza eccezioni, e ti prego di farlo il prima possibile. Franz3
Dei due fogli, il primo sembra stato scritto tra l’autunno e l’inverno del 1921, il secondo porta la data 29 novembre 1922). La posizione di Max Brod appare evidente anche da quanto racconta l’ultima compagna di Kafka, Dora Dymant:
1921, als Brod über seinen eigenen letzten Willen und sein Testament geredet hatte, hatte Kafka ihm den Zettel gezeigt […] und gesagt: «Mein Testament wird ganz einfach sein – die Bitte an dich, alles zu verbrennen». Brod erinnerte sich genau an die Worte seiner Weigerung: «Falls du mir im Ernste so etwas zumuten solltest, so sage ich dir schon jetzt, daß ich deine Bitte nicht erfüllen werde». Brod, der selbst Anwalt war, ging sein moralisches Dilemma logisch an, arbeitete mit soliden Begründungen an seiner Verteidigung, warum er die
niedergeschriebenen letzten Wünsche seines Freundes missachten musste. «Von dem Ernst meiner Ablehnung überzeugt, hätte Franz einen andern Testamentsexekutor bestimmen müssen, wenn ihm seine eigne Verfügung unbedingter und letzter Ernst gewesen wäre».
Nel 1921, quando Brod aveva parlato delle sue ultime volontà e del suo
testamento, Kafka gli aveva mostrato il foglietto […] dicendo: «Il mio testamento sarà semplicissimo: ti chiederò di bruciare tutto». Brod ricordava con precisione le parole del suo rifiuto: «Se sul serio mi credi capace di fare una cosa del genere, ti dico fin da ora che non esaudirò la tua richiesta». Brod, che faceva l’avvocato, di fronte al dilemma procedette con la logica, e con solide motivazioni costruì la sua difesa da chi gli avrebbe chiesto perché avesse dovuto violare le ultime volontà messe per iscritto dall’amico. «Persuaso dalla decisione del mio
3 MALCOLM PASLEY, Max Brod/Franz Kafka, eine Freundschaft. Briefwechsel, Fischer, Frankfurt am Main 1989, p.
421 seg. (traduzione italiana di Silvia Dimarco e Roberto Cazzola in: REINER STACH, Questo è Kafka?, Adelphi, Milano 2016, p. 297 seg.).
45 rifiuto, se quella disposizione fosse stata incondizionata e davvero convinta,
Franz avrebbe dovuto nominare un altro esecutore testamentario».4
Max Brod “tradisce” le disposizioni dell’amico e si rifiuta di distruggere le opere di Kafka: i primi a essere pubblicati, sulla “Weltbühne” del 17 luglio 1924, sono proprio i due “testamenti”. Nel 1924, quando Franz Kafka muore, Max Brod è già in possesso dei manoscritti di Der Proceß, Beschreibung eines Kampfes, e dei tre incipit del progetto di romanzo Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande. Inoltre Kafka gli aveva consegnato il manoscritto di Das Schloß, perché lo leggesse. Intanto Milena
Jesenská conserva il manoscritto di Der Verschollene e dodici quaderni in quarto con appunti di diario. I manoscritti di Die Verwandlung, Brief an den Vater e gli otto
quaderni in ottavo blu, oltre al tredicesimo quaderno in quarto con il diario degli anni 1921-1922 e altri racconti e frammenti degli ultimi anni, sono a casa dei genitori. Brod e Milena hanno inoltre una gran quantità di lettere. Dora Dymant possiede gli ultimi lavori, parte dei quali verrà confiscata dalla Gestapo nel 1933 e oggi considerata dispersa. Quando i nazisti marciano su Praga, Max Brod fugge in Palestina, dove vivrà fino alla morte, portando con sé tutte le opere in suo possesso: queste verranno ospitate prima nell’archivio della Biblioteca Schocken di Tel Aviv poi, nel 1962,
restituite alla famiglia, da cui passano alla Bodleian Library di Oxford. In mano a Max Brod restano soltanto i manoscritti donatigli direttamente da Kafka.
