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La Boemia L’esistenza di Franz Kafka si trova «a cavallo» di un momento

“Universo Kafka”

2.4 Il mondo di Franz Kafka

2.4.1. La Boemia L’esistenza di Franz Kafka si trova «a cavallo» di un momento

importante per la Boemia: la dissoluzione dell’Impero Austro-Ungarico e la creazione della Repubblica Cecoslovacca, dopo la fine della Prima guerra mondiale.

Nel corso dell’Ottocento, le idee romantiche di nazione e di identità linguistica e culturale avevano portato a duri scontri tra i tedeschi e i cechi, che avevano preso sempre più consapevolezza della loro specificità culturale. Senza contare che Praga, oltre che una città ricchissima di tradizione, era stata il teatro di lotte intestine tra i boemi per la rivendicazione di una precisa identità moderna.

È chiaro che, durante l’impero asburgico, a dominare la politica e la cultura praghese fossero i tedeschi. Se tuttavia analizziamo la situazione di Praga dal 1840 al 1850, vediamo che i residenti tedeschi sono circa 66.000 contro i 36.000 cechi. Nell’ultimo decennio del XIX secolo, i tedeschi costituiranno appena il 7 per cento della

popolazione cittadina.

Sembrerebbero dati indicanti una “riscossa” ceca e una riduzione dell’influenza tedesca in posizioni marginali, ma le cose stanno diversamente: pur rappresentando una netta minoranza, i tedeschi costituiscono, nell’ultimo decennio dell’800 (periodo che coincide con l’infanzia di Kafka), la maggioranza dominante in ampi strati delle classi più elevate, sono in primo piano per quanto riguarda le professioni

accademiche, guidano le istituzioni territoriali e hanno una ricchezza pro capite molto maggiore rispetto alla maggioranza ceca. La crescita demografica e l’urbanizzazione fanno sì che la “cechizzazione” di Praga sia molto più evidente nelle periferie.

Alla fine del secolo, tuttavia, vi sono disordini importanti: in uno degli eventi che segna il progressivo affermarsi dell’identità ceca, il cosiddetto Dezembersturm del

7 RONALD REUß,PETER STAENGLE (a cura di), Franz Kafka: Historisch-kritische Ausgabe sämtlicher Handschriften,

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1897, negli assalti alle istituzioni e alle attività commerciali tedesche, i ribelli cechi non fanno grandi distinzioni tra tedeschi ed ebrei.

Quando i cechi prendono il potere, in città, la minoranza tedesca conserva la propria autonomia, tanto etnica quanto culturale. Praga diviene quindi una città “biculturale” tanto che nel 1882, un anno prima della nascita di Franz Kafka, l’Università Carolina di Praga si divide in due: l’università ceca da una parte, l’università tedesca dall’altra. Cinque anni dopo, nel 1897, il primo ministro Kazimierz Badeni (di origini italiane) promulga alcuni decreti che impongono l’uso di entrambe le lingue (ceco e tedesco) da parte di tutte le istituzioni, obbligando i funzionari statali a padroneggiarle. L’atto scatena violentissime proteste da parte dei tedeschi di Boemia, che intendono conservare la divisione etnica della regione, e anche dei funzionari di lingua tedesca per via della loro scarsa conoscenza della lingua ceca. Le proteste sono tali da rendere necessario l’intervento dell’esercito e da determinare le dimissioni di Badeni. Nei primi anni del XX secolo, con il primo ministro Ernest Koerber, vi sono molte conferenze e opportunità di confronto dedicate al problema linguistico, che tuttavia fatica a trovare una soluzione a causa dell’atteggiamento di chiusura di entrambe le parti. Nel frattempo, i cechi hanno cominciato a fondare le loro istituzioni culturali, tra cui il Teatro Nazionale ceco (costruito nel 1881) e l’Accademia ceca delle scienze e delle arti (1890). Nascono inoltre le prime riviste culturali e letterarie in lingua ceca. La nuova letteratura ceca si distingue per l’interesse rivolto ai problemi sociali e uno dei suoi più importanti esponenti è lo scrittore, critico e drammaturgo Karel Čapek (1890-1938).

Tra la fine del XIX e l’inizio del XX secolo, si assiste a un massiccio spostamento della popolazione dalle campagne alle città, a seguito del processo di

industrializzazione che investe più o meno l’Europa intera. I centri che esercitano la forza di attrazione maggiore sono due: Praga e Pilsen (l’odierna Plzeň). Arrivano intanto in Boemia gli echi del movimento rivoluzionario russo: tra il 1905 e il 1906, grazie a grandi manifestazioni di massa, i socialdemocratici chiedono il suffragio universale che, grazie al consenso dell’imperatore, viene introdotto nel 1907. L’arma vincente dei socialdemocratici è quella di intravedere, insieme alla monarchia, un futuro in cui le pulsioni separatiste e nazionaliste possano cedere il passo a uno stato in grado di integrare le differenze e le nazionalità.

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La situazione politica rimane però molto instabile e, nel 1913, la monarchia asburgica arriva addirittura a revocare l’autonomia politica della Boemia. Con la Prima guerra mondiale la situazione precipita e le condizioni economiche della regione peggiorano notevolmente. Diviene difficile anche il rifornimento di generi di prima necessità, e a ciò si aggiunge l’afflusso di profughi dalla Galizia, perlopiù ebrei. Gli Imperi centrali resistono fino alla primavera del 1918, poi subiscono un tracollo e la Boemia

settentrionale è una delle regioni che più risente della gravissima crisi. La tubercolosi diventa la malattia più pericolosa: nelle classi sociali più basse, un terzo delle morti è causato dall’infezione.

Mentre i tedeschi di Boemia si augurano una vittoria degli Imperi centrali, che porti a un rafforzamento dell’Austria e a un ulteriore avvicinamento alla Germania, oltre che alla riconquista dell’egemonia economica e culturale nella regione, i cechi di Boemia sono divisi sull’esito del conflitto e sulle sue possibili conseguenze.

Nell’ottobre 1918 viene proclamata a Praga la Repubblica Cecoslovacca. Lo stesso imperatore comunica ai «popoli austriaci» che concederà ai cechi il diritto

all’autonomia politica. Il 27 ottobre l’Austria capitola, a novembre si riunisce per la prima volta l’Assemblea nazionale cecoslovacca. Il tutto avviene senza spargimento di sangue anche se, in alcune zone della Boemia, vi sono violenze ai danni di

tedeschi ed ebrei.

Quella che nasce è una nazione “cecoslovacca”: metà della popolazione, però, è ceca, un quarto è tedesca e il resto è composto da slovacchi, ungheresi e ucraini. Nel 1918 il ceco diviene la lingua ufficiale della nuova repubblica. Molti dei funzionari tedeschi nelle posizioni chiave delle istituzioni e delle aziende private vengono rimpiazzati da cechi. Accade anche all’AUVA, l’Istituto per le assicurazioni contro gli infortuni sul lavoro, dove lavora l’ebreo di lingua tedesca Franz Kafka. Che però parla bene il ceco e non ha mai mostrato alcun sentimento ostile nei confronti dei cechi.

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