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Leggere Kafka psicologicamente L’analisi degli approcci critici è partita

“Universo Kafka”

2.10. I lettori di Kafka e il “kafkiano”

2.10.3. Leggere Kafka psicologicamente L’analisi degli approcci critici è partita

dall’interrogativo: cosa, nella lettura di Kafka, ci fa sentire in questo modo? Negli ultimi decenni, fatto forse poco conosciuto agli studiosi di letteratura, anche le scienze cognitive si sono occupate del problema del “kafkiano”, in particolare la psicologia sperimentale, le neuroscienze cognitive, la linguistica cognitiva e la

filosofia della mente. I primi studi risalgono in realtà alla fine degli anni Settanta, con un articolo di Christine W. Sizemore111 la quale, in merito ai due elementi che

compongono il “kafkiano”, osserva: «One of the most fascinating and yet

discomforting aspects of Franz Kafka’s fiction lies in its attack on the reader’s sense of reality. Kafka’s work reflects simultaneously a realistic and yet a dreamlike

situation».112 Secondo Sizemore, gli improvvisi passaggi dal realistico al non

realistico, passaggi – si badi bene – mai accompagnati da una modulazione del tono narrativo, che resta sempre altamente oggettivo, rende complessa la lettura e il “disagio” che ne deriva aumenta mentre «rimangono le due interpretazioni inconciliabili della realtà».

Il disagio di cui parla Christine W. Sizemore rappresenta un esempio di dissonanza cognitiva: il padre della teoria, Leon Festinger, nella seconda metà degli anni

Cinquanta affermò che la dissonanza cognitiva è il disagio che avvertiamo quando ci

110 KAFKA, Briefe 1902-1924, op. cit., p. (traduzione italiana di Ervino Pocar e Anita Rho in: -, Epistolario, op.cit.,

pp. 160-161).

111 CHRISTINE SIZEMORE, Anxiety in Kafka: A Function of Cognitive Dissonance, in “Journal of Modern Literature” 6

(1977), pp. 380-388.

112 Ivi, p. 380. “Uno degli aspetti più affascinanti e al tempo stesso inquietanti della narrativa di Franz Kafka sta

nel suo attacco al senso della realtà del lettore. L’opera di Kafka riflette una situazione realistica ma onirica al contempo” (mia traduzione).

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ritroviamo di fronte, nello stesso istante, a due opinioni in conflitto tra loro, al che la nostra reazione tipica è duplice: rivedere l’opinione che abbiamo avuto per prima oppure razionalizzare in qualche modo la seconda. Queste due strategie “di

liberazione” vengono meno nei testi di Kafka come Der Proceß e Die Verwandlung, e a esse si accompagna la tipica strategia kafkiana di alludere al fatto che l’intera vicenda non sia altro che un sogno per poi far capire a chiare lettere che, pur essendo un sogno, non è un sogno da cui ci si potrà risvegliare. La teoria di lettura psicologica di Kafka offerta da Christine Sizemore tenta di illustrare le fasi che il lettore attraversa quando legge le opere kafkiane: esse sono le stesse che ogni essere umano attraversa quando si trova a fare i conti con importanti cambiamenti, con la malattia o con la morte.113

Qualche decennio dopo, le ricerche di Troscianko hanno cercato di creare ipotesi su come possa essere l’esperienza di leggere Kafka per veri lettori in base alle

connessioni che determinate caratteristiche del testo stabiliscono con alcuni lati ben precisi della mente dei lettori, scoprendo una notevole corrispondenza tra il modo in cui i testi kafkiani attivano le aree chiave deputate alla vista e alle emozioni e quello in cui le attuali neuroscienze intendono tali facoltà in modalità operativa. La

corrispondenza indica una forma di “realismo cognitivo” e potrebbe essere

responsabile di alcune delle caratteristiche più “cogenti” della narrativa di Kafka e anche le sue qualità più “inquietanti”, dato che in entrambi i casi le nostre intuizioni da psicologi dilettanti ci dicono che la nostra mente funziona in un altro modo, come se fosse separabile dal corpo. Questo tipo di indagine può dunque rappresentare un primo passo nella spiegazione dei dualismi di risposta che caratterizzano e che contraddistinguono la lettura di Kafka.

Troscianko ha effettuato anche altri esperimenti sui testi di Kafka, per cercare di capire, per esempio, come reagiscono ad alcuni testi altri lettori non esperti. La studiosa ha chiesto infatti ad alcuni lettori di leggere il paragrafo iniziale di Das

Schloß in traduzione inglese. Sebbene il testo indicasse chiaramente: «of the castle hill there was nothing to be seen, not even the faintest gleam of light hinted at the great castle», più del 50 per cento degli 81 lettori era in grado di disegnare il castello

con un discreto livello di dettagli.114 Circa il 10 per cento, inoltre, si rendeva conto del

113 Ivi, p. 388.

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fatto di aver immaginato ciò che era stato descritto come invisibile. A prescindere dalle implicazioni neuroscientifiche dell’esperimento, tutto ciò indica senza alcun dubbio la strana capacità della prosa kafkiana di spingerci a immaginare in maniera articolata ma inquietante oggetti che l’autore non ha neanche il bisogno di

descrivere. Inoltre, gli esperimenti scientifici confermano la lettura dei critici. Tra questi, un risultato curioso ha visto i lettori che ottenevano valori molto bassi in relazione alla capacità di costruzione di immagini mentali, riferire complesse

esperienze di immaginazione dopo la lettura del breve racconto Schakale und Araber del 1917, incentrato sull’esperienza di un viaggiatore europeo nel deserto.115 Un

ulteriore utilizzo dei testi di Kafka per le ricerche empiriche sulla mente umana è coinciso con un esperimento in cui ad alcuni soggetti è stato chiesto prima di leggere

Ein Landarzt, poi di effettuare un test consistente nel riconoscimento di lunghe

sequenze di lettere.116 Il gruppo che aveva letto Ein Landarzt otteneva risultati

migliori rispetto a un gruppo di controllo che aveva letto un racconto semplice, e costruito in modo da non avere alcun elemento “kafkiano”, intitolato A Country

Dentist (la traduzione inglese di Ein Landarzt si intitola A Country Doctor). I ricercatori

hanno interpretato questo risultato sostenendo che la “minaccia” alle strutture cognitive del significato portata dal racconto di Kafka accresceva la motivazione dei partecipanti allo studio e la loro capacità di mantenere l’attenzione sul significato mediante il riconoscimento di schemi ricorrenti. Questi esperimenti aprono la strada a future esplorazioni delle potenzialità degli scritti di Kafka allo scopo di rivelare aspetti particolari della mente umana.

L’approccio di Troscianko è interessante perché fa riflettere sulla possibilità di analizzare, più che le modalità di lettura di Kafka, i risultati della lettura di Kafka.

115 EMILY T.TROSCIANKO, Reading Imaginatively: The Imagination in Cognitive Science and Cognitive Literary

Studies, in: MICHAEL BURKE,EMILY T.TROSCIANKO (a cura di), Explorations in Cognitive Literary Science, special issue,

in “Journal of Literary Semantics” 42 (2013), pp. 181-198.

116 TRAVIS PROULX,STEVEN J.HEINE, Connections from Kafka: Exposure to Meaning Threats Improves Implicit

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