Per quanto riguarda le edizioni originali, nel 1925 Brod fa pubblicare dalla casa editrice Die Schmiede Der Proceß e, nei due anni successivi, escono per Kurt Wolff prima Das Schloß (1926) poi Amerika (titolo alternativo di Der Verschollene). Nel 1935, grazie alla collaborazione tra Max Brod e Heinz Politzer, esce la prima edizione delle opere complete, in sei volumi, per i tipi della casa editrice ebraica Schocken di Berlino. In realtà, il quinto e il sesto volume escono nel 1938 a Praga per la casa editrice Mercy. Nel 1954 viene pubblicata una seconda edizione
dell’opera completa, in versione leggermente ampliata (sebbene manchino parte dei diari e le lettere) e suddivisa in cinque volumi, ancora con Schocken, che nel
frattempo ha trasferito la sede negli Stati Uniti, a New York. In Germania, a pubblicare l’opera di Kafka su licenza di Schocken, è dal 1950 S. Fischer, che
4 KATHI DIAMANT, Dora Diamant. Kafkas letzte Liebe, onomato, Düsseldorf 2014, p. 231-232 (titolo originale
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realizza numerose edizioni, una dietro l’altra, tutte comprese nella raccolta
Gesammelte Werke. Nel 1958 i volumi diventano nove, fino a raggiungere il massimo
di undici nell’edizione del 1974. Chiaramente, in tutto questo periodo continua la pubblicazione delle opere in edizione singola.
I volumi dei carteggi seguono un percorso editoriale differente: a curare l’edizione delle lettere a Felice Bauer sono Erich Heller e Jürgen Born, mentre Klaus
Wagenbach e Hartmut Binder si occupano della corrispondenza con la sorella Ottla. Nonostante il percorso parallelo seguito dalla pubblicazione della corrispondenza, dopo la morte di Franz Kafka è Max Brod a pianificare le edizioni di tutte le sue opere, ordinando i testi e intervenendo su di essi, spesso per adattarli alle norme redazionali richieste, talora in maniera più invasiva. Il problema di natura filologica sta nel fatto che Brod nega il carattere molto frammentario e frammentato degli scritti kafkiani ed è incline a “livellare” i testi, a unire ciò che è disunito e a costruire architetture personali, mirando sempre molto alla leggibilità, tanto dal punto di vista grammaticale quanto da quello stilistico. Come se non bastasse, Brod ostacola in tutti i modi la pubblicazione di un’edizione critica e filologicamente più corretta degli scritti di Kafka, negando l’accesso al manoscritto di Der Proceß, rifiuto che gli attira numerosissime critiche dagli ambienti letterari e scientifici. I “primi passi” nel
superamento dell’immagine di Kafka trasmessa da Brod vengono mossi soltanto negli anni Sessanta, con l’edizione di alcune opere singole, tra cui Die Erzählungen, a cura di Klaus Wagenbach (1961), Drei Erzählungen, a cura di Malcolm Pasley
(1966), e Sämtliche Erzähungen, curati da Paul Raabe (1970).5
L’edizione critica dell’opera integrale di Kafka comincia a vedere la luce nel 1982 e presenta i testi basandosi sui manoscritti, con l’obiettivo di eliminare tutte le
correzioni e le normalizzazioni che avevano caratterizzato le edizioni curate da Brod.6 Un’alternativa all’edizione critica di Fischer, soprattutto per quanto riguarda i
manoscritti di Der Proceß, è rappresentata dal progetto della Stroemfeld Verlag
5 FRANZ KAFKA, Die Erzählungen, Fischer, Frankfurt am Main 1960; -, Drei Erzählungen, Fischer, Frankfurt am
Main 1966; -, Sämtliche Erzählungen, Fischer, Frankfurt am Main 1970.
6 Si veda ANNETTE STEINICH, Kafka-Editionen: Nachlass und Editionspraxis, in: BETTINA VON JAGOW,OLIVER JAHRAUS (a
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curato a partire dal 1995 da Ronald Reuß e Peter Staengle, che mantiene il carattere “disordinato” degli scritti kafkiani.7