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Le misure di sicurezza come alternativa allo Schuldprinzip

LA COSTRUZIONE DELLA RESPONSABILITÀ DA REATO DELL’ENTE COMPIUTAMENTE PERSONALE

2. Le diverse forme di colpevolezza dell’ente elaborate dalla dottrina tedesca Nel percorso di costruzione di un modello di responsabilità da reato dell’ente

2.4. La ricerca di criteri di legittimazione della sanzione dell’ente alternativi al principio di colpevolezza

2.4.1. Le misure di sicurezza come alternativa allo Schuldprinzip

Come si è constatato in precedenza, soffermando la nostra attenzione sulle proposte avanzate da Bricola e da Palazzo negli anni ’70 del secolo scorso174, una parte della dottrina ha cercato di risolvere il problema dell’incapacità di colpevolezza dell’ente mediante il ricorso all’applicazione di misure di sicurezza nei confronti dell’ente nell’intento di sottrarlo allo stato di soggezione al principio di colpevolezza.

La praticabilità di una siffatta soluzione troverebbe la sua giustificazione nel fatto che le misure di sicurezza «non presuppongono alcuna colpevolezza individuale, non esprimono, almeno in teoria, alcun biasimo di natura etico-sociale e si caratterizzano

172 Così E. Villani, Alle radici del concetto di “colpa di organizzazione” nell’illecito dell’ente da reato,

cit. p. 68.

173 E. Villani, ivi, p. 77. In tal senso l’Autrice sul punto richiama: N. Bosch, Organisationsverschulden in Unternehmen, Baden-Baden, 2002, p. 50; A. Ransiek, Zur strafrechtlichen Verantwortung von Unternehmen, in NZWiSt, 2012, p. 47; G. Trüg, Zu den Folgen der Einführung eines Unternehmensstrafrechts, in Wistra, 2010, p. 241 ss.

soltanto per essere strumentali al raggiungimento di uno scopo, che coincide con la prevenzione speciale; non sono orientate al passato e non servono a punire condotte illecite, ma piuttosto a contrastare il pericolo di futuri reati. E sono assoggettate esclusivamente al principio di proporzione»175.

In particolare va sottolineato il fatto che si tratta di una tipologia di sanzioni penali «strutturalmente rivolte al futuro» e come tali costituzionalmente idonee a contrastare il dinamismo offensivo della criminalità d’impresa, atteso che l’impresa si configura come «un organismo che, operando in modo dinamico, provoca risultati dannosi non statici, che creano perciò un costante, perdurante pericolo di nuovi ulteriori risultati nocivi, come espressione o di una politica d’impresa o di una disorganizzazione di questo o quel settore operativo»176.

Nella dottrina penalistica di lingua tedesca sin dal 1914 l’«applicabilità (anche) alle persone giuridiche, e alle cose di loro pertinenza» delle misure di sicurezza è stata prospettata dal grande criminalista austriaco Franz Exner «nella sua splendida ―Teoria delle misure di sicurezza‖», nella quale si insegna che: «È indubbio che una persona giuridica con la sua attività, la tipologia dei suoi scopi e di suoi mezzi possa mettere in pericolo gli interessi della collettività […] E le misure di sicurezza tendono a proteggere la società contro l’attività di un intero ente organizzato»177.

In particolare detto Autore, muovendo dal presupposto della «pericolosità dell’ente» e nella prospettiva dell’«eliminazione di questo pericolo» teorizza quali misure direttamente applicabili alle persone giuridiche: «―la dissoluzione‖ – ―la più radicale prevenzione dei comportamenti pericolosi di una persona giuridica‖ – e ―la revoca della concessione o delle altre autorizzazioni all’esercizio dell’attività industriale, il cui abuso da parte dell’impresa l’ha resa pericolosa»; affiancando a dette misure rivolte contro la persona giuridica «le misure di sicurezza sulle ―cose‖ di pertinenza delle persone giuridiche, tra le quali primeggiava la confisca»178.

Significativo in tal senso è altresì l’esito cui perviene non molti anni dopo Ernst Hafter, il quale dal «riconoscimento di una Handlungsfähigkeit delle corporazioni» nonché di «una loro capacità di volere e di agire colpevolmente (e dunque di una vera e propria Deliktsfähigkeit)», teorizzato in un saggio agli inizi del secolo179, approda successivamente ad «una radicale quanto clamorosa inversione di rotta, giungendo a negare sia la dimostrabilità di un agire colpevole della Personenband – dove la

175 G. De Simone, Persone giuridiche e responsabilità da reato, cit., p. 205.

176 G. Marinucci, ―Societas puniri potest‖: uno sguardo sui fenomeni e le discipline contemporanee, cit., p.

1203.

177 Così G. Marinucci, ibidem, richiamando sul punto F. Exner, Die Theorie der Sicherungsmitteln,

Abhandlungen des Kriminilastischen Instituts an der Universiatat Berlin, 1914, p. 53.

