Die Verwandlung
3.4. Cinque chiavi interpretative di Die Verwandlung
3.4.2. L’interpretazione psicoanalitica: metamorfosi e rimozione Un secondo
approccio interpretativo, accanto a quello biografico, prende comunque in
considerazione il clima “psicobiografico” in cui nasce il racconto per formulare un altro tipo di decodificazione: Franz Kafka è infatti uno degli autori che più ha stimolato i cosiddetti “lettori post-freudiani”. Tanto l’autore quanto l’opera sono stati analizzati più e più volte attraverso la lente della psicoanalisi.
Uno dei primi a proporre questo tipo di lettura è Hellmuth Kaiser, nel 1931, che rileva il conflitto edipico tra padre e figlio.73 L’evoluzione del protagonista viene vista come
una «regressione», un ritorno alla «fase anale». Con il tempo, tuttavia, si è notato che il complesso edipico non rappresenta una parte così importante del racconto. E che molti altri episodi, tra cui soprattutto l’abbraccio «in gänzlicher Vereinigung» tra il padre e la madre, si prestano a interpretazioni psicoanalitiche rilevanti.
Kafka era tuttavia sempre cosciente dell’influenza di Freud sulla propria opera: una delle prove più indicative a tale proposito è il diario del 23 settembre 1912 in cui,
parlando di Das Urteil osserva: «Gedanken an Freud natürlich».74
L’elemento che suscita maggior interesse dal punto di vista psicoanalitico è il fatto che Gregor si rifiuti di prendere atto e di comprendere ciò che è accaduto e che tenti, al contrario, di voler continuare la sua vita di tutti i giorni. Per questo motivo emerge il motivo del Gregor Verdränger, il termine freudiano per indicare «colui che rimuove». I segni che testimoniano, nel racconto, questa tendenza sono molti: il protagonista sfrutta ogni mimino pretesto per pensare di essere tornato alla condizione “normale”, ad esempio quando sente il padre e la madre cercare un medico e un fabbro: «Die
Zuversicht und Sicherheit, mit welchen die ersten Anordnungen getroffen worden waren, taten ihm wohl. Er fühlte sich wieder einbezogen in den menschlichen Kreis».75
Più e più volte Gregor ripete a sé stesso che la situazione migliorerà. Una conferma a questo atteggiamento è anche la reazione del protagonista allo svuotamento della sua stanza «da essere umano», piena di “mobili da essere umano” che per lui sono
73 HELLMUTH KAISER, Franz Kafkas Inferno – eine psychologische Deutung seiner Strafphantasie, in “Imago” 17
(1931), pp. 41-103.
74 KAFKA, Tagebücher, op. cit., p. 217.
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solo un ostacolo. Insomma Gregor Samsa tende costantemente a edulcorare, a minimizzare e a mentire a sé stesso. Così come mente quando afferma di voler lasciare il lavoro entro cinque o sei anni («Dann wird der große Schnitt gemacht»), il che non rappresenta altro che un tentativo di mettere a tacere la propria coscienza. Dal punto di vista psicoanalitico, la vita di Gregor Samsa sembra essere stata una continua bugia, una continua rimozione anche prima della metamorfosi. Il più
importante sostenitore di questo approccio interpretativo del racconto breve di Kafka è senz’altro Walter H. Sokel, che scrive:
Die Verwandlung hätte sich gewiss in keinem der beiden folgenden Fälle ereignet: einerseits, wenn Gregor keine Feindseligkeit gegen Beruf und Chef gehegt hätte, und andererseits, wenn er sich in offener Auflehnung ohne Rücksicht auf die Eltern von seinem Beruf hätte befreien können.
