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La lettura di Die Verwandlung in chiave biografica Uno dei filoni più

Die Verwandlung

3.4. Cinque chiavi interpretative di Die Verwandlung

3.4.1. La lettura di Die Verwandlung in chiave biografica Uno dei filoni più

importanti della critica kafkiana mette continuamente in relazione le opere al contesto

57 THOMAS ANZ, Franz Kafka, C.H. Beck, München 1989, pp. 77-84 (p. 84); GERHARD KURZ, Traum-Schrecken.

Kafkas literalische Existenzanalyse, Metzler, Stuttgart 1980, in particolare p. 174.

58 BERT NAGEL, Kafka und die Weltliteratur. Zusammenhänge und Wechselwirkungen, Winkler, München 1983, p.

22; BEICKEN, Franz Kafka, op. cit., p. 74.

59 ELIAS CANETTI, Der andere Prozess. Kafkas Briefe an Felice, Hanser, München 1969, p. 86 seg. (traduzione

italiana di Alice Ceresa in: -, L’altro processo, Guanda, Parma 2015); SOKEL, Franz Kafka. Tragik und Ironie, op. cit., p. 88; JOHANNES PFEIFFER, Über Franz Kafkas Novelle «Die Verwandlung», in “Die Sammlung” 14, Heft 6

(1959), pp. 297-302.

60 KARLHEINZ FINGERHUT in: HARTMUT BINDER, Kafka-Handbuch, Bd. 2: Das Werk und seine Wirkung, Kroener Alfred,

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biografico dello scrittore boemo. Tra i maggiori esponenti possiamo menzionare Hartmut Binder, Jürg Schubiger e Walter H. Sokel. In pratica, la situazione in cui Franz Kafka vive e in cui il racconto è nato fornirebbe non solo la sua ragione di esistere, ma anche un modello interpretativo per decodificarlo.

Gli episodi biografici che più influiscono su tale approccio sono: il fatto che Kafka, il 24 ottobre 1912, scriva a Felice Bauer di «non essere capace di alzarsi a causa della sua tristezza»;61 l’utilizzo del sostantivo dispregiativo «Ungeziefer» nel Brief an den

Vater, del 1919 («Ohne ihn zu kennen, verglichst du ihn in einer schrecklichen Weise, die ich schon vergessen habe, mit Ungeziefer»62); la scelta, da parte di

Kafka, sempre nella Lettera al padre, proprio della figura del «lungenkranker

Kommis»,63 il “commesso debole di polmoni”, per esemplificare il dipendente

angariato, considerando che Gregor aveva iniziato la sua carriera come commesso e Franz Kafka aveva ottenuto il pensionamento anticipato per problemi ai polmoni; il fatto che, parlando con Gustav Janouch, Kafka definisca Die Verwandlung

«un’indiscrezione» letteraria.64

In realtà, il problema resta quello dell’identificazione tra l’autore (e la sua biografia) e il protagonista del suo racconto. Jürg Schubiger è il critico che tenta più degli altri di ricostruire il «clima biografico» in cui nasce il testo (come, in piccolo, abbiamo peraltro tentato di fare in queste pagine), e cita senza possibilità di smentita il problema del rapporto con il padre Hermann, lo stretto legame con la sorella Ottla, l’ideale dello scapolo e infine i suoi obblighi derivanti dalla sua posizione di

amministratore della fabbrica di amianto, rivelando così i motivi effettivi per cui Franz Kafka, in quell’ottobre del 1912, non riusciva ad alzarsi a causa della tristezza, pur non entrando in quel testo che, in realtà, aveva potuto scrivere proprio per aver deciso di alzarsi ogni mattina evitando, anzi, di andare a dormire la notte.65

Un paragone interessante è quello di Walter H. Sokel che afferma come Die

Verwandlung abbia, per Kafka, lo stesso significato che Die Leiden des jungen Werthers ha avuto per Goethe: entrambe le opere avrebbero infatti al centro una

61 FRANZ KAFKA, Lettere a Felice, op. cit., p. 62.

62 KAFKA, Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande, op. cit., p. 125. 63 Ivi, p. 136.

64 GUSTAV JANOUCH, Conversazioni con Kafka, Guanda, Parma 1998, p. 38.

65 JÜRG SCHUBIGER, Franz Kafka. Die Verwandlung. Eine Interpretation, Atlantis Verlag, Zürich/Freiburg im

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“autodistruzione” che, nel caso di Goethe, ha sostituito una vera autodistruzione dell’autore, mentre per Kafka l’avrebbe rallentata. Presupponendo l’analogia, suggerita dai cognomi, tra Samsa e Kafka, il protagonista vivrebbe tutto ciò che l’autore sogna, per esempio il fatto di non alzarsi, la mattina, ma di restare a letto senza assumersi la responsabilità delle conseguenze, di respingere l’insistenza della famiglia sulla “produttività” e di poter «uscire» dalla famiglia stessa, come Kafka accenna nel suo diario il 5 gennaio 1912,66 di poter dire in faccia al principale quello

che pensa. Ma pensiamo anche al Franz Kafka che, il 28 dicembre 1911 scrive nel diario:

Die Qual, die mir die Fabrik macht. Warum habe ich es hingehen lassen als man mich verpflichtete, dass ich nachmittags dort arbeiten werde. Nun zwingt mich niemand mit Gewalt, aber der Vater durch Vorwürfe, Karl durch Schweigen und mein Schuldbewusstsein.

Quanta tortura mi reca la fabbrica! Perché ho accettato quando mi si impose l’obbligo di andarci a lavorare nel pomeriggio? Ora nessuno mi costringe con la forza, ma mio padre coi rimproveri, Karl col silenzio, e io col mio senso della colpa.67

In Die Verwandlung, Kafka tenterebbe quindi di alleggerire anche le responsabilità legate a questa incombenza. Inoltre l’idea che Gregor Samsa porta a compimento si era già materializzata nel frammento Hochzeitsvorbereitungen auf dem Lande, in cui Eduard Raban se ne sta sdraiato a letto e immagina di assumere «die Gestalt eines

großen Käfers, eines Hirschkäfers oder Maikäfers», e di poter inviare il suo corpo

vestito, come faceva sempre da bambino nelle situazioni pericolose. Anche in questo caso Franz Kafka aveva fatto fare a Eduard Raban quello che era il suo sogno, il suo ideale dello “scapolo felice”.

66 KAFKA, Tagebücher, op. cit., pp. 170-171.

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A tutto questo si aggiunge che la mancanza di cordialità nei rapporti umani lamentata da Gregor Samsa trova non poche corrispondenze nei diari, tra cui l’ammissione

«Mio contegno caparbio» del 28 marzo 1912.68

Secondo Ulf Abraham, il difetto di questo approccio critico a Kafka sta

nell’impossibilità di equiparare la manifestazione artistica che è il racconto a una serie di annotazioni, pensieri e stati d’animo illustrati nel dettaglio dai Tagebücher. Le interpretazioni in chiave biografica di Die Verwandlung, quindi, trascurano le

modificazioni che la realtà subisce nel processo narrativo, relegando di conseguenza la sorte del protagonista Gregor Samsa al compito di simboleggiare quella fine che Kafka non può fare.

In realtà, quella che Kafka sembra cercare è una terza via tra celibato e matrimonio, oltre che tra una vita “produttiva” e una vita “da artista”. Il problema è che questa terza via non esiste e l’unico modo pare quello di abbandonare le sembianze umane per non dover scegliere, anche se ciò significa avviarsi verso la trasformazione in

quello «Zeug» che la donna di servizio spazza via con la scopa.69

Il già citato Benno von Wiese rifiuta qualsiasi interpretazione psicologica o

psicoanalitica del racconto per ricondurre quest’ultimo alla sfera della vita dell’autore, e scrive: «Gregor Samsa als der erniedrigte und von einer dunklen Schicksalmacht

oder sogar von seinem eigenen Unterbewußtsein “Bestrafte” zeigt bis ins

masochistisch Selbstquälerische, bis in die trostlose Isolierung noch die Züge von Kafka selbst».70

Un’ultima annotazione è quella di Karlheinz Fingerhut secondo cui Die Verwandlung rifletterebbe «[Kafkas] ständige Angst vor dem Versiegen der Inspiration als das

Vertrocknen des Insekts»,71 tanto che nel novembre 1912 Franz scriveva a Felice:

«Schrieb ich aber nicht, dann lag ich auch schon auf dem Boden, wert hinausgekehrt

zu werden».72

68 KAFKA, Diari vol. 1, op. cit., p. 256.

69 ULF ABRAHAM, Franz Kafka. Die Verwandlung, Diesterweg, Frankfurt am Main 1998, pp. 43-45.

70 VON WIESE, Die deutsche Novelle, Bd. 2, op. cit., p. 326. “Gregor Samsa, visto come l’uomo umiliato e “punito”

da una ineluttabile e oscura forza, o addirittura dal suo stesso subconscio, mostra fino al masochismo puro, fino al disperato isolamento, i tratti dello stesso Kafka” (mia traduzione).

71 FINGERHUT, Die Funktion der Tierfiguren im Werke Franz Kafkas, op. cit., p. 68. “La costante paura [di Kafka]

del venir meno dell’ispirazione come fosse un insetto che si essicca” (mia traduzione).

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