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Gli “impulsi” culturali Al liceo, Franz Kafka rimane colpito dalle teorie d

“Universo Kafka”

2.4 Il mondo di Franz Kafka

2.4.4. Gli “impulsi” culturali Al liceo, Franz Kafka rimane colpito dalle teorie d

Darwin, grazie al suo docente Adolf Gottwald. Sempre lo stesso docente spinge Kafka a leggere anche Welträthseln (I problemi dell’universo, 1899) di Ernst

Haeckel.8 Per Haeckel, la vita psichica è determinata da processi causali come

quella fisica. Un altro corso che segna Kafka è quello di filosofia, incentrato sulla logica, sulla psicologia e sulla teoria della percezione. Il docente Emil Gschwind è un sostenitore delle teorie di Wilhelm Wundt sulla “psicologia fisiologica”, affini alla teoria formulata da Ernst Mach nel suo volume Beiträge zur Analyse der Empfindungen (L’analisi delle sensazioni, 1886), in cui psiche e corpo si intendono legati tra loro. A detta degli amici, nelle discussioni Kafka si ritrova spesso ad assumere la posizione dell’ateo o del panteista, ma più per una sorta di gioco intellettuale che non per difendere convinzioni granitiche.

All’Università tedesca di Praga, attorno ai primi del Novecento insegnano illustri scienziati, tra cui, per qualche tempo, anche Albert Einstein (1879-1955). Tra i docenti di Kafka c’è August Sauer, studioso di Grillparzer: la germanistica, però, non lo entusiasma, così opta per la giurisprudenza e negli anni successivi segue anche molte iniziative filosofiche. Uno dei primi stimoli è la visione della psicologia di Franz Brentano (1847-1914), che afferma l’intenzionalità di tutte le percezioni psichiche, in contrasto con le teorie che presuppongono l’esistenza di un inconscio. Il giovane Franz segue spesso le iniziative dei cosiddetti “Brentanisten”, ma tende a mantenere sempre una certa distanza dalle loro idee, tanto che in seguito, nei suoi appunti, si esprimerà in maniera piuttosto critica. Uno dei luoghi più importanti per Kafka in questi anni è la Lese- und Redehalle, un circolo frequentato da più o meno

cinquecento persone, in maggioranza ebrei, suddiviso in sezioni specializzate. Franz

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Kafka e Max Brod trovano spazio per la riflessione e per l’organizzazione di iniziative nella sezione letteraria.

A partire dal 1898, grazie all’amico Oskar Pollak, Kafka legge le opere di Nietzsche: nella sua biblioteca trova posto Also sprach Zarathustra (Così parlò Zarathustra, 1883-1885) mentre un’altra opera che cattura la sua attenzione è Die Geburt der

Tragödie aus dem Geist der Musik (La nascita della tragedia dallo spirito della musica, 1872), oltre che il saggio Nietzsche: Versuch einer Mythologie di Ernst

Bertram (1884-1957)9. Ad attirare il giovane scrittore è soprattutto lo stile di pensiero

e di scrittura del filosofo e, pur non potendosi definire un nietzschiano, Kafka farà tesoro delle letture e delle riflessioni di Nietzsche, soprattutto per ciò che riguarda il rapporto tra arte e vita nonché le considerazioni e le critiche alla cultura occidentale. Attorno al 1913, Kafka scopre, grazie a un’antologia, i diari di Søren Kierkegaard (1813-1855), grazie ai quali opera un raffronto tra la propria relazione con Felice Bauer e lo sfortunato fidanzamento di Kierkegaard con Regine Olsen. Percepisce la figura di Kierkegaard come un suo simile e, nonostante le numerose differenze, sente che il filosofo danese «liegt auf der gleichen Seite der Welt».10 Stando a

quanto indicato in una lettera inviata a Oskar Baum, nell’autunno del 1917 Kafka aveva letto soltanto Timore e tremore (1843). Esaminando i suoi libri c’è ragione di ritenere che negli anni seguenti avesse letto anche Il concetto di angoscia (1844),

Stadi sul cammino della vita (1845), La malattia mortale (1849) e Il pungolo nella carne tratto dai Quattro discorsi edificanti (1844). Il periodo più intenso di letture

kierkegaardiane è proprio quello successivo alla diagnosi della malattia ai polmoni. In questi mesi Kafka studia Aut aut, La ripetizione, la già citata antologia Das Buch des

Richters e altri scritti, tra cui un trattato su Kierkegaard di Olaf Peder Monrad

(pubblicato a Jena nel 1909). Tra gli aspetti che più attirano lo scrittore praghese verso il filosofo ci sono il problema del rapporto con sé stessi e della responsabilità, oltre che il conflitto tra vita etica e vita estetica. Inoltre, durante i soggiorni a Zürau, la solitudine lo avvicina anche ai temi della colpa e dell’angoscia. Ad accomunare Kierkegaard e Kafka sono l’attenzione per la componente narcisistica e votata al godimento dell’arte, inoltre il desiderio paradossale di rinunciare alla vita e di isolarsi trova conferma nelle analisi kierkegaardiane della figura dell’artista, del suo inganno

9 FRIEDRICH NIETZSCHE, Così parlò Zarathustra. Un libro per tutti e per nessuno, Adelphi, Milano 1968; -, La nascita

della tragedia, Einaudi, Torino 2009; ERNST BERTRAM, Nietzsche: Versuch einer Mythologie, Bondi, Berlin 1918.