Di certo, la metamorfosi non sarebbe avvenuta nei seguenti due casi: da una parte, se Gregor avesse nutrito dell’ostilità nei confronti del lavoro e del capo, dall’altra se, in un atteggiamento di aperta opposizione e senza riguardo ai genitori, fosse stato capace di liberarsi dal suo lavoro.76
In base alla riflessione di Sokel, Gregor avrebbe subìto il suo grottesco destino proprio a causa della sua capacità di «rimozione». Nutre infatti ostilità non solo verso il padre, ma anche nei confronti di colleghi e superiori. La sua «ribellione» è possibile solo perché le parole che dice al procuratore non vengono comprese. E, per Sokel, questa sua resistenza è allo stesso tempo una «Auflehnung», una ribellione, e una
«Bestrafung», una punizione, o meglio un’auto-punizione.77 Sokel afferma inoltre:
«[Gregor] hat es unterlassen, den Widerstreit in seinem Innern offen ins Auge zu
fassen und seiner Herr zu werden».78 Da questo punto di vista, considerando il
76 WALTER H.SOKEL, Kafkas «Verwandlung»: Auflehnung und Bestrafung, in: HEINZ POLITZER (a cura di), Franz
Kafka, Wissenschaftliche Buchgesellschaft, Darmstadt 1973, p. 284.
77 Si veda anche, a tale proposito, SOKEL, Franz Kafka. Tragik und Ironie, op. cit., p. 90-91.
78 SOKEL, Kafkas «Verwandlung», op. cit., p. 285. “[Gregor] ha trascurato di considerare apertamente il conflitto
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personaggio Franz Kafka, la lettura degli “psicoanalitici” sembra convergere con quella dei “biografici”.
In realtà, sostiene Ulf Abraham,79 il vero oggetto del desiderio di Gregor
sembrerebbe essere la sorella Grete. Franz sa che la ragazza è «ein etwas
nutzloses Mädchen», ma la sua regressione a insetto la costringe a prendersi cura di
lui. Una regressione che non è altro che una richiesta di attenzioni. Hartmut Binder, nel 1983, aveva già identificato Gregor con la figura del neonato,80 la cui sempre
maggiore non autosufficienza può essere letta come un appello lanciato a Grete, mentre i sostenitori dell’interpretazione biografica vedranno in tutto ciò il “tradimento” da parte della “vera” sorella Ottla. Nello svolgimento del racconto, sulle prime Grete accetta di prendersi cura di Gregor ma poi, quando l’atteggiamento del fratello assume una connotazione sempre più sessuale, quando Gregor pensa, durante la “scena del violino” di far entrare Grete nella sua stanza per poi non lasciarla più uscire (un ingresso che lui vorrebbe «nicht gezwungen, sondern freiwillig»), Grete cambia atteggiamento, per poi decidere di esprimersi nei suoi confronti non più come con un essere umano, bensì come con un animale (di qui il passaggio dall’«er» all’«es»). E nella sorella la paura trionfa sull’impulso all’assistenza. Interpretando Die
Verwandlung in chiave psicoanalitica, quindi, Gregor Samsa è un uomo molto solo
perché non conosce gli altri, e non può conoscerli perché per prima cosa, mentendo a sé stesso, non è in grado di conoscersi.
Una voce importante per quanto riguarda l’interpretazione di Die Verwandlung in chiave psicoanalitica (nello specifico della psicanalisi lacaniana), è quella dei filosofi francesi Gilles Deleuze e Félix Guattari:
Gli animali di Kafka non rimandano mai a una mitologia, né a degli archetipi, ma corrispondono soltanto a gradienti superati, a zone d’intensità liberate in cui i contenuti si affrancano dalle loro forme come le espressioni si affrancano dal significante che le formalizzava. Nient’altro che movimenti, vibrazioni, soglie in una materia deserta: gli animali, topi, cani, scimmie, scarafaggi, si distinguono soltanto per un certo percorso sotterraneo nel rizoma o nella tana. Questi percorsi sono infatti intensità sotterranee. […] Nel divenire-insetto, è un pigolio