178 G. Marinucci, ivi, p. 1204.

179 Il riferimento va al saggio E. Hafter, Die Delikts- und Straffähigkeit der Personenverbände, Berlin,

1903: il «profondissimo studio sull’argomento – l’unico di un certo rilievo nella dottrina di lingua tedesca, assieme a quello successivo di Richard Busch, nell’arco di oltre un cinquantennio – a dare a questo tentativo un più solido e articolato fondamento dogmatico», secondo G. De Simone, Persone giuridiche e

colpevolezza è intesa chiaramente in senso psicologico – sia la sua ―sensibilità alla pena‖ e ammettendo nei suoi confronti, soltanto la possibilità del ricorso a misure di sicurezza»180.

Ebbene, l’invocazione delle Maßnamen, quale strumento sanzionatorio appropriato alla peculiare identità colletiva dell’ente e idoneo a neutralizzarne la pericolosità sociale, ha avuto un consenso «pressoché unanime» poi«alla fine degli anni Cinquanta»181 ma ha continuato a registrare proseliti anche in tempi più vicini a noi.

Quest’ultimo riferimento va in particolare, oltre all’orientamento espresso in tal senso dall’ultimo Jakobs di cui si è detto in precedenza182, alle autorevoli prese di posizione di Günter Stratenwert e Bernd Schünemann.

Una posizione certamente originale ma che desta perplessità è quella assunta da Stratenwert, il quale avanza la proposta secondo cui andrebbe riconosciuto alle misure di sicurezza un ruolo prevalentemente generalpreventivo a prescindere dalla concreta pericolosità dell’ente, la quale in questa prospettiva sotto il profilo dei presupposti non avrebbe più alcuna rilevanza.

Sul punto infatti si muove dalla considerazione che l’ente a differenza dell’individuo non è una persona morale (sittliche Person) e come tale «non andrebbe trattata come ―fine in sé‖. Nulla impedirebbe, pertanto, che venga ―strumentalizzata‖ al perseguimento di obiettivi di prevenzione generale»183.

Una siffata tesi in realtà finisce per risolversi in un «ennesimo Etikettenschwindel», atteso che per tal via vengono in rilievo «vere e proprie pene», e non sembra condivisibile in considerazione del fatto che, per essere tali, «le misure di sicurezza non possono avere carattere repressivo né una finalità generalpreventiva e devono fondarsi sulla pericolosità, comunque la si voglia intendere (in senso oggettivo o soggettivo)»184.

180 Così G. De Simone, ivi, pp. 75-76, richiamando la successiva presa di posizione di Hafter, Lehrbuch des Schweizerischen Strafrechts, AT, Berlin, 1926, pp. 64-65.

181 Cfr. sul punto G. De Simone, ivi, p. 206, in particolare nt. 480, laddove l’Autore richiama, oltre ai già

citati Exner e Hafter, i seguenti Autori: R. Schmitt, Strafrechtliche Maßnahmen gegen Verbände, Stuggart, 1958; G. Blau, Die moderne Entwicklung der Begriffe Täterschaft und Teilnahme in Strafrecht, in E. Metzger/H.H. Jescheck/R. Lange (Hrsg.), Deutsche Beiträge zum VII. Internationalen Strafrechtskongreß

in Athen vom 26. September bis 2. Oktober 1957 (Sonderbeft der ZStW), Berlin, 1957, p. 84 ss.; H.J.

Bruns, Anmerkung zu BGH 27.10.1953, in JZ, 1954, p. 251 ss.; F. Hartung, Korreferat zum Thema

“Empfiehlt es sich, die Strafbarkeit der juristischen Person gesetzlich vorzusehen?”, in Verbandlungen des 40. Deutschen Juristentages (Hamburg, 1953), Bd. II, Tübingen, 1954, p. E 43 ss.; E. Heinitz, Der Ausbau des Strafensystems, in ZStW 65 (1953), p. 26 ss.; H.H. Jescheck, Zur Frage der Strafbarkeit von Personenverbänden, in DÖV, 1953, p. 539 ss.; Id., Die Behandlung der Personenverbände in Strafrecht, in SchwZStr 70 (1955), p. 243 ss.; W. Seiler, Strafrechtliche Maßnahmen als Unrechtsfolgen gegen Personenverbände, Freiburg (Schweiz), 1967

182 Cfr. supra nel presente Cap. § 2.3.2.

183 Così G. De Simone, Persone giuridiche e responsabilità da reato, cit., p. 207, richiamando G.

Stratenwerth, Strafrechtliche Unternehmenshaftung?, K. Geppert/J. Bohnert/R. Rengier (Hrsg.),

Festschrift für Rudolf Schmitt zum 70 Geburtstag, Tübingen, 1992, p. 304 ss. 184 G. De Simone, ibidem.

2.4.2. La tesi di Schünemann: il Rechtsgüternotstand e il Veralassungprinzip come

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