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e del suo egocentrismo. Senza contare che Kafka scopre molte affinità nel

protagonista del Diario di un seduttore, che lo spinge a riflettere sulla sua esistenza di scrittore privo di legami che si ritira ossessivamente nella scrittura. Proprio

Kierkegaard fa sorgere una disputa tra Kafka e l’amico Max Brod, che a differenza di Franz vede il danese come un filosofo cristiano. Le interpretazioni esistenzialiste dell’opera di Kafka, soprattutto in relazione al romanzo Das Schloß, faranno riferimento ad Aut aut e a Briciole filosofiche11.

L’attrazione di Kafka per la psicologia, in un atteggiamento che comunque alterna fasi di rifiuto ad altre di totale assorbimento, fa sì che la sua capacità critica si trovi di fronte, soprattutto dopo il 1910, al dilemma di scegliere tra il metodo empirico e descrittivo di Brentano e quello psicanalitico di Sigmund Freud. Lo scontro con l’autorità paterna, soprattutto dopo la scrittura di Das Urteil, avvicina Kafka alle teorie freudiane, tuttavia non è possibile sapere se abbia davvero studiato i testi più

importanti del padre della psicanalisi. Quel che è indubbio è che, durante il soggiorno a Zürau, Kafka legge, oltre a Kierkegaard, anche il saggio di Hans Blüher Die Rolle

der Erotik in der männlichen Gesellschaft (Il ruolo dell’erotismo nella società

maschile, 1917).12 Nonostante il grande approfondimento, nelle opere di Freud, delle

dinamiche di potere nel contesto familiare, Kafka mantiene sempre un atteggiamento piuttosto critico, forse anche perché, come scrive nei suoi diari il 9 dicembre 1913,

«Haß gegenüber aktiver Selbstbeobachtung»13. Senza contare che lo scrittore

praghese non concorda con Freud sul collegamento tra concetti religiosi e concetti psicologici formulato in Totem e tabù e soprattutto in L’uomo Mosè e la religione

monoteistica. Allo stesso modo, nell’autunno del 1922, critica il dramma Schweiger di

Franz Werfel, perché troppo superficiale nel riprendere le teorie freudiane e le reali questioni della vita. A proposito dell’opera scrive:

11 SØREN KIERKEGAARD, Timore e tremore, Mondadori, Milano 2003; -, Il concetto di angoscia, SE, Milano 1997; -,

Stadi sul cammino della vita, Rizzoli, Milano 1993; -, La malattia mortale, Mondadori, Milano 1990; -, Discorsi edificanti, Piemme, Casale Monferrato 1998; -, Enten Eller. Un frammento di vita, 5 voll., Adelphi, Milano 1976-

1989; -, La ripetizione, Guerini e Associati, Milano 1991; -, Diario del seduttore, Giunti, Firenze 2008; -, Briciole

filosofiche, ovvero Un poco di filosofia, Morcelliana, Brescia 2012; -, Buch des Richters, Diederichs, Jena/Leipzig

1905; OLAF PEDER MONRAD, Soren Kierkegaard: Sein Leben und seine Werke, Diederichs, Jena/Leipzig 1909.

12 HANS BLÜHER, Die Rolle der Erotik in der männlichen Gesellschaft, Diederichs, Jena 1917.

13 KAFKA, Tagebücher, op. cit., p. 248. “Odio l’attiva osservazione di sé stessi” (traduzione italiana di Ervino Pocar

55 Es ist keine Freude sich mit der Psychoanalyse abzugeben und ich halte mich

von ihr möglichst fern, aber sie ist zumindest so existent wie diese Generation. Das Judentum bringt seit jeher seine Leiden und Freuden fast gleichzeitig mit dem zugehörigen Raschi-Kommentar hervor, so auch hier.

Non è piacevole occuparsi di psicoanalisi, e io me ne tengo il più possibile alla larga, ma comunque essa esiste come esiste questa generazione. L’Ebraismo produce da sempre i suoi dolori e le gioie quasi contemporaneamente al commento di Rashì che vi si riferisce, come in questo caso.14

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