79 ABRAHAM, Franz Kafka. Die Verwandlung, op. cit., p. 19.
173 doloroso che si mischia alla voce e confonde la risonanza delle parole. Gregorio
diviene scarafaggio non soltanto per fuggire il padre, ma anche, e piuttosto, per trovare una via d’uscita là dove il padre non ha saputo trovarne, per fuggire il procuratore, il commercio e i burocrati, per approdare infine a quella regione in cui la voce si riduce a un ronzio – «“Hanno capito una sola parola?” […] “Questa era la voce d’un animale” disse il procuratore».81
L’analisi di Deleuze e Guattari ora va più a fondo, nell’ambito del problema edipico, e formula una struttura relativa allo sviluppo di tale problema:
Prendiamo ora i due effetti dello sviluppo o dell’ingrandimento comico di Edipo: la scoperta a contrario degli altri triangoli che agiscono sotto e dentro il triangolo familiare da una parte e il tracciato a fortiori delle linee di fuga del divenire- animale orfano dall’altra. La metamorfosi è il testo che più d’ogni altro sembra mostrare il legame tra i due aspetti. Il triangolo burocratico si costituisce
progressivamente: prima il procuratore, che viene a minacciare, a ingiungere; poi il padre, che, dopo aver ripreso servizio alla banca, dorme con l’uniforme
addosso, viva testimonianza della potenza ancora esterna alla quale egli è sottomesso come se “aspettasse anche lì la voce del superiore”; infine,
d’improvviso, l’intrusione dei tre burocrati pensionanti, che penetrano nel cuore della famiglia, sostituendosi ad essa e occupando i posti “dove prima sedevano il padre, la madre e Gregorio”. E, connesso con questo, il divenire-animale di Gregorio, il suo divenir coleottero, scarabeo, blatta, scarafaggio, che traccia la linea di fuga intensa in rapporto al triangolo familiare, ma soprattutto in rapporto al triangolo burocratico e commerciale.82
La lettura di Deleuze e Guattari ipotizza quindi, nel racconto kafkiano, l’esistenza di “triangoli”, quello familiare e quello «burocratico», per poi cercare di trovare quella che i due filosofi chiamano «una via d’uscita»:
81 GILLES DELEUZE,FÉLIX GUATTARI, Kafka. Per una letteratura minore, Quodlibet, Macerata 2010, pp. 25-26,
traduzione di Alessandro Serra (tit. orig. Kafka. Pour une littérature mineure, Les Editions de Minuit, Paris 1975).
174 Eppure, perché, proprio nel preciso istante in cui si crede di cogliere il legame tra un al di là e un al di qua di Edipo, si è più che mai lontani da ogni possibile via d’uscita? Perché si resta in un vicolo cieco? Il fatto è che c’è sempre il pericolo di un ritorno in forze edipico. L’uso perverso crescente non è riuscito a scongiurare del tutto il richiudersi, il ricostituirsi del triangolo familiare che prende a suo carico sia gli altri triangoli sia le linee animali. In questo senso La metamorfosi è la storia esemplare d’una riedipizzazione. Parrebbe quasi che il processo di
deterritorializzazione di Gregorio, nel suo divenir-animale, si sia bloccato a un dato momento. È forse colpa di Gregorio, che non osa andare sino in fondo? La sorella, per fargli piacere, voleva sgomberargli tutta la stanza. Ma Gregorio non vuole che gli si porti via il ritratto della dama in pelliccia e si attacca ad esso come a un’ultima immagine territorializzata. In fondo, è proprio questo che la sorella non tollera; la sorella accettava Gregorio, voleva come lui l’incesto schizo, l’incesto dalle forti connessioni, l’incesto con la sorella che si oppone all’incesto edipico, l’incesto che testimonia d’una sessualità non umana come divenire- animale. Ma, ingelositasi del ritratto, si mette a odiare Gregorio, e lo condanna. A partire da questo momento la deterritorializzazione di Gregorio nel suo divenire- animale fallisce: egli si fa ri-edipizzare dal lancio d’una mela e non gli resta che morire, con la mela incrostata sul dorso. Parallelamente. La deterritorializzazione della famiglia nei triangoli più complessi e diabolici non ha più modo di
proseguire: il padre scaccia i tre pensionanti burocrati; si ha quindi un ritorno al principio paternalistico del triangolo edipico e la famiglia si richiude in sé stessa, felice. Peraltro non è neppur sicuro che vi sia colpa da parte di Gregorio.83