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Anne-Marie Stretter da Il rapimento di Lol V Stein a Il viceconsole

SECONDA PARTE LA FOLLIA

4. IL RAPIMENTO DI LOL V STEIN

4.8. Anne-Marie Stretter da Il rapimento di Lol V Stein a Il viceconsole

Nel 1966, due anni dopo la pubblicazione di Il rapimento di Lol V. Stein, Marguerite Duras pubblica un altro romanzo, intitolato Il Viceconsole, in cui riprende e sviluppa le vicende legate al personaggio di Anne Marie Stretter.

Come si è già visto, in Il rapimento di Lol V. Stein Anne Marie Stretter è la donna che, durante il ballo di T. Beach, sottrae a Lol il fidanzato Michael Richardson. La descrizione che ne offre Jacques Hold, nella sua ricostruzione della scena del ballo, disegna una figura tanto affascinante quanto inquietante. Anne Marie Stretter è una donna molto alta e dall’ossatura dura; questi tratti, però, non la rendono goffa, ma divengono invece, nella sua figura, «gli emblemi di un’oscura negazione della natura. Nell’immobilità come nel movimento, la sua eleganza, racconta Tatiana, era inquietante»73. Jacques Hold parla di una «grazia abbandonata, flessuosa, da uccello morto. Magra. E certo magra era stata sempre. […] Si indovinava l’ossatura mirabile del corpo e del viso. Quale appariva, tale sarebbe morta, col corpo che aveva desiderato»74. La descrizione di Anne Marie Stretter ha dei tratti macabri, che

associano questa figura con immagini di morte: la sua grazia è pari a quella di un uccello morto e del suo corpo si parla quasi come di uno scheletro. Il fascino di questa donna si mescola e si nutre di inquietudine. Lo stereotipo della femme fatale, a cui la figura di Anne Marie Stretter sicuramente corrisponde, nella descrizione offerta da Jacques Hold, viene allo stesso tempo marcato e decostruito. Se, da una parte, l’ingresso della donna nella sala da ballo e il suo potere di seduzione nei confronti di Michael Richardson sono dei caratteri che contribuiscono a costruire una scena stereotipata, legata alla figura della femme fatale, dall’altra la descrizione insiste su delle immagini macabre. Madeleine Borgomano, nel suo commento a Il rapimento di Lol V. Stein, scrive:

«les éléments macabres du texte suggèrent qu’il faut prendre aussi l’expression “femme fatale” littéralement: celle qui exerce une

séduction irrésistible, qui rend “fou” d’amour, mais surtout, celle qui tue, “une donneuse de mort”. Seductrice de Michael Richardson

71 Marguerite Duras, Il rapimento di Lol V. Stein, cit., p. 153.

72 Nel romanzo a Lol viene attribuito spesso un carattere selvaggio. 73 Marguerite Duras, Il rapimento di Lol V. Stein, cit., p. 10.

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au premier regard, sans l’avoir cherché, elle devient “ravisseuse”, et par là “meurtrière” de Lol, presque sans le savoir, semant sur son passage, comme par inadvertance, la folie et une forme de mort. Meduse? Gorgone?»75.

Madeleine Borgomano riconosce, inoltre, nella descrizione di Anne-Marie Stretter dei caratteri che la accostano all’immagine di una dea o di una strega. Da una parte lei, con una lucidità inumana, quasi divina, è così come vuole essere: «così fatta, così vestita si voleva, ed era pari al suo desiderio, irrevocabilmente»76. Allo stesso tempo la donna appare come un’incarnazione dell’angelo del male,

«un’oscura negazione della natura»77. D’altra parte la descrizione richiama alcuni elementi naturali, che

rimandano alla comunione con la natura tipica delle streghe, tanto care a Duras. Anne-Marie Stretter è «di colorito rossastro, cotto dal sole» e contemporaneamente è un’«Eva marina»78. Il ritratto si costruisce, dunque, attraverso una serie di immagini, in aperto contrasto le une con le altre, che, se da una parte attingono alle risorse dello stereotipo per suggerire un carattere quasi mitico della figura, dall’altra distorcono e rovesciano il senso di questa fissazione mitica e stereotipica. I riferimenti a una dimensione divina o magica, vitale o mortale, individuati da Borgomano, non sono dei procedimenti associativi finalizzati a mettere in risalto il personaggio di Anne-Marie Stretter, rendendolo più forte e più riconoscibile, ma tendono piuttosto a renderlo sfuggente, irrappresentabile, assente. Essi mettono la figura della donna in relazione con dimensioni “inumane” e la rendono porosa, permeabile a queste ultime. L’identità della donna si perde di vista nelle contraddizioni, tende a smarrirsi.

Questa donna, così complessa e affascinante, porta con sé una conoscenza oscura e allo stesso tempo gaia, che ha a che fare con la morte, con la fine:

«che cosa aveva conosciuto, lei, ignorato dagli altri? Per quale via misteriosa era arrivata a ciò che appariva come un pessimismo gaio, brillante, un’indolenza sorridente, lieve come una sfumatura, una cenere? […] A quella donna non poteva accadere più niente, pensò Tatiana, niente, più niente. Se non la fine, pensava»79.

Con questo “ritratto” di Anne-Marie Stretter Duras presenta una figura femminile profondamente contraddittoria: è viva, ma non le può accadere più nulla, è come se fosse già morta. È così come si vuole, perfetta, ma ferma in un’inquietante fissità e irraggiungibile. Dalla sua figura emana una profonda disperazione, un profondo pessimismo, che, però, è gaio. Quale oscura conoscenza porta con sé? Quale esperienza l’ha condotta al limite della contraddizione?

75 Madeleine Borgomano, Le ravissement de Lol V. Stein de Marguerite Duras, cit., p. 41. (“gli elementi macabri del testo

suggeriscono che bisogna prendere l’espressione «femme fatale» letteralmente: colei che esercita una seduzione irresistibile, che rende «folli» d’amore, ma soprattutto colei che uccide, “una dispensatrice di morte”. Seduttrice di Michael Richardson al primo sguardo, senza averlo voluto, lei diviene «rapitrice», e per questa via «omicida» di Lol, quasi senza accorgersene, seminando sui suoi passi, come per distrazione, la follia e una forma di morte. Medusa? Gorgone?” Tr. mia)

76 Marguerite Duras, Il rapimento di Lol V. Stein, cit., p. 10. 77 Ibidem.

78 Ivi, p. 11. 79 Ivi, pp. 10-11.

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5. IL VICECONSOLE

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